Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Sezione seconda/Classe prima
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Classe Prima.
Consulti.
Ho detto al Capo XXX che dopo la morte di Frà Paolo il governo veneto fece fare l’inventario di tutte le sue scritture pubbliche, che poi ordinate e trascritte in 8 volumi di pergamena furono depositate negli archivi secreti. Dopo la caduta della Repubblica copie ed originali passarono in Francia; poi restituiti nel 1815, gli originali furono sepolti nella Biblioteca imperiale di Vienna e le copie restarono a quella di Brera in Milano. Di quelle copie nei viaggi andò smarrito o fu rubato un volume, così che sette ora solamente se ne trovano.
Ecco in breve ciò che contengono, avvertendo che ivi si trovano compiute quasi tutte le scritture di cui nelle edizioni a stampa non si hanno che gli abozzi.
I. Diritto pubblico ecclesiastico.
Consulti intorno a locazioni lunghe di beni ecclesiastici nel regno di Candia.
Queste locazioni si facevano per 29, 68 e 116 anni, per cui le liti fra l’arcivescovo di Candia e i coloni locatari erano inevitabili, passando gli obblighi e i godimenti in eredità di più generazioni. Altre difficoltà e liti accadevano per beni che il patriarcato di Costantinopoli possedeva in quell’isola.
Scritture in buon numero sull’affare della Vagandizza.
Sopra beni comunali possieduti da chiese.
Sopra editti del patriarca intorno a casi riservati.
Sopra competenza di fôro in liti di monache.
Sopra l’appellazione di preti greci dall’arcivescovo di Candia al nunzio papale in Venezia per una causa di matrimonio.
Sopra contrasti tra il magistrato di Brescia ed il vescovo a cagione di un prete omicida, ecc.
Varie scritture sopra liti o cause di confraternità laiche con preti.
Sopra l’obbligo nei cherici di pagare le imposte; sulla difficoltà di percepirle per capitazione; sulla contribuzione che i monaci Cassinesi ed altri di Venezia pagavano alla corte di Roma: sulle decime ecclesiastiche; sulla degradazione dei cherici; su fabbriche di chiese; sopra liti feudali tra un particolare e il patriarca di Aquilea; e sopra casi singolari intorno al diritto di giudicare ecclesiastici.
Diverse scritture su iuspatronati ecclesiastici, fra quali evvene intorno alla vertenza tra Roma e Venezia per l’esame del patriarca Vendramin: nell’una esamina che pregiudizio poteva recare al jus patronato della Repubblica il viaggio a Roma di esso Vendramin; nell’altra, di qual formola doveva essere il Breve che la Corte avrebbe dovuto spedire a lui; e nella terza, se il Breve che invece gli fu mandato nuoceva alle ragioni della Repubblica.
Una risposta sopra la pretensione dell’arcivescovo di Spalatro (de Dominis) di ridurre sotto il suo governo alcuni Croati e Dalmati soggetti al Turco.
Scritture sopra immunità delle chiese o abusi di asilo; sui continui conflitti tra l’autorità civile e l’inquisizione in quasi tutte le province venete, dove, malgrado le incessanti repressioni e castighi, i frati non si stancavano mai dal tentare nuove usurpazioni. Sono più di trenta le scritture intorno a questo argomento, e alcune eziandio curiose per chi ama di conoscere la Storia di quel tribunale e gli ostacoli che incontrò sempre nel dominio veneto.
Altre contro tentativi o mandati ecclesiastici.
Fra’ quali vi è il caso di una scomunica lanciata dal vescovo di Trieste contro il capitano veneto di Raspo che aveva fatto sequestrare il salario di un prete che in virtù della libertà ecclesiastica non voleva pagare i suoi debiti. Il vescovo pretendeva che ciò fosse diritto divino, ma a quel governatore veneziano piaceva più il diritto umano che comanda di dare a ciascuno il suo, e a dispetto della scomunica obbligò il prete a pagare.
Varie scritture sopra professione e dotazione di monache, elezione delle loro badesse, traslazione loro di convento in convento, ecc.; se è lecito alle monache di avere confessionali in chiesa ecc. ecc. Come anco su conflitti tra frati e l’autorità civile e sul diritto che ha questa d’intervenire nella amministrazione dei loro beni e nel governo della loro famiglia.
Sulle pretese del vicario patriarcale che voleva essere presente all’esame de’ rei ecclesiastici nel Consiglio dei Dieci; e sopra altre usurpate intervenzioni de’ cherici nelle materie civili e giudiciarie.
Sui dottorandi nella università di Padova, i quali il vescovo voleva obbligare ad una professione di fede prima di conseguire la laurea.
Sull’amministrazione de’ beni de’ gesuiti espulsi dal dominio veneto; sui disegni de’ gesuiti che avevano stabilito un collegio a Castiglione delle Stiviere presso ai confini veneti; e su cause di gesuiti sgesuitati che pretendevano ad eredità di beni.
Infine diverse scritture sul diritto preteso dalla corte di Roma, e in suo nome dalla Inquisizione, di voler proibire tali e tali libri: scritture dettate per lo più in repressione di casi particolari.
II. Diritto territoriale e feudale.
Erano frequenti le liti di confine a cagione di pascoli comunali, di boschi, di strade, o canali, o peschiere, o fiumi ecc. tra le comunità dello Stato veneto e le comunità limitrofe, come ancora tra governo e governo, tra pubblico e privato e tra privato e privato per oscuri diritti feudali, sulle quali materie esiste un centinaio circa tra consulti, esami, informazioni, risposte di Frà Paolo alle autorità venete, tutte relative a casi particolari, cioè:
Contese di confini tra Comunità della provincia bergamasca Stato veneto, e comunità delle Provincie di Milano e di Cremona, ducato milanese.
Contese di confini, di estrazione di acque, corso di fiumi, proprietà ed oggetti stradali, tra Cremaschi e Milanesi.
Contese di dominio stradale nella provincia di Cremona tra il governo veneto e lo Stato di Milano e intorno ai diritti del primo nello impedire passaggio di truppe imperiali su certe strade.
Intorno a correrie e ladronecci di soldati milanesi sul territorio dei Bergamaschi e Cremaschi e rappresaglia di questi.
Su diritti d’irrigazione, su canali, corso di acque e competenza di giurisdizione per contese insorte tra Bresciani e Milanesi.
Su diritti di giurisdizione civile e criminale, in contesa tra il governo ducale di Mantova e comuni bresciani.
Sopra contese di ponti ed acque tra Veronesi ed Asolani da una parte e Mantovani e Ferraresi dall’altra.
Sopra il contrasto tra il governo veneto e il comune di Bologna il quale voleva introdurre il Reno nel Po per un taglio che congiungesse quel primo fiume col Panaro.
Contese per taglio di boschi, confini di campi, ruberie ecc. tra Vicentini e sudditi austriaci.
Altre relative a boschi e pescagioni tra Friulani ed Imperiali, e tra Cadorini e il vescovo di Bressanone.
Differenze di confine e contrasto del possesso di una cava di pietra molare tra sudditi veneti di Cadore e della Carinzia e i sudditi del vescovo di Bamberga.
Contesa di confini e rappresaglie di bestiami dei Friulani ed Istriani coi loro confinanti.
Diverse scritture su cause feudali.
III. Diritto politico.
Quattro scritture sul dominio del mare Adriatico della repubblica veneta, e più altri su casi particolari attinenti alla stessa materia.
Molte scritture intorno alle contese insorte nel 1612 tra la Repubblica e lo Stato pontificio pei confini di Loredo veneziano e Ferrara pontificio, e sopra un taglio del Po disegnato dai Ferraresi che doveva toccare il territorio veneto.
Varie scritture intorno la sovranità di Ceneda.
Altre intorno a vertenze di dominio civile ed ecclesiastico del patriarcato di Aquilea, della Repubblica col patriarca o cogli Austriaci.