Azioni egregie operate in guerra/1690

1690

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1690.

Q
Uando lo Strasser con tre mila Alemanni volle cimentarsi in ampia Campagna contra dieci mila Tartari. Questi attorniarono i Tedeschi da tutti i lati coll’eccedente superiorità delle schiere. Anche i Cesarei si formarono in un circolo. Per sette ore combattettero. Finchè ebbero polvere, e palle da scaricare, tennero indietro gli assalitori. Mai però non trovarono apertura, per cui farsi largo, e rinvenire qualche scampo; tanto folti, e ben serrati erano gli Squadroni de’ Tartari. Ma quando, per mancar l’uso delle carabine, e degli schioppi, si dovette por mano all’arma bianca, ed adoperarla per difendersi. Allora la moltitudine affollatasi addosso agl’inferiori di numero, quali erano gli Alemanni, gli oppresse, e ne fece strage. Più di due mila furono trucidati, fra’ quali lo Strasser, e il Principe Carlo d’Hannover, generosissimo Signore, e di grandi speranze, che non perì invendicato, avendo prima uccisi nove nemici. Alcune Compagnie a forza di vibrar le sciable, e spronar i Cavalli si rifuggiarono in sicuro. Per questa disgrazia molti Ufficiali opinarono, che si dovessero abbandonare tutti gli acquisti fatti nella Servia, fuorchè Belgrado. Tale sentimento fu impugnato dal General Veterani, il quale insistette, che niun luogo forte si cedesse se non forzato da assedio.

Altrimenti si sarebbero dati indizj d’animo avvilito dallo spavento. Il che avrebbe ingagliardita l’audacia de’ Monsulmani. In questo mentre il Veterani si applicò a rimettere l’antica disciplina, e buona regola nelle Soldatesche. Lo Strasser aveva vessato que’ Nazionali coll’esigere grosse contribuzioni, e al di lui esempio i Gregarj s’erano abbandonati a rubacciare. Il che gli aveva resi odiosi agli abitanti, che trasportando altrove parte delle vettovaglie, e bruciando quelle che dovevano lasciare, avevano ridotto in angustia di viveri il Presidio di Nissa. A tanti gravi sconcerti rimediò il Veterani. Accrebbe la guarnigione di Nissa cogli scampati dal conflitto, e con altre genti1. A forza di severi editti raffrenò la licenza militare. Non perdonò ad industrie, per ricuperare l’affezione de’ Terrazzani. Fece lavorieri, a render capace di barche il fiume Nissava per il più facile trasporto de’ comestibili. A’ Rasciani compartì le razioni di pane, con cui si cibassero, senza averlo da procacciarsi con sortire qua, e là. E perchè i Turchi s’accorgessero, che gl’Imperiali conservavano la primiera animosità, e´ [p. 223 modifica] possanza, spedì scorrerie a varie parti, e ordinò al Baron Sechendorf Comandante in Pirot, che si facesse sentire con altre corse verso Soffia, come praticò molte volte. Sulla fine poi di Luglio raccolte le soldatesche da varj Quartieri, accampò a Jagodine sul fiume Morava, ove giunto sulla fine del Mese d’Agosto il Principe di Baden, al medesimo rinunciò il governo dell’esercito. Avendo poi questi determinato, di passare in Transilvania, per riparare i mali, cagionati da una disfatta, caduta addosso all’Haisler Comandante di quel Principato, rotto, ed imprigionato dal Techeli, il Veterani, che sotto di lui esercitava la carica di Generale della Cavalleria, dovette portarsi colà.

Reggeva l’Ungheria superiore da più anni il Conte Ottavio Nigrelli, il quale coll’accortezza, moderazione, e amorevoli maniere conservava in ubbidienza quella vasta provincia. Al primo avviso della percossa, patita dall’Haisler, ammonì gli Ufficiali de’ Presidj a star attenti, e con guardia straordinaria. Introdusse comestibili nelle fortezze, e vi spedì nuove compagnie. Spinse un Campo volante verso S. Giob con ordini al T. C. Slic di osservare le mosse de’ mal affetti; e dove apparisse principio di torbidi, prontamente colle armi lo comprimesse. Esso poi distribuì qua, e là fedeli esploratori, e li stipendiò generosamente, per essere avvertito a tempo di tutte le trame, che si macchinassero. Raccolse varie squadre di Veterani, e di nuove leve, colle quali si collocò a Zolnoc, e quivi chiuse al Techeli il passaggio del Tibisco. Il Principe di Baden, entrato coll’esercito in Transilvania, la nettò ben presto dai Turchi, dai Tartari, e dai Ribelli, costringendoli a ricoverarsi altrove. Lasciò sù i confini alla custodia di que’ passi il General Veterani, il quale avvertito di una nuova invasione, studiata dal Techeli, serrò a lui i passaggi con opportuni presidj. Rimase poi egli al reggimento di quel Principato, e vi durò per cinque anni, accettissimo a’ popoli, e perfettamente concorde coi Magistrati delle Città, e grosse Terre2. Con ragioni, ricavate dal loro interesse, conseguì a’ tempi debiti lo sborso puntuale delle pattuite contribuzioni; poiché, diceva loro, se i Soldati saranno pagati prontamente, mi sarà facile l’averli contenti, e il governarli con esatta disciplina, sicché niuno rimanga offeso, e gli affari della Provincia camminino con quiete, e con sicurezza. Tanto ottenne in tutto il decorso del suo reggimento. Collo stesso soldo levava esso le reclute, onde i suoi reggimenti erano sempre compiti. Alla di lui disposizione fu rimesso l’adoperare le milizie Paesane; ed egli alle occorrenze fastidiose, frammischiandole colle Alemanne, le collocava numerose a’ varchi angusti delle montagne con direzioni benissimo composte; onde il Techeli, che per lo più girava attorno a quei confini, non iscoprì verun buco durevole, per cui penetrare con invasioni. Una sol volta sforzò certo [p. 224 modifica]passo. Ma raccolto in tutta fretta grosso squadrone volante, accorse il Veterani, e lo scacciò fuori. Oppresse ancora più rivolte, architettate da’ malevoli prima che scoppiassero. Ricuperò Lippa, perduta dopo la disgrazia dell’Haisler. Rimise presidj in Lugos, e in Karansebes. Aveva sotto di sé due valentissimi Uffiziali, il Baron Pollant, e il Capo dei Rasciani per nome Antonio. Confidava loro schiere animose, colle quali essi scorrevano le terre vicine. Tenevano in apprensione la Valacchia, e la Moldavia. Fugarono una volta tre mila Tartari, e si acquistarono stima grandissima di bellicosi, ma insieme cauti guerrieri. Ritornò nell’anno

  1. P. Vagner tomo suddetto pag. 131, 132.
  2. P. Vagner suddetto tomo 2 pag. 189.