L'atmosfera del Sole

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Joseph Norman Lockyer - Astronomia (1904)
Traduzione dall'inglese di Giovanni Celoria (1904)
L'atmosfera del Sole
Capitolo quarto - 4 Capitolo quarto - 6

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§V.

L’atmosfera del Sole.

196. Il disco rotondo che noi chiamiamo Sole, non forma tutto il Sole, ma solamente la parte più densa e più splendente di esso. Intorno al disco del Sole, che si può considerare come il suo nucleo più luminoso, sono disposti degli strati di vapori più rari, i quali si elevano molte migliaia di miglia sopra la sua superficie.

Tali strati non sono visibili nelle ordinarie circostanze e coi mezzi ordinari, perchè la loro luce è debole ed è offuscata dal chiarore vivissimo della fotosfera; ma nelle eclissi totali del Sole, quando la Luna nasconde tutto intiero il disco solare luminoso, essi, quasi inviluppi esterni, diventano visibilissimi, mostrando i più stupendi colori, tra i quali predomina il rosso.

Lo schizzo qui di contro (fig. 40), dà un’idea lontanamente approssimata di ciò che appunto si vede in una eclisse totale.

Nelle immediate vicinanze dell’orlo del disco oscuro lunare, che copre e nasconde quello del Sole, i vapori sono molto più luminosi e formano uno strato basso, continuo, rosso purpureo, detto cromosfera, strato che spinge in alto colonne o getti di luce di egual tinta, svariatissimi di forma e di posizione, a cui si suol dare il nome di protuberanze.

La cromosfera ha struttura filamentosa, quasi risultasse da un fascio di tanti getti sottili di luce; il suo splendore varia nelle diverse sue parti e nei diversi tempi, ed è comunemente molto intenso nelle località delle macchie; la sua altezza varia [p. 181 modifica]Fig. 40. [p. 182 modifica]essa pure nelle diverse parti del contorno solare; ordinariamente più alta vicino ai poli che non all’equatore, non supera in generale i 12 secondi d’arco, un centosessantesimo del medio diametro apparente del Sole. La cromosfera ha variazioni corrispondenti a quelle della fotosfera, ed è sul Sole qualche cosa di caratteristico. La sua distribuzione irregolare sulla superficie del Sole, la sua struttura ne fanno un oggetto ben distinto da una atmosfera nel senso ordinario della parola; probabilmente essa è prodotta da eruzioni continue.

Le protuberanze si spingono ad altezze apparenti notevoli, misurate da 1, 2, 3, 4 minuti primi d’arco ed eccezionalmente da 6 a 7 minuti primi. Nelle protuberanze si osservano movimenti di straordinaria velocità, trasporti vertiginosi di materiali. Esse non possono essere semplici sollevamenti della cromosfera, nè i loro fenomeni possono spiegarsi colla diffusione e coll’espansione di gas in un mezzo rarefatto. Esse sono vere esplosioni della massa solare, e i loro materiali di eruzione pare portino nel proprio seno cause gagliarde, elettriche forse di smembramento e di dissoluzione.

Al disopra della cromosfera, fra le protuberanze e sopra di esse, l’atmosfera luminosa che circonda il Sole diventa più rara e dà origine a quella parte di essa che dicesi corona.

Finalmente al disopra della corona, alcuni raggi o meglio fasci luminosi si svolgono più o meno lunghi, irregolari, dissimetrici, e formano i cosi detti pennacchi.

La Corona o atmosfera coronale forma un ultimo guscio attorno al Sole. La sua costituzione è complessa, e l’aspetto suo generale muta se diversamente intensi diventano i commovimenti della fotosfera e della cromosfera. Durante le eclissi [p. 183 modifica]che avvengono nel periodo dal massimo delle macchie, essa acquista un maggior splendore e si svolge quasi simmetrica tutto attorno al Sole. Se l’eclisse succede in un momento di minimo delle macchie, essa appare più pallida e stranamente dissimetrica rispetto al contorno del Sole; essa slancia allora al di la del suo contorno esteriore a distanze grandissime degli strascichi immensi di luce persistente, i pennacchi.

Quel che precisamente siano i pennacchi la scienza non lo sa ancora. Forse sono una dipendenza della corona; forse sono sciami meteorici, nubi di polveri cosmiche che gravitano attorno al Sole.