Antonello da Messina
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IX
ANTONELLO DA MESSINA
Croci, isolette e monti
bacia, cadendo, il sol;
radon canali e ponti
le rondinelle a voi.
5Sfiora il battei gli estremi
flutti d’un’ombra al par:
vedete ! han l’ale i remi
e son giá persi in mar.
Da voi, superba Annina,
10fugge, ché offeso ei fu,
e Antonio da Messina
non tornerá mai piú.
Antonio, che sui canti
del suo romito ostel,
15quando colora i santi,
fa maraviglia al ciel.
Perché, mentr’ei dal seno
l’occulto amor svelò,
pia gentilezza almeno
20tacer non v’insegnò?
Forse placato avreste
col timido pudor
i fochi e le tempeste
di quel potente cor.
25Ma la parola irata
fu troppo lesta a uscir:
— Pensa da chi son nata,
e bada a rinsavir! —
Di dogi e dogaresse
30voi siete figlia, è ver;
a voi ghirlande intesse
di Candia ogni guerrier.
Chi vien da la Castiglia
seco pensando va:
35— Un fior la mia Siviglia
pari a costei non ha. —
Sul Cassero sospira
ogni bendato Ali:
— Non ha, non ha Casmira
40piú gloriosa Uri. —
Chi vien di Francia in rada
dice co’ suoi: — Qual re
non pon corona e spada
di questa dama al piè? —
45Tutto v’arride, è vero;
ma del pittor sul crin
verdeggia un lauro altèro,
che non avrá mai fin.
Dite, superba, oh! dite:
50quale dei due prevai,
quando son posti in lite
la gloria ed il natal?
Egli a mestier villani
le man fanciulle usò;
55ma quelle scabre mani
un dio trasfigurò.
E un mondo a lui sfavilla,
che di portenti è pien;
un mondo, che non brilla
60a niun de’ vostri in sen.
Come alle sacre note
scende dal ciel quaggiú
nell’ostia al sacerdote
la spoglia di Gesú;
65la piú segreta parte
lasciò del ciel cosi
l’arcana dea dell’arte,
e disse a lui: — Son qui. —
trepidi ginocchi
70perché non reclinar,
quando v’apparve agli occhi
quel nume e quell’altar?
Chi potea darvi un riso
di piú beato april,
75mostrarvi un paradiso
piú grande e piú gentil?
So ben, negarlo è vano,
che a voi pur oggi in cor
vive il fanciul sicano
80come un celeste fior;
ma dall’incauta Annina
troppo spregiato ei fu,
e Antonio da Messina
non tornerá mai piú.
85Però, tra queste liete
piagge e di lá dal mar
voi ricordata andrete
del gran fanciullo al par.
Né giá per nascimenti,
90per oro o per beltá,
ma il mondo de le genti
di voi si sovverrá.
Perché un fuggiasco insonne
l’ombra de’ chiostri amò;
95e ne le sue Madonne
soltanto a voi pensò.