Antichi monumenti di Siracusa/Tomo primo/A Gl'illustri, e dotti Viaggiatori l'Autore

A Gl’illustri, e dotti Viaggiatori l'Autore.

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A Gl’illustri, e dotti Viaggiatori l'Autore.
Tomo primo Tomo primo - Articolo Cronologico
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AGL’ILLUSTRI, E DOTTI VIAGGIATORI


L'AUTORE





cco la Guida, o nobili Viaggiatori, che vi condurrà, a osservar con diligenza i venerandi avanzi delle Antichità di Siracusa, mia Patria, da me illustrati; della più grande un tempo, più bella, più nobile, potente, inespugnabile, e dotta Città del Mondo, come la decantano tanti greci, e latini Scrittori. Voi non più terrete via sul bujo, come per l’addietro, non più urterete in molti abbagli, ne’ quali caduti siete con non pochi altri Antiquarj nazionali. Tutto ho posto a Voi in chiaro lume, e di quanto eravi, quando fioriva una sì gran Metropoli, e di quanti avanzi oggi si ammirano con le nuove scoverte, da me fatte, le quali ben ci convincono, che il nostro secolo non che pareggerà, ma vincerà di molto il passato nelle dette scoverte delle Antichità, ignote sino allora nelle Storie.

Voi non troverete, è vero, quei grandi Monumenti, che si osservano nella città de’ [p. 2 modifica]sette Colli; quei però, che a Voi si presentano in Siracusa, si rendon più venerandi, perchè esistean nel tempo, in cui Roma non era Roma. Sì, Roma stessa vantar si può, d’essere stato il suo Campidoglio ornato, arricchito, ingrandito dalle copiose, altrove mai vedute, ricchissime spoglie di Siracusa, ivi dal Consolo Marcello, e poi in maggior numero dal Pretor Cajo Verre, rapace involatore, trasportate. Le pitture, le statue, i marmi, i bronzi, l’egregie manifatture de’ più periti artefici svegliarono, al dir di Tullio, e di Plutarco, il buon gusto nelle arti, e nelle scienze, tanto che Fabio Massimo temette allora, che alla vista di tanti capi d’opera introdotto si fosse, come seguì, il germe della corruzione nella frugalità romana; onde Siracusa venne per tal cagion decantata e grande, quando fu vincitrice, e massima anche vinta. Plinio fu quello, il quale ci lasciò scritto su tal proposito, che il rinomato tempio di Veste in Roma co’ rilievi, soliti collocarli sopra le fabbriche sacre, eran di quelle manifatture di Siracusa, come ancora i capitelli del Panteon, o sia della Rotonda. In Siracusa eranvi artefici, tanto famosi pe’ lavori di bronzo, che dalla maravigliosa manifattura furon detti Siracusani, come decantavasi il lavor Corintio, Delicco e Ginetico. Le rare suppellettili di quei [p. 3 modifica]Siracusani, che da Ierone I. inviati furono, a intervenir ne’ giuochi Olimpici, son riputati da Plutarco per un lavoro di man maestra delle rare manifatture di Siracusa, per cui Silio Italico celebra le tessiture degli artefici Siracusani, e Teocrito ne’ suoi Idilj ci lasciò scritto, che le opere di avorio di Siracusa eran tanto maravigliose, che si mandavano in Mileto.

Non troverete Voi quella Siracusa, che per la sua grandezza girava trenta miglia circa, potentissima, inespugnabile, e non minor d’Atene allo scrivere di Tucidide, e di Plutarco, e la massima delle Città greche, come la dissero Diodoro, e Cicerone, la quale comprendea il numero di due milioni circa di abitanti, compresi i suoi borghi, che non lo è oggi la Sicilia tutta, come abbiam dalle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni, e Belle Lettere non meno, che dagli antichi Scrittori; gli avanzi però delle sue munitissime mura ve ne faran sempre ricordare, e ammirar la magnificenza. Ella non è più in quello floridissimo stato, di sostenere formidabili guerre contro le più forti potenze del Mondo, come di Atene, Cartagine, Roma, e d’alcune città della Sicilia. Ella non andrà più superbamente fastosa, d’aver nella battaglia di Salamina trionfato di Serse, re di Persia, considerato in quei tempi per lo maggior de’ Monarchi; [p. 4 modifica]indi portar la guerra in Corsica, in Africa, nell’Adriatico, e mieter da per tutto palme, e trionfi, e fondar colonie, come rapporta Cicerone, parlando di Caĵo Verre; ma vedrete la sola Ortigia, ridotta a una delle piazze le più rispettabili di Europa.

Siracusa terminò d’esser quell’ampia Republica del mare, e della terra insieme dominatrice, e signora. Non più le genti le più famose, le più forti, le più splendide si recheranno a singolare ambizione d’esserle, come allora, confederate, e amiche, perché resa potente, ed esteso il suo impero non che dentro, ma fuori della Sicilia ancora. Il genio però, la coltura, l’eleganza, le invenzioni, i sistemi scientifici, le scuole, le accademie, e i libri dei Siracusani son noti in qualunque angolo del Mondo, ove splende raggio di verità. I divini ingegni, di cui pochi uguali ne fiorirono in altre parti, che lor si possan paragonare, nacquero in Siracusa.

Voi, o dotti Viaggiatori, ritrovandovi in questa mia Patria, visiterete una Città, che un tempo fu madre di varie città d’Italia, e della Sicilia; sede di potentissimi Monarchi; celeberrima per le Accademie di Platone, e quindi de’ Pittagorici, in cui le arti più scabrose, e le più profonde scienze fiorirono, e a vantaggio d’un mondo intero gloriosamente inventate. Voi [p. 5 modifica]vedrete il suolo, i confini, e alcuni venerandi Avanzi delle quattro superbissime Città di Ortigia, Acradina, Tica, e Napoli, dov’erano i Tempj di Diana, di Minerva, di Ciane, di Venere, della Voracità, della Fortuna, di Giunone, di Cerere, di Libera, della Concordia, di Esculapio, d’Ercole, di Giove, di Proserpina, e di tante altre numerose Deità. Le statue, le torri, gli obelischi, i marmi, i bronzi, i ginnasj, le palestre, i portici, i pritanei, il foro, la curia, i bagni, le terme, i teatri, gli anfiteatri, le latomie, le catacombe, i colombarj, e tante altre rispettabili Antichità non ne faranno giammai in tutte l’età future dimenticare il suo gloriosissimo nome.

Osserverete la patria di Dafne, di Epicarmo, Ninfodoro, Cleone, Iceta, Acheo, Sofrone, Formo, Corace; come ancora di Tisia, Archestrato, Nicia, Antioco, Dinologo, Demo, Ioro, e per non tacere di Temistogene, Lisia, Filisto, Soficle, Carmo, Monimo, Filomene, Rintone, Teocrito, Eraclide, Mosco, del divino Archimede, che il Mondo non ha avuto mai uguale, e di tanti altri uomini illustri in armi, e in lettere, che molto lungo sarebbe il rapportarli, e di quei che fiorirono ancora dopo l’Era Volgare.

Questa fu quella gran Metropoli le di cui [p. 6 modifica]leggi servirono anche di norma ad altre città, e Aristotele, nello raccoglier le leggi delle Genti, vi considerò soprattutto quelle di Siracusa. Più non ammirerete della mia Patria la potenza, e la forza, sospirata in ajuto da tutta la Grecia, quando al re Gelone, presentatisi i legati, offrì agli Ateniesi, ai Lacedemoni, e agli Stati, intenti a guerreggiar contra Serse, venti mila persone, compitamente armate, due mila cavalli, due mila Frombolatori, e due mila cavalli leggieri con dugento galee, e inoltre di provveder tutta l’armata greca d’ogni sorta di vettovaglie, durante il tempo della guerra. Più non troverete lo stesso Gelone andare in soccorso degl’Imeresi, dal punico campo assediati, con cinquanta mila fanti, e cinque mila cavalli, avendo riportato una segnalata vittoria sopra circa 300. mila Africani, in un solo giorno disfatti, e fra questi il Generale Amilcare.

Non più Siracusa sola potrà sostenere una guerra contro gli Ateniesi, venuti in Sicilia, i quali ritrovarono in queste mie patrie mura digraziatamente la tomba, e furono i danni d’una sì memoranda sconfitta incalcolabili. Ricordatevi, che qui il re Dionisio I, nell’apparecchiar la guerra contro gli stessi Ateniesi, ingelositi della prosperità dello Stato Siracusano, in pochissimo tempo approntò 140. mila bellissimi fornimenti di [p. 7 modifica]armature, 200. vele, e 110. galee antiche, avendo richiamato ancora le maraviglie della Grecia, nel mandare in suo nome a Giove de’ carri, e padiglioni, e declamatori; e di Dione quando visse in Grecia nel tempo del suo politico esilio, che per la gran copia del danaro, e per l’esterminate sue ricchezze divenne molto rinomato presso i Greci.

Richiamate alla memoria il re Agatocle, quando trasportò in Libia tutte le sue forze, e macchine da guerra, e cinse nell’Africa stessa, e per mare i Cartaginesi, che nella inopinata incredibile spedizione inseguironlo; e altra volta correndo con la flotta al soccorso di Corfù, dal re Cassandro assediata, riportò di là vittoria navale, e messe a fuoco tutti i legni Macedoni.

Potete ricordarvi ancora, che in queste mura regnò quello Ierone II, il quale di tanta real marina vantavasi, quanto con magnifica flotta ricevé pomposamente nel faro il Consolo Tiberio Sempronio; e nella seconda guerra Cartaginese fornì le legioni dello stesso di vettovaglie, e d’abiti a sue spese, e dopo la disfatta dei Romani nel lago Trasimeno mandò loro una flotta con 300. mila moggi di frumento, 200. mila d’orzo, e una Statua d’oro massiccio, rappresentante la Vittoria, di 300. libre di peso, offerendo al Senato più viveri, se ne avesse [p. 8 modifica]avuto di bisogno. Il dono fatto dal medesimo ai Rodiani di 100. talenti con altri preziosi regali dopo il tremuoto, che rovesciò il Colosso, e le due Statue, ivi da lui fatte alzare, danno pruove indubitate, e sufficienti della potenza, e liberalità Siracusana.

Quando Voi, o illustri Viaggiatori, osserverete il Porto maggiore, di cui disse Cicerone, di non averne veduto più bello per la sua grandezza, sicurezza, e amenità, rammentatevi i gran fatti d’armi, ivi occorsi, e la maravigliosa Nave del detto Ierone, che fu il miracolo dell’arte, in tal luogo fabbricata, e a Tolomeo re d’Egitto rimessa con altre navi, cariche di 300. mila quarti di grano, di 10. mila grandi vasi di terra, pieni di pesce salato, e 20. mila quintali di carne, preparata col sale, e un’altra immensa quantità di provvedimenti, senza aver punto esaurito lo Stato: pruove tutte manifeste della gran potenza di Siracusa.

Voi finalmente, illuminati, e ben colti Viaggiatori, studiosi ammiratori delle venerande Antichità, che portati vi siete, a visitar di questa mia Patria le grandiose sue Memorie, rimaste ad onta delle varie ostili incursioni, e del tempo che tutto rode, e consuma, e anche della non curanza de’ nostri maggiori, e che si conservano, per potere offerire agli Antiquarj oggetti [p. 9 modifica]oggetti interessanti, curiosi, e stupendi, Voi, sì, valetevi di questa guida, che camminar vi farà sul merigio, e lontani vi terrà dagli errori.

E Voi, miei cari Cittadini, che mi succederete, impegnatevi a conservar questi antichissimi rispettabili Monumenti, che le mie fatiche, i miei sudori, che gratuitamente vi ho per tanti lunghi anni impiegato, e che il mio genio, o amor patriottico vi ha scoverto, e illustrato. Riflettete, che i Barbari stessi amano, e vivono impegnati per la gloria, e per lo vantaggio delle vetuste Memorie della lor patria. Tenete mente, che gli antichi Monumenti autenticano la storia, fissan l’epoche incerte, rischiarano i passi oscuri degli Autori classici, e l’esistenza de’ luoghi celebri verificando, si accertan su la religione, sul governo, e su i costumi de’ popoli d’alta origine. Voi ben sapete, che le Antichità della nostra Patria hanno alla Repubblica letteraria apprestato i descritti vantaggi. Dunque è di giusto, è necessario, è dovere, che fossero da Voi ben conservate, e d’interessarvi di ta’ vantaggi sì singolari, per così rendervi non insetti nojosi, ma membri utili alla Patria.