Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/190

Anno 190

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Anno di Cristo CXC. Indizione XIII.
VITTORE papa 5.
COMMODO imperadore 11.
Consoli

MARCO AURELIO COMMODO AUGUSTO per la sesta volta, e MARCO PETRONIO SETTIMIANO.

Fu ben calmata la sedizione popolare descritta di sopra, e ritornossene Commodo Augusto alla sua residenza in Roma1502, ma non si quietò già l’animo suo; anzi il fresco esempio fece in lui crescere le diffidenze e i sospetti. Personaggio non v’era di qualche abilità e credito che non fosse mirato di mal occhio da Commodo, e di cui egli non desiderasse la morte; e, quel ch’è peggio, non la procurasse o col veleno o col ferro. Ogni sinistra relazione o calunnia sufficiente era perchè egli levasse dal mondo i nobili, e massimamente i più amati dal popolo e i più potenti. Ognuno gli facea ombra, perchè non ignorava già quanto fosse l’odio del pubblico contra di lui. Credesi dunque1503 che in questi tempi egli privasse di vita Petronio Mamertino suo cognato, cioè marito di una sua sorella, ed Antonino di lui figlio, ed Annia Faustina cugina di suo padre, che stava in Grecia. La sua crudeltà principalmente prendeva di mira chi era stato console. Tali furono Duillio e Servilio Silani, Allio Fosco, Celio Felice, Lucejo Torquato, Larzio Euripiano, Valerio Bassiano e Patulejo Magno co’ suoi figliuoli, Sulpizio Crasso proconsole dell’Asia, Claudio Lucano, Giulio Procolo colla sua prole, ed altri infiniti, come dice Lampridio, a’ quali tutti o in una maniera o in un’altra procurò la morte. Fece anche bruciar vivi tutti i figliuoli e nipoti del già ribello Avidio Cassio1504, nulla servendo loro il perdono ottenuto dal di lui buon padre Marco Aurelio; e ciò con imputar loro che macchinassero delle novità. Probabil cosa è che non tutte in quest’anno succedessero tali stragi, e che alcune appartengano all’anno seguente. Giuliano e Regillo, già creati prefetti del pretorio, poco la durarono con questa bestia, ed amendue furono ammazzati. E pur Giuliano godea sì forte della grazia di Commodo, che pubblicamente era da lui abbracciato, baciato, e chiamato suo padre. Quinto Emilio [p. 621 modifica]Leto ottenne allora il grado di prefetto del pretorio. Accadde ancora verso questi tempi1505 la morte di Giulio Alessandro, personaggio di maraviglioso ardire, uno de’ nobili cittadini di Emesa nella Soria, che stando a cavallo avea colla lancia passato da parte a parte un lione. Se crediamo a Lampridio, s’era egli ribellato. Altro non dice Dione, se non che all’udire l’arrivo di un centurione, spedito con una truppa di soldati per ammazzarlo, di notte andò a trovarli, e tutti li tagliò a pezzi. Lo stesso brutto giuoco fece appresso ad alcuni suoi concittadini, coi quali manteneva nimicizia; e poi montato a cavallo con un ragazzo ch’egli amava, se ne fuggì. Si sarebbe egli ridotto in salvo, ma non potendo più reggere il ragazzo alla corsa, nè volendolo egli abbandonare, fu raggiunto dai corridori, che il venivano seguitando. Diede egli allora la morte al ragazzo e a sè stesso, e così terminò la sua tragedia. Tali erano in questi tempi le barbariche azioni di Commodo. E merita ben d’essere osservato che sotto questo crudel regnante la religion cristiana non patì per conto suo persecuzione veruna; e chi morì martire a que’ tempi, non già da lui, ma dai governatori delle provincie, nemici del nome cristiano, riportarono una gloriosa morte. E però, lui regnante, crebbe e sempre più si dilatò il numero de’ Cristiani. Questa indulgenza di Commodo vien attribuita da Sifilino1506 a Marzia, donna di bassa nascita, ch’era stata concubina di Quadrato. Dopo la morte di Quadrato entrò essa talmente in grazia di Commodo, il quale avea relegato a Capri, e poi fatta morire Crispina sua moglie, che, a riserva del nome di Augusta1507, conseguì gli onori delle imperadrici. Poteva ella molto nel cuor di Commodo; e però si pretende che amando essa molto, benchè non cristiana, i cristiani, procurasse loro un buon trattamento ed altri benefizii. Vuole il padre Pagi1508 che la peste e la fame, di cui parlammo all’anno precedente, infierissero in questo; e non men Dione che le medaglie sembrano dar peso a così fatta opinione. Ma, secondo Erodiano, sembra più verosimile che fossero preceduti questi flagelli. Parlasi ancora nelle monete1509 della Liberalità Settima di Commodo, cioè di qualche congiario dato al popolo per tenerselo amico. E Dione, fra l’altre cose, lasciò scritto che Commodo più volte donò al popolo cinque scudi d’oro e quindici denari per testa.