Amorosa visione/Capitolo XXXV
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CAPITOLO XXXV.
Tu puoi, ricominciò la Donna a dire,
Veder qui Alessandro, ch’assalio
Il mondo tutto, per velen morire,
E non esser però il suo disio
5Pien, ma più che giammai esser ardente,
E ’n tale ardor, come vedi, morio:
Lo qual fu quanto alcuno altro possente.
Nè però averia questa lasciato,
Che se fosse vivuto, che vilmente
10Lui non avesse in infimo voltato
Della sua rota, ma quel che costei
Non fe’, morte adempiè nel nominato.
E poi appresso puoi veder colei
Che pugnò con Pallade come stolta,
15Ch’ancor del fallo suo par dica, omei.
Come la vedi ancor quivi ravvolta
Ne’ suoi stracci, in ragniuol trasmutata
Fu dalla Dea, e dal laccio disciolta.
Tu puoi appresso vedere effigiata
20La sembianza di Darïo, la quale
Di lieto aspetto in tristo par mutata.
Oh come poco al presente li vale
Essere stato grande, anzi gli è noia,
Or che si vede in disperato male.
25Aver puoi già udito quanta gioia
Avesse Niobe de’ suoi figliuoli,
E agual qui pare di dolor si muoia.
Guarda un poco innanzi, se tu vuoli,
Superba lei potrai quivi vedere
30Ancora incerta de’ suoi tristi duoli.
Lor poi appresso ad uno ad un cadere
Morti d’intorno a lei ancor vedrai
Per la superbia e suo poco sapere.
In trista angoscia ed in amari guai
35La vedi quivi ritornata umile,
Senza suo pro di sè piangendo assai.
Appresso vedi que’ che con sottile
Magisterio del padre uscì volando
Del Laberinto, che tenendo vile
40Miseramente ciò, ch’ammaestrando
Il padre gli avea detto, per volare
Troppo alto, in giù le sue reti spennando
Ora si cala, e appresso affogare
Più là il vedi ne’ salati liti:
45Questo avvien de’ non savii seguitare.
Riguarda poi più là, vedi smarriti
Il fiero Ciro e Persio, e ne’ sembianti
L’ardir perduto paiono inviliti.
Or vedi ancora a mano a man da quanti
50Uccelli il corpo di Nabuc è roso,
Temendo il figlio, che per tempo avanti
Surgendo del sepulcro poderoso
Non ritornasse, e lui cacciasse fore
Del regno dove vivea glorïoso.
55Ivi ve’ tu ancora il gran romore,
Che fanno le figliuole di Piëro
Voltate in piche per grieve dolore?
Veggon senza lor pro ora quel vero,
Ch’a lor superbamente s’occultava
60Nel lor parer fallace e non intero.
E quivi appresso costei mi mostrava
Cartagine in rovina, tutta accesa
D’ardente fuoco che la divampava.
Riguardar quella con sembianza offesa
65Mi mostrò quella Donna Scipïone,
Al cui valor non potè far difesa.
Seguiva con non poca ammirazione
Annibale turbato nello aspetto,
O di quella o di sua distruzïone.
70In abito dolente e con sospetto
Quivi Asdrubale ancora vi vedea
Col capo basso mirandosi il petto.
Là similmente veder mi parea
La distruzion della antica cittate
75Di Fiesole, la qual tutta cadea.
Ivi pareva la gran crudeltate,
Che ’l Pistolese pian sostenne pieno
Di Catellino, le cui opre spietate
Quasi narrando non verrian mai meno,
80Avvegna ch’a ragion posto li fosse
Nella effrenata bocca cotal freno.
Vedevanvisi ancora le percosse,
Che Marïo da Lucïo sostenne,
Quando la briga cittadina mosse.
85A’ quai, così come a colui n’avvenne,
Possa avvenir, che nelle città loro
A suscitar battaglia metton penne,
Lasciando il comun ben per suo lavoro.