Amorosa visione/Capitolo VIII
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CAPITOLO VIII.
Mirando avanti con ferma intenzione,
Veder mi parve quel re eccellente
Che fu sì savio, io dico Salomone.
Eravi ancor Sansone, che possente
5Di forza corporal più ch’altro mai
Fu che nascesse fra l’umana gente.
Nel riguardar più innanzi affigurai
Il viso d’Assalon, che più bellezza
Ebbe nel mondo che altro giammai.
10Tra questi pien d’orgoglio e di fierezza
Seguendo cavalcava Capaneo,
Che ne’ suoi atti ancora Iddio sprezza.
Eteocle era quivi con Tideo,
Adrasto re pensante e doloroso
15Del perder che d’intorno a Tebe feo.
Ancora si mostrava il valoroso
Polinice; Broccardo il seguitava,
E ’l re Licurgo, e Giasone animoso.
Di retro al quale Pelleo cavalcava,
20Con quella lancia in man che prima morte,
Poi medicina a sua ferita dava.
Veniva appresso vigoroso e forte
Achille col figliuol, che sì spietata
Vendetta fe’, quando l’antiche porte
25Non serraron più Troia, che l’entrata
Avevan data al gran caval ripieno
Della nemica gente tutta armata.
Questo crudel senza mezzo seguieno
Diomede ed Ulisse, e ad aguati
30Andare ancor pensando mi pariéno.
Vigoroso di dietro a loro, armati
Patricolo veniva ed Antenóre,
Ciascun cogli occhi ver la Donna alzati.
Ercole v’era, il cui sommo valore
35Lungo saria a voler recitare,
Perch’ebbe già d’assai battaglie onore.
Anteo dopo lui vi vidi stare,
Ch’ancor parea che ’n atto si dolesse
Di ciò che già gli fe’ Ercol provare.
40Veniva poi Minos, come se stesse
Ancor davanti Atene tutto armato,
Nè d’Androgeo parea più gli calesse.
O quanto d’ira pareva infiammato,
D’ira e di mal talento Menelao,
45Seguendo Agamennon dal destro lato!
Il qual seguiva poi Protesilao,
Bello e grazïoso nello aspetto,
E dopo lui cavalcava Anfiarao;
Che i suoi lasciò ad oste nel cospetto
50Di Tebe, ruinando a’ dolorosi
C’hanno perduto il ben dell’intelletto.
Venivan dopo lui molti animosi,
Insieme con Teseo Demofoonte,
Di toccar quella Donna disïosi.
55I qua’ seguia con dolorosa fronte
Egeo, che per veder le vele nere
Si gittò in mar dall’alta torre sponte.
Turno pareva quivi che di vere
Lagrime avesse tutto molle il viso,
60Dogliendosi del troian forestiere.
Ed Eurialo ancora v’era, e Niso,
Mostrandosi piagati, come foro
Ciascun di lor, l’un per l’altro conquiso.
Non molto spazio poi dietro a costoro
65Latino sen veniva a piccol passo,
Pallante e Creso poi, e dopo loro
Giarba veniva nello aspetto lasso,
Andandosi di Dido ancor dolendo,
Perchè ad altro uom di lui fece trapasso,
70Helena dopo lui portava ardendo
Di foco un gran tizzone; e pur costei
Miravan molti sè stessi offendendo.
Oreste niquitoso dopo lei
Con un coltello in man sen giva fello,
75Nell’atto minacciando ancor colei
Del corpo a cui uscì: e poi dop’ello
Venia broccando la Pantasilea
Lieta nel viso grazïoso e bello.
O quanto ardita e fiera mi parea,
80Armata tutta con uno arco in mano,
Con più compagne ch’ella seco avea!
Non era lì alcun che del sovrano
E altiero portamento maraviglia
Non si facesse, tenendolo strano.
85Non molto dopo lei venia la figlia
Del re Latino lieta, e dopo Jole;
Poi Deianira con bassate ciglia,
Ancora quivi d’Ercole si duole.