Amorosa visione/Capitolo IX
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Capitolo VIII | Capitolo X | ► |
CAPITOLO IX.
Moveasi dopo queste quella Dido
Cartaginese, che credendo avere
In braccio Giulio, vi tenne Cupido:
Isconsolata giva, al mio parere,
5Chiamando in boci ancora: pio Enea,
Di me, ti prego, deggiati dolere:
Ancora, com’io vidi, in man tenea,
Tutta smarrita, quella spada aguta
Che ’l petto le passò, che mi facea,
10Essendole lontan, nella veduta
Ancor paura, non ch’a lei, ch’ardita
Fu dar di quella a sè mortal feruta.
Trista piangendo in abito smarrita,
E come can nella voce latrare,
15Ecuba vidi con poca di vita.
Con lei la mesta Polissena stare
Quivi parea, in aspetto ancor sì bella,
Che me ne fe’ in me maravigliare.
Hoëta poi seguitava dop’ella
20Piangendo a’ Greci aver piaciuto mai,
Quand’elli andar per le dorate vella.
Vedevasi colei che sentì guai
Ercole partorendo; e dopo lei
Isifile dolente affigurai.
25In abito crucciato con costei
Seguia Medea crudele e dispietata,
Con voce ancor parea dicere: omei,
Se io più savia alquanto fossi stata,
Nè sì avessi tosto preso amore,
30Forse ancor non sarei suta ingannata.
Eravi ancor Cammilla, che ’l dolore
Della morte sentì per Turno fiera,
Mostrando ne’ sembianti il suo vigore.
Non molto dopo lei ancora v’era,
35Col capo basso e umil nel sembiante,
Ilia vestale vestita di nera,
Portando in ciascun braccio un piccol fante,
Romolo e Remo amendue nomati,
Traendo lor quanto poteva avante.
40Ratto tra gli altri di sopra contati
Si facea Foroneo, che prima diede
Legge civile, acciò che ordinati
E’ suoi vivesser, siccome si crede:
E dopo lui venia Numa Pompilio,
45Che lieta ne fe’ Roma, com’ si vede.
Dop’esso cavalcava Tullio Ostilio,
E Anco Marzio, e il Prisco Tarquino,
E dopo lui seguia Tullio Servilio.
Ivi Tarquin Superbo, e Collatino
50Parian, e ’l re Porsenna, che andando
Ferocemente seguia lor cammino.
Seguivali Cornelio ancor mostrando
L’inarsicciata man, ch’uccise altrui,
Che ’l core non volea, nescio fallando.
55Il valoroso Bruto, per lo cui
Ardir fu Roma dal giogo reale
Diliberata, seguiva, e con lui
Orazio Cocle v’era, per lo quale,
Tagliato il ponte a lui dietro alle spalle,
60Libera Roma fu dal toscan male.
Dietro veniva quel Curzio, ch’a valle
Armato si gittò per la fessura,
In forse di sua vita o di suo calle,
Intendendo a voler render sicura
65Piuttosto Roma e’ suoi abitatori,
Che di sè stesso aver debita cura.
Seguía Fabrizio, che gli eccelsi onori
Più disiò che posseder ricchezza,
Avendo que’ per più cari e maggiori.
70Eravi quel Metel, ch’alla fierezza
Di Giulio, Tarpea tanto difese,
Mostrando non curar la sua grandezza.
Riguardando oltre mi si fe’ palese
Curïo, che diede per consiglio,
75Ch’al presto sempre l’indugiare offese.
Vedevavisi Mario, che lo impiglio
Con Lucio Silla fe’ nella cittate,
Mettendo a’ colpi il padre contro al figlio.
Juba, ed Amilcare e Mitridate,
80Manastabal e Codro v’era ancora,
E poi Giugurta voto di pietate.
Rigido nello aspetto vi dimora
Catilina, e pensando par che vada
Allo esilio, che ’n vista ancor gli accora.
85Evvi Clelïa appresso, che la strada
Fece a’ Roman, quand’ella si fuggío
Per lo Tevere in parte u’ non si guada,
Lo cui tornar Roma rinvigorio.