Amorosa visione/Capitolo II
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CAPITOLO II.
O somma e grazïosa intelligenza,
Che muovi il terzo cielo, o santa Dea,
Metti nel petto mio la tua potenza;
Non sofferir che fugga, o Citerea,
5A me l’ingegno all’opera presente,
Ma più sottile e più in me ne crea.
Venga il tuo valor nella mia mente,
Tal che ’l mio dir d’Orfeo risembri il suono,
Che ’l mosse a racquistar la sua parente.
10Infiamma me tanto più ch’io non sono,
Che ’l tuo ardor, di ch’io tutto m’invoglio,
Faccia piacere quel di ch’io ragiono.
Poi che condotto m’ha a questo soglio
Costei, che cara seguir mi si face,
15Menami tu colà ov’io ir voglio;
Acciocch’e’ passi miei, che van per pace,
Seguendo il raggio della tua stella,
Vengano a quello effetto che ti piace.
Ragionando con tacita favella
20Così m’andava nel nuovo sentiero,
Seguendo i passi della donna bella.
Ruppemi tal parlar nuovo pensiero,
Ch’un muro antico nella mente mise,
Apparitoci avanti tutto intero.
25Allor la bella donna un poco rise,
Me stupefatto e d’ammirazion pieno
Veggendo, e disse: forse tu divise
Del cammin nostro che qui venga meno?
O se più è, non vedi da qual loco
30Li passi nostri su salir porriéno;
Oltre convien che venghi ancora un poco;
Ed io mostrandol, vederai la via
Che ci merrà al grazïoso gioco.
Non fummo guari andati, che la pia
35Donna mi disse: vedi, qui la porta
Che la tu’ alma cotanto disia.
Nel suo parlar mi volsi, e poi che scorta
L’ebbi, la vidi piccioletta assai,
E stretta e alta, in niuna parte torta.
40A man sinistra allora mi voltai,
Volendo dir, chi ci potrà salire,
O passar dentro, che par che giammai
Gente non ci salisse? E nel mio dire
Vidi una porta grande aperta stare,
45E festa dentro mi vi parve udire.
E dissi allor: di qua fia meglio andare
Al mio parere, e credo troveremo
Quel che cerchiam, che già udir mel pare.
Non è così, rispose, ma anderemo
50Su per la scala che tu vedi stretta,
E ’n sulla sommità ci poseremo.
Tu guardi là, e forse ti diletta
Il cantar che tu odi, il qual piuttosto
Pianto si dovria dire in lingua retta.
55Il corto termine alla vita posto
Non è da consumare in quelle cose,
Che ’l bene eterno ci fanno nascosto.
Levarsi ad alto alle glorïose
Utilemente s’acquista virtute,
60Che lascia le memorie poi famose.
E stu non credi forse che a salute
Questa via stretta meni, alza la testa,
Ve’ che dicon le lettere scolpute.
Alzai allora il viso, e vidi: Questa
65Picciola porta mena a via di vita,
Posto che paia nel salir molesta:
Riposo eterno dà cotal salita:
Dunque salite su senza esser lenti,
L’animo vinca la carne impigrita.
70Io dissi: Donna, molto mi contenti
Col ver parlar che tua bocca produce,
E più m’accertan le cose parventi,
Guardando quelle: ma dimmi, che luce
È quella che io veggio là entr’ora,
75Perchè in questa così non riluce?
Voi che nel mondo state, vostra mora
Fate in un loco tenebroso e vano,
E però gli occhi alla dolce aurora
Alzare non potete, a mano a mano
80Che voi di quello uscite, a veder quanta
Sia la chiarezza del fattor sovrano:
Rompesi poi la nebbia che v’ammanta,
Quando ad entrar nel vero incominciate,
E conoscete poi la luce santa.
85Dirizza i piedi alle scale levate;
Su non sarai, che vie maggior chiarezza
Vedrai, ch’ella non è mille fïate;
Adunque che fia in capo dell’altezza?