Al parlamento austriaco e al popolo italiano/Parte prima/V

La politica provinciale del Tirolo. - Per l’autonomia del Trentino. - La triplice.

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La politica provinciale del Tirolo. - Per l’autonomia del Trentino. - La triplice.
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V.


LA POLITICA PROVINCIALE DEL TIROLO. - PER L’AUTONOMIA DEL TRENTINO. - LA TRIPLICE.


6 novembre 1913.1

Siamo qui chiamati a votare nuove imposte, con sacrificio notevole per il proletariato; nè, dopo quanto hanno detto altri del mio partito sul sistema tributario austriaco, ho bisogno di aggiungere parola.

Io mi limito ad esaminare la questione sotto un altro aspetto.

Come si spendono questi nuovi denari? Appena la parte minore va a beneficio di quelle categorie di impiegati e di servi dello Stato che ne hanno reale bisogno e ai quali perciò si fa aspettare vergognosamente l’aumento di salario già deliberato.

La parte maggiore va all’insaziabile militarismo e a sanare le spese delle gloriose imprese dell’Austria contro la Serbia e il Montenegro.

Buona parte dei nuovi cespiti sono destinati [p. 66 modifica]alle provincie, che alla pari del Governo centrale sono tutte malandate e mal amministrate.

Esse aspettano, per cavarsi dagli imbarazzi, l’aiuto del Governo, proprio come i figlioli discoli attendono che il papà venga a pagar loro i debiti, mentre essi hanno il fermo proposito di continuar a far peggio. Una delle più.... affamate di sussidi è la Provincia del Tirolo, e i suoi dirigenti attendono come una grazia dal cielo che i contributi governativi dipendenti dal piano finanziario arrivino prima delle prossime elezioni per fare buona figura.

Ma sia detto subito: se vi è una provincia indegna di avere aiuti dal Parlamento del popolo è quella del Tirolo; anzitutto perchè, malgrado la recente riforma elettorale, anzi in causa di essa, tutta la massa proletaria della provincia rimane in balia del clero, della nobiltà e della ricchezza.

Secondariamente perchè la sua amministrazione, affidata a mani non si sa se più inesperte o corrotte, è tutta inquinata di favoritismo e non tiene alcun conto degli interessi del popolo.

Noi socialisti gridiamo forte qui in Parlamento che i denari del popolo devono essere affidati per l’amministrazione al popolo, non ai vescovi e ai nobili.

Nella Dieta del Tirolo si è fatta recentemente sotto gli auspici dei deputati Schraffl e Gentili, in dolce accordo coi liberali tedeschi e italiani, una riforma del regolamento elettorale che è la peggiore di quante sieno state escogitate dal forcaiolismo austriaco. Essa dà al proletariato un mozzicone di voto, per la difesa dei propri [p. 67 modifica]interessi di classe, mentre sancisce l’infamia del voto duplice per la possidenza, conserva il diritto per 200 nobili di avere dieci deputati; lascia intatti i voti virili per un arcivescovo, due vescovi e una mezza dozzina di prelati e di abati. Essa raggiunge il colmo dell’immoralità politica stabilendo, collegio per collegio, differenti metodi e criteri sul limite del censo, sulla partecipazione delle donne, sull’ammissione della proporzionale, sui ballottaggi, ecc., con l’unico intento di assicurare, mediante queste varianti, i collegi ai partiti dominanti.

Ma indegnissima è l’amministrazione del Tirolo di avere aiuti dallo Stato, perchè tutte le poste di uscita sono animate da uno spirito vergognoso e antidemocratico.

Il colore politico e la tendenza a sperperi del bilancio provinciale sono caratterizzati dalla cifra che si trova in testa al bilancio e da una delle poste con cui si chiude. La prima suona corone 120 per l’ufficio divino all’apertura della Dieta; l’altra: corone 98 per l’ufficio funebre in suffragio di Andrea Hofer.

Le caratteristiche dell’Amministrazione provinciale tirolese sono date da un’odiosa tassa sul grano — unica in Austria — che da sola costituisce il quinto delle entrate, dalle gravi tasse sulla birra e sul vino, dalle eccessive spese d’amministrazione (circa il 10 per cento) dal sistema abitudinario degli enormi sorpassi, e dal cumulo dei sussidi e delle elemosine che elargisce per interessi privati o di partito.

Basta scorrere i protocolli delle sedute. Non [p. 68 modifica]si è fatto che votare sussidi: sussidi ai consorzi falliti, sussidi ai ricreatori cattolici, sussidi a giornali cattolici, sussidi a convitti cattolici, a società operaie cattoliche e perfino regali a banche cattoliche.

La Dieta del Tirolo non può esser qualificata che come una banda di dilapidatori, banda capitanata da vescovi e prelati devoti al «Dio Prendi». La parola d’ordine è: Piglia tu, che piglio anch’io. E tutti pigliano italiani e tedeschi, clericali e liberali.

Citiamo alcuni esempi fra i molti: Alla fallita latteria centrale di Innsbruck si sono assegnate 25 000 corone per risarcire quei soci, che pur non essendo poveri, così dice la relazione sulla rispettiva legge, meritano considerazione per le circostanze di famiglia o perchè entrarono a far parte della latteria solo per spirito di associazione.

Questa elargizione è tanto giustificata quanto lo sarebbe la richiesta di fondi dello Stato o delle Provincie per tutte le cooperative di consumo sfortunate.

La Dieta ha votato 400 corone per una rivista di filosofia cattolica, 500 per l’unione delle serve cattoliche, 100 per la commissione cattolica femminile ferroviaria, 500 per la società cattolica operaia d’Innsbruck, 200 all’ordine dei francescani di Bolzano per le loro scuole, 4000 per un convitto cattolico a Gries. Si sono votate 3000 corone per ricreatori e circoli giovanili che è come dire un sussidio alle organizzazioni cattoliche: 1000 corone per due confraternite. [p. 69 modifica]

Alle Cantine Riunite di Rovereto, un’istituzione di colore che ha quest’anno rovinato il mercato vinicolo trentino, furono date 10 000 corone.

E nella Commissione delle comunicazioni si sono votate corone 200 000 per la ferrovia della Mendola che fa costruita ormai da anni ed è quasi esclusiva proprietà della Banca Cattolica. Si noti che stando ai bilanci questa ferrovia è floridissima!

Come se poi non bastasse che la provincia sopporti un onere di 300 000 corone per spese militari, si sciupano decine di migliaia per il tiro a bersaglio e si dà una paga di oltre 6000 corone ad un commissario del tiro a segno!

Per documentare il sistema dei sorpassi basti dire che l’esecuzione delle strade votate anni or sono nell’importo di 8 milioni, ne venne a costare dodici! E nessuno si è neppure sognato di reclamare un’inchiesta per questo sorpasso! Per conoscerne le cause basti sapere che per certe strade si è adoperato in spese di dirigenza durante cinque o più anni, quasi quanto sarebbe bastato a costruire completamente la strada in un sol anno. Quest’è il raso della strada di Terragnolo. Questa strada fu preventivata 400 000 corone. Costò invece un milione e 420 000 e le spese di dirigenza ed amministrazione, ripartite su sei anni costarono oltre mezzo milione!

È sistema normale iniziare i lavori, poi sospenderli un anno o due finchè quel che fu costruito va tutto in malora, poi riprenderli e nel frattempo continuare a pagare le spese di dirigenza! [p. 70 modifica]

Lo stato in cui dalla provincia, la quale costruisce in regia propria, si sono abbandonati incompiuti i lavori stradali nei dintorni di Trento, in Val di Cembra, sulla strada di Lavarone, nel Val Regnana, ecc., dà l’idea di impresarii che sieno scappati.

Vi sono ponti costrutti per metà e pericolanti, gallerie che crollano, manufatti incompleti e destinati ad esser travolti. E sulla strada dopo un anno dall’abbandono dei lavori ci sono ancora abbandonati attrezzi, utensili, carri, rotaie, ecc.

Nell’atto in cui i partiti dominanti nella Dieta del Tirolo reclamano denari dal Parlamento, noi sentiamo il dovere di rinfacciar loro questo pessimo e vergognoso sistema amministrativo che è a tutto danno del proletariato e della piccola possidenza del contadino dai quali si spremono le maggiori imposte.

Ma quando si parla della Provincia del Tirolo e della sua amministrazione, non può non essere ricordato dal rappresentante di Trento, che i fondi sono sempre ingiustamente distribuiti fra parte italiana e parte tedesca e che a togliere la ingiustizia palese è assolutamente indispensabile arrivare al distacco della parte italiana della Provincia dalla parte tedesca e alla creazione di un Trentino autonomo.

Se le promesse del conte Slürgkh fossero cosa da prender sul serio, sarebbe da salutare con viva compiacenza la assicurazione da lui data al barone Malfatti e al dottor Gentili del suo interessamento per l’autonomia. [p. 71 modifica]

Mentre io sarò felicissimo se dovrò ricredermi sulle buone intenzioni del Ministro presidente, ci tengo a dichiarare che io nutro maggior fiducia in quello che potranno fare i rappresentanti diretti del popolo, allorchè ci sarà una buona riforma elettorale; e tale mia fiducia è avvalorata dal fatto che non fra la borghesia, ma tra le classi più umili, fra il proletariato, si sono trovati, anche questa volta, nella parte tedesca della Provincia gli unici sostenitori dell’autonomia del Trentino.

La questione dell’autonomia trentina sarà agitata fino a vittoria completa. Se col deplorato sistema delle elemosine elargite dalla Dieta, se con l’acquiescenza verso il Governo del partito clericale dominante, il movimento autonomistico ha avuto una sosta, essa è del tutto momentanea.

Il conflitto cova latente e divamperà quando meno lo si aspetta. I segni di stanchezza, di insofferenza, di malcontento si fanno sempre più manifesti nella città e nella campagna, perchè anche il contadino, non vuol più esser la bestia utile e rassegnata di un tempo.

Se il governo è saggio deve saper prevenire il movimento. Il Vorarlberg dà ora l’esempio della riscossa, chiedendo il completo distacco dal Tirolo. Il Trentino non può non imitarlo.

Solo in un’amministrazione autonoma il Trentino troverà modo di risorgere economicamente e di metter termine a ogni conflitto nazionale.

Ciò sarà al tempo stesso interesse del Trentino come del Tirolo, come di tutto lo Stato, il [p. 72 modifica]quale, se non vuol fare la fine della Turchia europea, dovrà adattarsi a metter come cardine e scopo della sua attività il benessere e la libertà dei popoli e la pace e la giustizia fra le nazioni.

La soluzione del facilissimo problema (essendo netta la divisione linguistica fra Trentino e Tirolo) dovrebbe costituire il principio per le analoghe riforme in altre provincie.

L’abbandono in cui è lasciato dal Governo il Trentino e la sua tristissima situazione economica e politica mi fanno pensare ai discorsi tenuti in questa Camera durante la prima lettura del provvisorio.

In quei giorni su tutti i banchi e su tutti i toni si è sentito deplorare i metodi reazionari del Governo, la crisi imperversante, la disoccupazione, l’autocratismo militare, il rincrudimento dei sequestri di giornali e via dicendo.

Come causa di queste piaghe, di questa situazione, veniva indicato l’imminente pericolo di guerra.

Orbene nel Trentino tutte queste piaghe sono permanenti da anni, senza che vi sia lo stato di guerra o il pericolo di imminenti conflitti.

Nel Trentino è normale che comandino più le autorità militari che le civili.

Nel Trentino la depressione economica è permanente, perchè lo stesso Governo ostacola le industrie, la disoccupazione è cronica e crea il bisogno di emigrazione per la quale non vi è nessuna protezione.

Nel Trentino le persecuzioni e i processi [p. 73 modifica]politici sono cosa normale. Si vedono dappertutto congiurati e spie, per quanto sia provato che in Austria le vere spie sono gli alti ufficiali dello stato maggiore e magari gli amici dell’Imperatore; e questi sì mettono in pericolo la sicurezza dello Stato; non già quei poveri turisti colti a passare vicino a qualche forte con un binoccolo o una macchina fotografica a tracolla. È un’infamia, che si continui, col pretesto dello spionaggio, la persecuzione degli operai regnicoli, dei pastori, ecc., dopo che nel Trentino fra gli uomini di fiducia dell’autorità militare si sono scoperti gli spioni e i truffatori. L’arresto dell’ingegnere Payer, addetto ai forti di Folgaria, ne è una prova.

Nella gran parte dei casi però, quando sono in ballo i suoi protettori, il Governo non vede nulla, non sa nulla, cerca di nasconder tutto e se la piglia coi regnicoli.

Presso il Tribunale di Trento pendono accuse gravissime contro una creatura del Governo, certo Abel, costruttore di caserme e di forti. Ora il processo verrà sospeso, essendosi proibito a tutti gli ufficiali che conoscono tutte le imbroglierie di quel signore, e i danni arrecati allo Stato, di deporre come testi.

Ho sentito dire in questa Camera come cosa straordinaria che si abbiano avuti in un sol giorno 23 sequestri in tutta l’Austria: ma il procuratore di Stato Tranquillini a Trento arriva lui solo a farne quattro in un giorno, in una piccola città. Ed anzi per esser qualche cosa più degli altri procuratori di Stato [p. 74 modifica]dell’Austria manda alla procura superiore di Innsbruck delle note contro i ricorsi degli interessati in cui riconosce che gli articoli da lui colpiti non sarebbero sequestrabili, ma sostiene di doverli colpire ugualmente in vista delle intenzioni delle persone che scrivono e del loro carattere politico e del carattere delle riviste e dei giornali in cui gli articoli compaiono.

Tutto quello che nelle varie Provincie dell’Austria può esser fenomeno straordinario, è nel Trentino sistema usuale!

Fra i molti atti di stupida rappresaglia del Governo va annoverata la mancata conferma del podestà di Trento, conte Massimiliano Manci.

A documentare inoltre l’incuria e l’insipienza del Governo in una questione che non riguarda solo il Trentino, ma tutti gli italiani dell’Austria, basta ricordare la eterna questione dell’Università e la evidente tendenza del Governo a trascurare il voto della commissione al bilancio per la Facoltà italiana a Trieste.

Tutta questa cattiva politica è pericolosa non solo per gli effetti che ha all’interno, ma anche nei suoi inevitabili rapporti con la politica estera, rispetto all’Italia.

Durante gli ultimi mesi il contegno prudente dell’Italia è stato di immenso giovamento all’Austria.

L’Italia, per generale attestazione, ha reso possibile all’Austria di uscire dai terribili impicci in cui s’era messa.

Ma noi italiani, che conosciamo l’anima italiana, possiamo ben dire che ciò è avvenuto [p. 75 modifica]perchè la voce del sentimento è stata soffocata dalla serenità e dalla forza del raziocinio.

L’Italia in poche parole ha giovato alla Monarchia non perchè il suo popolo abbia simpatie per l’Austria, ma perchè il suo Governo malgrado l’assoluta mancanza di simpatie popolari verso lo stato austriaco, ha voluto attenersi a criteri di prudenza, ed ha vagliato le grandi responsabilità dell’ora presente.

La Triplice, è noto a tutti, non è popolare in Italia.

Noi avvertiamo quindi il Governo austriaco a non voler abusare della situazione fortunata che le ha creato l’alleata.

Continuando in una politica stolta verso gli italiani della Monarchia, potrebbe darsi che in Italia alla politica prudente e calcolata dei dirigenti subentrasse quella sentimentale delle masse popolari, che per l’Austria hanno cordiale antipatia, troppi essendo ancora i ricordi di sangue e le testimonianze tristi della dominazione austriaca, che il popolo ha sotto gli occhi.

E l’Austria dovrebbe pensarci bene, prima di avventurarsi a nuovi conflitti, e perdere i vantaggi dell’alleanza.

Si affretti quindi a cambiar rotta il Governo. Ricordi che vi è un nesso fra il suo contegno verso gli italiani della Monarchia e la politica estera d’Italia. Cambi rotta. Dia al Trentino l’autonomia. Metta fine alla dittatura militare e ai sistemi reazionarii, dia la tanto attesa Facoltà italiana a Trieste.

Queste parole escono dalla bocca di uno che [p. 76 modifica]non è un conservatore, e non ha alcuna tenerezza per la conservazione e la perpetuazione dell’Austria; ma in realtà sono il miglior consiglio che oggi potrebbe dare al Governo un conservatore illuminato.

  1. Discorso tenuto al parlamento austriaco durante la discussione sulla Riforma tributaria.