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L'attivismo - 9. Liberare il diritto e i tribunali

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9. Liberare il diritto e i tribunali


Settembre 2008. Sono passati meno di tre mesi dalla pubblicazione del Guerrilla Open Access Manifesto. È venuto il momento, per Aaron, dopo aver illustrato le sue idee da un punto di vista teorico, di passare all’azione.

La prima battaglia – o guerriglia – concreta per liberare dei documenti dal sistema pubblico di archiviazione prende di mira un grigio, ma cruciale, sistema informatico pubblico nordamericano denominato PACER.

PACER è un sistema molto semplice e spartano, ma centrale, a livello d’importanza, per il sistema della giustizia americana: si tratta, infatti, di un database di documenti legali. Un archivio giuridico che contiene documenti pubblici, ossia già visibili dal pubblico, pagati con fondi pubblici e che, secondo Aaron, dovevano essere liberati.

Il progetto PACER – acronimo di Public Access to Court Electronic Records, ossia accesso pubblico ai documenti elettronici dei tribunali – nacque per permettere al pubblico – quindi: a ogni cittadino – di prelevare documenti custoditi, o generati, dai tribunali statunitensi a un costo di circa otto-dieci centesimi a pagina, con una cifra finale che di solito varia – e aumenta – sensibilmente nel caso il cittadino sia interessato a documenti molto lunghi.

Nella visione di Aaron, un database con simili contenuti deve essere a disposizione dei cittadini senza filtri, vincoli e costi.

Che cosa può essere più utile, scriveva spesso il giovane, dell’accesso ai documenti contenenti il diritto, per spiegare ai cittadini realmente come funzioni la società? E come si può pensare di migliorare il mondo – di aggiustarlo – se, prima, non lo si spiega con cura ai cittadini stessi, tramite i documenti di quel sistema che porta, o dovrebbe portare, giustizia tra loro?

Non è un caso, quindi, che Aaron avesse preso di mira PACER: lo vedeva come un database ideale per liberare quella conoscenza giuridica che avrebbe reso i cittadini consapevoli di tanti aspetti sino a quel momento tenuti loro nascosti. Il diritto era la società stessa. Conoscere il diritto generato ogni giorno dalle corti nordamericane era il punto di partenza imprescindibile anche solo per poter parlare di “possibilità di conoscenza” del mondo.

Dopo l’ingresso di Swartz nel database, e la conseguente chiusura della possibilità di accedere, erano stati prelevati tantissimi documenti. Swartz stesso dichiarò di aver recuperato e liberato quasi il venticinque per cento dei documenti presenti in PACER. Il New York Times scrisse il venti per cento, mentre stime più realistiche – dal momento che PACER conteneva, allora, più di 500 milioni di documenti – valutavano i 2,7 milioni di documenti che Swartz aveva scaricato come meno dell’un per cento dei contenuti del database. Cifre esatte a parte, [p. 100 modifica]quel che è certo è che fu un evento importantissimo, anzi, clamoroso, che finì su tutti i giornali, nei forum e negli ambienti tecnologici e politici.

L’attacco informatico portato contro il sistema PACER fu, in realtà, molto articolato, e con diverse prospettive interessanti. Merita, pertanto, di essere approfondito.

In primis, le motivazioni degli attaccanti. Vi erano alcune ragioni alla base, non solamente collegate all’idea, pur centrale, di liberare quei documenti, ma anche volte a dimostrare e denunciare una cattiva organizzazione e gestione di quel sistema, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della protezione della privacy dei soggetti che si ritrovavano coinvolti in vicende giudiziarie e i cui dati finivano inevitabilmente in quei documenti.

Questo aspetto di auditing di sicurezza (però, non richiesto…), che metteva sotto alla lente del microscopio il rispetto della privacy del sistema, era portato avanti soprattutto da Carl Malamud. Fu un’azione assai efficace: contribuì, ad esempio, a rendere pubblica la necessità di una protezione della privacy molto più rigorosa per i documenti legali e per i sistemi di e-filing – ossia l’immissione elettronica di atti giudiziari nel sistema – e costrinse giudici e funzionari a intervenire concretamente per rimediare a tali errori.

L’azione principale di attacco fu un’operazione essenzialmente di scraping, ossia di raccolta automatizzata e indiscriminata di dati e documenti da un sistema.

Lo stesso team iniziale, composto da Swartz, Malamud e Schultze, accennava informalmente a un vero e proprio “PACER scraping project”. La loro intenzione dichiarata era di trovare un modo per portare una forte pressione al sistema giudiziario nordamericano, affinché consentisse finalmente un libero e pubblico accesso all’intero database.

Schultze, in particolare, sin dal 2008 aveva messo il sistema PACER al centro del suo lavoro, dei suoi studi e dei suoi interessi: aveva scritto diversi articoli, in cui domandava che fosse abbattuto il paywall di quel sistema. Secondo lui, senza usare mezze parole, i tribunali stavano violando la legge, addebitando quasi dieci centesimi a pagina per documenti pubblici, anche se la tassa in questione era stata autorizzata, nel 2002, da un E-government act, che consentiva di caricare dei costi in capo ai cittadini, ma soltanto “per quanto fosse necessario per coprire i costi di fornitura del servizio”.

La normativa sull’e-government, sulla carta, era meritoria: voleva incoraggiare il sistema giudiziario a migrare da un sistema di archiviazione dove gli strumenti utilizzati erano finanziati dalle tasse degli utenti verso una struttura dove i documenti fossero disponibili gratuitamente a più cittadini possibile.

Nella realtà, denunciava Schultze, nel corso degli anni, la raccolta di fondi da parte di PACER con questo sistema aveva superato, e di molto, la necessità di semplice copertura dei costi del sistema stesso. Gli utenti avevano pagato quasi 120 milioni di dollari, ma gestire PACER per il sistema giudiziario aveva un costo, soltanto, di venti milioni. Questa differenza, sosteneva l’attivista, era [p. 101 modifica]chiaramente in contrasto con l’idea di addebitare ai cittadini unicamente i costi necessari per far funzionare il sistema.

Anche i venti milioni di costi, secondo molti esperti, erano eccessivi: una migliore organizzazione del sistema informatico avrebbe fatto risparmiare ulteriori fondi ai cittadini.

Nonostante ci fosse un velo di segreto sul suo funzionamento, l’impressione era che lavorasse in maniera davvero poco efficiente: si basava su server e dipendenti singoli in ogni distretto, e su connessioni di rete affittate da società private. Schultze era convinto che vi sarebbe stato un abbattimento dei costi semplicemente facendo migrare il sistema su una moderna piattaforma di cloud e su hosting provider che fossero, comunque, certificati dal punto di vista della sicurezza, come già avveniva per altri computer e servizi governativi.

Per di più, erano proprio il settore governativo ed esecutivo a versare a PACER milioni di dollari in diritti di copia: il solo Dipartimento di Giustizia spendeva quasi quattro milioni di dollari all’anno per accedere ai documenti dei tribunali. Ciò comportava che le somme pagate da tutte le agenzie governative e pubbliche per l’uso di PACER fossero più che sufficienti per coprire i costi di gestione dell’intero sistema. In altre parole: sarebbe stato già possibile, senza problemi di bilancio, eliminare ogni tassa di copia per gli utenti privati.

Il problema, nota Schultze, è che il sistema genera cento milioni di dollari di profitti all’anno. E questi profitti vengono usati anche per altri servizi dell’amministrazione della giustizia e per progetti non connessi a PACER.

L’attivista scrisse, anche, un Open Pacer Act, un progetto di legge molto semplice, ma significativo, che prevedeva solamente due articoli: uno contenente la revoca della possibilità di imporre tasse per i diritti di copia nei tribunali, e il secondo volto a stabilire l’obbligo che tutti i documenti pubblici – i public records – fossero liberi.

Nel momento in cui Swartz mette gli occhi su PACER, e inizia a pensare alla creazione di uno script che sia in grado di prelevare dal sistema più documenti possibile, approfittando del periodo di prova gratuito, abbraccia alla lettera le motivazioni, le idee e le indicazioni di Malamud e del gruppo degli scrapers: quei documenti devono essere gratis, perché sono prodotti del settore pubblico, non sono soggetti a copyright e quindi non devono essere fatti pagare.

Malamud, nel momento in cui l’amministrazione statale annuncia un periodo di prova gratuito sul sistema, lancia una call pubblica: una vera e propria chiamata alle armi per cercare dei “soldati” e per individuare qualche volontario che lo aiuti nell’estrarre da PACER più materiale possibile. Aaron si unisce al gruppo e, nel settembre del 2008, si reca in una biblioteca a Chicago e installa uno script in Perl che agisce scaricando un nuovo documento dall’archivio ogni tre secondi.

Prima che i responsabili del sistema individuassero questa anomalia e chiudessero il servizio, Aaron aveva già scaricato 19.856.160 pagine. Tutte queste [p. 102 modifica]pagine furono inviate “in dono” a Malamud e al suo servizio e sito di open government, Public.Resource.Org.

Questo è un passaggio importante nella vita di Aaron: è passato all’azione. Aveva sempre pensato, scritto e teorizzato come l’informazione dovesse essere libera, e in tanti suoi progetti aveva concretamente diffuso documenti e conoscenza. Ora, però, agiva da “liberatore” per tutti, su larga scala, prendendo di mira il sistema di gestione della giustizia federale e alcuni server d’importanza critica per lo Stato.

Anche se non furono ravvisati specifici reati, questa azione attirò l’attenzione dell’ FBI, e sono in molti a pensare che il successivo accanimento del governo statunitense e dei federali nel perseguire Aaron per altre attività sia direttamente legato a questo precedente.

Aaron, negli archivi delle forze dell’ordine, sarebbe apparso come un recidivo, un liberatore di dati seriale, un violatore di copyright e di sistemi pubblici; fu persino acquisito agli atti, e interpretato in maniera rigida, il Guerrilla Open Access Manifesto, insieme ad alcune sue interviste sul tema.

Il caso PACER, anche dopo la sua archiviazione, fu un momento importante per Aaron dal punto di vista giudiziario, e avrebbe avuto ripercussioni notevoli in seguito.