Agamennone (Alfieri)/Atto secondo/Scena I

../

../Scena II IncludiIntestazione 30 maggio 2012 100% Da definire

Atto secondo Atto secondo - Scena II
[p. 23 modifica]


SCENA PRIMA.


Clitennestra, Egisto.




Egisto

IO tel dicea pur dianzi: or vedi tempo
Non più di speme; tempo è che si tremi.
Fortuna, i Numi, ed i placati venti
Guidano in porto a piene vele Atride.
5Io che sgombrar potea d’Argo poc’anzi
Senza tuo rischio almen, senza che macchia
La tua fama n’avesse, or dal cospetto
Fuggir dovrò del Re: lasciarti in preda
A sua Regal despotica possanza;
10Ed irne, io non so dove, da Te lungi;

[p. 24 modifica]

E di dolor morir! _ Mira a qual passo
Tuo soverchio sperar ridotto or m’abbia.

Clitennestra.

Reo di qual colpa sei? Perchè fuggirti,
Tremar perchè? Rea mi son’io: ma in core
15Soltanto il son; nè sa il mio core d’Atride.

Egisto.

Verace amor come s’asconde? il nostro
Già pur troppo è palese. Or come speri,
Ch’abbia a ignorarlo il Re?

Clitennestra.

Chi fia che ardisca
Svelarlo al Re, pria di saper, se avranne
20D’infame avviso guiderdone, o pena?
Tu di Corte non sai gli empj maneggi.
Falsi delitti appor si soglion spesso;
Ma non sempre i veraci a Re si svela,
Qualor n’è offeso il suo superbo orgoglio._
25Io dal timor scevra non son; ma tutta
Perciò la speme dal mio cor sbandita
Non è: per or sol ti chiegg’io, nol niega,

[p. 25 modifica]

Deh! non mel niega, Egisto; un dì ti chieggio
Di un tempo, un dì: dubbio i’credea il periglio
30Finor: non ho i rimedj in me previsti.
Lascia, ch’io dall’evento abbia opportuno
Consiglio ai casi nostri. I moti, il volto
Esplorerò del Re. Forse che in Argo
Restar potresti ignoto.

Egisto.

In Argo ignoto
Io di Tieste Figlio?

Clitennestra.

35Un giorno almeno,
Il vo’ sperar; ed a me basta un giorno,
Perch’io scelga un partito. Abbiti intanto
Intera la mia fè: Sappi che pria
Ferma son di seguir d’Elena i passi,
Che mai lasciarti.

Egisto.

40E tu, sappi, che mille
Volte perir prima vogl’io, che il nome
Tuo deturpar così. Del mio non parlo,

[p. 26 modifica]

Che ingiusto Fato a eterna infamia il danna.
Deh potess’io sperar, ch’altro che vita
45Non perderei se in Argo io rimanessi!
Ma, di Tieste figlio, a insulti, e scherni
D’Atride in Corte esposto son. Che fora
Se di te poscia Ei mi sapesse amante?
É ver n’avrei la desiata morte;
50Quanto infame, chi ’l sa? Me fra gli strazj
Veder sariati forza, e in un dovresti
Da quell’orgoglio insultatore udirti
Acerbamente rampognar; quand’Egli
Più non facesse. _ Amor conoscer fammi
55Timor: per te pavento: ancor n’hai tempo:
Obliarmi tu dei: se oscuro io nacqui,
Lascia che oscuro io pera: al mio destino,
Qual ch’ei sia, m’abbandona: eterno esiglio
Mi prescrivo da te. L’antico affetto
60Rendi al Consorte tuo: di te più degno
Se l’amor non vuol, Fortuna, i Numi il vonno.

Clitennestra.

Brevi i momenti son: ragion, Fortuna,

[p. 27 modifica]

Nè il Ciel contro amor basta. O tu concedi
Questo giorno a’ miei preghi, o ch’io co’detti
65Ogni pietosa tua cura deludo.
Incontro a morte, anco ad infamia incontro
Io volontaria corro: al fero Atride
Corro a svelar l’impura fiamma io stessa;
E me perder con te. Divisa invano
70Speri mia sorte dalla sorte tua:
Se fuggi, io fuggo; se perisci, io pero.

Egisto.

Oh sfortunato Egisto!

Clitennestra.

Or via rispondi.
Puoi tu negar a tanto amore un giorno?

Egisto.

Chieder mel puoi? che far degg’io?

Clitennestra.

Giurarmi,
75Di non lasciar d’Argo le mura, innanzi
Che il Sol tramonti.

Egisto.

A ciò mi sforzi?... Il giuro.