Agamennone (Alfieri)/Atto secondo/Scena II
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SCENA SECONDA.
Elettra, Clitennestra, Egisto.
Elettra.
ECco sereno il dì; caduto ai venti
L’orgoglio, e questo già il mugghiar dell’onda.
Volta in certezza è nostra speme, in gioja
80Ogni timor: già di Midèa l’ambìto
Porto afferrando van le Greche navi,
E di lontan vedi lor cime al Cielo
Erger, qual densa mobile foresta.
O Madre, è salvo il tuo Consorte, il mio
85Genitor vive: odo, ch’Ei primo a terra
Balzò; che ratto già ver noi si move;
Già d’Argo quasi sulle porte Ei giunge:
O Madre, e tu quì stai?
Clitennestra.
Rimembra, Egisto,
Il giuramento.
Elettra.
Egisto esce fors’anco
90Ad incontrare il Re dei Re con noi?
Clitennestra.
Punger d’amari detti un’infelice,
Ella è pur lieve gloria, o Figlia....
Egisto.
Troppo
D’Egisto il nome a Elettra spiace: ancora
D’Egisto il cor noto non l’è.
Elettra.
Più noto,
95Che tu nol pensi: all’accecata Madre
Così tu ’l fossi!
Clitennestra.
Iniquo odio degli Avi
Te cieca fa: ch’Ei di Tieste è Figlio,
Null’altro sai. Deh! perchè udir non curi,
Quant’Egli è uman, discreto, umile, pio,
100Di miglior Padre, e miglior sorte degno?
Conscio di suo natal, pur or volea
D’Argo sgombrar; e alla superba vista
Del trionfante Agamennòn sottrarsi.
Elettra.
Or, che nol fece? a che riman?
Egisto.
Per poco
105Io mi rimango; acquetati: l’aspetto
D’Uom, che non t’è nimico, e tanto abborri,
Al nuovo Sol tolto ti fia per sempre
Dagli occhj: Elettra, io lo giurai poc’anzi
Alla Regina, e l’atterrò
Clitennestra.
Qual duro
110Cor tu rinserri! or vedi; al crudo fiele,
Onde aspergi tuoi detti, Ei nulla oppone,
Che umiltà, pazienza....
Elettra.
I rari pregj
Ad indagar io di Costui non venni.
A farti accorta del venir del Padre
115Quì ’l mio dover mi trasse: a dirti, come
D’ogni età, d’ogni sesso, e d’ogni grado,
Con lieti plausi, festeggiamenti, a gara
Escon gli Argìvi ad incontrarlo in folla.
Del sospirato Padre infra le braccia
120Anch’io già mi starei; ma, Figlia i passi
Può prevenir di Madre? usurpar primi
Dovuti a Sposa conjugali amplessi?
Or via; che tardi? andiamo. In noi delitto
Ogni indugiar si fa.
Clitennestra.
T’è noto appieno
125Del mio cor egro il doloroso stato;
E sì pur godi a replicati colpi
Di trafiggermi il core?
Elettra.
Il sanno i Numi,
Madre, s’io t’amo; e se di te pietade
Albergo in seno: amor, pietà mi stringe
130A quanto io fo: vuoi d’un’Egisto al fianco
Ti trovi il Re? Ciò, che celar tu speri,
Col più tardar palesi: andiam.
Egisto.
Ten prego,
Ten prego io pur; deh! vanne; a danno tuo
Non t’ostinar.
Clitennestra.
Non tremerei cotanto,
135Se a certa morte andassi. Oh fiera vista,
Oh terribil per me! Donde ritrarre
Tal coraggio poss’io, che a lui davante
Non m’abbandoni? Ei m’è Signor: tradito
Bench’io sol l’abbia del pensier, vederlo
140Pur con l’occhio di prima, io no, nol posso.
Fingere amor non so, nè voglio: oh giorno
Per me tremendo!
Elettra.
Oh per me fausto giorno!
Non lungi io son dal racquistar la Madre:
Rimorso senti? ormai più rea non sei.
Egisto.
145Rea fosti mai? Tu il tuo consorte estinto
Credesti, e di te donna, a me di Sposa
Dar disegnavi man. Chi appor ti puote
Tal pensiero a delitto? Ei, se nol dici,
Nol sa. Tu non se’rea, nè a lui davanti
150Tremar dei tu: vedrai, ch’Ei più non serba
Rimorso in sen della tua uccisa Figlia.
Di securtà prendi da lui esemplo.
Elettra.
O mortifera lingua, osi il nome
Contaminar d’Atride? Andiam, deh! Madre;
155Questi gli estremi fian consigli iniqui,
Ch’odi da lui, vieni.
Clitennestra.
Giurasti, Egisto;
Rimembrati, giurasti.
Egisto.
Un dì rimane.
Clitennestra.
Oh Cielo! un dì!
Elettra
Troppo ad un’empio è un giorno.