Documenti visconteo-sforzeschi per la storia di Milano

Emilio Motta

1893 Indice:Rivista italiana di numismatica 1893.djvu Rivista italiana di numismatica 1893 Documenti visconteo-sforzeschi per la storia di Milano Intestazione 30 novembre 2016 75% Numismatica/Milano

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1893
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DOCUMENTI


VISCONTEO-SFORZESCHI


per la storia della


ZECCA DI MILANO




Non è ne fu mai idea nostra di scrivere una storia documentata della zecca milanese ai tempi dei Visconti e degli Sforza, che la grandiosità del tema può distoglierne ben altri più provetti di noi nelle ricerche d’archivio. Nessuno pertanto s’aspetti un lavoro che pure v’assomigli. Ci persuademmo invece che era più facile e forse più utile cosa, dar alla luce in forma diremo di codice diplomatico, la serie dei numerosi documenti, annotati ne’ nostri archivj, dai quali risultasse tutta questa storia, lasciando ad altri la cura volontieri, di compiere il lavoro nostro certamente incompleto per la parte analitica, e di stendere poi quell’illustrazione sintetico-numismatica che a noi non è consentito di dare.

Non ultimata, ben s’intende, la ricerca di nuovi documenti, specialmente nel vastissimo Archivio di Stato, eravamo esitanti se dare alla stampa questo corpus; senonchè calcolato che quelli finora da noi raccolti presentano un abbondante materiale, interessante per non essere oltre taciuto, presentiamo coraggiosi la serie dei documenti e regesti monetarii [p. 192 modifica]per la splendida epoca Visconteo-Sforzesca. Abbastanza soddisfatti se i benevoli lettori della Rivista, a pubblicazione ultimata, avranno trovato qualche novità ed ajuto nella serie da noi esibita, e dedicata a quella Milano “la cui zecca è senza dubbio per la storia la più importante d’Italia „ com’ebbe a dire un valente metrologo1.

Disgraziatamente la prima parte, la Viscontea, riuscirà inferiore ad ogni aspettativa: non si va quasi indietro dal secolo XV e anche poco vi ha del primo quarto di questo secolo. Ma la colpa è degli archivi poverissimi in fatto di carte numismatiche di quell’epoca. A chi poi vorrà farci torto d’aver trascurata la citazione di taluni documenti d’indole piuttosto economica, riportati dall’Argelati e da’ suoi continuatori, risponderemo che la è una materia per gli economisti e per i finanzieri: d’accordo coll’amico dott. Ambrosoli che l’economia politica è disciplina affatto distinta dalla numismatica, pur mantenendo seco lei molteplici attinenze2.

Seguirà più copiosa, più importante e nuova, la seconda parte, la Sforzesca (1450-1535), semprechè ci venga continuata, e per diversi fascicoli, l’ospitalità nella Rivista.

Il materiale, ordinato cronologicamente (e non mancheranno opportuni indici, in fine), venne raccolto per la massima parte nell’Archivio di Stato milanese ed in quello Civico, dove come sempre ci furono cortesi di documenti e schiarimenti, gli egregi archivisti cav. Ghinzoni, Porro, dott. Cappelli e prof. Pagani. Ci servimmo altresì dei mss. numismatici del [p. 193 modifica]Bellati giacenti nella Braidense3, e di un prezioso codice ambrosiano segnalatoci dal dottor sac. Achille Ratti. Ma furono i numerosi Registri Panigarola dell’Archivio di Stato che ci facilitarono la ricerca, provvisti come sono di regesti abbastanza curati, stesi dall’or defunto archivista G. Martinazzi4. E qui giova addirittura avvertire che dove non è diversamente indicato, i documenti intendonsi appartenere a quell’Archivio.

Agli egregi Direttori di questo Periodico, signori fratelli Gnecchi, al dott. Ambrosoli ed agli altri colleghi di redazione, che ci furono larghi di consigli e di suggerimenti, il nostro doveroso ricordo qui.


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PARTE PRIMA



PERIODO VISCONTEO.




1 — 1312, aprile 3, Milano. — Esenzioni concesse ai monetarii di Milano da Matteo Visconti, vicario imperiale [Ambrosiana, Cod. E. S. VI. 13 fol. 146 t.]5.

Conferme per parte di Galeazzo, Azzone, Giovanni e Galeazzo Visconti in data: Milano, 17 settembre 1322 e 22 agosto 1329; 16 agosto 1334; Pavia, 19 gennaio 1369; Milano, 4 febbraio 1374 e Pavidi, 13 giugno 1379.

2. — 1312, aprile 3, Milano. — Autentica del privilegio di Enrico VII concesso agli operai e monetarii della città di Como (" operariis et monetariis frachandis et cudendis monetas in Itallia terre cumarum „). Rogito not. Ambrogio da Prato [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 90 t.].

3. — 1315, aprile 18 e maggio 29. — Editti pel buon andamento delle monete [Sitoni, in Argelati, De Monetis, II 20 e 24. — Giulini, Memorie, 2a ediz., vol. V, p. 64].

Cavati da un Registro Panigarola QQ. che già ai tempi del Picinelli e del Giulini più non si ritrovava:
Fiorino d’oro, lire 1, ss. 10.
Ambrosino d’oro, lire 1, ss. 10. [p. 195 modifica]
Genovino d'oro, lire 1, ss. 10.
Ducato d’oro, lire 1, ss. 10.
Fiorino, lire 1, ss. 9, den. 9.
Ambrosino, lire 1, ss. 9, den. 9.
Genovino, lire 1, ss. 9, den. 9.
Ducato, lire 1, ss. 9, den. 9.
Ambrosino novo grosso d’argento, lire 0, ss. 2.
» » grossi d’argento, lire 0, ss. 1, d. 9.

Turonesi grossi d’argento in peso di den. 2, lire 0, ss. 1, d. 2.
Imperiali piccioli di Milano, vecchi e novi, di Piacenza, Provenza e di Asti di buona liga vecchia, di giusto peso, come gli Ambrosini novi piccioli di Milano. Lire 0, ss. 1.

4. — 1328, ottobre 136, Milano. — Privilegio conceduto dal conte di Maresteten, vicario imperiale, in favore degli zecchieri di Milano [Statuti degli zecchieri milanesi, Milano, in fol. s. a. — Argelati, De Monetis Italiae, vol. II, p. 261. — Giulini, Memorie, 2* ediz., vol. VII, p. 205, 211]7.

Ivi è pure riprodotto il diploma di Enrico VII, re dei Romani, dell’11 ottobre 1311, circa il regolamento e i privilegi delle zecche d’Italia. Per il consorzio dei monetarii e zecchieri veggansi: Chaponnière, De l’institution des ouvriers monnayeurs du Saint Romain Empire et de leurs parlements [" Mémoires de la Soc. d’histoire de Genève», t. II, 1843], e Perrin, De l’association des monnayeurs du Saint Empire romain et des ateliers de Piémont qui en firent partie [«Miscellanea di Storia" italiana», vol. XIII, 1873]8.

5. — 1329, luglio 12, Pavia. — Privilegio dell’imperatore Luigi il Bavaro ai monetarii di Pavia [Ambrosiana, Codice E. S. VI, 13 fol. 146 t.].

[p. 196 modifica]6. — 1329-1389. — Monete di Azzone Visconti coniate in Milano, Como e Cremona [Serie in Gnecchi, Le Monete di Milano, p. 31-32].

7. — 1336, febbraio 19, Milano. — Lettere patenti di Azzone Visconti, concesse ad Alessandrolo Nicolino e Leone, fratelli de Monto di Como, monetarii in Italia, per esenzioni ed immunità nella città di Como, a seconda del privilegio imperiale, 1334, 29 maggio [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol. 9 t., 91].

Conferme viscontee in data 30 agosto 1341 e 1364.

8. — 1339-1349. — Monete di Luchino e Giovanni Visconti, signori di Milano [Serie in Gnecchi, op. cit., p. 33-35, e in " Riv. numism., I, 1893, p. 55. Cfr. anche Giulini, Memorie, 2* ediz. vol. V, 346, 389].

9. — 1349-1354. — Serie delle monete coniate dall’arcivescovo Giovanni Visconti, signore di Milano [Gnecchi, op. cit., p. 35-36].

10. — 1350 luglio 9, Milano. - Lettera del Vicario di Borgo S. Donnino a quella Comunità per la taglia impostale per la coniazione dei denari imperiali nella zecca di Milano [Zanetti, Monete d’Italia, t. V, Bologna 1789, p. 81].

„ Cum per Comune Mediolani ob necessitatem Monete minute que erat et est in Civitate Mediolani et aliis Civitatibus et terris dominio prefati Domini nostri subditis, disposuerit facere fieri, et fieri faciat Monetam Imperialium illius lige et bonitatis ut sunt Imperiales hactenus facti, et de ipsis sìnt facti circa Marchi sex mille per Magistrum Monete Mediolani: in quorum fabricatione in quolibet Marcho eorandem adest delucrum Imperialium XXIV, qui dicto Magistro per Commune nostrum et dieta alla Communia Civitatum et terrarum dominio prefati Domini nostri subditarum, prò quorum utilitate moneta predicta fabricata est et fabricatur dari debeat et restituì, et de dicto delucro Communi vestro Burgi Sancti Domnini secundum comparticionem per certos officiales prefati Domini et nostri Conimunis ad hoc deputatos talliati sint et impositi floreni tres et [p. 197 modifica]quartos tres auri» ordine ducale di sborsarli nelle mani di Armanino Armano e Gilbertolo della Porta, in Milano, entro 15 giorni dalla data della ricevuta della lettera.

11. — 1354, ottobre 20, Milano. — Maffiolo Regna, cittadino milanese, eletto a pesatore e controllore delle bilancie, pesi e campioni per la pesatura delle monete d’oro e d’argento, e per il taglio delle monete tosate e sospette nella città, suburbio e contado di Milano [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 145].

Del Regna il privilegio imperiale di monetano è in data: Milano 1355, 7 Gennaio.

12. — 1354. — " Sulla lira milanese dall’anno 1354 al T778, „ lavoro del conte Giovanni Mulazzani, inserito nel vol. II della " Statistica medica di Milano „ del dott. Giuseppe Ferrario, 1843.

Questa utile memoria venne, assieme all’altra del medesimo Autore «Sulla zecca di Milano dal secolo XIII fino ai nostri giorni», edita nella «Rivista Europea», gennaio 1844, ristampata dai ch. fratelli Gnecchi (Milano, Cogliati, 1889). — Vedi anche «Rivista It. di Num.», fasc. I, anno I, 1888, p. 70 seg.

13. — 1354-1385. " Monete di Galeazzo II e Bernabò Visconti [Serie in Gnecchi, op. cit., p. 87-44 ed in Riv. It. di Numis., I, 1893, p. 56-61].

Cfr. anche Giulini, Memorie, V, 598, 664.

14. — 1355, maggio 8, Pisa. -- Privilegio di re Carlo IV a favore di Pollano del Pozzo e di altri monetarii di Como [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 92].

15. — 1355, maggio 8, Pisa. — Privilegio di re Carlo IV concesso a Martino Stramazio, Pietro Bono ed altri, eletti a monetarii [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174].

16. — 1356, gennaio 8. — Privilegio monetario imperiale concesso da Carlo IV a Giovanolo e Oldrado figli di Filippo monetario, milanesi [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174 t.].

[p. 198 modifica]17. — 1357, marzo 8, Salzburg. — Privilegio di re Carlo IV concesso a Giacobino figlio di Ambrogio de’ Maggi, di battere moneta nel dominio dell’impero [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol. 174].

18. — 1360. — Ragguaglio tra la moneta dell’anno 1360 e quella dell’anno 1773 [Statuti di Milano volgarizzati con note, e spiegazioni. Milano, Galeazzi, 1773, a p. 16]9.

19. — 1363. — Editto di Carlo IV a favore del consorzio dei monetarii di Milano [Argelati, De monetis, II, 266].

20. — 1365, marzo 23, Praga. — Diploma di Carlo IV imperatore in favore di Paganino ed Ambrogio fratelli da Biassono, cittadini milanesi, creati monetari [Reg. Panigarola B, fol., 147 t. — Riv. Numismatica, „ 1888, fasc. I]10.

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«Karolus Quartus divina favente clementia romanorum Imperator semper augustus et Boemie Rex Paganino et Ambrosio fratribus de Blasono civibus mediolanensibus fìdelibus suis diilectis gratiam suam et omne bonum. Considerantes grata et accepta fìdelitatis obsequia que vos nostre Mayestati ac sacro romano Imperio a mulds retroactis temporibus impendistis hucusque et continuato fìdelitatis studio vi presentialiter impenditis et impendetis utilius in futurum, cupientesque vos ob inde de Imperiali muniiìcentia retributionis alicujus mercede consoUarì vos et quemlibet vestrorum, animo deliberato non inprovide sed ex certa nostra scientia, auctoritate cesarea facimus et ordinamus monetarios pubiicos et monetariorum aliorum consortio agregamus et juribus perfrui voiumus et gaudere dantes et concedentes, auctoritate nostra cesarea, vobis et heredibus vestris, qui probitate experientia et fidelitate genitorum imitatores extiterint et predicto monetariorum ot’titio utiiles preesse poterunt et prodesse plenam et liberam potestatem in quibuscumque locis, terris, civitatibus et dominijs jure et sacri imperij dictioni subiectis mallendi, stampendi seu cum malico monetariorum offitium libere exercendi et eftigiandi cujuscumque manerìey monetam dativam tamen legalem et bonam publicam et consuetam, et que legiptimo caractere et pondere non fraudetur. Nulli ergo hominum liceat hanc nostre paginam concessionis infringere vel ei ausu temerario contrahire, si quis autem hoc atemptare presumpserit nostre mayestatis otfensam se noverit incursurum presentium sub nostre imperialis mayestate sigillo testimonio literarum. Datum Prage anno domini millesimo tricentesimo sexagesimo quinto, Indictione tertia, die vigesima tertia mensis marzij, Regnorum nostrorum anno decimonono, Imperij vero decimo.

per dominum episcopum curiensem

Lud. de nortenberg.


R. petrus scolasticus lubricen.»


21. — 1370, febbraio 26, Praga. — Privilegio imperiale di monetario a favore di Paolino, Lazzaro e Lanfranco fratelli de Spotis di Seregno [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 143 t.].

Conferma del privilegio per parte del signore di Milano, in data: 25 gennaio 1371.

[p. 200 modifica]22. — 1374, febbraio 14, Milano. — Grida di Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, sul peso e sul valore dei fiorini d’oro, inviata al podestà di Reggio [Rossi U., Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio di Emilia in Riv. numism. ital. IV, 1892, p. 487].

«Quod constituatur unus officialis ad ponderandum florenos, qui non sit campsor nec mercator, qui omnes florenos quos expendi continget in civitatibus et terris predictis, iuste et dilligenter penset et sigillet ut pensantur et sigillantur in Mediolane, et hoc cum balanziis et campionibus justis et bonis ad rectum pensum Mediolani.»

I fiorini da spendersi:

«Primo. Floreni florentini, januenses, papinus, ducatus mediolanensis, papiensis bonus prò bono S. xxxij.

Item florenus florentinus de medio grano S. xxxj den. viiij.

Item florenus florentinus de uno grano S. xxxj den. vj.

Item florenus savonensis bonus S. xxxj den. vj.

Item florenus savonensis de medio grano S. xxxj den. iij» 11.

23. — 1377, febbraio 2, Pavia. — . Lettere patenti del Conte di Virtù concesse a Bonaccorso degli Schiaffinati, monetario, ed agli officiali della moneta della città di Pavia [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 81 t.].

Altre consimili in data: Pavia, 4 settembre 1378.

24. — 1380, giugno 12, Pavia. — Lettere del Conte di Virtù responsive ai monetarii di Milano ed ordini dati " super fussinis operariorum eorum „ [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174].

[p. 201 modifica]25. — 1380, agosto 29, Milano. — Cressino de Monte e altri soci eletti sollecitatori del consorzio dei monetarii della città di Milano, con le dovute esenzioni [Ambrosiana, Cod. E, S. VI, 13 fol., 145].

26. — 1382, marzo 31, Milano. — Lettere patenti del Conte di Virtù al Referendario di Milano perchè elegga in " stampatorem monetarum „ Francesco da Como, colle solite preminenze [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174].

27. — 1383, febbraio 10, Milano. — Accettazione nel consorzio degli operai e zecchieri di Milano, dietro presentazione del privilegio imperiale di re Corrado IV (10 giugno 1355) di Belino d’Albayrate e Giovanolo dicto Petino de Nigrelis, cittadini milanesi [Archivio notarile, notajo Marcolo Golasecca, rogiti nn. 277 e 279].

Documento assai lacero e d’impossibile trascrizione. I nomi dei varj monetarj non si lasciano copiare. Un Ven… de Laynate risulta «prepositus operariorum».

28. — 1383, aprile 8, Pavia. — Lettere patenti del Conte di Virtù concesse ai monetarii ed operai della zecca di Pavia [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 81 t.].

29. — 1383, ottobre 1, Milano. — Grida con cui Bernabò Visconti abbassa il corso dei grossi e sesini [Rossi Umberto, loc. cit, p. 489].

«Omnes illi grossi et sexini novi tam fabricati nomine prefati Mag.ci domini et condam bone memorie Mag.ci dom. dom. Galeazii, quam illustris principis domini comitis Virtutum filii sui clarissimi, ab hodierna die in antea non expendantur neque recipiantur nisi solummodo ad computum imper. decemocto pro quolibet grosso et imperialium quatuor pro quolibet sexino»12.

[p. 202 modifica]30 . — 1384, marzo 7, Pavia. — Decreto molto esteso in merito all’ufficio dei Tesorieri ed all’officio degli Esattori [Reg. Panig. A, 238].

31. — 1384, maggio 14, Pavia. — Correzioni fatte ai capitoli e patti delle Tesorerie delle città e territorio della Signoria milanese [Reg. Panig. A, 243 t.].

32. — 1385, giugno 13, Milano. – Giacomo de Chexio e Colombino da Osnago eletti alla verifica e approvazione delle monete " que de novo fabrichantur in civitate Mediolani „ [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 145].

33. — 1385, settembre 15, Pavia. — Sentenza emanata da Ambrogio da Cusano e Colombello de’ Medici nella questione vertente tra Ubertello da Belbello a nome degli operai e monetarii del sacro romano impero, e Tomaso da Bernaregqio e Giovanni da Civesio per l’altra parte ed a nome di alcuni che si pretendono monetarii. Rogito Marco de’ Giorgi, notaio pavese [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 81 t.].

34. — 1385, ottobre 16, Milano. — Istrumento di ammissione in operai della zecca di Milano di Giacomino e Ambrosolo de’ Filippi fratelli e figli di Leonello già operaio nella medesima [Rogito notaio Ambrosolo Gayroldo, in Argelati, op. cit.. III, 57]13.

L’istrumento notarile offre l’elenco di 28 operai e 16 monetarii, coi loro rispettivi preposti Ubertello da Belbello, di Pavia, e Maffiolo da Maritano, di Milano. Non è l’elenco completo degli zecchieri, ma però la “maior et sanior pars Operariorum et Monetariorum dictae Monetae Communis Mediolani laberantes in dicta Moneta„.

35. — 1385-1402. — Serie delle monete di Gio. Galeazzo Visconti, conte di Virtù, primo duca di Milano [p. 203 modifica][Gnecchi loc. cit., p. 44-48 ed in Riv. numismatica, I, 1893, p. 62-66].

Cfr. anche Giulini, Memorie, VI, 62.

36. — 1386, aprile 30, Milano. — Provvisione di non pretendersi alcun aumento pel miglioramento della moneta, pei debiti pagati in addietro, e da non farsi pagamento alcuno in imperiali effettivi per maggior somma di L. 10 quando il creditore ricusi [Arch. civico. Reg. Provvisioni, 1385-88, fol. 40. - Arch. di Stato. Reg. Panig. A, fol. iii. — Antiqua Ducum Mediolani Decreta, Milano, 1654, p. 100. - Bellati, Mss. a Brera. Raccolta di Editti, t. I].

«quod decetero solutiones quorumcumque debitorum hinc retro factorum fieri possint absque additione alicujus melioramenti monetae, hoc tamen addito, quod non possit aliqua solutio fieri in Imperialibus, invito creditore, ultra quantitatem libraruni decem Imper. et praemissa locum habeant in contractibus praeteritis, presentibus et futuris, et in questionibus pendentibus et futuris.»

37. — 1386, ottobre 19, Pavia. — Istromento di immunità ed esenzioni a favore di Girardino, monetario, per 10 anni. Notaio Gabriele da Perego, notaio e cancelliere del comune di Pavia [Ambrosiana, Codice E. S. VI, 13 fol., 77 t.].

38. — 1388, giugno 5, Milano. — Grida di G. Galeazzo Visconti per vietare la spedizione dei grossi e sesini di Bernabò Visconti [Rossi U., loc. cit., p. 490]14.

Non si possano spendere «aliquos grossos nec sexinos, videlicet grossos solitos expendi pro imperialibus xxiiij pro quolibet et sexinos consuetos expendi prò imper. sex de stampa qd. domini Bernabovis, videlicet de D. B formarum presentibus incluxarum15, nisi pro eo quod valebunt tamquam argentum ruptum, et pro argento rupto.... cum hoc sit quod intentionis et propositi prefacti domini est quod cursus ipsorum [p. 204 modifica]grossorum et sexinorum predicti stampi sit penitus extinctus ubillibet super territorio suo.»

39. — 1388, novembre 18, Milano. — Istrumento rogato dal notaio milanese Marcolo Golasecca per l’incanto della zecca viscontea in Verona [Arch. notarile. Milano, rogati Golasecca, n. 731].

“Andriolus de Toschanis de Tinctoribus fil. domini Guidonis Civitatis Mediolani, Porte horientalis parr. s. Babille intus, qui datium habet a camera seu a negotiorum gestoribus Illustri principis et Magnifici et excelsi d. d. Mediolani etc. Comitis Virtutum de fabrica seu incantu fabrice monete civitatis Verone scilicet de jure et possibilitate fabricandi et fabricari fatiendi monetam in ipsa civitate Verone pro annis duobus incepturis die primo mensis decembris prox. futuri prò pretio florenorum 4700 auri prò dictis duobus annis,» con permesso ed annuenza del padre suo d. Guidolo, accetta in socio «assumpsit et assumit in eius sotium dicti incantus ipsius fabrice diete Civitatis Verone et juris et possibilitatis fabricandi et fabricari fatiendi monetam in ipsa civitate Verone pro quarta parte ipsius incantus Magistrum Petrum de Bobis, fil q.d.m d. Bonaventure, civem Verone,» presente e stipulante, per fiorini 1500.
Con altro istromento, 24 novembre 1388 (n. 742, not. Golasecca) il medesimo Andriolo accettava «in sotios ipsius incantus diete fabrice suprascripte monete civitatis Verone pro portionibus infrascriptis singula singulis refferendo et cum et sub pacto infrascripto Brazium de Belferonis de Florentia (abitante in Milano, a S. Vittore al Teatro), domin. Jacopinum de Naxis de Papia (di Pavia, abitante in Milano, a S. Sebastiano in P. Ticinese) et Doninum de Verderio fil. q.d.m dom. Magistri Balzari», e suo figlio Ambrogio ambedue abitanti in P. Ticinese, parr. di S. Michele al Gallo. E cioè d. Brazio per 1|4 dell’incanto, Donino e Ambrogio per 1|8 e d. Jacopino per un’altro 1|816.

40. — 1391, gennaio 25. — Editto di Gio. Galeazzo Visconti col quale, dopo aver proibita l’esportazione dell’oro [p. 205 modifica]e dell’argento, accresce notevolmente il valore nominale delle monete [Argelati, De Monetis, III, 59. — Giulini, Memorie, 2* ediz., V, 755. ~ Bellati, Mss. citati, t. I. — Verri, Storia di Milano, ediz. de Magri, II, 235. — Biondelli, La zecca di Milano, 1869, p. 41, e Prefazione alle Monete di Milano dei Gnecchi, p. XLIV].

«Quod quelibet persona … teneatur et debeat recipere et per consequens expendere Grossum, qui nunc valet et expenditur Imperialibus viginti quatuor, pro Imperialibus triginta duobus: Pegionum, qui nunc valet Imperialia decem octo, pro Imperialibus viginti quatuor: Sexinum, qui valet Imperialia sex, pro Imperialibus octo: Quatrinum, qui valet Imperialia quatuor, pro Imperialibus sex.» Il primiero valore di dette monete doveva tuttavia essere mantenuto nei pagamenti delle pubbliche tasse, gabelle e simili17.

41. — 1391, gennaio 28, Milano. — Dichiarazione fatta per l’aumento delle monete [Reg. Panig. A, 168. — Bellati, Mss. citati, vol. I].

Nei commerci «solvatur de illa moneta que currebat tempore hujusmodi venditionis facte».

42. — 1391, febbraio 6, Milano. — Dichiarazione di alcuni dubbii sulle monete da usarsi nei pagamenti [Reg. Panig. A, 170 t. — Giulini, loc. cit. — Bellati, Mss. citati, vol. I].

«volumus quod solutiones predicte fiende..... fiant et fieri debeant ad monetàm bonam videlicet in grosis, pegionis, sexinis quatrinis secundum cursum veterem ad computum imperialium viginti quatuor prò groso, imper. decem octo prò pegiono, imper. sex prò sexino et imper. quatuor prò quatrino.» — « Vertitur etiam in dubium ad quem computum florenus auri recipi debeat per datiarios: ad computum pegionorum

, [p. 206 modifica]sedecim pro floreno currentium nunc pro imperial. vigint quatuor pro quolibet, grosorum duodecim currentium nunc pro imperialibus xxxij, sexinorum quatraginta octo currentium pro imper. octo et quatrinorum lxiiij currentium nunc pro imper. sex pro quolibet.

43. — 1391, maggio 18, Milano. — Decreto sopra le frodi della moneta [Trivulziana, Cod. 1428, fol. 38 t. — Antiqua Ducum Mediolani Decreta, Milano, 1654, p. 162].

« Cum ob aliquorum nostrorum officialium cupiditatem aut maliciam ut nobis experientia patefecit, quandoque contingat et contingere possit in expendendo et recipiendo pecunias nostras fraudes et falsitates comitti in scribendo plus vel minus citra vel ultra veritatem» deciso «quod illi tales officiales comburantur et omnia eorum bona publicentur, ad hoc ut eorum pena alijs transeat in exemplum et eadem pena puniantur omnes qui eos mandaverint vel cum eis participaverint in predictis.»

44. — 1391, ottobre 21. — Lettere ducali affinchè i dazieri di Como non esigano alcun dazio " pro argento quod defertur ad fabricam monete „ di Milano [Arch. civico di Como, Vetera Monumenta, vol. II].

45. — 1392, gennaio 30, Milano. — Lettera per la quale viene diminuito il grosso di nuovo stampo [Reg. Panig. A, 185. — Bellati, Mss. citati, vol. I].

«quod grosi stampi nostri novi decetero non currant nisi ad computum imperialium decem octo pro quolibet, aliis monetis nostris in suo solito cursu permanentibus. «

46. — 1392, febbraio 5. — Grida monetaria [Citata in Osio, Documenti diplomatici, vol. I, p. 305, nota 2].

47. — 1392, marzo 28, Milano. — Il Conte di Virtù conferma il corso dei sesini e vieta al tesoriere del Comune di Milano di ricevere i grossi vecchi al computo di 24 imperiali l’uno [Reg. Panig. A, 189. — Bellati, Mss. citati, 1. 1. — Osio, Documenti, I, 304].

«Nullo modo intendimus de dictis sexinis novitatem ullam facere, sed quod solito more currant....» e «quod decetero non [p. 207 modifica]recipiat aliquos grosos veteres ad computum imperialium viginti quatuor18, ut currebant hactenus, quia de ipsis nuilum ad predictum computum reciperet noster texaurarius, ut ordinari fecimus cum eo.»

48. — 1392, luglio 6, Milano. — Ordine dato da Giov. Galeazzo conte di Virtù pel riaprimento della zecca di Pavia. [Riportato in Brambilla, Monete di Pavia, p. 486-87. Cfr. anche p. 387].

49. — 1396, marzo 29, Losanna. — Convenzione tra il vescovo Guglielmo di Menthonay e mag.r Johanes de Quanturio, di Milano, per l’esercizio della zecca di Losanna, per un anno [Haller, Schweiz. Münz und Medaillen-Cabinet, Berna, 1781, vol. II, p. 355 e Supplemento in Revue suisse de Numismatique, 1892, p. 270 e seg.].


Nella Revue è dato il testo completo della convenzione monetaria. Lo zecchiere milanese, Giovanni da Cantù, doveva coniare scudi d’oro, grossi, mezzi grossi, denari e oboli19. Ricordato anche in «Miscellanea di storia italiana,» vol. XIII, p. 151.

[p. 208 modifica]50. — 1397. — Relazione dei Maestri delle entrate ducali, in data 27 aprile 1471. sul valore dei ducati dall’anno 1397 all’anno 1471 [Argelati, De Monetis, III, 35-36. — Muoni Damiano, La zecca di Milano nel secolo XV. Documenti e note. Asti, 1865, a p. 24-26, cui sfuggì la precedente edizione per parte dell’Argelati. — Biondelli, La zecca di Milano. Milano, 1869, p. 51].

51. - 1398, marzo 20. - Editto imperiale di re Venceslao a favore dei nobili Lucini di Como e de’ Capitani di Porta Romana, monetari, cui affida la soprastanza della zecca milanese [Argelati, De Monetis, II, 268. — Riv. numismatica, I, 1888, p. 74]20.

52. — 1398, novembre 22, Milano. — Ordine ducale perchè siano ritenuti esenti dalle imposte nella città di Como i fratelli Simone e Francesco degl’Interlenghi, comaschi, operai nella zecca di Milano: " operarii qui ad fabricam monete, quam in hac nostra civitate Mediolani certo preterito continuato tempore fecimus ac facimus presentialiter fabricari „. [Arch. Como. Lettere ducali, vol. II, fol. 181. — Riv. Numismatica, I, 1888, p. 74. — Periodico Comense, vol. VII, p. 266].

53. — 1399, agosto 11, Milano. — Ordine del duca di Milano di ritirare tutte le monete di bassa lega alla zecca di Verona [Verci, Storia della Marca Trivigiana, vol. XVIII, p. 8, Doc. n. MDCCCCLXX].

54. — 1399, settembre 1, Pisa. — Lettera del vescovo di Feltre e Belluno, Giovanni Capogalli al Consiglio di [p. 209 modifica]Belluno, nella quale promette di interporsi che non sia fatta novità sulle monete a loro pregiudizio [Verci, Loc. cit., p. 9, Dog. n. MDCCCCLXXI].

55. — 1399, settembre 12, Milano. — Il Visconti rinnova al podestà di Belluno di pubblicar di nuovo il suo decreto intorno alle monete vecchie e forastiere perchè siano portate tutte alla zecca di Verona [Verci loc. cit., p. 9, Documento n. MDCCCCLXXII].

56. — 1399, settembre 18, Milano. — Si dispone doversi accettare alle officine monetarie di Milano e Verona e dal tesoriere ducale di Pavia le monete vecchie nostrali e forestiere d’argento, e se ne stabilisce il correspettivo in moneta corrente secondo la diversa qualità di dette monete. [Brambilla, Monete di Pavia, 487].

Per le monete forensi: «Pro quolibet marcho argenti fini in peciis grana et bolzonalia libras xii et sold. xii ipsorum, et prò quolibet marcho argenti fini in monetis forensibus libra, xv sold. xvi ipsorum. Item et cuilibet persone que portabit argentum in monetis veteribus prefactì domini nostri ad dictas fabrìcas vel texaurario Papie dabitur pro avantagio dictarum monetarum videlicet prò quolibet floreno grossorum imper. Pro quolibet flor.eno pegionorum sold. quatuor et denaria sex. Pro quolibet floreno sexinorum et quatrinorum sold. quatuor.»

57. 1399, settembre 26, Milano. - Il duca di Milano, attese le circostanze dei Bellunesi, rivoca interamente gli ordini dati intorno alle monete vecchie e forastiere, che siano mandate a Verona [Verci, loc. cit, p. io, documento n. MDCCCCLXXCCIII].

58. — 1399, ottobre, 25, Verona. — Editto del duca di Milano con cui proibisce rigorosamente le monete false che si erano sparse in quantità in Verona, Vicenza, Feltre, Belluno e altre terre del ducato [Verci, loc. cit., p. 12, Doc. n. MDCCCCLXXV].

[p. 210 modifica]59. — 1399-1515. — " Nota del valimento del ducato d’oro in la Città et Contato de Pavia „ [Brambilla, Monete di Pavia, p. 484-486]21.

60. – 1400-1402. — Capitoli per la coniazione di monete nella zecca di Pavia [Argelati, De Monetis, vol. III, p. 59, 60].

Essendo l’opera dell’Argelati alle mani di qualunque studioso delle numismatica lombarda, si omette la trascrizione dei surriferiti Capitoli. Il Brambilla, Le Monete di Pavia, p. 389 seg., e Ducato Pavese o fiorino d’oro di F. Maria Visconti, p. 29-30, passa a dettagliata indicazione delle singole monete che si dovevano lavorare in quella zecca, dandone anche opportuni ed utili ragguagli. In nota riferisce brani dei vari paragrafi di quei capitoli. Cfr. anche Magenta, Il castello di Pavia, Milano 1883, vol. I, pag. 151, e Carli Gian Rinardo, Opere. Milano 1785, vol. V, p. 36.

61. — 1400, febbraio 21, Milano. — Decreto ducale per la diminuzione del valore delle monete di nuovo stampo, grossi, duodecini e sesini, diretto al Podestà di Cremona [Trivulziana, Cod. 1428, fol., 70 t. — Verci, Storia della Marca Trivigiana, volume XVIII, pag. 14, documento n. MDCCCCLXXVIII].

«Pristino tempore quo monetas ipsas nostras argenteas stampi novi tam hic, quam Verone fabricari instituimus, primaria omnium ratio nos promovit ut quanto pecuniarum affluentia copia largiori redondaret, tanto negotia hominum cujusvis gradus nobis subditorum in exercicijs Mercantiarum, trafficorum et ceterarum opperationum sicque et intratarum nostrarum proventus comodius ampliarentur, nee aliter quam premeditati fueramus eventum est cujus post modum rei causa per generale decretum, quod opportunas litteras nostras ediximus stabilitatem cursus earundem monetarum usque ad sex annos prox. venturos per universa dictionis nostre loca inmutabiliter duraturam. Exorta [p. 211 modifica]deinde post eum spatium falaci quorundam suspitìone propriis iniuriam inhiantium, et aliquali murmure sub seguito mutacionis dicti cursus monetarum ut omnem dubitacionem prorsus tolleramus sano et constanti proposito per efficacies alias litteras nostras idem nostrum decretum publicis reiteratis proclamationibus mandavimus roborari. Nunc autem quìa variorum casuum superventu comunis fere universorum ita seducta est oppinio de jamdictarum mutacione monetarum, ob indeque precia nedum rerum et mercanciarum, que extra nostrum territorium conducuntur, verum et aliarum etiam mercium et operagiorum nec non omnium victualium que fuerint et exercentur in eodem territorio nostro adeo incredibiliter exercuerunt quod ubique nostri territorij quasi ex toto cessant officia traffegaque et alia comercia jamdictorum subditorum nostrorum, in ipsorum grande et presertim dispendium pauperum personarum potissime dictorum victualium causa que ut solito ex quovis etiam precio non bene reperiuntur, et non videntes tandem hijs tantis et talibus subsequentis inconvenientibus alium remediandi modum ut res iste in suum solitum cursum reducantur quam per congruum dictarum nostrarum monetarum abatimentum licet inviti mutare preconceptum propositum nostrum chohibemur, Decernimus itaque presentium continentia quod a die lune que erit prima dies mensis Martij proxime venientis inclusive in antea, predicte monete nostre nove non curant nec cursum habeant nisi ad computa inferius limitata, videlicet grossi pro imperialibus decem et octo, duodesini pro imperialibus octo, et sexini prò imperialibus decem et octo. Mandantes proinde vobis quatenus dieta die, bora quartadecima, de hujusmodi reductione et abatimento earum nostrarum monetarum publicas fieri facere debeatis proclamaciones per illam nostram Civitatem in locis debitis et consuetis, sic quod ad comunem omniam noticiam valeat devenire. Dat. Mediolani die xxi februarij Mcccc.
«Jacobinus»22.

62. — 1400, marzo 5, Milano. — Comanda il duca G. G. Visconti ai Bellunesi che debbano osservare il suo editto a proposito delle, monete, perchè sulla voce sparsa che si [p. 212 modifica]doveva alterare il valore di esse era accresciuto di molto il prezzo alle cose ed alle mercanzie [Verci, loc. cit., p. 16, doc. n. MDCCCCDLXXIX].

63. — 1400, marzo 24, Milano. — Divieto ducale dell’esportazione dell’argento [Trivulziana, Cod. n. 1428, fol. 71 t.].

64. — 1402-1412. — Monete di Gio. Maria Visconti secondo duca di Milano [Gnecchi, Le Monete di Milano, p. 49-51, ed in Riv. numism., I, 1893, p. 66-68].

Cfr. anche Giulini, Memorie, VI, 153, 159.

65. — 1403, gennaio 4, Milano. — Ordine della duchessa di Milano al Vicario e XII di Provvisione ed al Giudice de’ Dazi, perchè venga posto in possesso dell’ufficio di custode della zecca Antonio da Casate [Arch. civico. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 90].

66. — 1403, febbraio 5, Milano. — Ordine della duchessa di Milano perchè venga posto in possesso dell’impiego di saggiatore delle monete della zecca di Milano Nicorolo da Montorfano, cittadino milanese [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 100].

67. — 1403, marzo 16, Milano. — Elezione di 6 persone per ogni porta all’oggetto di cercare le monete false e spezzarle [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 107].

68. — 1403, marzo 22, Milano. — Facoltà ducale ai XII di Provvisione di potere spendere sino alla somma di 80 fiorini in ogni mese per il salario dei 10 officiali eletti alla ricerca delle monete false [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 107 t.].

69. — 1403, agosto 18, Milano. — Elezione ducale di Giovanni Maraviglia in soprintendente alle monete della zecca milahese, a vece del quondam suo padre Monolo [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 134].

[p. 213 modifica]70. — 1408, marzo 9, Milano. — Taglia di imperiali soldi 2 per ogni fiorino [Reg. Panig. B, 69 t.].

71. — 1408, marzo 15, Milano. — Patti e capitoli per le monete nuove da fabbricarsi nella città di Milano [Archivio civico. Lettere ducali, IV, fol. 27]23.


«Pacta edita et compilata super incanta ordinato fabricationis monete infranscripte nostri Ill.mi domini ducis Mediolani etc. prout infra videlicet
«Primo quod conductor presentis incantus possit et debeat fabricare et fabricari facere octinos argenteos valituros et expendibiles imperiai, octp prò quolibet sub cimeis et stampis que ordinabuntur qui octini sint in liga ad denarios quatuor granos duodecim, hoc est tenentes onz. tres argenti fini prò quolibet marcha et in pondere super tallea centumquadraginta octo prò qualibet marcha habendo remedio in liga granum unum prò quarto unzie et in pondere denarios tres pro qualibet marcha.
«Item quod dicti octini fiant et fieri debeant cum bona diligentia equalis ponderis bene adrectati et in sua debita rotonditate, et dealbati suffitienter atque laudabili ter moneati, et sine ullo deffectu rupture, vel cixure habendo moderationem sive remedium in experientia et examine adrectature hoc modo videlicet quod de ipsis octinis in pondere duarum onziarum intrare possint de fortibus octini triginta quinque et de levioribus octini triginta novem, hoc tamen declarato, quod nullus octinus qui sit fortissimus aut levissimus non aprobetur nec acceptetur in ipsa delivratione et intelligatur ille denarius esse fortissimus qui positus in balancia cum campiono suo, non levetur a dicto campiono et sirailiter ille levissimus qui non [p. 214 modifica]levabit dictum campionum, levando semper balantiam moderate et convenienter.


«Item quod in delivrantijs et assazijs fiendis tam in pondere quam in liga serventur modo infrascripti videlicet quod primo fiat levata a panno de ipsis denarijs bene et suffitienter mixtinatis super ipso panno in quantitate debita et suffitienti prò ipsis delivrantijs et asazijs et defferantur super tabulla ordinata coram domino Judice et supertitibus ac guardia et ibi iterum promisceantur, diligenter post modum per propriam sortem sumantur, ex ipsis denarijs ad quanti tatem onziarum duarum que incidantur per assazatorem modo debito et ordinato, prò assazijs per ipsum fiendis. Iterum fiat levata de super tabulla ex dictis denarijs ad quantitatem marcharum trium absque aliqua ellectione ruptorum nec crodatorum sed prout ex sorte pervenerint ex quarum ponderatione et numero remedium suum ordina tum utsupra fiat delivrantia debita per rectum juditium, et ita si fuerint in dicto eorum remedio juxta pondus approbentur et deliberentur, si vero non essent intra dictum reme dium in pondere suo, tunc liceat Magistro sive conductori ellectionem facere et extrahere de levioribus, donec reducantur et pervenient intra remedium superius ordinatum, taliter quod approbari et deliberari possint. Ex denarijs vero incixis utsupra per dictum assazatorem sumantur quarti duo unius onzie ex quibus fiant duo assazia more debito videlicet quarti unius prò quolibet assazio que assazia fiant et affinentur cum plumbo bene sincero et aprobato, et si repenta fuerint recte et bene pervenisse antequam ponantur in billantia declaretur per dictum assazatorem et cum consensu conductoris sive magistri si fuerint assazia pulcra et suffitientia ac bene perventa et tunc ponantur in ballantia et super fortiori eorum terminetur et judice tur de bonitate eorum quantum in liga, et si reperti fuerunt dicti denarj intra remedium predictum in liga, tunc deliberentur et aprobentur, si vero reperirentur esse in scarsitate infra dictum remedium tunc fondantur et destruantur in presentia dictorum superstitum vel mayoris partis eorum. Casu vero quod ipsa duo assazia non recte pervenissent ita ut de ipsorum perfectione dubitaretur tunc ex predictis denarijs incisis fiant alla assazia donec habentur duo recte perventa et aprobata super quibus fiat examen et experientia ipsorum assaziorum servato ordine predicto. Et ita facto dicto assazio et aprobato includatur assazium predictum cum cesalijs suis et simul ligetur et sigilletur per dictum dominum judicem, ac [p. 215 modifica]consignetur guardie reponendum et conservandum more ordinato per dictam guardiani.
«Item quod rationes largitatum et scarsitatum secundum deHvrationes antedictas agantur et complientur fatiendo dictum conductorem sive magistrum debitorem de qualibet scarsitate et creditorem de qualibet largitate in ratione argenti fini quantum ad ligam, quantum vero ad pondus in ratione denariorum monetatorum, que ratio concludatur et solidetur finito tempore conductionis incantus.
«Item quod delivratis predictis peragendis servetur quod non fiat levata ulla de banchis monetariorum atque aliunde nisi de super panno predicto tantum.
«Item quod predictus conductor teneatur facefe bonas et integras solutiones pretij totius quantitatis argenti quod portabitur ad cecham fabrice monete prediate ad computum libr. duodecim, sold. quatuor imper. ex suprascripta moneta infra dies octo ex quo receperit ipsum argentum.
«Item teneatur et debeat idem conductor solutionem facere debito et ordinato modo ut infra videlicet prò qualibet marcha dictorum octiniorum monetatorum superstitibus ad computum imper. unius et guardie ad computum imper. unius, taliatori ferrorum ad computum imper. unius et medii, item assazatori ad computum sold. viginti prò qualibet delivrantia, item opperarijs ad computum imper. decemnovem prò qualibet marcha et monetarijs ad computum imper. duodecim prò qualibet marcha ipsorum octinorum.
«Item quod predicti conductor, superstites, guardia, taliator, opperarij, monetarij et servientes operi predicto iicentiam liberam habere possint et debeant ferendi arma quecumque tam de die quam de nocte, et tam cum lumine quam sine lumine per civìtatem Medioiani ejusque ducatum prout eis hactenus est servatum.
«Item quod dictus conductor habere, uti et gaudere possit et debeat domum consuetam fabrice antedicte gratis et libere quodque possit et valeat facere in ipsa domo quascumque expensas tam prò reparatione et conservatione diete domus utilles et necessarias quam prò fornacibus, furnelis, banchis et alijs utensilibus diete domui pertinentibus cum deliberatione tantum Magistrorum Intratarum prefati domini que expense sibi compensari aut restituì debeant per cameram prelibati domini nostri secundum approbationem fiendam per inzignerios ejusdem domini nostri.

[p. 216 modifica]

«Item quod idem conductor habere debeat salem sibi necessarium pro oppere fabricationis predicte a gabella salis Mediolani pro pretio sold. trigintaduorum pro quolibet sextario dicti salis.
«Item quod idem conductor teneatur et debeat in se recipere omnia utensilia et instrumenta apta et necessaria pro fabricatione suprascripta a Magistris diete fabrice precessoribus ipsius, justis et convenientibus pretijs in extimatione et arbitrio duorum amicorum communium confidentium utriusque partis, et solutiones debitas facere secundum tallem extimationem et compositionem ipsorum confidentium. Et simiiiter quilibet successor dicti conductoris teneatur et debeat simili conditione et pacto in se recipere omnia ea utensilia et instrumenta apta et necessaria prout supra secundum extimationem et compositionem confidentium ipsorum.
«Item quod idem conductor teneatur et debeat ydonee satisdare de solutione debita vel que debebitur occaxione presentis incantus ac de ipsis pactis observandis integraliter usque ad summam libr. decemmilium tertiollorum antequam in possessionem magisterij predicti introducatur».

72. — 1408, novembre 2, Milano. — Decreto ducale perchè sia pubblicato l’ordine che la moneta Catta di nuovo battere nella città di Pavia debba avere il suo solito corso in Milano [Reg. Panig. B, 56 t. — Arch. civ. Lettere ducali, 1408-1409, fol. 84. — Bellati, Mss. a Brera. Editti, tomo I. – Riv. ital. di Num., 1888, fasc. IV, p. 483].

«Sentientes in hac nostra civitate Mediolani magnum insurgere murmure occaxione mutationis monete que Papié facta fuisse videtur, volumus quod ad declarationem quorumcumque de hoc visitantium statim fatiatis publice proclamari nostre intentionis existere quod moneta hic solito more currat et quod nihil protinus inovetur».

73. — 1409, gennaio 18, Milano. — Corso del ducato e del fiorino d’oro a soldi 56 imperiali [Reg. Panig, B, 103 t. — Argelati, De Monetis, III, 65, con errori. — Bellati, Mss. citati, tomo I].

« volumus quod ducatus et florenis auri cursim sive pretium a modo habeat soldorum quinquaginta sex imperialium».

[p. 217 modifica]74. — 1409, febbraio 15, Milano. — Il duca ordina al Vicario e ai XII di Provvisione che i banchi de’ cambisti di monete situati vicino al Broletto sieno concentrati nel recinto di esso, ad eccezione di quelli di Paolino e Beltramolo da Osnago [Arch. civ. Lettere ducali, 1408-1409, fol. 116. — Osio, Documenti, I, 407].

Avvisati che «a decem annis preteritis citra multi effecti sunt bancherij ad cambiandum monetas et qui eorum tabula tenent et collocati sunt extra et circhum circha brolletum et bancha seu tabulla brolleti ad hunc effectum, et prò decere et ornamento Civitatis constructa et hedifBcata cedunt prò maiori parte vachua et remanent ex toto in deformitatem brolleti clausa, etiam in dampnum et prejuditium comunis nostri Mediolani quod de dictis tabulis utilitatem aliquam ex pensione (pigione) ipsorum percipere solebat attento etiam quod in aliqua parte ubi dicti bancherii sua tenent tabula multum impeditur per stantes extra ea prò fatiendo cambiari monetas transitus qui valde frequentatur, in maximum tedium transire debentium per inde n si decreta «ipsos bancherios reduci facere intra Broletum in ipsis tabulis vacuis» il che gioverà al pubblico e piacerà ai banchieri stessi «quia magis secura sunt sua in tabulis dicti Broleti quam in illis extra dìctum Broletum exìstentibus». Eccezione fatta per i banchi di Paolino e Beltramolo da Osnago «que quia vicina brolleto ibidem bene sedent»24.

75. — 1409, marzo 31, Milano. — Revoca della grida sul corso dell’oro del 18 gennaio 1409 [Reg. Panig. B, 108 t. — Bellati, Mss. citati t. I].

76. — 1409, agosto 31, Milano. — Decreto relativo a certe monete da coniarsi e perchè quelle in corso si [p. 218 modifica]spendano secondo la nuova tariffa [Reg. Panig. B, 114. — Giulini. Memorie, 2a ediz., vol. VII, p. 285. — Bellati, Mss. citati, t. I. — Gnecchi, Le Monete, p. lvii]25.

« Atendentes quod moneta qua usque in presentem diem fuit usitata, fuit et est causa inducendi penuriam statui nostro et merchatoribus nostris, volentes de salubri remedio providere, decrevimus quod decetero fabricentur bone monete, et quod omnes monete fabricate usque nunc expendantur secundum infrascriptum cursum:
Octini expendantur pro denarijs octo pro quolibet ipsorum.
Quatrini veteres pro imperialibus quinque pro uno.
Sexini veteres pro imperialibus septem.
Pichiones novissimi pro imperialibus decemocto.
Pichiones galeaz et } pro imperialibus viginti uno pro uno.
Pichiones crucis
Pichiones veteres pro imperialibus viginti duobus pro uno.
Sexini novi fabricati in Papia pro imperialibus quattuor.
Imperiales veteres pro imperiali uno.
Imperiales novi vocali bissoni pro tercijs duobus imperialis unius pro uno, hoc est quod tres valleant duos imperiales».

77. — 1409, settembre 7, Milano. — Decreto relativo al corso dei soldi imperiali [Reg. Panig. B, 114 t. — Bellati, loc. cit.].

« Mccccviiij die vij septembris, fiat crida parte domini hoc modo videlicet: Quia multe facte sunt querelle quod imperiales signati seu stampati G. Z. in volendo eos expendere per quam plures repudiati sunt, et propter hoc diligenti habita deliberatione per offitium provixionum comunis Mediolani, cum multis adiunctis in monetis expertis, in ipsa deliberatione repertum est quod nulla diferentia est inter eos imperiales, et quod tantum valent duo ex ipsis quantum tres ex bisolis. Idcircho per presentem cridam mandatur quod dicti imperiales stampiti utsupra expendi debeant et possunt pro bonis imperialibus et quod [p. 219 modifica]nemo, si ve bancherius si ve venditor vel revenditor alicujus mercemonij, debeat ipsos repudiare sub penna fior, decem et plus arbitrio inspecta quantitate imperialium qui repudiarentur et quilibetp possit accusare repundiantes dictos imperiales et dabitur ei piena fìdes cum sacramento et uno teste fìdedigno, et lucrabitur medietatem diete pene, reliqua vero medietas perveniat ad cameram prefati domini.
«Item quod nullus bancherius seu quevis alia persona audeat nec presuraat trabuchare aliquos bisolos aut imperiales aut imperiales aut aliquam aliam monetam argenteam sub penna ygnis.
«Item notificatur ad avisamentum omnium, quod intentionis fìrmissime prefati domini est, quod dieta moneta firma remaneat, et nullo modo de ea fìat aliqua mutatio sed stabillis et finna remaneat.
«Item quod nemo in venditionibus aliquarum rerum audeat nec presumat facere mercatum ad bisolos nec imperiales sed solum ad soldos et libras bone monete currentis. Et quod licitum sit cuilibet facere solutiones quaslibet de illa moneta vel imperialibus que sibi magis placuerit.
«Gridata ad scallas pallatij Mediolani per Antonium de Gallarate preconem Mediolani sono tube die sabbati septimo septembris bora xxj vel circa.»

78. — 1409, settembre 12, Milano. — Decreto sul ridurre le monete al solito corso [Reg. Panig. B, 115. — Bellati, loc. cit].

«quod imperiales stampiti ad bissolum qui secundum tenorem alterius cride facte die ultimo augusti proxime preteriti debebunt expendi ad computum trium prò duobus imperialibus expendantur et cursum habeant a modo juxta, solitum, videlicet prout currebant ante kallendis presentis mensis et eodem modo fiat et intelligatur de grosso, pegione, odino, sexino et omnibus alijs monetis que juxta solitum expendantur».

79. — 1409, settembre 26, Milano. — Decreto per la moneta [Argelati, De Monetis, III, 66 - Bellati, Mss. citati, 1. 1].

De quali moneta fieri debeat solutio pretiorum prò venditionibus. [I pagamenti si facciano «in illa Moneta, quae erat in uxu tempore contractus, & in illa quantitate seu numero, unde si [p. 220 modifica]actum fuit, quod solutio deberet fieri in argento ab eo tempore isti Sexini novi erant, seu fuerunt in uxu citra, quod dando Sexinos sexaginta quatuor prò quolibet Floreno, qui nunc expenduntur prò Quatrinis sexaginta quatuor, debitor sit, & esse intelligatur liberatus, & idem intelligatur de quolibet genere Monetae promissae tempore cofractus, singula singulis referendo. Si vero promissio solutionis fiendae non reperiatur fore facta cum expressione alicujus generis monetae, sed solum fit facta promissio in Florenis valentibus sol xxxii Imper. prò quolibet, vel in lib. Imper., etc. tunc et eo casu liceat & licitum sit debitoribus solvere debentibus dare, & solvere prò quolibet Floreno promisso sol. xxxij Imper. ex Imperialibus, qui appellantur Bissali, ad rationem duodecim Bissolorum prò quolibet soldo, & prò qualibet libra Imper. soldos viginti Bissolorum ad rationem xii Bissolorum prò quolibet soldo, ita & taliter quod prò talibus solutionibus factis, seu fiendis creditores ex causa talium venditionum factarum nihil amplius petere vel requirere, seu exigere possint»). — De quali Moneta fieri debeat restitutio Depositi. — Qualibet fieri debeat solutio mutuorum. — Quale fieri debeat restitutio Dotium, — Qualiter fieri debeant solutiones Datiorum.

80. — 1410, gennaio 6, Milano. — Decreto perchè i mercati ed i contratti si facciano in moneta e non in ducati, cioè in fiorini da soldi 32, od in lire da soldi 20, altrimenti non siano ritenuti validi [Reg. Panig. B, 123 t. — Bellati, Mss. citati].

81. — 1410, gennaio 9, Milano. — Decreto per il quale è ordinato che i pegioni e gli ottini si debbano spendere per un certo prezzo, e cioè il pegione non oltre 18 imperiali, e l’ottino non oltre 8 imperiali, essendo già ecceduti nello spendere a 19 e 9 imperiali [Reg. Panig. B, 125. — Bellati, Mss. citati].

82. – 1410, gennaio 12, Milano. — Decreto con cui è vietato di alterare, fondere, o tosare le monete, é disposizioni pei banchieri cambisti, nel Broletto di Milano [Reg. Panigarola B, 125 t. — Bellati, Mss. citati].

«Primo, quod non sit aliquis campsor, bancherius, merchator ncc aliqua allia persona cujusvis status, gradus, conditionis, [p. 221 modifica]dignitatis vel preheminentie et quovis nomine nuncupetur qui audeat nec presumat per se nec submissas personas dirrecte nec indirrecte, publice nec oculte in ejus domo habitationis nec alibi tondere nec tondi facere, nec etiam cernire nec cerniri Tacere nec cernam aliquam facere nec fieri facere de monetis prelibati domini nostri vel 111. dominorum predecessorum ejus nec aliqua earum videlicet fortem a non forte seu minis forte, nec etiam trabuchare nec trabucari facere nec fondere nec fondi facere nec fraudem comittere nec comiti facere sub penna in quolibet casium predictorum cuilibet contrafatienti ygnis et confischationis omnium bonorum §uorum aplicandorum camere domini domini prelibati et inrimisibilliter auferendi.
«Item quod non sit aliqua persona que audeat nec presumat per se nec submissas personas scienter et doloxe portare nec portari facere in civitatem Mediolani, suburbio nec corpora sanctorum aliquam monetam foresteriam consimilem vel conformem aut contrafatientem monetis predictis vel alieni earum, vel etiam fiendis in futurum de mandato seu impositione domini domini prelibati, nec eam tallem monetam foresteriam expendere nec traffegare nec expendi nec traffegari facere sub pena cuilibet in aliquo contrafatienti in statutis decretis et ordinibus predictis contenta.
«Item quod quilibet campsor, bancherius et mercator vel alia que vis persona qui vel que habeat vel teneat aut teneri fatiat in domo sue habitationis vel alibi aliquod fornelum a vento vel alterius maneriei aut aliqua vaxa, crosolos vel instrumenta apta ad fondendum monetam alicujus maneriei debeat infra tres dies prox. futuros ipsa consignasse et presentasse et consignari et presentari fecisse aut intimasse et notificasse domino vicario et XII provisionum comunis Mediolani sub penna ygnis et confischationis bonorum suorum … quod quidem capitulum non habeat locum contra fabros seu aurifices nec alios quorum interest tenere fornellos, vaxa et instrumenta prò artibus suis exercendis, atamen non audeant nec presumant sub pretextibus artium suarum in aliquo contrafacere contentis in presentibus capitulis sub penis predictis…
«Item quod omnes et singulis bancherij exercentes seu tenentes banchum prò cambiando seu traffegando monetas extra Brolletum comunis Mediolani existentes debeant se se reduxisse ad exercendum eorum bancha et traffegi exercitium intus Broletum predictum infraquinque dies prox. sub penna cuilibet inhobedienti vel negligenti floren. ducentum aplicand. camere prefati domini et inremissibiliter auferenda».

[p. 222 modifica]

Seguono altri paragrafi per le garanzie da prestarsi dai banchieri per la tenuta dei banchi e pel procedimento contro i contraffattori e fede da prestarsi agli accusatori26.

83. — 1410, gennaio 13, Milano. — Elezione ducale di Manfredolo de’ Parazzi, Pietrolo de’ Medici ed Ambrogio de’ Ghisolfi in officiali all’inquisizione delle monete false. [Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 9 t.].

84. — 1410, gennaio 18, Milano. — Il duca proibisce di esportare dal ducato monete ed argento [Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. ii t. — Osio, Documenti diplomatici, vol. I, 411].

85. — 1410, febbraio 25, Milano. — Ordine ducale ai maestri delle entrate e XII di provvisione perchè Marzolo da Vimercate sia posto in possesso dell’impiego di officiale e soprastante alla zecca delle monete, che si battono in Milano, in vece del revocato Simonino Litta [Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 17].

86. — 1410, luglio 6, Milano. — Decreto per la diminuzione del valore di corso dei pegioni [Reg. Panig. B, 140 t. – Bellati, Mss. citati].

« quod predicti pegioni sive grosi deinceps currant et expendantur ad computum imperialium viginta pro quolibet ipsorum».

87. — 1410, luglio 18, Milano. — Decreto perchè nessuno alteri le monete dei bissoli [Reg. Panig. B, 140 t. — Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 39 t. — Bellati, Mss.].

«Ad remedia recurrentes uti nostrum exigit interesse, quibus prò utilitate comunis boni et indempnitate fabrice monete istius [p. 223 modifica]nostre civitatis compescantur errores nonnuUorum discolorum virorum querentium proprium comodum in libiatione seu trabucatione monete bissolorum cum ipsius nostre fabrice reyque publice non pusilo sive modico detrimento, volumus quod non sit aliqua persona terrigena vel forensis cujusvis sit preheminentie, status, habitus et conditionis que audeat vel presumat publice nec oculte, dirrecte nec per indirrectum nec alio quesito colore trabucare ncque trabucari facere per se nec submissam personam seu interpositam aliquos bissolos sive moneta bissolorum sub penna denariorum sex pro quolibet denario bissolorum quem trabucaverit».

88. — 1410, dicembre 31, Milano. — Decreto che stabilisce il corso di certe monete, quali pegtoni, ottini e imperiali [Reg. Panig. B, 122. – Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. I. — Bellati, Mss. citati. — Gnecchi, Op. cit., p. lvii].

«Primo, quod pegioni fabricati anno Mccccviiij in cecha nostra Mediolani et alij similes antea fabricati in eadem cecha expendantur et cursum habeant ad computum imper. decemocto pro quolibet ipsorum ad bonam monetam, octini vero aliax fabricati in ipsa cecha expendantur et cursum habeant pro imper. octo pro eo singulo bonis, Imperiales vero de Galeaz expendantur et cursum habeant videlicet tres ex ipsis pro imperialibus duobus bonis, Imperiales ultimo autem fabricati in dieta cecha qui apelantur bissoli expendantur videlicet duo ex ipsis pro uno imperiali bono».

89. — 1412. — Serie delle monete di Estore e Giancarlo Visconti [Gnecchi, loc. cit., 51-57].

90. — 1412, ottobre 31, Milano. — Decreto relativo all’ufficio del peso delle monete d’oro [Reg. Panig. CC, 40 t. — Bellati, Mss. citati].

Ordine «omnibus et singulis bancherijs et quibuscumque alijs habentibus et utentibus balanzetas pro pensando monetas auri quod debeant et teneantur ire ad fatiendum justare et coequare» da Francescolo de Ghisolfi residente u ad banchum signatum B sub lobia de oxijs in broleto novo comunis Mediolani..... balanzetas suas et campionos suos et quod nemo ex predictis debeat tenere et uti dictis balanzetis et campionis nisi [p. 224 modifica]sint prius iustati et coequati per ipsum franciscum sub penna florenorum 10 pro quolibet et qualibet vice».

91. — 1412-1447. — Serie delle monete di Filippo Maria Visconti, terzo duca di Milano [Gnecchi, loc. cit., p. 57-64. — Cfr. anche Giulini, Memorie, VI, 412 seg.].

92. — 1413, febbraio 22, Milano. — Elezione ducale di Zannone da Fino, Girardino da Inzago, Rustico Piantanìda, Amizino Zuccani, Beltramino da Seregno e Antonio Magoni in officiali soprastanti alle monete false, per 2 mesi prossimi venturi [Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 162].

93. — 1413, febbraio 24, Milano. — Grida che vieta la spendizione delle monete false [Reg. Panig. CC, 51. — Bellati, Mss. citati, t. I].

94. — 1413, marzo 6, Milano. — Grida che vieta a qualsiasi banchiere di tenere, o numerare monete false [Registro Panig. CC, 52 t. — Bellati, Mss. citati].

95. — 1413, marzo 22, Milano. — Decreto relativo air Officio delle monete false [Reg. Panig. CC, 54. — Bellati, Mss. citati].

96. — 1413, aprile 12, Milano. — Decreto per il quale chiunque compera o vende argento, o perle, è tenuto entro 8 giorni di presentare i suoi marchi e pesi all’assaggiatore Beltramino da Lodi perchè siano segnati e uguagliati al marco del Comune, pena L. 25 per ogni contravvenzione [Reg. Panig. CC, 57. — Bellati, Mss. citati].

97 — 1413, maggio 2, Milano. — Conferma per altri 4 mesi nell’impiego di officiale soprastante alle monete false della città di Milano concessa a Rustico Piantamela ed a Girardo da Inzago [Arch. civico. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 170 t. e 171].

98. — 1418, agosto 11, Milano. — Decreto sul deprezzamento del corso del ducato d’oro, e perchè non lo si spenda [p. 225 modifica]né lo si riceva, che per soldi 49 moneta d’argento, pena fiorini 25 per ogni ducato [Reg. Pantg, B, 195 t. — Archivio civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 173, — Giulini, Memorie, VII, 287. — Bellati, Mss. citati, vol. I].

«Ducatum auri qui hactenus pluribus successivis annis cursum excessi vum habuit ultra comunem argenti predicti valentiam vallere solum et coequaliter soldis quadragintanovem in argento ilius monete que moderne in hac nostra civitate curit et expenditur et per respectum ad illam quam ordinavimus de proximo fabricari».

99. — 1413, agosto 21, Milano. — Grida sul corso dello scudo d’oro {Reg. Panig. B, 196. — Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 173 t. — Giulini, VII, 288. — Bellati, Mss. citati].

«Facto asazio juxta morem monetarum auri et ad campionum ordinatum, repertum fuit ipsum schutum valere soldis tribus cum dimitio plus quam valeat dictus duchatus et non pluribus». Perciò lo si spenda o riceva «pro soldis quinquaginta duobus cum dimedio imper. monete nostre argenti», pena 25 fiorini per ogni scudo.

100. — 1413, agosto 23, Milano. — Conferma per parte del duca di Milano di Rustico Piantamela, eletto dal Vicario e XII di provvisione, in officiale e soprastante alle monete false della città di Milano insino alle calende del pross. venturo gennaio col mensuale assegno di 4 fiorini [Arch. civ. Lettere ducali, 1410-1413, fol. 180 t.].

101. — 1414, marzo 16, Milano. — Decreto per il quale i banchieri devono tenere il loro esercizio di cambio delle monete nel locale del Broletto, e prestare cauzione [Reg. Panig. CC, 93 t. — Bellati, Mss. citati].

1. a quod omnes et singuli Bancherij exercentes seu tenentes banchum prò cambiando seu trafegando monetas existentes extra broletum comunis debeant se se reduxisse ad exercendum banchi et trafegi ipsius exercitium intus brolietum predictum infra quinque dies prox. futuros», sotto la penale di 20 fiorini.

[p. 226 modifica]

2. «quod omnes et singuli volentes et intendentes tenere vel teneri facere banchum campsorie cum tapedo teneantur et debeant infra quinque dies prox. fut. satisdare ydonee et secundum formam ordinum prefati domini nostri super hoc spetialiter editorum de libr. decemmillibus de bona ratione redenda», sotto la penale di L. 300.
3. Detti banchieri «teneantur et debeant ydonee satisdare de florenis mille de non cernendo nec tondendo nec cerni nec tondi fatiendo de monetis» dei duchi di Milano, pena L. 300.

102. — 1415, giugno 16, Milano. — Diminuzione del valore di certe monete forestiere [Reg. Panig. B, 235. — Bellati, Mss. citati. — Osio, Documenti, II, 52].

«Octinos Sabaudie et principis27 et de Ast nisi pro imperialibus septem pro quolibet octino, et pectonos de Cumis nisi pro imperialìbus viginti pro quolibet pectono, et duodecinos Montisferrati nisi pro imperialibus novem pro quolibet duodecino», pena 10 fiorini ad ogni contrafaciente e per ogni volta.

103 — 1415, settembre 2, Milano. — Grida relativa alla riduzione delle monete d’oro [Reg. Panig. CC, 144. — Bellati, Mss. citati].

«Quod in kalendis mensis septembris presentis et per totum ipsum mensem quilibet floreni boni auri, et justi ponderis, in quorum numero inteligantur ducati veneti sint valloris soldorum quinquaginta duorum imper. et pro dictis sold. lij expendantur et recipiantur et in kalendis mensis octobris prox. futur. et per totum ipsum mensem sint valloris sold. lj et in kalendis [p. 227 modifica]novembris prox. fut. et per totum ipsum mensem sint valloris sold. 1 et in kalendis mensis decembris prox. fut. et per totum ipsum mensem sint valloris sold. xlviiij et in kalendis mensis Januarij anni prox. futur. Mccccxyj et in antea sint valloris sold. xlviij et similtter corona bonis auri et justi ponderis juxta ejus pondus consuetum et per respectum ad florenum in dictis kalendis septem sit valloris sold. Ivj imper et sic similiter successive corona boni auri et justi ponderis in singulis kalendis predictorum mensium defalcetur de dicto pretio et cursu soldo uno et non expendatur nec recipiatur mayori pretio Qui floreni et corona si in pondere deficerint dimidio unius grani sint minoris valloris imperiai, quinque, si uno grano cum dimidio, imper. sedicim, si granis duobus, iraper. xxiiij, si a duobus granis supra pro non expendibilibus reputentur et incidantur, restituend. tamen eis quorum fuerunt absque ulla dat. pecunie. Salvo tamen semper et resservato quod si aliquis cassus aut aliquod mercatum ocurreret aut fieret ex quo necesse foret fieri aliquam solutionem ad ducatos, videlicet ad ducatos stampi veneziani quod tunc et eo casu floreni fabricati tempore recolende memorie 111. quondam dominorum dom. Johannis galeaz primi ducis et Johanis Marie eius nati secundi ducis et presentis ducis Mediolani etc. et qui fabrìcabuntur pro ducatis habeantur et omnes floreni per lUustres recolende memorie dominos preclare quondam dominos Vicecomites fabricati pro ducatis expendantur sic et taliter quod inteligatur omnis solutio que fieri deberet aut debuisset ad ducatum stampi venetiarum fiat et fieri possit et debeat ad florenos stampi illustr. dom. dom. Vicecomitum et esse eodem modo facta quem admodum si facta fuisset ad ducatum stampi venetiarum, atento maxime quod floreni fabricati tempore prefatorum dominorum Vicecomitum sunt ejusdem bonitatis vel meliores sicut sunt ducati veneti».

104. — 1415, ottobre 6, Milano. — Deprezzamento delle monete d’oro, cioè del fiorino d’oro per soldi 50 imperiali e della corona per soldi 54 imper. [Reg. Panig. B, 237 t. — Bellani, Mss.].

«dicta moneta aurea currat et cursum habeat videlicet quilibet florenis auri cujusvis stampi existat, boni et justi ponderis, soldos quinquaginta auri imper., et pro qualibet corona bona et justi ponderis soldos quinquaginta quatuor imperialium». [p. 228 modifica]105. — 1416, Ottobre 8, Milano. — Aggio permesso nel cambio della moneta d’oro in argentea, cioè di soldi 6 imperiali per ogni pezzo d’oro [Reg. Panig. B, 238. — Bellati, Mss. citati. — Osio, Documenti, II, 56].
«Omnes bancherii et cambiare volentes aurum in monetam argenteam teneantur et debeant recipere Jlorenum bonum et justi ponderis pro soldis 50 imperialium et coronam auream bonam justi ponderis pro soldis 54 imper. et quod non accipiant nec accipere presumant pro cambio, sive avantagio, nisi solum imperiales 6 pro qualibet petia auri et non plus» sotto pena di 10 fiorini per ogni contravvenzione.

106. — 1417, aprile 21, Milano. — Grida perchè i ^ro55/ di Genova non si debbano spendere e ricevere che per 21 imperiali [Reg. Panig., CC, 203. — Bellati, Mss. citati].

«Grossum Januensem qui expenditur presentialiter in civitate Mediolani pro imperialibus xxiiij nisi pro imper. vigintiuno, secundum quod currit et expenditur pegionus prefati domini» pena fiorini 10 per ogni contra veniente.

107. — 1418, agosto 30, Milano. — Grida ducale limitante il valore delle monete del duca di Savoja e del principe d’Acaja [Arch. di Como. Lettere ducali, vol. I, fol. 115. — Rivista Numismatica, 1888, fasc. IV, p. 483Periodico della Soc. storica Comense, vol. VII, p. 248].

«Cum facto diligenti assazio de tnediis grossis Ulustrium dominorum ducis Sabaudie et Principis Achaye, non reperiantur vallere nisi imperialium novem pro quolibet respectu cursus monete Mediolani» grida perchè non siano accettati né spesi «nisi ad computum dictorum imperialium novem pro quolibet diete monete Mediolani», pena 10 fiorini per ogni contravvenzione.

108. — 1419, dicembre 19, Milano. — Grida in rapporto alle lettere ducali del 30 novembre al Vicario e XII di provvisione di Milano per la carica e nomina del pesatore delle monete in Broletto, nella persona di Giovanni da Possano, [p. 229 modifica]cittadino milanese [Reg. Panig. CC, fol. 65 bis, — Bellati Mss. citati].

«Volentes imitari quantum possumus et scimus ordines servatos longis temporibus retroactis, maxime tempore nunquam delende memorie quondam ili. principis et ex.mì domini d. et olim primi ducis Mediolani genitoris nostris honorandissimi precipue circa aurum quod expenditur in terretorio nostro, minoris ponderis et mayori pretio....» a danno dei sudditi, vogliano per evitar scandali che sia eletto «unum in talibus expertum qui apeletur ponderator» cui destinato un banco in Broletto nuovo tt qui dictus eligendus utsupra ponderare possit» ogni sorta di monete «que ei portabuntur» a pesare «et quod quascumque petias auri inveniet calare a justo pondere a granis duobus supra ipsas omnes petias auri incidere teneatur et debeat quia tales petie auri calantes a granis duobus supra reputantur prò inexpendibilibus et quod similiter incidere debeat et teneatur quascumque petias auri invenerit falzas, et prò qualibet petia auri quas invenerit calare a grano uno usque in granos duos perdantur imper. xxiiij valloris ipsius, si esset justa in pondere, et prò qualibet petia auri quam invenerit calare granum unum perdantur imper. novem, et prò qualibet petia auri que calaverit granum medium perdantur imper. quinque, et quod nullus possit facere solutiones aliquas in auro a decem petijs auri supra nisi dictum aurum ponderatum sit, ut prefertur, per suprascriptum eligendum qui eligendus petias ipsas auri que sibi defferentur et ad eius manus pervenerint prò talibus solutionibus fiendis, ponderare teneatur et debeat justo pondere et illas que fuerint justi ponderis reponere et sigilare cera alba in uno marsupio [sigillato] sigilo per vos ordinando et illas que fuerint minoris ponderis grani medij prò qualibet petia in uno alio marsupio sigilato dicto sigillo cera rubea, et illas que fuerint minoris ponderis grani unius prò qualibet petia in uno alio marsupio sigilato dicto sigilo cera viridi; a grano vero uno supra usque ad duos vero sigillentur sed tantum ponderentur utsupra, prò quibus petijs per dictum elligendum ponderandis et sigilandis ut pretangitur, idem elligendus percipere possit et habere prò ejus mercede marsupijs et cera imperiales decem octo prò quolibet centehario ipsarum petiarum auri per eum taliter ponderatarum et sigilatarum utsupra et ab inde supra et infra prò rata salvo quod a decem petiis infra, nulam solutionem consequi debeat et ulterius eidem tassetur salarium prò dicto offitio exercendo prout vobis videbitur forc [p. 230 modifica]justum et convenientem solvendum per dictum nostrum comune et de denarijs ipsi nostro comuni pertinentibus».
Eletto a pesatore Joh. de Fossano, cittadino milanese e commessogli in Broletto il banco segnato A «quod est primum et propinquus loco ubi fiunt incantus datiorum comunis Mediolani».

109. — 1419, dicembre 19, Milano. — Grida relativa al corso delle corone e dei fiorini [Reg, Panig. CC, 66 bis].

Grida «quod quelibet corona boni auri et justi ponderis cursum habeat soldorum liiij imper. pro qualibet et quilibet ducatus et florenus boni auri et justi ponderis cursum habeat soldorum quinquaginta imper. pro quolibet» sotto pena di 20 imperiali per ogni corona, ducato e fiorino.

110. — 1420, gennaio 10, Milano. — Grida relativa all’officio del pesatore delle monete d’oro [Reg. Panig. CC, 75 bis. — Bellati, Mss. citati].

111. — 1420, maggio 29, Milano. — Grida che regola il corso di certe monete d’oro [Reg. Panig. CC, 91 t. bis. — Bellati, Mss. citati]28.

«Florenus aureus de reyno pro soldis xxxviij imper., Florenus rigine sive madame pro soldis xxxv imper., florenus moltoni pro soldis xxxi imper.».

112. — 1420, agosto I, Milano. — Grida pel corso delle monete nel ducato di Milano [Trivulziana, Codice n. 1268. — Arch. civ. di Como. Lettere ducali, vol. II, fol. 63 t. — Gazzetta Num. di Como, n. I, anno VI, 1886. — Periodico della Soc. storica Comense, vol. VIII, p. 30].

«Corona auri expenditur in Mediolano ad computum solidorum liiij imperialium.
Ducatus et floreni auri expenduntur ut supra ad computum solid. 1. imperialium pro quolibet.

[p. 231 modifica]

Florenus de Reyno expenditur utsupra ad computum solid. xxxiij imp.
Florenus Regine sive madame utsupra ad computum solid. xxxv imp.
Florenus Moltoni expenditur utsupra ad computum solid. xxxj imp.
Medius grossus Janue expenditur utsupra ad computum denariorum xxj.
Decimus Montisferrati cum littera / expenditur utsupra ad computum den. viiij.
Undecimus Montisferrati cum scuto et radia supra, expenditur utsupra, ad computum den. viiij.
Filiete Montisferrati expenduntur utsupra ad computum denariorum j prò qualibet.
Pegionus monete Astensis, cum cruce parva et zilio, expenditur utsupra ad computum den. xviij.
Item Pegionus monete Astensis, habens crucem magnam ciun zilio, expenditur utsupra ad computum den. x.
Octinus de Ast, habens crucem ab uno latere et caput ab alio expenditur utsupra ad computum den. yj.
Medius grossus Ill.mi Domini Ducis Sabaudie habens crucem, ab alio latere armam prefati domini ducis expenditur utsupra ad computum den. x.
Item est alla moneta prefati domini ducis que vocatur quartus unius grossi expenditur utsupra ad computum den. yj.
Pegioni Mediolanenses expenduntur prò den. xxj prò quolibet.
Grossi " " " " xxiiij.
Sexini " " " " vj.
Octini " " " " viiij.
Quatrini " " " " iiij.

113. — 1420, agosto 10, Milano. — Decreto ducale sopra il corso delle monete da usarsi nei contratti. Ai 14 novembre se ne invia nuovamente copia alla Comunità di Como, per la immediata osservanza [Arch. civ. di Como. Lettere ducali, vol. II, fol. 142. — Periodico Comense, vol. VIII, p. 55].

Si stabiliva che nei contratti «qui mentionem faciant de florenis simpliciter non expresso valore, nec extimatione, iuteligatur solvi debere et solvatur ad computum tantum sold. xxxij imperialium pro floreno juxta monetam Mediolani nunc [p. 232 modifica]currentem». Nei contratti «vero qui dicant de florenis auri, alio non expresso, intelligatur solvi debere et solvatur ad predictum computum sold. xxxij imp. pro floreno». Nei contratti infine «specificantibus de libris tertiolorum inteligatur solvi debere et solvatur de libris tertiol. currentis nunc in civitate Mediolani. De contractis autem specificantibus de florenis boni auri et justi ponderis et lige solvatur ad computum sold. l imper.» Se il contratto fosse «de florenis boni auri et justi ponderis et lige ad computum libr. iij sol. iiij tert. solvatur ad computum soldarum xxxij imper. monete Mediolani utsupra. Si autem contractus dixerit de florenis in auro, intelligatur solvi debere, et solvatur ad computum sold. l imper. pro floreno prout fit in civitate Mediolani».
Lettere ducali pubblicate in Como, a suon di tromba, il 5 dicembre 1421.

114. — 1422, agosto 8, Etham nell’Inghilterra. — L’imperatore Sigismondo crea conti palatini e monetarii dei Sacro romano impero i nobili Bartolomeo Ginoldi e figli Gabriele, Cristoforo e Bartolomeo, di Como [Arch. civ. di Como, Lettere ducali, vol. II, fol. 189-191. — Periodico di Como, volume VIII, p. 68].

«Officium cusionis seu fabricam cudendi monetas auri, argenti et eris, ipsasque incidendi, coquendi, et dealbandi, aliaque omnia et singula exercitia ad hujusmodi officium et fabricam et usque ad totum complementum hujusmodi monetarum inclusive pertinentia etc. duximus perpetue committendum et committimus» 29.

115. — 1423; gennaio 28, Milano. — Grida relativa al prezzo dei ducati [Reg. Panig. CC, 306].

«Quod non sit aliqua persona que audeat vel presumat expendere aliquam quantitatem duchatorum vel aliorum florenorum aut coronarum in auro minoris ponderis grano uno pro qualibet petia super nisi per duchatum vel alijs florenis aut [p. 233 modifica]coronis non expendibilibus sub pena sold. viginti imperialium pro qualibet petia duchatorum vel aliorum florenorum aut coronanim».
«Licitum tamen sit cujusque posse dictos duchatos et alios florenos ac coronas expendere pro bonis licet calent granum unum et imper. viiij pro quolibet grano et imperiales quinque pro quolibet medio grano absque aliqua pena imponenda».

116. — 1423, febbraio 13, Milano. — Grida che vieta l’esportazione dell’argento [Reg. Panig. CC, 308 t. — Bellati, Mss. citati].

Argento «tam laborati quam non laborati.... videlicet in grana, bozonaliis et petiis», pena la perdita dell’argento e il doppio del valore suo.

117. — 1423, agosto 17, Milano. — Decreto per alcuni deputati all’ufficio della fabbricazione delle monete [Reg. Panig. C, 25].

118. — 1423, ottobre 4, Milano. — Lettera dei maestri delle entrate ducali al Referendario di Como pel corso dell’oro nella tesoreria di quella città [Arch. civ. di Como, Lettere ducali vol. II, fol. 233 t. — Periodico Comense, vol. VIII, p. 82].

Si spendano «ducatum pro sol. 53 cum dimedio imperìalium; florenum auri pro sold. 52; scutum auri pro sold. 56 cum dimedio; florenum de reno pro sold. 42 cum dimedio, et florenum regine pro sold. 36 cum dimedio».

119. — 1423. — In questo anno Vitaliano Borromeo è tesoriere ducale30; mentre lo è del comune di Milano Cristoforo da Marliano. Prima del 1450 era tesoriere ducale [p. 234 modifica]Antonio Moroni [Reg. Panig. C, 23 t. — Riv. Ital. di Num. 1888, fasc. IV, p. 484].

120. — 1428, agosto 13, Milano. — Ammissione nella zecca di Milano, e relativo atto notarile di presa di possesso, dei monetarii ed operai Rustico da Piantanida, Franceschino de’ Pedrazzi da Gerenzano, Bernardino da Cesano, Marcolo da Merate, Giorgio Fogliani, Giov. da Galliano, Francesco de Lanceis, Accorsino da Limiate, Giacomino da Vallassina, Cristoforo da Olgiate, Amizino da Bellano, Zanone da Fino, Giov. da Marliano, Galvano de’ Medici, Giov. da Novara, Giov. de’ Crivelli, Giov. degli Albrizzi, Antonio de’ Magoni, Guglielmo de’ Gallazzi e Giacomolo da Olgiate, cittadini milanesi " suffìcientes et experti in arte fabricandi et Iaborandi monetas „. [Arch. notarile, Rogito notaio Ambrogio da Sommaruga. — Reg. Panig. C, 25 seg. — Riv. Num., Ital. anno I, 1888, fasc. I, p. 74].

121. — 1426, gennaio 4, Milano. — Grida perchè chiunque vende argento, o perle, debba far ragguagliare i propri marchi e pesi, secondo il marco della città di Milano, e ciò entro 8 giorni dalla promulgazione di essa grida [Reg. Panig. CC, 344. — Bellati, Mss. citati].

122. — 1426, febbraio, 23, Milano. — Grida che vieta l’esportazione dell’argento (Reg. Panig. CC, 349. — Bellati, Mss. citati].

123. — 1426, maggio 23, Milano. — Grida pel ragguaglio dei fiorini d’oro coi ducati veneti [Reg. Panig. CC, 281 t. — Bellati, Mss. citati].

«Item fiat crida.... quod omnes floreni auri facti ad stampum Ill.um. Dominorum Vicecomitum predecessorum prelibati domini nostri, et fiendi ad stampum prefati domini nostri debeant habere et habeant in universo territorio et dominio ipsius Domini illum eundem cursum, quem habent et habebunt Ducati Veneti et currere debeant et expendi et recipi eodem pretio quo current et expendentur dicti ducati Veneti».

[p. 235 modifica]124. — 1426, maggio 24, Milano. — Lettera dei Maestri delle entrate ducali al Referendario di Parma [Zanetti, Monete d’Italia. Bologna, 1789, V, 87. — Bellati, Mss. citati].

«Ordinavit Ill.mus Dominus noster, quod in hac civitate fabricentury7or«/ aurei, et omnino intendit, quod omnes floreni aurei tam facti ad stampum Ul.um Dominorum Vicecomitum predecessorum suorum, quam fabricandi ad stampum noviter ordinatum habeant in universo territorio, et dominio suo ìUum eundery cursum, quem habent et habuerunt Ducati Veneti, et currere debeant, et expendi ac recipi eodem precio, quo current, et expendentur aurei ducati veneti». Se ne pubblichi grida in Parma.

125. — 1426, maggio 27, Milano. — Altra dei Maestri delle entrate al Referendario di Parma. [Zanetti Loc. cit., 87. — Bellati, Mss. citati].

«Ill.mus Dominus noster attenta bonitate monete sue argentee ordinavit, quod a kalendis junii in antea Ducati aurei expendi non debeant nisi ad computum sold. quinquaginta septem, floreni videlicet cujuslibet alterius stampi, ut sunt Januenses, fiorentini, Senenses et simul expendi debeant ad computum sold. quinquaginta sex pro quolibet floreno aureo. Qui sunt ad stampum IH. D. Genitoris sui et aliorum Dominorum Vicecomitum expendi debeant, et currere ad computum sol. quinquaginta septem, et prout de cetero current et expendentur Ducati Veneti. Floreni de Rin expendi debeant ad computum sol. quadraginta quinque. Floreni Regine expendi debeant ad computum sol. triginta novem. Scuti vero expendi debeant ad computum sol. quinquaginta novem. Et si aliunde in antea contingeret Ducatos venetos expendi minori pretio dicto sol. quinquaginta septem sic etiam pro rata minori precio expendantur alii floreni et monete auri».

126. — 1426, giugno 7, Milano. — Ordine ducale perchè nel Ducato si conservi il corso dei ducati, fiorini e scudi d’oro al valore come nella grida [Reg. Panig., C, 63 t. — Arch. civ. Lettere ducali, 1426-1437, fol. 7. — , Giulini, VII, 290. — Bellati, Mss. citati].

[p. 236 modifica]

«Ducatus venetus auri pro soldis quinquaginta septem.
Fioretti auri ut sint Januenses, fiorentini, Senenses, Bolognini et similes pro soldis quinquaginta sex.
Florenus de Rin pro sold. quadraginta quinque.
Florenus Regine pro sold. triginta novem.
Schuti auri pro sold. quinquaginta novem.
E siccome è ordinato «quod fabricari debeant floreni ad stampum prefati domini qui cursum habeant prout habent et habebunt ducati veneti ad hoc ut in maiori copia fabricari possint» si faccia grida che vieti l’esportazione dalla città e ducato di Milano dell’oro («aliquam quantitam auri in virgis nec in monetis bolzonatis»).

127. — 1427, giugno 9, Milano. — Decreto sul corso delle monete d’oro e d’argento con cui è stabilito che i Ducati milanese e veneziano si spendano per soldi 53 imperiali [Reg. Panig. C, 68. — Arch. civ. Lettere ducali, 1426-1437, fol. 16 t. — Giulini, VII, 296. — Zanetti, Loc. cit., 89. — Bellati. Mss. citati].

«Ducatus Mediolanensis et allij floreni sub signis Illustrissimorum dominorum semper recollende memorie proavi, genitoris germanique nostrorum expendantur et cursum habeant pro soldis quinquaginta tribus imperialim.
Floreni papales, januenses, fiorentini, boettiij, senenses, pixani, romani ac bononienses pro soldis quinquaginta duobus imper. pro quolibet.
Allij floreni auri nec non alique petie auri ut signanter sunt floreni regine, ducati turchi, metalini, corone nove et corone veteres in excessivo pondere difficientes ac floreni Savonenses, papini et Renenses cursum non habeant nec aliqualiter expendantur quia in liga et pondere difficientes, imo pro non expendibillibus reputentur sed tamen sint et esse inteligantur predicti floreni, et quecumque allie petie auri nominate et non nominate, valloris et pretij bonitatis auri puri et fini carat. xxiiij secundum quod in ipsis petiis reperiri contingerit, et unicuique liceat emere ipsas petias auri eo pretio quo pro rata vallebunt, secundum tenutam auri puri et fini carat. xxiiij utsupra dictum est, in ipsis reperti, et talles petias fundere et fundi facere libere et impune et in allij s ducatis seu florenis fabricare et fabricari facere pro eorum libito volluntario».

[p. 237 modifica]128. — 1429, novembre 28, Milano. — Istrumento, a rogito Enrichino di Sartirana, per cui Giovanni d’Appiano " negotiorum gestor fabricae Monetae Mediolani " attesta la esportazione dalla zecca milanese di certa quantità di oro di vario peso, e di varii proprietarii, per parte di d. Raffaele Visconti [Argelati, De Monetis, III, p. 68].

129. — 1431, dicembre 15, Milano. — Diploma di re Sigismondo di Germania a favore dei De Capitani, monetarii [Argelati, II, 271].

130. — 1433, novembre 15, Milano. — Grida per le monete [Arch. civ. di Como. Lettere ducali, vol. VI, fol. 120].

131. — 1434, aprile 8, Milano. — Decreto di grazia accordata a Giovanni Panigarola detto del Ferro accusato quale tosatore delle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig. D, 40 t.]31.

132. — 1436, luglio 3, Milano. — Lettera dei Maestri delle entrate ducali al Referendario di Parma, — [Zanetti, Loc. cit, 91].

«Quia ad Ill.mum Dominum nostrum & non ad alium spectat dare formam & modum monetis suis, & cum aurum nimis excreverit in prejudicium Ducalis camere & Subditorum, utque antea cessent onera extraordinaria ordinavit & vult Ill.mus Dominus noster.... quatenus visis presentibus statim provideatis cum omnibus & singulis Datiariis civitatis illius & Episcopatus ejus, ut prò exactione Datiorum suorum, & quarumcumque intratarum solutiones accipiant a kal. proxime futuri mensis augusti in antea de moneta nova soldorum novorum que fabricabitur hic in mense presenti, aut de Ducatis & aureis, sive [p. 238 modifica]monetis veteribus sub ratione diete nove Monete, & non aliter ullo modo, & ut videbunt statim erit dieta Moneta soldorum novorum valens ad eomputum soldorum quadraginta pro Dueato, & ita ipsi Datiarii de incantibus Daciorum predietorum faeiant illis Thexaurario solutiones, sic quod ipsi Daciarii esigant & Dueali solvant Camere sub ratione nove Monete premisse». Con lettera ducale 26 luglio, F. Maria Visconti conferma le suesposte misure.

133. — 1436, agosto 6, Milano. — Lettera dei Maestri delle entrate al Referendario di Pavia [Zanetti Loc. cit., 91].

Per la paga dei Castellani, salariati ed altri officiali ducali “reducantur ipse solutiones ad libras imperiales Monete veteris, videaturque quot Ducati in ipsis intrant sub computo Librarum trium & sold. unius cum dimidio pro Ducato; deinde fiant solutiones illorum Ducatorum tantum ad Monetam novam sub ratione sold. quadraginta pro quolibet Ducato, & non aliter ullo modo.„

134. — 1436, settembre 1. — Patti per la zecca di Fermo, concessi da Francesco Sforza [Zanetti, Loc. cit.. III, 306 seg.].

135. — 1436, ottobre 24, Milano. — Decreto ducale che abolisce tutti i sopraccarichi e riduce il pagamento ai soli carichi consueti, ordinando che in avvenire si debba servire della moneta nuova, o dell’antica, ma solamente secondo il valore e la stima data alla nuova [Arch. civ. Lettere ducali, 1426-1437, fol. 174 t. — Antiqua Ducum Mediolani Decreta, Milano, 1654, p. 274-75. — Zanetti, V, 92. — Morbio, Codice diplomatico visconteo-sforzesco. Milano, 1846, p. 377-281. — Giulini, Memorie, VI, p. 345. — Verri, Storia, II, p. 276. - Bellati, Mss. citati]32.

[p. 239 modifica]

«Statuimus .... quod decetero in quibuscunque rebus et negotiis uniformiter omnes nova moneta utantur et vetera moneta utantur, solum secundum aextimationem et computum monetae novae, ita ut ducatus per datarios, thexaurarios, aliosque subditos nostros haberi, dari aut recipi non possit, nisi pro soldis quadraginta» sotto pena di 10 fiorini per ogni ducato. «Hoc etiam intellecto, quod pro soldo novo tres sexini recipiantur, et similiter aliae monetae antiquae, et effectualiter ducatus reductus intelligatur ad soldos sexaginta monetae antiquae, qui facient soldos quadraginta monetae novae». Quanto poi ai contratti privati precedenti, «pro tempore ante mortem ill. quondam domini genitoris nostri fundatis, causatis, competentibus, vel quovismodo subortis solutio fiat secundum stillum et provisiones prius et tunc temporis vigentes ad computum monetae novae, cum eo etiam tempore ejusdem bonitatis, aut melioris moneta curreret; pro tempore vero post mortem prefati ili. dom. genitoris nostri, servatis seniper conventionibus atque pactis in omnibus casibus, tam precedentibus quam sequentibus, ex aequitate, et hujus decreti dispositione, in praedictis omnibus casibus et obligationibus solutio fiat de moneta nova secundum computum et extimationem monete currentis tempore contraete, vel quovismodo nate obligationis et dispositionis. Ita ut a morte prelibati ili. dom. genitoris nostri usque ad annum Mccccxii, quo duravit moneta bissolorum, fiant solutiones de moneta nova currente ad computum tamen et valorem librarum trium pro ducato, et unus soldus novus faciat unum cum dimitio de illis tunc currentibus. A dicto vero anno Mccccxii, quo moneta bissolorum cessavit, et usque ad kalendas augusti exclusive anni Mccccxxvi, solutiones fiant in omnibus casibus, obligationibus et dispositionibus predictis ad computum soldorum quinquaginta pro ducato, ita ut unus soldus novus faciat unum et quartum soldorom veterum. A calendis autem augusti Mccccxxvi predictis, usque ad calendas prox. preteriti mensis augusti, et presentem diem anni nunc currentis Mccccxxxvi, solutiones fiant in omnibus predictis casibus, obbligationibus et dispositionibus ad computum librarum trium pro ducato, ita quod unus Soldus monete nove faciat soldum cum dimidio monete veteris tunc currentis, si aliter conventum non fuerit».

136. — 1436, novembre 9, Milano. — Il duca di Milano conferma il precedente suo decreto che quind’innanzi nei contratti si conteggi a moneta nuova [Arch. civ. Lettere [p. 240 modifica]ducali, 1426-1437, fol. 178. — Bellati, Mss. citati. — Osio, Documenti, III, 135].

137. - 1437, febbraio 7, Milano. — Grida contro le monete estere [Zanetti, Loc. cit., 94. — Bellati, Mss. a Brera. Editti, t. I].

Nessuno presuma «ab ultima die presentis mensis in antea expendere vel in publico et patenti loco tenere aliquas monetas argenteas forenses in magna, parva, vel quantacumque summa sub irremissibili pena incisionis diete monete» sotto pena altresì di 8 soldi imperiali vecchi per ogni fiorino. «Et quia firme intentionis est ill.mi Principis prefati, quod in universo dominio suo dicte forenses monete argentee non expendantur nisi pro argento rupto et bolzenaliis» se ne dà notizia.

138. — 1437, dicembre 5, Milano. — Capitoli per la spendizione delle monete estere mandate dai Maestri delle entrate ducali al Referendario di Pavia [Zanetti, Monete d’Italia, t. V, p. 94. — Bellati, Mss. a Brera].

Che tutti «a die presentis proclamationis emisse, usque ad et per totum presentem mensem decembris inclusive possint se exonerare de dictis et singulis quantitatibus infrascriptarum pecuniarum forensium videlicet monetarum januensium, que cursum huc usque habuerunt, licet indebite, pro xviii imper. et pro viiii imper. et pro quolibet etiam monetarum Sabaudiens. que equivalentem cqrsum huc usque usurparunt». E che nessuno osi oltre spendere le monete che pel limitato prezzo «videlicet monete januenses que apellantur vulgariter desdotini expendantur pro imper. xvi et non pro pluribus. Alij januenses qui vulgariter nuncupantur Novini expendantur et recipiantur pro imper. viii et non pro pluribus. Et idem intelligatur et stabilitum sit de monetìs Sabaudie que huc usque cursum similiter habuerunt». Sotto la multa soldi 8 per fiorino.

139. — 1437, dicembre 9, Milano. — Grida relativa alle monete forestiere [Reg. Panig. CC, 355. — Bellati, Mss. citati]. Documento assai malconcio per l’umidità.

Nessuno ardisca «a calendis januarìj prox. futur. in antea xpendere vel recipere aliquam quantitatem magnam vel parvam [p. 241 modifica]dictarum monetarum januensium et Sabaudie pro maiori pretio quam pro .... stabilito, ordinato et limitato secundum verum et iustum valorem dictarum pecuniarum, videlicet monete januenses que appellantur vulgariter disioctini expendantur et recipiantur pro octo imper. et non pro pluribus, et idem intelligantur et stabilitum sit de monetis Sabaudie, que hoc usque cursum simillem habuerunt «sotto multa di soldi 8 per ogni fiorino.

140. — 1438, luglio 12, Milano. — Grida che vieta la spendizione di certe monete [Reg. Panig. CC, 369].

Non si spenda «aliquem imperialem vel duinam forensem et non fabricatimi in civitate Mediolani et sub stampo Illustri Prìncipis seu gloriosissime memorie precessorum suorum sub irremisibili penna ictum duorum curii pro quolibet qui contraTecerit et pro qualibet vice. Et ulterius ad pennam viginti soldorum monete nove pro quolibet grosso monete nove qui expenderetur et perditionis ipsorum imperialium et duinarum qui expenderentur contra formam hujus cride».

141. — 1438, dicembre 27, Milano. — Grida contro la spendizione delle monete d’argento forestiere [Reg. Panig. EE, 632 t. — Bellati, Mss. citati]. Documento di quasi impossibile lettura per la corrosione della carta.

Nessuno spenda, dall'ultimo dicembre innanzi «aliquas monetas argenteas forenses in magna, parva vel quantacunque suma, nec illas in publico seu patenti bancho, apotheca, seu allio quocumque loco patenti tenere sub irremissibili penna incisionis dicte monète» e di soldi 8 imper. moneta vecchia per ogni fiorino.

142. — 1440, gennaio 16, Milano. — Decreto ducale per l’uso della moneta nella contrattazione dei dazi e relativi loro incanti [Morbio Codice visconteo-sforzesco, 1846, p. 293 seg.].

143. — 1444, marzo 11, Milano. — Decreto per il quale è fatta grazia a Lorenzo Guazoni imputato come tosatore di monete Reg. Panig. D, 66].

[p. 242 modifica]144. — 1447-1450. — Serie delle monete battute dalla Repubblica Ambrosiana [Gnecchi, Le Monete di Milano, p. 64-65]33.

145 – 1447, ottobre 12, Campo di Piacenza. — Francesco Sforza elegge Sirino de Bruxamantius, fabbro e cittadino pavese, ad assaggiatore della zecca di Pavia [Reg. ducale, n. 85, fol. 124I3].

146. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Guiniforte de Guilinis fabbro pavese eletto in “intaliatorem ferrorum operandorum ad fabricandum aurum, grossos, sextinos et imperiales „ alla zecca di Pavia [Loc. cit.].

147. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Filippino da Pescia, cittadino pavese eletto soprastante della zecca pavese [Loco citato].

148. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Raffaele de Notis, cittadino pavese scelto a custode della zecca di Pavia " hoc ordine quod idem Antonius debeat tenere clavem unam domus in qua fit zecha ipsa, ac clavem capsoni in quo reponuntur ferri stamporum et compilationis monete „ [Loc. cit., fol. 124|3 tergo].

149. — 1447, ottobre 25, Ivi. — Francesco Sforza, conte di Pavia, ne affida la zecca ad Ambrogio de Pinctoribus e ad Agostino de Astari di conformità a certi appositi e ben determinati capitoli [Brambilla, Monete di Pavia, p. 488 seg. e anche p. 458]34.

[p. 243 modifica]150. — 1449, giugno 25, Milano. — Istrumento di mutuo contratto dai Capitani e Difensori della Repubblica Ambrosiana con Innocenzo Cotta per ia somma di ducati 1500 = 3000 fiorini da soldi 32 imperiali per fiorino [Argelati, De Monetis, III, 70].

151. — 1449, giugno 30, Milano. — Sentenza pronunciata dai giurisperiti Gabriele Omodei e Pagano Piatti, delegati della Repubblica Ambrosiana, a favore degli zecchieri di Milano [Cod. Trivulziano, n. 173].

«Declaramus dictos operarios et monetarios ceche monete Mediolani fere et esse ac preservari debere exemptos et inmunes a quibuscumque oneribus vigore et secundum formam privilegiorum sibi concessorum tam per cesaream mayestatem quam etiam per olim Ill.os principes dominos Vicecomites olim dominos Mediolani et per hanc excelsam comunitatem Mediolani».

152. — 1449, luglio 23, Milano. — Ordine perchè venga posto al possesso della carica di sopraintendente della zecca di Milano il nobile Giovanni de’ Gonfalonieri in luogo del fu Giacomino de Moltono [Arch. civ. Lettere ducali, 1446-1449, A, fol. 103 t]




[p. 363 modifica]

PARTE SECONDA




PERIODO SFORZESCO




I. — FRANCESCO SFORZA.


153. — 1450, marzo 1, Vimercate. — Lo Sforza affida a Gabriolo della Croce la custodia della zecca di Milano [Reg. duc., n. 88, fol. 29].

V’è aggiunto che Marco Ferrari ebbe poi a surrogare nel suo officio il della Croce, dal 25 marzo innanzi.

154. — 1450, marzo 1, Vimercate. — Compadre de’ Maggi e Gabriele de’ Gabatori, già impiegati a’ tempi del duca Filippo Maria Visconti, assumono la carica di inquisitores falsarum monetarum collo stipendio mensile di fiorini 3, più la terza parte delie contravvenzioni [Reg. duc. n. 90, fol. 66].

155. — 1450, marzo 11, Vimercate. — Donato della Croce, citt. milanese nominato “assazatorem et generalem offitialem nostrum et Comunis nostri Mediolani super offitio assazandi, probandi et reprobandi quaslibet quantitates monetarum factarum et fiendarum in hac nostra Civitate Mediolani„ [p. 364 modifica][Reg. duc. n. 88, fol. 26. — Reg. duc. n. 90, fol. 114. — Reg. duc. n. 93, fol. 376].

Donato, morto nel 1462, ebbe a successore per decreto 27 febbraio di detto anno, il figlio suo Gabriele.

156. — 1450, aprile 1, Milano. — Decreto che vieta a chiunque l’esportazione dell’oro e dell’argento dalla città e dal Ducato di Milano sotto pena [Reg. Panig. E. 11. — Bellati, Mss. citati].

157. – 1450. — Confronto fra la proporzione de’ metalli monetati e de’ generi; e fra il valore di essi in Milano dal 1450 in circa sino al 1500 e dal 1745 sino al 1755. [Carli G. Rinaldo, Opere, VII, 1 16-126].

158. — 1450-1466. — Serie delle monete coniate da Francesco I Sforza, duca di Milano [Gnecchi, Monete di Milano, p. 66-73 e Riv. numism. ital., II, 1893, p. 154 seg. — Cfr. anche Giulini, VI, 566 seg. e 583].

159. — 1451, febbraio 18, Firenze. — Operazione conversiva proposta da Paolo da Castagnola al duca di Milano per il più celere e vantaggioso sborso degli 80.000 fiorini dovutigli dalla Comunità di Firenze [Carteggio sforzesco, 1451, cartella I].

«Ill.mo Signore mio. Per casone che la S. V. ha da ricevere da questa Mag.ca Comunità in breve tempo fiorini ottanta mila larghi doro ho fatto pensiero in su’ due cose, la prima al vostro utile, la seconda al presto spaciamento. Essendo luna cosa et laltra al tempo doggi utile allo stato vostro, dicho dovendo la S. V. trarre di qui la valuta di detti fiorini ottantamila in fiorini di chamera o di Vinesia si chome per lo adrieto siete costumato di fare, sarebbe con grandissima lungheza che in verità come ho rasonato con Cosimo (de Medici) non si ritrarebono in tale moneta doro in due mesi et con grave chosto, et questo non farebe per voi né per chi ama il vostro presto spazamento e Chosimo dice dicho il vero. Olli detto mi parrebe havessi a scrhivere quanto dirò a presso e che me ne dichi suo parere e in sentenza ma risposto omnino ve ne [p. 365 modifica]schriva perchè tutto sia per giovare et efattive et honeste cose sono. Dicho adunque Signore mio che sopradetti fiorini ottantamila mi parerebe la signoria vostra li avesse a trarre tutti di qui in fiorini doro larghi avisando la V. Excellentia che detti fiorini sono gravi quanto ducati vinitiani et doro migliori alcuna cosa, e allochio belli et magnifichi. El pensiero mio sarebbe che la S. V. ordinasse per grida che fiorini larghi di peso di Firenze se spendessino per ducati di Vinegia per tutto el vostro territorio, e secondo me questa vi sarà lezerissima cosa affare et questo faciendo sì tosto che dachordo siate con la comunità di cavare di chamera detta somma di fiorini ottantamila sanza dimora havete detta somma in fiorini larghi detti. E se la S. V. volesse dire io ne ho a dare buona parte alo Signor di Mantova, rispondo che quella medesima grida può fare luy nel suo terreno che voi nel vostro; e questo mettendo a exequitione credo ve megliorerete lire seimilia de imperiali oltra alla presteza del spazamento che chome ho detto per via di fiorini di camera o ducati di Vinesia sarebe con una lunga via. Et perchè credo sia parechi anni non videste fiorini larghi nuovi e gravi, per Giovanni Borromei che vi porgerà questa ve ne sarà mostro parecchi, e vedrete et potrete far vedere se di peso et belleza sono come ducati o meglio, e se laviso mio vi paresse debole vi priegho a ausato lo pigliate con grande fede ho alla vostra Sig.ria. Et perchè questa fazenda in tutto riescha al desegnio della intentione vostra, si vorrebe dire nella grida faciesse fare che volete et comandate che tutti datierj del vostro territorio ricevino sopradetti fiorini larghi di peso per ducati Vinitiani cioè per la valuta di ducati di Vinegia boni di peso, et alfin comandare in detta grida che tutti tesorieri et vostri canovarj li ricevino per ducati di Vinesia et chosì si spendino et diano in paghamento al tesorerj generale. E preso questa via che la S. V. li vole ricevere lei medesima mi pare secondo quello pocho intendo che ciaschuno a (ha a) stare contento e spetialmente essendo di peso come ducati di Venesia et infatto alcuna cosa meglio doro. Io ne volevo schrivere ancora al Mg.co Diotislvi nostro imbasadore et mandarli la copia di questa, ma il cavallaro da Pontriemolo è spaciato dai Dieci et non può aspettare. Credo sella S. V." ne li parlerà li parrà chosa [p. 366 modifica]fattibile et honesta. Alla S. V. humilemente mi raccomando pregando Dio, a quella, felicità conservi. Dat. Florentie die xviij februarj 1451.

vostro humile servidore

Paulo da Castagniola con recomendatione



A tergo:

«Ill.mo Principi et excell.mo domino domino Francischo Fortie Vicecomitj ducj mediolani etc. papié anglerieque corniti ac cremone domino.»

160. — 1451, novembre 11. Parma. — Missiva ducale al doge di Genova perchè voglia revocare il bando promulgato contro le monete milanesi [Missive, n. 5, fol. 312 t. — Giornale Ligustico, giugno 1887, p. 227].

«..... avisati comò la 111. Sig. V. ha facto bandire et proclamare novamente in la Cita de Zenoa, che non se possano spendere né usare altre monete che monete zenoese, del che havimo preso uno puoco de admiracione che la prefata Sig. V. habbia facto fare questo bando così generale. Et questo dicimo per le monete nostre le quali sono bone et juste de peso, et de argento et per li tempi passati sempre sonò state spese, per quanto debitamente vagliano, etiam per li merchadanti nostri quali pratichano a Zenoa et fano condure di qua in là, et de là in qua le merchancie loro. Sentendo essi che in Zenoa non se possano spender altre monete che le zenoese, restarano de fare le merchancie sue, perchè de qua non se trovano tante monete zenovese che possano supplire et bastare per le cento parte loro di trafighi che fano lì, perchè ne seguiria grande danno et detrimento ale intrate nostre et anche ale vostre, comò pò chiaramente la S. V. cognoscere et tocare cum mano. Et pertanto preghamo la 111. S. V. voglia fare revocare questo bando per respecto de le monete nostre.»

161. – 1451, dicembre 2, Cremona. — Lettera ducale al Consiglio segreto, a proposito della moneta falsificata e di quella cattiva fabbricata a Pavia [Missive n. 5, fol. 310 t.].

«Inteso quanto ne haveti scripto della moneta quale è stata alquanto falsificata, per il che ne saria per succedere grandissimo detrimento et danno ala camera nostra; et della provisione havete facto in far tagliare dicta moneta per non lassarla [p. 367 modifica]corere. Dicimo haveti facto bene et cosa che molto ne piace et vi ne commendiamo grandemente. Certifficandovi che anchora a noy è stato molto molesta dieta falsificacione, sì per Ihonore nostro sì etiandio per lo detrimento della camera nostra, che ne saria sequito, et perchè anche ne recordati che a Pavia se fanno triste monete per casone de le quale è cresciuto loro in precio et seria per crescere più, vi dicimo che debiati bavere li Magistri delle intrate nostre appresso a vuy, et similmente fareti venire a vuy li Magistri de la Cecha et tandem discusa bene questa cosa fra vuy, vogliamo debiati provedere comò meglio vi parerà sì per Ihonore nostro sì etiamdio per lutile della camera et intrate nostre, avisandovi che sopra ciò etiamdio ne scrivimo opportunamente alli predicti Magistri dele Intrate nostre. Cremone ij decembris 1451.

Cichus. »


162. — 1452, gennaio 7, Lodi. — Lettera del duca Francesco Sforza ai Maestri e regolatori delle entrate, perchè assumano le debite informazioni sul conto di Antonio Tettavecchia, fabbro in Milano, raccomandato per l’officio della soprastanza della moneta vacante per la morte del titolare Bertolone de Recco [Reg. duc. n. 129 A, fol. 27].

163. — 1452, gennaio 10. Lodi. — Lettera del duca di Milano al Consiglio Segreto: commenda Y avviso avuto " circha el facto della cecha et del acriscemento del agio del ducato doro „. S’intendano i consiglieri coi pratici in materia per gli ulteriori provvedimenti [Reg. duc. 129 A, fol. 32].

164. — 1452, gennaio 16, Parma. — Supplica di maestro Gerolamo Alberti, di Venezia, al duca di Milano per poter, così chiamatovi, esercire la zecca di Parma [Riv. num. ital., 1889, III, p. 404].

In data 16 febbraio 1452 gli Anziani del Comune di Parma reclamavano presso il duca Sforza contro il decreto proibitivo di battere moneta in Parma35.

[p. 368 modifica]165. — 1452, gennaio 20, Lodi. — Lettera del duca di Milano al Consiglio segreto per quanto riguarda la fabbricazione delle monete in Parma e Pavia [Reg. duc., n. 129 A, fol. 50. — Riv. num., 1888, IV, p. 484].

«Havemo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriveti del fabricare delle monete a Pavia e Parma, et quanto preiudicio saria ale intrate nostre simile monete basse et maxime quelli triliri.» Rimesso al Consiglio di rimediare «perchè cossi exhorbitanti inconvenienti.... non habiano ad seguire che le littere quale procedano de qua al lato nostro più siano hobedite che quelle fate fare vuy in nostra persona.»

166. — 1452, marzo 1, Milano. — Decreto riguardante il valore di corso delle monete di Savoia [Reg. Panig. E, 33–33 t.Bellati Mss. — Cit. in Gnecchi, prefazione Biondelli, p. LVIII].

Vedendo «quanto preiuditio et danno continuamente segue al stato, ala camera et intrate et così Citadini et Subditi de la Signoria sua per lo disordinato et inadvertente spendere et corso se fa de alcune monete forestere casone de fare enormemente accresser loro et le monete doro, più de giorno in giorno» si comanda « che li quarti sive novini de Savoglia et de Losana, quali hanno circa le letere che dicano lodovichus dux Sabaudie, et se soglieno spendere per nove dinari luno da mò inante habiano corso et se spendano solamente per dinari sette.
« Che li decioctioni de Savoglia et de Losana quali se sogliano spendere per deceocto dinari luno che hanno intorno le sopradicte lettere ludovicus etc. da mò inante habieno corso et se spendano solamente per dinari sedeci.
« Che gli grossoni Arangonesi quali se sogliano spendere soldi quatro e mezo luno, da mo inante habieno corso et se spendano solamente per soldi quattro imperiali.
« Che le terline de Mantua quale in Cremona, Parma et Piacentia et alcune altre parte del dominio ducale se sogliano spendere per tri dinari luna, da mò inante se spendano solamente per dinari duy.»
Pena la confisca delle monete.

[p. 369 modifica]167. — 1452, marzo 24, Milano. — II duca di Milano richiama i processi fatti dal podestà di Como nel 1447 contro Agostino de Cervetio e Pietro del Ponzio “ per casone de falsificatione de moneta „ (Gazz. Numismatica di Como, 1886, n. 8, p. 64].

168. — 1452, aprile 19, Milano. — Lettera ducale al Podestà, Refferendario, e città di Pavia per la riforma delle monete, con diversi ordini agli officiali della Zecca per la fabbrica delle medesime [Brambilla, Monete di Pavia, pagine 491 e 46636].

169. — 1452, maggio 17, Lodi Vecchio. — Grida per la riduzione del corso di certi grossi francesi [Reg. Panig. E, 40. — Arch. Civico, Lett. ducali 1450–55, fol. 90 t.].

«Siamo certificati comò novamente sè incomenzato de spendere in quella nostra città (di Milano) una moneta de grossi stampiti cum le arme de Franza, a raxone de soldi sexe imperiali per ciascuna, la quale moneta havendola nuy facta assagiare sè retrovata non essere di quella valuta»; grida pertanto di non spenderle «per più cha soldi cinque et denari sexe per grosso sotto pena de uno fiorino per ogni grosso.»

170. — 1452, settembre 9, Quinzano. — Il duca F. Sforza ordina al podestà di Piacenza di fare indagini sopra i falsari di moneta che sono in casa Pallavicino [Seletti, Storia di Busseto, 1883, vol. III, p. 69].

Inteso «de quilli duy famigli de Nicholò figliolo de Rolando Palavicino» detenuti «perchè volevano ’comparare robba et pagare de alfonsini dorati falsi». Li farà per bene esaminare per sapere «qual via hanno havuti li dicti Alfonsini, certificandote che havimo informatione, che lo dicto Rolando et lo figliolo fanno battere questa tale moneta, et sappi che insegna [p. 370 modifica]fanno in li dicti Alfonsini et in quale modo li fanno, et da quanto tempo in qua li hanno facto37

171. — 1453, aprile 26, Milano. — Grida per il corso delle monete [Arch. civico Como, Lett. ducali, vol. VIII, fol. 84].

172. — 1453, giugno 8, Milano. — Assoluzione dal bando di Bartolomeo da Marliano, operaio nella zecca di Milano, ventenne e reo di falsificazione di certa quantità di grossi [Reg. Panig. E, 56 t.].

Grazia concessa dietro supplica della vecchia e povera di lui genitrice, in considerazione anche che il padre Giovanni era stato operaio nella medesima zecca, e morto, gli succedeva il figlio.

173. — 1453, giugno 15, Dal campo presso Seniga (Bresciano). — Pietro Accettanti, famigliare ducale, è costituito procuratore del duca Francesco Sforza a stipulare con Giacomo e Luchino fratelli Pestagalli la retrovendita della casa della Zecca [Reg. duc. V, fol. 137].

Eletto «ad stipulandum et recipiendum, prò nobis et nomine nostro, a dilectis civibus nostris Luchino et Jacobo, fratribus de Pistagallis, venditionem seu retrovenditionem liberam et francam, prout in eos pervenit nominative de sedimine ilio in quo fabricari solent monete Mediolani, sito in civitate nostra mediolani et porta Ticinensi in parochia sancti Ambrosini in solarolo cui coheret ab una parte heres qd.m magistri Maffioli de Castano ab alla heres qd.m Jacobi de Pasqualibus et ab alijs duobus partibus strata et hoc cum omnibus suis juribus et [p. 371 modifica]pertinentijs in integrum, alias per eos Luchinum et Jacobum fratres acquisitis et seu insolutum habitis a Communitate nostra Mediolani, seu ab agentibus prò ea, per instrumentum rogatum et assertum per Joannem de Giranis notarium Mediolani, anno et die in eo contentis» pel prezzo di lire imperiali 3520. da sborsarsi dalla tesoreria ducale.


Dei 22 luglio del medesimo anno è invece la procura in Giovanni da Perego per la vendita della casa della zecca ai fratelli Pestagalli per l'egual prezzo di L. imp. 3520 (Reg. cit. fol. 138 t.38.

174. — 14... — " Relatio Patri de acceptando super facto nove monete ducalis „ [Muoni, La zecca di Milano nel secolo XV, p. 16].

Sotto questo titolo d’atergo e colla data non precisata pubblicava il Muoni il documento che qui si ripete per intiero. Solo è a correggersi (crediamo) il «Petri de acceptando» in «Petri de acceptantibus,» il personaggio da noi ricordato nel documento precedente: per questo riavvicinamento di nomi, crediamo opportuno qui ij posto anche per questo documento senza data che potrebbe però essere di assai posteriore al 1453.
«Ne la ducale Cecha de Milano se fabrica moneta che vale un soldo per caduno et gline va in uno marcho cLxiiij et tegnono de argento fino per caduno marcho onze ij, denari xx. Siche computata la honorantia et manifactura, che monta soldi viij39, denari ij, fi (viene) fabricata su soldi Lxxiiij per ducato. Et perchè se diceva che licet nella dieta Cecha, se [p. 372 modifica]fabricasse in quella forma et bontà; tamen per il paese non se trovava così, a di xv de Zugno, sono tolti et recattati da diversi Bancheri et persone et con diligentia pesatine più marchi li quali sono trovati crescere in numero, che procede per qualche mancamento gli fi (viene) facto per lo paese et sono trovati per adequato in numero soldini cLxvi, per marcho, et ad liga de denari iiij, grani vj, tenendo onze ij, denari xx de argento fino per marcho li quali vagliono de ducati vj d’oro lo marcho, ducati ij, et uno octavo. Et perchè vi è de manifactura soldi viij, denari ij per marco; restano libre vij, soldi 8 denari x, li quali sono lo precyo de onze ij, denari xx de argento fino che è facta rasone valere ducati ij et uno ottavo corno è dicto. Se aduncha le libre vij, soldi viij, denari x vagliono ducati ij et uno octavo, è manifesto et chiaro chel ducato valerà soldi Lxxiiij, denari iij et non più. Et per niente valerà soldi Lxxx corno dicono alchuni.
«Et più se dice che non considerando die ti soldini per moneta, la quale ha la sua manifactura et li soi remedij, ma volendoli fondere, se potrebbeno fondere ad soldi Lxxviij, denari j et un per ducato, perchè valendo le diete onze ij denari xx, ducati ij, et uno octavo: et siando trovato in soldini cLxvj, ne toccarà per ogni ducato soldi Lxxviij, denari j et i|ii. Et perciò ad nisuno modo né per moneta, né per bolzonaglia se trovarà che siano soldi Lxxx per ducato.»

175. — 1458, ottobre 1 e dicembre 12, Milano. — Pietro degli Accettanti ed Ettore de’ Marchesi eletti " officiales contra frosatores monetarum „ col salario di fiorini IO mensili da prelevarsi " ex inventis officio spectantibus „ [Reg. duc., n. 90, fol. 67].

Egual officio, ma a fiorini mensili 4, veniva conceduto ai 12 febbraio 1457 a «Gufrinus Zucanus.» Vedi anche il n. 187.

176. — 1454, giugno 12, Milano. — Vien affidata a Princivalle da Lampugnano ed a Gabriolo della Croce la cura e custodia della zecca “curam et custodiam Ceche hujus inclite urbis nostre Mediolani„ [Reg. duc., 93, fol., 17 t.].

Con decreto 5 dicembre 1455 (Reg. duc. cit., fol 46) Gaspare da Lampugnano è nominato uno dei soprastanti alla ecca milanese «loco et scontro Beltrantoli quondam patris [p. 373 modifica]sui.» Princivalle troviamo confermato nel suo ufficio ancora ai 9 agosto 1487 (Reg. duc. Q. Q., fol. 247). Ed i fratelli Pietro Giorgio e Gerolamo sempre del casato dei Lampugnani ottenevano ai 21 febbraio 1491 la custodia della zecca (Reg. duc. 126 fol., 15 t.). Gerolamo morì nel maggio 1531 e gli succedette nell’impiego, ai 23 di detto mese, Paolo degli Oraboni (Reg. duc., n. 35, fol. 201 t.).

177. — 1454, ottobre 27, Castellazzo. — Lettera del podestà di Castellazzo, Gio. Matteo Ubertarj, al duca di Milano, al proposito di certe corone false [Muoni, La zecca di Milano nel secolo XV, p. 17].

«Per lo facto di una corona falsa» manderà secondo l’ordine ricevuto, Giacomo Tarpone e Francesco Carmelo dal cancelliere Gio. Simonetta. «Ceteram perchè molte de le diete corone false se spendono in queste parte, me n’è capitada una altra ale mane la qual mando a V. S. inclusa in questa, pregando V. S. li voglia provedere perchè in brevi ne sarà tuto pieno il vostro payse.»

178. — 1455, febbraio 4, Milano. — Grida per la quale è vietato di tosare o guastare monete, come pure di fabbricarne, o spenderne di false [Reg. Panig. F, 41].

179. — 1455, marzo 12, Milano. — Decreto che vieta di coniar monete, di tosarle e falsificarle sotto pena contenuta negli ordini [Reg. Panig. E, 84 t. — Trivulziana, Cod. n. 1428, fol. 129 t. — Bellati, Mss. citati].

180. — 1455. — Grida, senza indicazione di mese e giorno, per il corso delle monete [Trivulziana Cod. 1428, fol. 115].

«Primo che li ducati doro chiamati de camera gravi secondo lo campione ordinato se spendano per soldi sexanta octo, quelli de puncto per soldi sexantasette et mezo, quelli de duoi grani per soldi sesantasepte et sic descendendo per cieschaduno grano che calarano uno soldo.
«Item che li ducati ducali et li altri fiorini largi se spendano per soldi sesantaocto et mezo, et non se intendano essere larghi se non sono gravi. [p. 374 modifica]
«Item che lì ducati Veneciani gravi se spendano per soldi sexantanove et quelli ducati veneciani che non sono gravi se spendano al precio et cum quelle condicione che dicto de sopra de li fiorini de camera.
«Item che li fiorini de reno mancho tri grani al peso del ducato se spendano a soldi cinquanta et mezo.
«Item che li alfonsini boni de peso se spendano per uno ducato et mezo de Cremona cum le condicione suprascripte.
«Item che tutte le monete ducale fabricate in le ceche del Ill.mo Sig.re nostro et del Ill. quondam Duca Philippo Maria etc. se spendano a modo usato.
«Item che monete Veneciane et mantuane de argento fino fabricate in lor ceche se spendano a modo usato.
«Item che li grossoni Zenovesi se spendano dinari sexantasey.
«Item che li soldini de Zenova se spendano per dinari decesepte.
«Item che li novini de Zenova novi et vechij se spendano dinari octo et mezo.
«Item che li soldini vechij se spendano dinari sedici.
«Item che li soldini de Savoja novi se spendano dinari quindici et mezo.
«Item che li quarti de Savoja e de Losana vegi se spendano per dinari octo et mezo.
«Item che li grossi Aragonesi se spendano per dinari quarantasepte.
«Item che li grossi Augontani se spendano per dinari quarantasepte.
«Item che li grossi de Papia se spendano per dinari trentatre.
«Item che li grossi de Fiorenza novi se spendano per dinari quarantaquattro.
«Item che li Carlini de Neapoli se spendano per dinari sexantanove.
«Item che li Carlini de Franza se spendano per dinari sexantaocto.
«Item che tutte le altre monete de argento non habieno corso alcuno imo siano reputate per bolzonaja.
«Item che tutte le monete de sei dinari in zoso fabricate in chadauna cecha voglia se sia, salvo che quelle sono fabricate in le ceche ducale non se possano spendere per alcuno precio.

[p. 375 modifica]

«Item che li fiorini chiamati de le gate nullo modo se spendano se non per bolzonaja» sotto la pena di ducati 10 per ogni contraffazione «et non essendo possente ad pagare dicti dinari, de botti sei de corda.»

181. — 1456, gennaio 15, Milano. — Francesco da Landriano eletto pesatore delle monete d’oro, collo stipendio di fiorini 6 al mese [Reg. duc., n. 93, fol. 57].

Ai 3 febbraio 1474 egli era nominato soprastante della zecca a vece del suo parente Accorsino da Landriano morto ai 27 gennaio (Reg, due, n. 116, fol. 151).

182. — 1456, 16 gennaio, Milano. — Lettere ducali per la fabbricazione delle monete [Arch. civ., Lettere ducali 1456–1461, fol. 100 t].

Nomina a superiori ed amministratori della zecca di Milano dei cittadini milanesi Antonio da Vlmercate, Giovanni da Melzo e Gio. Antonio Tagliabò coi patti seguenti:
«Primo quod dicti superiores ceche Mediolani possint et eis liceat fabricare et fabricari facere in dieta cecha grossonos spendibiles pro soldis quatuor pro grossono, de quibus intrant et intrare possint et valeant grossoni numero Ixxxxiij pro quolibet marcha, qui grossoni sint in liga a d. x g. xviiìj hoc est tenentes onz. viij d. iiij. g. xxj argenti fini pro marcha; possint etiam fabricari facere grossos spendibilles pro soldis duobus, qui grossi intrare possint pro qualibet marcha numero ciiij et sint dicti grossi a d. xj hoc est tenentes onz. iiij argenti fini pro marcha. Et etiam facere fabricari sextinos spendibiles pro denarijs sex pro quolibet, de quibus intrant pro qualibet marcha sextini ccxxiiij. Qui sextini sint in liga a d. iij,g. iij hoc est tenentes onz. ij den. ij argenti fini pro marcha. Qui grossoni, grossi et sextini habeant de remedio in liga g. unum pro quarto onzie: in pondere vero grossoni et grossi habeant denarium unum cum dimidio et sextini d. iij. Item quod dicti deputati possint et teneantur omnem quantitatem argenti emere et solvere infra decem dies a die delivrationis dicti argenti in ligis antedictis, et ipsas quantitates solvere seu solvi facere ad computum librarum viginti sold. octo imper. dictarum monetarum pro qualibet maiha dicti argenti in ratione fini.
«Item quod omnes largitates et scarsitates monetarum fabricandarum utsupra cedant et cedere debeant ad utilitatem et dampnum camere prefati domini ducis. [p. 376 modifica]
«Item quod grossoni, grossi et sextini fabricentur sub cìmeis seu stampis dandis seu ordinandis per prefatum dominum ducem.
«Item quod dicti grossoni, grossi et sextini sint et esse debeant bene et laudabiliter fabricati, monetati et dealbati ita et taliter quod sint in rotonditate, dealbatione et cimatione laudabiliter completi monetati, sintque dicti grossoni et grossi cum omni debita diligentia adiectati in equalitate ponderis, habendo circa moderationem remedium tale videlicet: in duobus onziis de gravioribus ad duas onzias de levioribus gr. xij.
«Item quod in assagijs et delivrantijs fiendis serventur ordines et modi prout hactenus observatum est.
«Item quod dicti deputati teneantur facere solutionem operarijs prò grossonis d. xxj, monetarijs d. xj prò grossis et sextinis prout hactenus factum fuit, judici, assaziatori, taliatori ferrorum, custodibus et superstitibus modo consueto.
«Item quod dicti deputati tempore fabricationis dictarum monetarum, videlicet durantibus presentibus litteris, habere debeant solitam domum Ceche Mediolani et ipsa uti gratis et libere. Quodque possit et liceat eis facere seu fieri facere quascumque expensas tam prò reparatione et conservatione ipsius domus utiles et necessarias quam prò fornacibus, banchis et alys utensilibus diete domui pertinentibus et expedientibus, que expense sibi compensari et restitui debeant per cameram prefati domini.
«Item quod dicti habeant et habere debeant licentiam liberam et validam ferendi quecumque arma per civitatem et ducatum Mediojani, tam de die quam de nocte, et tam cum lumine quam sine lumine cum socijs quatuor.
«Item quod nulla persona cujuscumque gradus, dignitatis, condictionis, status et preheminentie existat audeat vel presuma t extrahere vel exportare, extrahi nec exportari facere de Civitate Mediolani nec eius ducatu quantitatem ullam auri et argenti in petijs, grana, vergis, bolzonalijs, nec monetis bolzonatis cujuslibet maneriey sub penna amissionis tocius quantitatis auri et argenti taliter exportati et omnium bestiarum, plaustrorum, equuorum, navium et aliorum quorumcumque instrumentorum et utensilium cum quibus et super quibus veheretur et conduceretur ipsum tale aurum et argentum, et ulterius sub penna pluri, et intelligatur quelibet persona dictam pennam incurisse eo facto cum eundo extra civitatem transierit custodiam ad quam deputati sint offìciales mercantie ad portas diete civitatis, que pene et earum quelibet perveniant et [p. 377 modifica]applicentur ducalli camere prò tertia parte, prò alla tertia parte dictis deputatis et prò allia tertia parte in inventorem seu reperitorem ipsius auri et argenti.


«Item quod quelibet persona utsupra veniens de quibuscumque partibus ab extra Civitatem Mediolani vel ejus ducatum teneatur et debeat quamcumque quantitatem auri et argenti quam portaverit vel portari fecerit Mediolanum dare et consignare dictis deputatis, vel cui per ipsos deputabitur infra tres dies. Et hoc sub penna ammissionis ipsius auri et argenti, et dupli pretij ipsius auri et argenti applicand. ducali camere prò medietate, prò alla medietate dictis deputatis.


«Item quod nulla persona utsupra preter dictos deputatos vel quos ipsi deputa verint audeat vel presumat intra civitatem et corpora sancta emere, acquirere, vel mercari quovismodo, ingenio vel quesito colore aliquam quantitatem auri et argenti in petijs, grana, virgis, bolzonalijs vel alla quacumque forma, sub penna amissionis ipsius auri et argenti taliter empti vel exportati, acquisiti et ulterius sub penna fior, quinque prò marcha auri et argenti applican. utsupra. Salvo quod quilibet aurifex et faber magister apotece licite et impune prò necessarijs sue stationis, et non aliter possit emere argentum in bolzonalijs usque ad quantitatem marcharum quinque in ebdomoda et non ultra: in petijs vero et in grana nullatenus possit aurifex aliquis emere quantitatem ullam sine consensu dictorum deputatorum.


«Item quod de partibus penarum suprascriptarum nec aliqua earum spectabilibus aut spectabill dictis deputatis, aut accusatori vel inventori utsupra nulla fiat nec fieri possit vel debeat remissio contra voluntatem dictorum deputatorum et accusatorum.


«Item quod liceat dictis deputatis fabricari facere ducatos Mediolanenses sub stampo Ill.mi et ex.mi domini domini ducis spendibiles prò sol. Ixviij den. vj prout in cridis continetun qui duchati sint in liga a caratis xxiiij, hoc est auri fini, et in pondere super talea ducat. Ixvj prò qualibet marcha ita arrectati quod quilibet ipsorum ducatorum sit ad minus ponderis equalis cum campiono ordinato in dieta cecha, videlicet d. ij gr. xxj et novem undecimas unius grani, et quorum duchatorum quelibet delivrantia fiat hoc modo videlicet sumendo per primam sortem, absque ellectionem per superstites deputatos et non per aliquos alios marcos tres. Et si in quilibet marcha ipsarum intraverint ducat. Ixvj et non ultra tunc aprobentur pro bonis [p. 378 modifica]in pondere. In liga vero quelibet delivrantia fiat hoc modo videlicet quod fondetur per assaziatores Mediolani ducati tres ex ipsis sumptis per sortem et absque aliqua electione utsupra et deducatur per ipsum assazatorem in presentia judicis, superstitum et custodum in virgulla que virgulla deferatur super uno lapide ad paragonum, et si prò comparatione ad virgulam auri que servatur per custodes appellata patronum auri reperiatur fore talis vel pluris bonitatis per juditium maiorum partium dictorum superstitum tunc ipsi ducati delivrantur prò bonis et non aliter, et teneantur ipsi deputati facere solutiones debitas hactenus servatas judici, assaziatori, custodibus ferrorum, superstitibus, operarijs et monetarijs et teneantur solvere infra decem dies a die delivrationis quamlibet quantitatem auri ad computum ducat lxvj pro marcha auri fini, detractis sold. triginta prò qualibet marcha prò manifactura.
«Item quod nullus allius preter dictos deputatos tempore presentis conventus aliqualiter fabricari facere possit monetas aliquas, tam aureas quam argenteas in dieta Cecha, seu in aliqua parte Civitatis Mediolani.
«Item quod dicti deputati omnesque operarij, monetarij et offìcialles sint et debeant esse immunes ab omnibus oneribus realibus, personalibus atque mixtis, et uti aliis honoribus prout hactenus observatum est.
«Item quod si aliqua differentia orietur inter dictos superstites et dictum magistrum prò aliqua differentia, quod tunc elligantur duo probi viri per magistros intratarum qui tollant dictam differenciam».

183. — 1456, febbraio 14, Milano. — Anna, moglie del nob. Emanuele Malagrida feudatario di Musso, viene prosciolta " ab imputatione pecuniarum falzarum „ [Reg. duc. V, fol. 363 t. — Riv. numism., 1888, IV, p. 486].

184. — 1456, maggio 20, Milano. — Lettere patenti per Tofficio di sovrastante alle monete false ed al contrabbando del sale a favore di Princivalle degli Ubertarii capitano del deveto del Vescovado di Piacenza [Reg. duc., 93, fol. 63 t.].

185. — 1456, settembre 28, Milano. — Cittadinanza milanese accordata a Pigello de’ Portinari, fiorentino, fattore [p. 379 modifica]del banco mediceo in Milano [Arch. civ., Lettere ducali 1456–1461, fol. 205].

Ci piace ricordare il Portinari, diventato poi questore delle entrate ducali, come quello che nel 1460 fece innalzare in S. Eustorgio la celebre cappella di S. Pietro Martire, opera del Michelozzo. Morì agli 11 gennaio 1468 (Forcella, Iscriz. milanesi, II, 68. — Dr. Casati, Documenti sul palazzo chiamato «il Banco Mediceo» in Arch. stor. lomb., 1885, fase. III, ed altri). Nel Registro ducale, n. 42 (1465-68) dell’Archivio di Stato molte notizie per il Portinari. Continuò il banco suo fratello Accerito.

186. — 1456, ottobre 23, Milano. — Lettera di Francesco Sforza al Consiglio segreto ducale per la punizione dei detenuti esportatori di oro e monete a Genova ed altrove [Missive staccate anno 1456, fol. 438 t.].

«Dominis de Consilio nostro secreto.
«Havendo nui havuto molte et infinitissime querele et lamente, che de questa nostra citade et del paese nostro se portavano ad Zenoa et altroe le monete nostre dove poy se fundevano et fabricavano in altre pegiore monete, et ancho che era pegio, gli erano molti che le facevano fundere qui et poy mandavano largento via, secretamente, et havendo longo tempo suportato, pur aspectando questi tali se dovessino retrare da tale cosa, novamente essendo avisato che questa cosa non cessava, imo era reducta in tale usanza che qui non se trovava più monete, se non monete forestere et triste, che erano casone de fare andare loro (l’oro) a pretio extremo, et de fare che alla nostra cecha non se poteva fabricare moneta, in grandissimo detrimento de la camera nostra et totale desfatione de questa nostra cita et populo et che de questo molto se murmura et faceva stare molte gente male contente. Et sentendo che alcuni mullateri de presente ne portavano una bona soma ad Zenoa, mandassimo ad Pavia Giohanne Giappano nostro Cancellero ad farli cerchare et ne trovò assay bona soma si de monete comò de argento el qualle ne ha portato como haveti inteso. Da poy sentendo gli ne era remaso de laltri che non haveva trovati, lo remandassimo cum piena commissione de trovarli per ogni via et cossi andato, ne ha trovato magiore suma che prima quali pur ne ha portati. Et non volendo nuy [p. 380 modifica]in questo facto, fare contra questi tali se non quanto vole rasone, aciò che non possano dire, per cupidità de questi denari gli faciamo torto, et anche per fare che ognuno intenda, che non è nostro defecto che non se trovano monete et che dal canto nostro gli facemo tute la provisione che bisognano, vi commetemo et volimo che intesa ben et diligentemente questa facenda, debiati mandarne in scripto il parere vostro de quanto havimo ad eseguire in questo facto, et che pena meritano questi sono trovati in questo fallo, tam de jure civili quam etiam per vigore de decreti et chride sopra ciò facti si per nuy come per lo Ill. qd. S.re nostro patre, duca Filippo et questo sia prestissimo, ad ciò sappiamo che fare. Et de questo non guardando in fronte ad nissuno, vogliati chiarire de quanto la rasone et lo dovere porta, perchè quello deliberamo eseguire, perchè non lo facendo nuy daressimo materia ad altri de novo de fare pegio, che saria uno errore pegiore chel primo.
«Dat. Mediolani die xxiij Octobris 1456.
«Io. Ant. Cichus


[p. 443 modifica]


187. — 1457; febbraio 14, Milano. — Sufrinus de Zuganis dictus fra, citt. milanese, eletto officiale sopra le monete false [Reg. duc. 93, fol. 93 t.].


188. — 1457, marzo 5, Milano. — Lettere ducali per il divieto dei bislachi gateschi [Arch. civ. di Como, Lettere ducali vol. IX, fol. 18].

«Ha deliberato et vole lo Ill.mo S. nostro per bene et comodo de li subditi soy che in avvenire nessuno di qualunque grado stato e condizione sia spenda o riceva o paghi alcuna partita piccola o grande di bislachi chiamati gateschi sotto pena di perdere detti gateschi, et ultra de ciò de fiorini vinticinque ad computo de soldi xxxij pro fiorino da esser ipso facto applicata a la ducale cerniera per cadauna fiada se contrafacesse, ecc.» Ordine perciò di far fare publica grida e comandameoto in forma.


189. — 1467, maggio 2, Milano. — Grida per il ragguaglio delle monete nella loro spedizione nel Ducato [p. 444 modifica]milanese [Trivulziana, Cod. n. 1428, fol. 136. — Arch. civico Como, Lettere ducali, vol. IX, fol. 25 seg.].

«Primo che li Ducati d’oro chiamati de camera de justo peso secondo lo campione ordinato se spendano per soldi settantaquatro, quelli de uno grano per soldi settantri et sic descendendo per ciascuno grano che calarano uno soldo.

«Item li Ducati ducali et li altri fiorini larghi gravi se spendano per soldi settantaquatro denari sei, et non se intendano essere larghi se non sono gravi.

«Item che li Ducati veneciani gravi se spendano per soldi settantacinque, et quelli ducati veneciani che non sono gravi se spendano al precio & cum quelle condicione che dicto di sopra de li fiorini de camera.

«Item che li fiorini de Reno boni al peso del ducato se spendano per soldi sexanta.

«Item che li alphonsini boni de peso se spendano per imo ducato et mezo de camera cum le condicione soprascritte.

«Item che tutte le monete ducale fabricate in le ceche del nostro Ill.mo et del Ill.mo quondam Duca Filippo Maria, etc. se spendano a modo usato & secondo se spendano al presente.

«Item che le monete venetiane & mantoane de argento fino (sono) fabricate in loro ceche se spendano a modo usato, cioè come se fano al presente.

«Item che li soldini vegij de Zenoa se spendano a modo usalo cioè como al presente.

«Item che li soldini de Savoia novi se spendano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li soldini de Savoia vechij se spendano a modo usato, cioè como al presente.

«Item che li novini vechij de Janua se spendano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li novini novi de Janua spedano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li novini de Savoja vegij se spendano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li grossoni de Papia se spendano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li grosseti veneti se spendano a modo usato cioè como al presente.

«Item che li novini novi de Savoja se spendano dinari octo luno.

[p. 445 modifica]

«Item che li novini de Loxana novi se spendano dinari octo luno.
«Item che li grassoni Aragonesi se spendano dinari cinquanta luno.
«Item che li grossoni Januesi se spendano soldi cinque & dinari dece l’uno.
«Item che li grossi fiorentini se spendano soldi quatro et simelmente li senesi.
«Item che tutte le altre monete de argento non habieno corso alcuno imo siamo reputate per bolzonaie.
«Item che tutte le monete de sey denari in zoso fabricate in chadauna cecha voglia se sia, salvo quelle che sono fabricate in le zeche ducale non se possano spendere per alcuno precio.
«Item che li fiorini chiamati de le gatte nullo modo se spendano se non per bolzonaia et che non (se) spendano, ne possano spendere se prima non sono tagliati sotto la predicta pena».

190. — 1458, gennaio 3, Milano. — Lettera ducale che ripete la grida per la inviolabile osservanza dell’ordine di non ricevere e spendere monete d’oro e d’argento fuori del valore prescritto. In calce è dato il prospetto come al n. 189 (Grida del 2 maggio 1457) salvo una diversa disposizione della materia [Arch. civico Como, Registro cit., fol. 46].

191. — 1458, 29 maggio, Parma. — Lorenzo da Pesaro, commissario di Parma, al duca di Milano: “Sono più giorni chio recevette lettra dalla V. I. S. sottoscritta Cichus nela quale essa V. I. S. me comandava chio facesse pigliare Jacomo Schiavo famiglio del conte Guido di Tertii et chio lo examinassi sopra la falzitate de certe monete.„ Cercato d’aver nelle mani detto Jacomo, risultò che “niuno Jacomo schiavo stava con dicto conte Guido, ma che zè stava uno schiavo che haveva nome brate. Io ordinai che questo fosse prexo, elio se era andato con dio„ [Arch. di Stato: Classe Zecca].

192. — 1458, luglio 8, Milano. — Lettera ducale che ordina di proclamare il divieto di continuare nell’abuso [p. 446 modifica]invalso di spendere i novini nuovi di Losanna e di Savoia e i fiorini gateschi ed altre monete foresi del valore di un sestino et infra, quali monete sono vili ed abbiette [Arch. civico Como, Lett. ducali, vol IX, fol. 63 t.].

193. — 1458, luglio 31, Milano. — Ordine ducale che il fiorino d’oro di camera si spenda per L. 3, soldi 15, i larghi per L. 3, soldi 16, il fiorino di Reno per L. 3 [Arch. civico Como, Lett. ducali, vol. IX, fol. 66 t.].

194. — 1458, novembre 30, Milano. — Il duca Francesco Sforza partecipa alla consorte Bianca Maria che "de presenti sono stati bandezatì li fiorini gatteschi et li grossoni genovini de soldi 5 et denari 11 et li novini savoyni de la nostra donna, et li fiorini se debiano spendere per tre libre. Et è ordenato che da kalende de marzo prox. futuro inanzi li ducati non se spendano se non per iij libre et soldi iiij „. [Riv. numism. 1888, IV, p. 486].

195. — 1458, 20 dicembre, Milano. — Ducale al podestà di Sale. Benedetto da Corte, podestà di Alessandria, avere detenuto " uno Johanne antonio dell’ordine de li Carmeni et havergli trovato dece bislachi gateschi falsi quali esso frate Joh. Antonio ha dicto essergli stati dati per uno meystro da Sestreno fabro per portargli ad uno fratre Johanne pur de dicto ordine, quale sta ad Rosignane de Monferato, quale etiamdio è destenato. Et dice ancora dicto Batistino pochi dì inanti, gli dedi ducati sey in grossoni zenoesi per portare al dicto frate Johanne, quall non sa però si fossero falsi, et el dicto Meistro Batistino soleva tenere una botega al Boscho de Alexandrina. Mò da pocho tempo in qua è venuto ad farne una li in quella terra. „ Ordine pertanto di detenerlo, esaminarlo e cavarne la verità [Classe: Zecca].

196. — 1459, febbrajo 3, Milano. — Grida proibitiva delle monete false, proclamata il 7 febbraio in Cremona. [Trivulziana, Cod. 1428, fol. 149].

[p. 447 modifica]

«Che non sia alcuna persona.... la qual olsa né presuma per alcuno modo directo nec per indirecto portare ne fare portare secretamente ne palesemente moneda alcuna in piccia né grande quantità doro né dargento né de rame false in Cremona, né in el territorio de dieta cita sotto pena de dece botte de corda; et anche de ducati doro cinquanta da fir (essere) applicati ala Camera ducale et più et mancho al arbitrio de coloro quali sopraciò serano deputati, ad chadauno che contrafarà a questa presente crida. Salvo se per aventura, si a altra moneta non falsa se trovasse qualche monede false, che non excedesse la summa de soldi XX, et se fosse doro non excedesse el numero de tri, in tal caso cessa le diete pene, e sia pena solamente per uno quatro et perdere tal monete false.
«Ancora non sia persona comò he dicto de sopra, che sotto le pene predicte ardischa né presuma secretamente, né palesemente acceptare nò tenere in casa de le predicte monede false senza notificatione ali predicti Spect.li Regulatori & Magistri o vero alli Officiali de la cercha la qual notificatione debia essere facta infra uno dì da la receptione de quelle altre monete».


197. — 1459, febbraio 8, Milano. — Lettera ducale che richiama l’osservanza delle gride monetarie e soggiunge che i novini e pegioni di Genova vecchi, essendo in bontà debita ed equivalente al corso delle monete ducali quali di presente sì fabbricano, così si possono spendere al modo usato non ostante che per le gride altramente si disponga [Arch. civ. di Como, Lett. ducali, vol. IX, fol. 88 t.].


198. — 1459, aprile 16, Milano. — Grazia fatta a Bernardo de’ Cavagnan di Cremona, fabbricatore di monete false, fabbricate "sub diversis impressionibus et formis „ e spese in più parti [Classe: Zecca].


199. — 1460, febbraio 28, Milano. — Grida che precisa il corso degli scudi di Francia, Asti, e Savoia [Reg. Panig., E. 184 t. — Bellati, Mss. citati].

«Non essendo facta alcuna mentione ne la Crida, se fece ne li dì passati.... quale corso debiano avere li scuti de Francia, di Ast, et di Savoya.... incominziando in Callende di marzo prox. et da lì ininti, li predicti scuti si spenderanno:

[p. 448 modifica]

Scuti di Franza et di Ast per valore de libre tre, soldi oto. Scuti di Savoya per libre tre et soldi cinque».


200. — 1460, marzo, 1, Milano. — Grida che precisa l’entrata in vigore del decreto che i contratti abbiano ad esser fatti a ducati [Reg. Panig. E, 184 t. — Bellati, Mss. citati].

«Essendo pervenuto a notitia del Ill.mo Sig.re nostro essere vocifferato in questa nostra citade per alchuni li quali hano male inteso che per la crida facta circha le venditione et contracti da essere facti ad pecunia doro o vero a ducati, debbe essere prorogato et differito il principio de la moderatione et diffalcatione de loro et de le monete insino ad octo giorni del mese presente di marzo» si fa avviso, ad evitare sbagli a che la limitatione, moderatione et diffalcatione de le monete et oro, declarata et comandata per la crida facta a dì quindece del mese de febraro prox. pass.40 se incomincia et ha principio al dì de ogi de Callende di marzo secondo fu proclamato et dicto in essa Crida, et la executione de le venditione et contracti da esser facti a ducati, harà principio adì octo del presente mese di marzo».


201. — 1460, aprile, 19, Milano. — Decreto relativo al corso delle monete d’oro e d’argento dei fiorini di camera a sol. 74 ed a certe monete proibite; e condono della pena a chi le riceve quando le notifichi Reg. Panig. E, 192 t. — Bellati, Mss. citati].

«Perchè in le cride de le monete facte da qui indreto è parso esserli varietade cossi in la valuta comò in la pena come etiam in la dispositione de quello si doveva fare de le monete prohibite omnino le quale varietade rendono gli homini dubiosi in la loro observatione, pertanto aciò che li homini sapieno per che modo se debeno observare et che se toglia via ogni dubitatione, per parte de lo Ill.mo Segnore nostro, si notiffìca a eiaschaduno esser intentione de le Excellentia sua che le monete habiano corso et siano prohibite et con quelle pene comò si disgiara (dichiara) di soto cioè:

[p. 449 modifica]

«Fiorini di camera boni et di pexo, si spendano per soldi lxxiiij imperiali luno, et callando de justo pexo, si debiano expendere per soldo uno manco per grano che sollevano, et callando più de tri grani per ciascuno, non se debiano spendere per alcuno modo, via né forma.
«Fiorini larghi boni di pexo soldi lxxiiij, dinari sexe, e callando de justo pexo, non si possano spendere ne recevere nisi utsupra.
«Fiorini ducali e ducati veneziani boni e di pexo per sold. setantacinque et callando de justo pexo, non si posseno spendere ne recevere nisi utsupra.
«Fiorini de Reno di pexo corrente per soldi lviiij et callando del soprascripto pexo, non si possano spendere ne recevere nisi per dinari dece mancho per caduno grano che callarano fino a grani cinque. Et che talli fiorini de reno siano pexati como se pexano li altri ducati e fiorini doro, et essendo mancho dal pexo forte più che grani cinque serano tagliati.
«Scuti de Franza e de Ast per valore de ciascaduno libre iij sold. viij.
«Scuti de Savoya per ciascaduno 1. iij s. v.
«Grossoni de Genova per ciascaduno s. v. d. viij.
«Arragonexi de laquilla si ve aquillani s. iiij d. ij.
«Arragonexi che hano una testa s. iiij d. j.
«Pegioni de Savoya s. j. d. iiij.
«Novini de Savoya d. viij.
«Pegioni de Genova s. j. d. vj.
«Novini de Genova d. viiij.
«Sexini de Monteferrato d. v.
«Sexini Astexani d. v.
«Grossi di Fiorenza e de Sena s. j.
«Grossi di Papa s. iij.
«Grosseti de Venezia s. ij. d. iiij.
«Grosseti de Mantoa s. ij. d. iiij.
«Grossi de Genova fati al tempo de la bona memoria de qd. J. duca Filippo Maria s. iiij d. viiij.
«Le altre monete ducale cossi de lo J. quond. duca Filipo maria comò del presente J. Signore nostro se spendeno al modo usato.
«E nessuno de quale stato, grado, condicione se sia, possa ne debia spendere ne recevere alcune de le soprascripte monete de oro et de argento per altro precio che sia di sopra declarato soto la pena de perdere tale monete et ulterius de [p. 450 modifica]pagare quatro tante, de la quale pena ne pervenga la terza parte in lo accusatore et le altre due parte in la camera ducalle. Et intendase esser caduto in dieta pena ciascaduno che spendarà fiorini di camera et altri ducati et scuti che calleno più di grani tri, et che spenda né receva fiorini de Reno che calleno più de grani cinque, salvo che per bolzonalia dal justo peso.
«Et simile pena sia etiam a chi receverà fiorini, ducati, scuti et fiorini de reno altramente che sia concesso, excepto se tale recipiente lo notificasse al officio infra duy di da poi li haverà ricevuti, in lo quale caso esso recipiente non caderàin pena alcuna.
«Et sia prohibito a ciascaduno utsupra expendere né recevere le monete infrascripte per precio alcuno, salvo che per bolzonalia, soto la pena de perdere le monete, et ulterius de pagare quatro tante, de le quale monete et pene provenga la terza parte in lo accusatore et le altre due in la camera ducale. Quale monete prohibite sono come apresso:
«fiorini gateschi.
«Novini de loxana sive de sancta maria.
«dinari pizinini veneziani.
«dinari pizinini de Genova.
«dinari pizinini de Savoglia sive de laquila.
«Et ognia altro dinaro che se spenda per mancho de’ dinari sey che non sia del stampo ducale sive fabricato in zecha de questa inclita citade de Millano et de Pavia, similmente sintenda prohibito spendere, et soto le pene soprascripte, le quale pervengneno comò è dicto de sopra excepto quelli che sono concessi utsupra.
«De le quale monete prohibite omnino sia licito a ciaschaduno che le havesse descaregarse infra di octo cioè portarle fora del territorio ducale, ove li piacerà, ma per niente se possano expendere dentro lo soprascritto termino.
«Ma passato lo soprascritto termino ciascaduno che haverà tale monete, sia obligato consignare a la zecha ducale per bolzonalia, da la quale haverano la justa valuta, adjungendo a ciascaduno che se farà cercamento de dicte monete, et quale tute che serano trovate, serano applicate a la camera ducale et serà dato la terza parte alo inventore et accusatore».


202. — 1460, aprile 22, Milano. — Lettera di un anonimo al duca Francesco Sforza circa l’esportazione delle monete da Milano, documento comparativo, a proposito della [p. 451 modifica]odierna mancanza degli spezzati [Riv. ital. di num., fasc. II, 1893, p. 267].

«Serenissimo principe & clementissimo signore,
«Da poi V. S. ha facto abbatere loro et la moneta, che è la desfatione di poveri homini et artesani voj5tri,et è la grassa di richissimi et de I altre città non sottoposte a V. S. azò che non sia la ultima desfactione de le vostre città et poveri artisti, proveda sua S. V. o vero faza provedere che loro et le monete non siano portate via avisando quelle che non solamente sonno portate via in sachitti ma oni di, oni dì, oni dì sono portati via in balle grosse. Se V. S. non li provede in breve, et essa vivesso L.ta anni, non li farà ni potrà farli tornare, et alla fiata se ne porria bavere desasio, avisandola che laltre signorie se ne ridono, et avisando ancora V. S. che una volta la felice memoria del duca Filippo abbate el ducato chio mi ricordo solo tré sexini, et poi fra doi misi lo ritornò al suo primo pretio, et ebbe a dire che saria stato meglio chel havesse perduta una città. Et non se dubiti niente V. S. che avanti sia uno anno, essa rimprovera quelli che gli ano dato questo consiglio. Se io avesse dicto cosa che a V. S. rincresesse, supplico quella se degnie perdonarmi. Mediolani die xxij aprillis 1460.

«Ill.me dominationis vestre

fidelissimus servitor et fidelis».


203. — 1460, aprile 26, Milano. — Si concede a Matteo de’ Toscani del qd. Luchino, cittadino milanese, l’offitium ponderandi aureas pecunias con salario di fiorini 5 mensili (Registro ducale, n. 93, fol. 199].


204. — 1460, luglio 15, Milano. — Maestro Antonio da Caravaggio, orefice, vien mandato nelle parti del Novarese per " alchune medaglie et monete de argento trovate in quello palese „ [Reg. duc., n. 100, fol. 81 t. — Gazz. numismatica, anno IV, n. 12].

«Il da Caravaggio era in quell’anno tra gli «offitiales ceche Mediolani». Alcuni mesi prima di recarsi nel Novarese, portavasi a Venezia, e cioè nel febbraio 1460. Ai 17 giugno 1463 [p. 452 modifica]è costituito officiale e commissario sopra le monete false (Reg. duc., n. 100, fol. 140 t, fol. 6 t. e n. 103, fol. 134 t).

205. — 1460, settembre 15, Milano. — Decreto relativo al corso delle monete d’oro e d’argento e dei fiorini di camera a sol. 74 ed a certe monete proibite [Reg. Panig. E, 19641. — Bellati, Mss. citati].

«se debia spendere lo ducato de camera ad lo corso già limitato de soldi lxxiiij, et similiter lo altro auro et monete juxta la limitatione et corso taxato in la crida facta del mese de februario et de aprili passato, et poi più volte reiterata». Si ripete la grida del 19 aprile.

206. — 1460, settembre 30, Milano. — Lettera del podestà di Parma, Lorenzo da Pesaro, al duca di Milano, con cui raccomanda caldamente Giovanni da Piacenza, provvisionato ducale "perchè è stato tuto solicito in essere a pigliare quilli li quali hano fabricato ducati falsi di quali ne porta uno per mostra „ al duca [Classe: Zecca].

207. — 1460, novembre 21, Annono. — Il podestà Carlo de Violi al duca di Milano. Per avere indizi se in la torre "di Petramussa se gli batte moneta „ avere "astrecto a sacramento uno magistro bochalaro che sta in questo locho, qualle me ha ditto per suo sacramento che Iha venduto certi croxoli da fondere argento, vesiche da far aque forte da moneta ad uno fabricho che sta a Trino, tamen le zenovesse ma lera in questa terra insiema con Galeoto da Ponzono, et Galeoto predicto promisse pagarle. Et cossi gli ebe uno famiglio suo et portoli via. Ultra di questo intendo et provarasse comò Iha facto cavare nel fondo de lha torre dovè scurissimo e streto, e non se gli pò calare se non con schalla da mano. Apresso questo gli è chi li ha facto del carbone. Pur tamen sei pare ad V. Ex.tia pare che piglia duy [p. 453 modifica]famigli del ditto Galeoto che pratichano qui, monstrando lo faza per qualche robaria de biastiame per non dare schandelo alba cossa, credo lor dirano de questo facto tanto che bastarà „ [Classe: Zecca].

208. — 1460, dicembre 2, Milano. — Il duca al podestà di Parma, Lorenzo da Pesaro. " Informati che Johanne de la Gata, potestade de Schurano fa trafficho di soldini al stampo nostro falsi, et gli spende continuamente et in bona quantitade. „ Cercare con "ogni ingenio haverlo in le mane et sapere da luy dove si fanno queste monete, et quanto tempo è che le spende, et dove le ha spexe, et quanta quantitade [Classe: Zecca].

209. — 1461, gennaio i, Milano. — Lettera ducale al luogotenente del Legato di Bologna [Classe: Zecca].

«Inteso quanto ne scrivesti li dì passati circa lusare bona diligentia a trovare li falsificatori de le monete del stampo nostro, di quali havevamo scripto al R.mo Monsignore legato. Ne havemo preso contentamento assai et così ve confortiamo de novo vogliati fare, et poi darce aviso del tuto perchè oltra che serviriti a la comune et publica utilità, fareti etiandio piacere al prefato R.mo Monsignore vostro et a nuy.»

210. — 1461, gennaio 5, Milano. — “Ne le parte de Parmesana sono alcuni insolenti et temerarij quali contra li nostri ordini et decreti ardiscono fabricare monete false et commettere froxationi de sale „. Si manda dal duca Francesco Sforza il conte Fiasco da Girasio per la presa di detti fabbricatori e sfrosatori [Classe: Zecca].

211. – 1461, giugno 27, Milano. — Decreto relativo al valore delle monete d’oro e d’argento dei fiorini della Camera a sol. 78 e di certe altre monete fuori di corso e perchè sia rimessa la pena a quegli che si fa accusatore di un altro [Reg. Panig. E, 205 t. — Bellati, Mss. citati].

«Quantunche fin de lano passato a dì xv februarij il nostro Ill. Principo et ex.mo Signore ducha de Millano etc. conoscendo [p. 454 modifica]et apertamente intendendo quanta jactura, danno et detrimento era seguito et era per seguire non solo ale intrate di sua signoria ma a tuti li subditi et populi suoi lo acresciinento desordinato che haveva facto et era per fare loro (l’oro) et anche intendendo che le casone principale de tale mancamento erano le monete cative forestere che se spendevano nel dominio suo che non erano ala proportione de la bontà de argento che erano le monete ducale per obviare a tale mancamento facesse per bello decreto autentico et per publice cride inhibire che da calende del mexe di marso del dicto anno passato inanze non si spendesse oro de maynera alchuna ne monete in tuto il suo dominio se non segondo la forma e il modo in li dicti decreti e cride anotadi sotto certe penne etc. comò in esse più largamente se puote intendere. Non di meno perchè da poi in qua o per pocha diligentia de chi ha hauto a governare la cessa o perchè se sia loro (l’oro) è montato e tuta via è per montare in tale precio che non gli reparando seria la totale consumptione di subditi suoi, ultra il danno ne supportarebano le sue intrate che seria inextimabile ha deliberato omnino fargli tale provisione e stabilimento che sia conveniente et conforme ale condicione de presenti tempi.» Si emana pertanto la tariffa seguente «sotto penna di quatro dinari per uno dinaro che se troverà in comesso:
«Fiorini di camera boni et di justo peso per soldi lxxviij luno e calando de justo peso non si posseno spendere nisi per uno soldo mancho per ogni grano che calarano fin a cinque grani e se calciano da li in suxo non si spendano se non per oro rotto, et chi li spenderà e sìa trovato ultra la penna di sopro limitata sia tenuto lofitiale che sopra ciò sera deputato fargli tagliare.
«Fiorini largi boni de justo peso soldi lxxviij e calando de justo peso non si posseno spendere se non corno è dicto de sopra intendendo per ducato largo etiam li ducati ducali che fusse de bono et justo pexo.
«Ducati veniziani gravi et di justo peso soldi lxxviij et calando de justo peso non si possano spendere nisi utsupra.
«Li schuti di franzia et di ast per soldi lxx luno boni et de justo peso et calendo fin a tri grani siano pegio uno soldo per grano et da li in suso non si possano spendere utsupra.
«Li schuti di savoya boni et di justo peso soldi lxxvij luno et calando non si posseno spendere utsupra.
«Fiorini di Reno boni et de justo peso soldi lxj luno e [p. 455 modifica]calendo de justo peso uno grano non se spendano se non per due dinari mancho, calando duy grani dinari xx et calando tri grani dinari xxx et da li in suxo non si posseno spendere nisi utsupra et che non si posseno recevere né spendere se non si pesano sotto le predicte penne.
«li grossi di genova boni sol. vj luno
«li pegioni da gienova j luno
«li novini di genova sol. o den. viiij luno
«li grossete veneziane et mantuane sol. ij luno buoni havendo però advertenzia che da uno tempo in qua ne sono trovati molti non boni facti al stampo veniziano
«li pegioni vechij di savoia sol. j den. iiij luno
«li quarti vechij di savoia sol. o den. viij luno.
«Tute le monete lavorate ala zecha de Millano e di Papia si spendano secondo il corso loro.
«Nissune monete forestere da dinari sei in giuso non si possa spendere per modo alchuno se non per bolzonaglia.
«Nessune altre monete che le soprascripte si possa nè debia spendere per modo alchuno se non per bolzonaglia e sia licito a ciaschuno che gli havesse potersene discaricare e portarle fora del paese per termino di octo dì prox. avenire et da lì in là siano tenuti portarli ala zecha de millano sotto le penne soprascripte.
«li gateschi per modo alchuno non si spendano nè recevano sotto la penna soprascripta et ulterius sotto penna (de) due strepale de corda a qualunche contrafarà.»

212. — 1462, febbraio 4, Milano. — Grida relativa al bando di certe monete tirolesi [Reg. Panig. DD, 559. — Bellati, mss. citati].

«Essendosi cognosciuto et assagiato che li dinari di stampo signato da una parte una croce dopia con litere che diceno Sigismondus et da laltra parte signata una aquila con littere che diceno Comes Tirolis, et quali sono fabricati a Maxano in Alamania, e sono portati in le terre del Ill.mo Sig.re nostro, et quali si spendevano per dinari quindici per ciaschuno sono stati depravati et diffalcati in bontade et in substantia, perché solevano esser di bontà de dinari due et mezo per onza, et di presente non si ritrovano in bontà nisi de dinari zinque et grani xv per onza» si fa grida «che non sia alchuna persona.... che ardischa né presuma in el territorio ducale spendere né tecevere alcuni de li predicti dinari soto penna di [p. 456 modifica]perdere essi dinari, et di pagare quatro per uno, et ulterius sotto pena di essere imputato et punito per falsificatore di monete.»

213. — 1462, aprile 10, Milano. — Decreto per il quale certe monete forestiere non si possono spendere sotto pena dell’ammenda di 50 ducati [Reg. Panig. F, 12. — Bellati, mss. citati].

Nessuno riceva nè spenda «moneta alchuna forestera di valuta di dinari sexe e da sexe in giuso soto penna di perdere diete monete e di pagare quatro tante cqssì chi li receva comò quelo le expenderà.» Non si ricevano nè si spendano gatteschi e novini di Losanna, nè novini nuovi di Savoia.

214. — 1462, maggio 27, Alessandria. — Lettera di Gio. Francesco Canefri al duca di Milano: " In questa cìtade non se spende al presente nisi danarj de Zenova tutti falsi La S.ria Vostra meritaria grandemente a far cerchare unde veneno „ [Gazz. numismatica, 1886, n. 8, p. 64].

215. — 1462, agosto 12, Milano. — Accorsino da Landriano eletto soprastante alla zecca di Milano, invece di Giovanni da Melzo, liberamente revocato [Reg. duc., n. 90, fol. 115-16 e n. 93, fol. 305 t.].

Moriva ai 27 gennaio 1474 e gli subbentrava il parente suo Francesco da Landriano [Reg. duc. n. 116, fol. 151].

216. — 1462, settembre 25, Milano. — Grida perchè ai ducati di nuovo conio s’abbiano a spendere giusta il valore dei ducati veneti [Reg. Panig. DD, fol. 591 t. — Bellati, mss. citati].

«Perchè il nostro Ill.mo Signore de presente ha facto et fa fabricare ad la zecha de la moneta de Milano ducati in summa perfectione et bontade doro (d’oro), et in quela fineza et pexo che è il ducato venetiano, quale da una parte hano stampite la effigie del prefato signore et da laltra il cavalo ducale, et comò essi ducati in tutta boutade sono fabricati, cossi digna et ragionevol cossa è che nel spendere de quilli non habieno minor corso nè valuta de li ducati venetiani,» si fa pubblica [p. 457 modifica]grida «che dicti ducati ducali novi fabricati et che serano fabricati comò è dicto de sopra debeno avere quello medesimo pretio et corso et fir (esser) spesi per qualuncha persona de qual condictione, grado et stato voglia se sia che ha et si spendi, et bavera et si spenderà il ducato venetiano cossi da presente corno per lavenire.»

217. — 1462, dicembre, Milano. — Grida relativa al corso delle monete e loro accettazione sì d’oro come d’argento [Reg. Panig. DD, 603 e F, 19 t. — Bellati, mss. citati].

Essendo «le bone monete continuamente exportate fuora del dominio suo (ducale) et in loco de quele ne sono portate de manco bone, che è potissima cagione de fare cresere loro (l’oro) in grandissimo danno non solo de le intrate sue ma generalmente de tuti suoi popoli, è venuta la cosa in tanta confussione che non se trovano horamaie se non poche monete che non siano reprobe et de pocho valore et fiorini et altre monete doro legieri perchè se spendano senza alchuno ordine «per ovviare al disordine si fa grida «che non sia alchuna persona ..... che presuma da anchoy (oggi) innanzi expendere et recevere in picola nè grande quanti tate moneta alcuna de quale stampo se sia de valuta de sey dinari in giuso che non sia fabricata in la ducal zecha, similiter fiorini, gateschi, novini de Losana et de Savoya novi se non per bolzonaya sotto penna de perdere diete monete et gateschi et de pagare per uno dinaro dui de quelo spendarano ..... cum questo che ad caduno che bavera de diete monete sia licito smaltirle et sgombrarle fra termino de octo dì proximi ad venire purchè li daga a persone forestere o ad altri che jura in le mane de li offitiali, che sarano deputati, de portarle fuora del dominio ducale.
«Item chel non sia alcuna persona comò è dicto di sopra che ardischa nè presuma spendere nè recevere alcuno ducatofiorino de camerafiorino de renoscudi se non de bono et justo peso salvo lordine infrascripto cioè:
«li ducati veneziani ducali da la testa larghi et fiorini de camera se spendano de justo peso, et callando de justo peso fino a tri grani siano pegio dinari xvj per grano et callando da tri grani in suxo fino a sey siano pegio soldo uno e mezo per grano et callando da lì in suxo non se spendano se non per oro roto et siano tagliati.

[p. 458 modifica]

«Item che li fiorini de reno et scudi de Savoya et de franza de callo fina a tri grani se possano spendere senza alcuno danno, ma callando da tri grani in suxo fina ad octo grani siano pegio el fiorino de reno un soldo per grano de tuti li grani che callerà, et li scudi dinari xvj per grano de tuti li grani che callarano utsupra, et da octo grani in suxo non se possano spendere se non per bolzonaglia et siano tagliati.»

218. — 1463, febbraio 17, Milano. — Decreto per il quale è vietata la spendizione dei Carlini [Reg. Panig. F, 21 t. — Bellati, mss. citati].

Essendosi incominciato nel ducato «ad spenderse da alcuni dì in qua de molti Carlini novi facti suxo il stampo de carlini vechij del regname di quali facti debiti assazij non se trova che vagliano apresso il quarto, di quelo vagliano li vechij anzi vagliono più che il quarto mancho di quelli, et anche ne sono trovati molti fra questi che sono falsi e non vagliono cossa alchuna o pocha, et essendo chiara et certa sua Signoria (il duca) queste talle monete o vero Carlini non essere fabricati in la zecha del serenissimo Re Ferrando, anzi contra sua voglia e saputa... ha ordinato in tuto levare dicti Carlini si vechij comò novi, et che non se ne spenda più alcuno.» Grida di divieto e di spendizione «soto pena de perdere essi Carlini et de fiorini dece per caduno, che sera trovato contrafare.»

219. — 1463, marzo 28, Milano. — Il duca Francesco Sforza scrivendo al suo ambasciatore in Napoli, Antonio da Trezzo, dice " de questi denari che mandiamo là per la prestanza de quelle nostre gente darmi, per Facio Gallerano, nostro famiglio, gli serano mille ducati di la nostra ceccha, cioè dela stampa facta novamente, quali anno scolpita la effige nostra et perchè qui se spendono al precio deli ducati venetiani volimo che tu prò veda con la M. del Re che sì spendano per venetiani et per quello precio se spendano et coreno li venetiani „ [Potenze estere, Napoli, 1463. — Sambon, Incisori dei conii della moneta napoletana in “Riv. ital. numism., „ I, 1893, p. 76].

Da questo documento il Sambon dice risultare che fu Francesco Sforza il primo a porre sulle monete il proprio ritratto [p. 459 modifica]al principio dell’anno 1463 (vuolsi leggere 1462, vedi retro il documento n. 212). Ferdinando d’Aragona ne seguì l’esempio nel 1465.

220. — 1463, aprile 1, Milano. — Grida per la quale si notifica che il Podestà tiene presso di sé un mazzo d’argento stato tagliato e che nelle sue mani trovasi pure il delinquente [Reg. Panig. DD, 628].

221. — 1463, aprile 19, Parma. — Lorenzo da Pesaro, commissario di Parma, avvisa il duca di Milano d’avergli ieri spedite "più monete e medaglie recatate in uno canalle.„ Manda "di novo altre quatro monette diverse incluxe nela presente. Io ho comandato che più non se gli cerche: prego V. Signoria voglia presto advisarme quello se ha a fare, e V. S. gli potè mandare uno a vedere et a fare recerchare perchè io non gli poteria attendere„. [Classe: Zecca]42.

222. — 1463, dicembre 2, Milano. — Facoltà concessa dal duca di Milano al conte Giovanni Borromeo di poter far investigare le miniere d’oro, d’argento, di ferro, ecc. nel territorio Novarese [Reg. duc. n. 103, fol. 226].

Per ulteriori concessioni, in data 1481, 17 luglio, nonché per le miniere d’oro della Vall’Anzasca, cfr. Bianchetti, L’Ossola inferiore (Torino, 1879), I, 342 seg.; II, 378 seg., 45143.

[p. 460 modifica]223. — 1463, dicembre 6, Milano. - Grida che regola il corso dei ducati di Savoia in ragione dei fiorini di camera correnti [Reg. Panig. DD, 657 t, — Bellati, mss.].

Nessuno «olsa né presuma.... spendere ne recevere in piccia o grande quantitate de ducati predicti de Savoya se non ad rasone de fiorini de camera correnti.»

224. — 1464, aprile 17 e 18, Milano. — Grida per la quale entro 4 giorni dalla presente è vietato spendere ed accettare i carlini ed i fiorini gateschi [Reg. Panig., DD, 672 t. — Bellati, mss.].

«Benché altra volta sia inhibito il spendere nel territorio del nostro Ill.mo Signore de quela moneta forestera qual ha da una parte il stampo de la croce doppia et da laltra laquilino et ha corso dinari xv per caduno, non obstante che secondo lo asazo facto dessa moneta per li deputati ala Cecha de la moneta de Millano, quelli dinari non siano in bontà et valuta si non de dinari dexe per cadano, et similmente siano banditi quelli carlini novi che hano corso soldi sey per caduno, et anche più volte siano prohibiti et banditi li fiorini gateschi, nondimeno pare che ala descorsa si spendano diete monete et gateschi contra li ordini et cride....» Volendo pertanto provvedere si fa grida di divieto di spendizione di simili monete, u se non per bolzonaya et moneta o oro rotto,» sotto le pene contenute nei precedenti editti.

225. — 1465, gennaio 11 e 12, Milano. — Decreto per il quale è vietata la spendizione dei quindicini forestieri [Reg. Panig. F, 39 e 40. — Bellati, mss.].

Inteso il danno grande per la spendizione delle monete reprobe «et maxime al presente per li quindexini forestieri che pareno in gran quantità, li quali per più precio che non vagliano ala lega sua se spendano n si ordina la cessazione di ogni spendizione di tali quindicini.

226. — 1465, gennaio 26, Milano. — - Grida per la quale è stabilito il vero corso delle monete d’oro [Reg. Panig. F, 40 t. — Bellati mss.].

[p. 461 modifica]

«Fiorini de camera boni de peso libre quatro imper. per caduno.
«Fiorini larghi boni de peso libre quatro soldo uno imp. per caduno.
«Ducati dela testa ducali et venetiani boni de peso libre quatro, soldi dui imperiali per caduno.»

227. — 1465, febbraio 4, Milano. — Grida per le monete reprobe [Reg. Panig. F, 41. — Ambrosiana, Cod. n. 102, Inf. fol. 152 t. — Bellati, mss.].

«Deliberando il nostro Ill.mo Signore per honore de sua Signoria et bene e commodità universale de tutti soi popoli e subditi constringere et reffrenare la inordinata e sfrenata cupidità et avaritia de quilli cativi e scelerati chardiscano commettere defecti nele monete cossi doro comò dargento et sì del stampo de sua exellentia comò daltri ha ordinato, ordina, vuole et commanda per tenore de la presente crida, la quale vuole habia forza de decreto da fir (essere) observato inviolabihnente in modo e forma infrascripti cioè:
«Prima che veruna persona de qualunque stato, grado, condicione, dignità e preheminentia non ardischa nè presuma in modo alcuno dirrecto vel indirrecto, nè sotto alcuno pensato nè quesito colore per sì ne per interposita persona in alcuno luocho subiecto al dominio dessa sua Signoria tondere nè far tondere, minuire nè far diminuire nè per alcuno altro modo corrumpere nè far corrumpere nè guastare moneta alcuna cossi doro comò dargento et cossi del stampo de sua Signoria comò de cadun altri sotto la pena de patire el fuocho in modo che mora. Et oltraciò de la confìscatione de tutti soi beni mobili et immobili da fir (essere) applicata per la terza parte ala du«cale camera, per laltra terza parte al incantatori dela zecha ducale et per laltra terza parte al accusatore irremissibilmente.
«Item che veruna persona comò è dicto di sopra non ardischa nè presuma utsupra scientemente fabricare nè far fabricare nè spendere nè far spendere moneta falza de qualunque stampo essa sia sotto le penne predicte.
«Item che veruna persona utsupra non ardischa nè presuma utsupra cernere nè far cernere moneta forte dala men forte, nè trabucare nè far trabucare, nè fondere nè far fondere moneta alcuna la qual sia fabricata nela zecha ducale sotto la penna del bavere e dela persona.

[p. 462 modifica]

«Item che veruna persona como è dicto di sopra non ardischa nè presuma utsupra tenere nè far tenere in casa ne altrove fornelli da vento o daltra maynera, vaselli, crosoli, forfici o alcuni altri instrumenti apti a tondere e stampiri o fabricare moneta alchuna sotto la penna del fuocho e de la confischatione di beni comò è dicto di sopra. Et chi havesse in casa nè altrove simili fornelli nè alcuni altri instrumenti apti como è predicto gli habia significato al Mag.co domino lo Capitaneo de justicia in Millano, et cossi gli habia consignati essi instrumenti infra tri giorni prox. advenire sotto la penna predicta dechiarando che questo capitolo non habia luocho contro li favrici o vero altre persone havessero interesse de tenere fomeli, vaselli, erosoli et talli instrumenti per exercire le loro arte permisse et concesse.
«Item che ciascuna persona utsupra chavesse moneta falsa o reprobata al spendere in casa nè altrove, la deba aver consignata infra octo giorni prox. advenire alla zecha ducale in Milano perchè se possia fondere et li sarà pagata per quello chella varirà sotto la pena de perdere essa moneta et de pagare per uno quatro chi nharà da soldi xx fino a uno ducato, et da uno ducato sopra de pagare due ducati per caduno ducato da fir applicata comò è dicto de sopra.
«Item che ciaschuna persona possia accusare et qualunque accusarà trovando vera la accusa sua in qualunque dei predicti casi et inditi] guadagnerà la terza parte de quello se cavarà senza exeptione alcuna.

«Gabriel


228. ~ 1465, aprile 2, Milano. — Grida molto estesa sulle monete d’oro e d’argento [Reg. Panig. F, 42. — Bellati, mss.].

Si spenderanno:

«Scuti de franza che calano fino ad grani dui per libre iìj sol. XV d. o per caduno
«Scuti de savoglia che calano fin a grani dui per libre iij sol. xj d. o per caduno
«Firini da Reno che calano fin a grani trei per libre iij sol. iij d. o per caduno
«Grossi mantuani che ora hano corso sol. deci per libr. o sol. viij d. viiij per caduno
«Grossi novi de monferrato per libr. o s. 1 d. x

[p. 463 modifica]

«Parpayole per libr. o s. ij d. j per caduno
«Novini de savoglia et de losana novi per libr. o s. o d. viij per caduno
Non si ardisca spendere nè ricevere «moneta alchuna de valuta de dinarj sexi, nè da sexi in zoso se non è fabricata ne la zecha ducalle.» Vietato il ricevere dei «Gatischi per precio alcuno.» I Fiorini del reno «quali callano oltra grani trei habiano tara soldi uno per grano fino a grani sexi et oltra grani sexi non se spendano nè se recevano per precio alcuno». I «ducati ducali da la testa, li quali siano de meno pexo che de puncto, non se spendano nè se recevano per precio alcuno». I «ducati veniziani e firini larghi et de camera li quali caleno oltra el justo peso fin a gr. dui habbiano tara uno soldo et denari sexi per grano, et oltra dui grani non se deno spendere nè recevere per precio alcuno.» Gli «scuti de franza e di savoglia quali calano oltra grani dui habbiano tara soldo uno per grano fin a grani quatro et oltra grani iiij non se deno spendere.»
Rinnovasi il bando dei quindicini forestieri, e il divieto di esportare dell’oro e dell’argento fuori del ducato milanese «in peze, verghe, grana, bolzonaglia sotto pena de perdere dicto oro et argento et tute le bestie, carri, nave et ogni altri imstrumenti cum li quali et per li quali conducesse dicto oro et argento et oltra ciò de pagare el doppio.»
Chiunque avesse «portata e conducta o vero facta portare in la città de Milano.... alcuna quantità de oro o dargento.... debbia consignare al maistro o datieri de la zecha esso oro et argento infra trei dì proximi a venire, doppo sia zonta» pena la multa del doppio e la confisca dell’oro.
«Veruno fabro aurifice maestro da botegha non possa comprare oro nè argento se non fin ala quantità de marche cinque fra la septimana de bolzonaglia, tanto per uso de la botegha sua et non più nè altramente, et per nullo modo possa comprare oro nè argento in peze, verghe e grana senza consentimento de ditti dazierj e superiori dessa zecha.» Ancora che «qualunque persona oltra fabri aurifice e maestri da bottegha, la quale comprasse alchuna quantità doro o dargento da qualunque maynera predicta per fare lavorare cioè in taze, bacile et simile cosse sia tenuta notificare la quantità desso oro e dargento, da una marcha in su ali datieri et superiori de ditta zecha quello dì medesimo che larà comprata. Et debia fare canti essi dazierj de far lavorare esso oro et argento talmente [p. 464 modifica]comprato et se noi vorà far lavorare che sia tenuta dare tal oro et argento talmente comprato et se noi vorà far lavorare che sia tenuta dare tal oro et argento ala zecha predicta per farlo lavorare n. Dichiarando che u qualunque battifoglie liberamente possia comprare ogni quantità dargento per uso del exercitio suo non comprando largento fino per più precio che L. iij imp. per onza n notificando ogni volta ai dazieri la quantità dell’argento e da chi comperata, pena la perdita dell’argento suddetto «e de pagare fiorini cinque per marcha chi lo comprarà, et chi lo vendarà incorra la pena de paghare ducati quatro per ciaschuna marcha». I cambisti o banchieri non tenessero «campione alchuno se non uno justo da fir (essere) datto per Gabriello da la Croce assazatore del comune de Millano n pena fiorini 5 per ogni contravvenzione.

229. — 1465, ottobre 31, Milano. — Grida relativa alla riduzione del valore delle monete d’oro e d’argento e del modo di farne i pagamenti [Reg. Panig. F. 50. — Bellati, Mss. citati. — Argelati. De Monetis, III, 31-33].

«Primo ducati veneti justi et gravis ponderis pro libr. iij sol. V. imper. pro singulo.
«Ducati nostro a testono justi et gravis ponderis pro libr. iij sol. l’prò singulo.
«Ducati largi ubicumque fabricati justi et gravis ponderis pro libr. iij sold. iiij den. vj pro singulo.
«Alfonsini justi et gravis ponderis pro libr. iiij sol. xvj den. viiij.
«Floreni seu ducati de camera graves utsupra pro libr. iij sol. iiij.
«Floreni reni de granis duobus pro libr. ij soid. xiij.
«Scuti de francia de granis duobus pro libr. iij sold.
«Nobiles Anglie graves utsupra pro libr. vj.
«Scuti Sabaudie de granis duobus pro libr. ij sold. viiij pro singulo.
«Gateschi quos reprobamus nullum in terris nostrìs cursum habeant.
«Moneta vero argentea expendi et recipi debeat infra limitationes infrascriptas videlicet:
«Primo. Grossi de Mediolano seu in hac civitate Mediolani confecti, tam tempore qd. 111. d. d. Ducis Mediolani patris et Soceri nostri observandissimi, quam nostro, et qui expendi [p. 465 modifica]consueverant ad computum et racionem denar. xxiiij seu soldorum duorum pro singulo, expendantur et expendi debeant et recipi solummodo pro soldo uno et denariis novem imper. pro singulo et non ultra.
« Soldini pro denariis decem pro singulo.
« Quindecini » duodecim »
« Sexini » quinque »
« Cinquini » quatuor »
«Grassoni de Mediolano de soldis quinque pro soldis quatuor pro singulo.
«Grossi de Mediolano de soldis tribus pro soldis duobus et den. vj pro singolo.
«Grossi de Mediolano de soldis duobus et den/vj pro soldis duobus pro singulo.
«Treline pro denarijs duobus pro singulo.
«Grossi Januensis de sold. vj et denarijs tribus pro soldis quinque pro singulo.
«Grossi Januensis de soldis quinque pro soldis quatuor pro singulo.
«Pegioni Januenses pro denarijs quindecim pro singulo.»
«Novini Januenses pro denarijs septem cum dimidio pro singulo».


(Continua).




Note

  1. Martini A., Manuale di metrologia, Torino, 1883, p. 352.
  2. Della Numismatica come scienza autonoma, in “Riv. ital. num.„ I. 1893. 27.
  3. La loro sede naturale sarebbe il Gabinetto Numismatico, dove già erano prima. Speriamo che una doverosa restituzione sia ancora fattibile.
  4. Noi, fin dal 1884 ("Gazzetta numismatica„ di Como, anno IV, 1884, n. I) esprimevamo il voto che egli desse quei regesti alle stampe. La lunga malattia e la sopravvenuta morte impedirono tal realizzazione. Noi però, pur consultando le schede Martinazzi, abbiamo fatto gli excerpta d’in su i registri originali.
    Anche il Bellati in un volume dei suoi mss., e che s’indicherà per debito di giustizia, trascrisse si può dire tutti i documenti conservati dei Registri Panigarola.
  5. Il Codice Ambrosiano, di una importanza unica per il periodo del Conte di Virtù, non offre che regesti di documenti, comechè un inventario dettagliatissimo di quelli esistenti, ed ora smarriti, nella cancelleria ducale.
  6. Nel Codice Ambrosiano E. S. VI, 13 fol., 146 t., è indicata la data: 26 luglio 1323.
  7. Per zecchieri di Milano d’epoca precedente, cfr. Giulini all’indice generale della sua Storia, Brambilla, Monete di Pavia, 23, 182, 185; Biondelli a prefazione delle “Monete di Milano„ dei Gnecchi, p. XLIV e il “Codex diplomaticus Langobardiae p. 1881 (Glossario: Monetarius)
  8. A p. 452, sotto l’a. 1414 figura un Franciscus de Rigmello de Mediolano fra gli zecchieri di Torino, Per un milanese a Losanna cfr. avanti al n. 49.
  9. Per altri ragguagli cfr. anche: Ferrario Bart., Tariffa del valore delle monete d’oro, e d’argento dall’anno Mccclix per tutto l’anno Mdclxxiii nel quale si vede fedelmente descritto l’aumento che hanno fatto dette monete di tempo in tempo. Milano, Gio. Batt. Ferrario, s. a. in-12; Francesco de Facis, Liquidario continente la tariffa del valore delle monete comunemente in corso dall’anno 1400 fin al 1688, etc. Torino, Gio. Frane. Mairesse, 1725, in-12; Sitoni e Sassi in Argelati, De Monetis Italiae, II, i, seg. 39, seg.; Giulini, Memorie, II ediz. V, 65,seg.; Carli G., Opere, vol. VII: Della proporzione fra le monete e i generi pp. 116 e seg. 332 e seg.; Ragguaglio dell’antica moneta imperiale colla moneta veneta e colla moneta di Milano, desunto da vecchi documenti (di Gavazzi Giov.), Bergamo, Sonzogno, 1817; Bellati, Tavole del peso, fino e valore delle monete d’oro usate in Milano nei contratti dall’anno 1252 cioè dell’antico Fiorino, e Ducato d’oro, dei diversi scudi d’oro, detti doppie, e degli zecchini di Venezia e di Firenze (Ambrosiana, Codice O. 244 sup.); Elia, Ragguaglio della lira imperiale; Biondelli, La zecca di Milano. Milano, 1869, p. 50 e seg.; Peluso, Storia della Repubblica Ambrosiana 1447-50. Milano, 1872, p. 314-318; Sacchi, Notizie storiche cremonesi Cremona, 1872, p. 205; Formentini, Il Ducato di Milano. Milano, 1877, p. 612; Pagani prof. G., Valore attuale approssimativo della lira imperiale dal 794 al 1800 in Milano, nella Raccolta milanese, n. 2, 1888; Martini A., Manuale di metrologia. Torino, Loescher 1883, p. 349 e seg.
  10. In rogito 26 sett. 1349 (notaio Vimercati Beltramolo, n. 142. — Arch. notarile, Milano), è ricordato un “Francischolus dictus colus, monetarius,„ abit. in P. Romana, a S. Galdino.
  11. Agg. il R. che il popolo convinto della minor bontà dei fiorini di Savona non voleva riceverli: due anni prima si era dovuto fare una grida con cui si minacciavano multe severe a chi avesse osato dire che i suddetti fiorini non erano buoni e non li avesse accettati secondo la tariffa.
  12. “ È notevole, osserva qui il R., che nella grida si nominano le monete battute da Bernabò in unione al fratello Galeazzo e quelle di Gian Galeazzo, ma non quelle di Galeazzo solo. Questo, per quanto di non grande importanza, potrebbe essere un argomento in favore dell’opinione di coloro che non ammettono che Galeazzo abbia coniato moneta col solo suo nome. „
  13. Doc. ricordato anche nel nostro articoletto: Gli zecchieri di Milano nel 1479 in "Riv. numismatica,„ anno I, 1888, fasc. I, p. 73.
  14. Cfr. anche Gnecchi in “Riv. Numism.,„ 1893, I, p. 61.
  15. Nell’originale della lettera ducale vi è un vero e proprio facsimile delle iniziali gotiche di Bernabò, col segno di abbreviazione.
  16. Per la zecca viscontea di Verona, cfr., fra le ultime pubblicazioni, Gavazzi G., Grosso inedito di G. Galeazzo Visconti per Verona, in questa “Rivista,„ fascicolo I, 1892.
  17. Un editto tale produsse un immediato aumento della meta del pane, delle farine, ecc. sicché il Visconti accortosi dell’errore, dovette ritirare ed annullare l’editto stesso. L’Argelati, De Monetis, III, 59, dice esser avvenuta la revoca ai 15 febbraio: il documento dell’Archivio di Stato invece è del 6 febbraio.
  18. Gli editori dei documenti dell’Osio aggiungono qui in nota:

    " Consta che il grosso in origine si computava 24 denari e ricevette appunto questo nome come più grosso del semplice soldo, di cui valeva il doppio. Con editto 15 di gennaio del 1391 ebbe nell'ordinario commercio un aumento notabile, avendo il principe ingiunto di spenderlo per 32 denari, mentre egli si riservava di riceverlo secondo il valore primiero. Ma il disordine quindi nato provocò un mese appresso la revoca di quell’editto. Da un’altra grida però del 5 di febbraio 1392 si rileva che erano in corso alcuni grossi di nuovo stampo, grossi stampi nostri novi, i quali fu prescritto dover correre per l’avvenire al computo di 18 imperiali ciascuno. Forse i grossi vecchi qui accennati si volevano parificare in quanto al valore ai nuovi. Il Giulini ove tratta di questa moneta, lascia desiderare al lettore una spiegazione più chiara «.
  19. Nel 1418 batte moneta per il medesimo Vescovo Giovanetto da Cantù; forse suo figliuolo. — Il Dionisotti cita un Johannes Petrus de Follis de Madiolano, magister monetarum in Crepacorio, „ Crevacuore [Tonetti, Guida della Valsesia, 1891, p. 121].
  20. Per due altri Comaschi, Giacobino de Capite e Ranicio de Bognariis, monetarii alla corte germanica nel 1330 cfr. «Gazzetta Numismatica„ del dott. Ambrosoli, 1886, anno VI, n. I, p. 5. Per zecchieri italiani impiegati oltr’Alpe nel medio-evo cfr. Münts, La renaissance en Italie, p. 474 e la “Zeitschrift für Numismatik „, anno III, 1890, art. dell’Alexi ed altre fonti.
  21. Gride monetarie di Mantova pel periodo 1400-1413, in Portioli, La zecca di Mantova, parte II, 34, 68 e segg.
  22. Questo è il decreto in data 1 marzo 1400 ricordato dal Corio, Historia, parte IV, fol. 282 e dal Siloni, in Argelati, de Monetis, II, 26.
  23. Questi patti sono riferiti in extenso dall’Argelati (De Monetis, III, 64), che li afferma “expedita anno 1408 mense aprilis prò monetis cudendis anno 1409 „ nella zecca di Pavia. — Ma ciò non ci sembra reggere, perchè il documento autentico dell’Archivio milanese non parla di Pavia ed accenna invece a Milano chiaramente, e colla data 15 marzo 1408. Per ciò li riportiamo per intiero. A noi questo errore dell’Argelati fa nascere il dubbio che anche i capitoli da lui riferiti per gli anni 1401-1402 debbano attribuirsi a Milano e non a Pavia. — Il Brambilla (loc. cit. 396) naturalmente prestò fede all’Argelati.
  24. Dei 25 gennaio 1410 è la conferma del privilegio a favore dei fratelli Osnago. Altrettanto in data a8 maggio e io giugno 1410 a favore dei banchieri Cristoforo Medici, Ramengo Porro e Giovanni da Rho. [Arch. civ. Lettere ducali, vol. V, fol. 17 t., 45 t., 47 t.].

    I banchieri forastieri erano numerosi in Milano allora. Ai 7 novembre 1420 cittadinanza milanese concedevasi ai banchieri Mariano de’ Vitali e Sigerio de’ Gallarani di Siena, da 28 e più anni accasati in Milano [Reg. Panig. B, fol. 289 t. e 290 t.].
  25. È il decreto già citato dal Corio (Historia, parte IV, fol. 303 t.) e riportato dal Sitoni (in Argelati, De Monetis, II, 26) per la stampa di " una picciola moneta detta de Bissoli, delle quali tre costituivano due dinari d’imperiali „.
  26. Per gli statuti dei banchieri mantovani cfr. Portioli, Zecca, di Mantova, II, 25. Non parliamo di quelli fiorentini, le di cui banche erano così sparse nel Medio evo che sembrava ve ne fossero dappertutto; le si chiamarono il quinto elemento [Roscher W., Nationaloekonomik, 4 ediz. p. 278, nota 8]. Per statuti loro dell’anno 1349 (?) cfr. Dr. Lastig, Entwickelungswege und Quellen des Handelrechts (Stuttgart, 1877). Appendici.
  27. Qui l’annotatore dell’Osio ragiona in questo modo: " Non s’incontrano con questa denominazione nell’opera intitolata Monete dei Reali di Savoja (Torino, 1841) del Promis. In essa dicesi alla p. 117 del vol. I che dal 1407 al 1418 mancano tutti i registri e conti delle zecche. Tuttavia in un documento (1420, 29|2) di Amedeo VIII duca di Savoja riguardante le monete leggesi tra le prescritte da coniarsi: Item denarium argenti vocatum dimidium Sabaudie quorum duo valebunt unum denarium grossum et erunt in lege ad octo denarios argenti ducis, sive regis. Il che mi fa sospettare che con ciò si alluda con diverse parole agli ottini. Quelle dette del principe sono forse le monete dì Ludovico principe d’Acaja, successo al fratello Amedeo nella signoria „.
  28. Anche nel vol. II delle Lettere ducali dell’Archivio civico di Como, a fol. 54, ed edita in “Periodico della Società storica comense,„ vol. VIII, p. 27; dove del pari è riportato il documento che segue al n. 112.
  29. Per conferma del privilegio ai medesimi Ginoldi, cfr. Registro Panigarola D, fol. 183-185 t. nell’Archivio di Stato milanese. Per altri monetarii comaschi nel secolo XIV, cfr. n. 51.
  30. Pel Borromeo cfr. V. de Vit., Il Lago Maggiore, vol. I, parte II, p. 30. — Pullé, Famiglia Borromeo, in Famiglie notabili milanesi, vol. II, tav. V. Negli anni 1443-44 tenne banchi a Londra ed a Barcellona. — Erra il Calvi (Famiglia Moroni, tav. V) quando dice che Antonio Moroni venne creato tesoriere ducale per diploma dell’anno 1480.
  31. Negli Statuta criminalia stampati nel 1480 a Milano (Suardi) sta a carte b5 il paragrafo De moneta falsa et tonsa. Per la legislazione mantovana contro i falsi monetarii cfr. Portioli, La zecca di Milano, I, 53, II, 24. Per falsarli decapitati in Milano, ma nel secolo XVI, agg. Morbio, Italia e Francia, p. 267, 270.
  32. Il decreto qui citato fu preso in particolare esame anche dal Giulini il quale conchiude col dire che «dovette certamente allora cagionare un grave danno ai sudditi ed un grave disturbo». Il decreto 9|11 1436 che si pubblica più avanti è una prova della giustezza delle sue congetture, così il Ferrano, in Osio, " Documenti diplomatici,„ III, 135, nota 1.
  33. Giustamente qui si obbietterà che dovevasi da noi scindere l’epoca della Repubblica ambrosiana da quella viscontea. Non abbiamo creduto di doverlo fare, a motivo della esiguità dei documenti riflettente quel turbinoso periodo, che del resto, visto il cozzo dei pretendenti alla successione di F. Maria Visconti, può ben ritenersi di dominio storicamente visconteo.
  34. Documento che si legge altresì nel Registro ducale, n. 85 a fol. 124,2 dell’Archivio di Stato milanese. Soltanto che in questo testo è indicato il 12 ottobre Dat. Papie in fine, mentre ai disopra è scritto come dato nel campo “contra Placentiam.„ Il sacco di Piacenza è dei 15 novembre 1447. Cfr. " Erstürmung von Piacenza am 15 nov. 1447 „ in Zeitschrift für Kriegskunde, „ 1841, 41, p. 29» e " Del sacco di Piacenza del 1447, memoria contemporanea lasciata da Michele Ruinagia „ in “Arch. storico italiano, „ append. XX, 1848, p. 89.
  35. Cfr. sempre nella " Riv. ital. di num., „ loco citato, l’articoletto nostro: Gerolamo Alberti maestro di zecca in Ferrara, Parma e Milano.
  36. Agg. Mariani M. Un imperiale inedito della zecca di Pavia, in Riv. ital. num., fasc. II, 1893, p. 187 seg.
  37. Da lettera del 12 gennaio 1452 (Daverio, Mss. a Brera, vol. IV. — Gazz. numismatica di Como, n. 12, anno VI), rilevasi che Rolando Pallavicino aveva al suo soldo septe magistri che non facevano altro che fabbricare moneta falsa Tedesche, Zenovese et de Savoia e che Rolando aveva mandato quatto some de monete todesche in terra todescha a cambiare in mercantia. Per falsificazioni su larga scala delle monete mantovane per parte dei Pallavicino negli anni 1454-56, cfr. i due documenti da noi editi in Gazz. numism., 1885, n. 12, p. 94.
  38. Per la descrizione della casa della zecca in Milano nel 1738, indicandosi oscuramente il documento surriferito, cfr. Lattuada, Descrizione di Milano, IV, lai seg. Il disegno della facciata della demolita zecca ci è conservato in un rozzo schizzo del Bellati nei suoi Mss. alla Braidense, t. VI, p. i. — Per il palazzo della zecca in Pavia cfr. Brambilla, Mon. di Pavia, p. 335. Per l’organizzazione di una zecca nel secolo XV cfr. Portioli, Zecca di Mantova, I 102, II 48.
  39. Il soldo eroso di Francesco I Sforza duca di Milano, a cui supponiamo diretta la presente relazione, era del peso di grani 30, i quali, alla bontà di 0,363, davano di argento puro grani 11,040: quindi la lira imperiale, osserva il Mulazzani, constava allora di grani 220, 800, quando la proporzione metallica era di 1 oro = 10,965 d’argento. (Nota del Muoni).
  40. Leggasi nel Reg. Panig. E, 181, e nei volumi mss. del Bellati. È ricordata dal Biondelli, Prefazione alle Monete di Milano, p. LVII,
  41. Manca in parte il testo per essere incompleto il Registro. Nei Mss. Bellati completo invece.
  42. Per notizie di altri tesori scoperti nel ducato milanese nel quattrocento, così a Covo, a Pavia e sul Piacentino cfr. Morbio, Monografia storica delle zecche italiane (Asti, 1867) p. 41-42 e Opere storico-numismatiche (Bologna, 1870) p. 171-172. Sempre da accettarsi cum grano salis le notizie del Morbio.
  43. Una concessione consimile era stata fatta (20 giugno 1460) al cons. ducale Tommaso Morone da Rieti (Reg. duc., n. 100, fol. 73 t.) — Per altre miniere argentifere cfr. Arch. stor. lomb., 1887, p. 517 e seg. Capitoli per le miniere d’argento di Val Marchirolo, dell’a. 1475, produsse il Morbio nel suo Codice Visconteo-sforzesco, (Milano, 1846), p. 469 e seg. e anche p. 460.