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458 emilio motta
«Item che li fiorini de reno et scudi de Savoya et de franza de callo fina a tri grani se possano spendere senza alcuno danno, ma callando da tri grani in suxo fina ad octo grani siano pegio el fiorino de reno un soldo per grano de tuti li grani che callerà, et li scudi dinari xvj per grano de tuti li grani che callarano utsupra, et da octo grani in suxo non se possano spendere se non per bolzonaglia et siano tagliati.»

218. — 1463, febbraio 17, Milano. — Decreto per il quale è vietata la spendizione dei Carlini [Reg. Panig. F, 21 t. — Bellati, mss. citati].

Essendosi incominciato nel ducato «ad spenderse da alcuni dì in qua de molti Carlini novi facti suxo il stampo de carlini vechij del regname di quali facti debiti assazij non se trova che vagliano apresso il quarto, di quelo vagliano li vechij anzi vagliono più che il quarto mancho di quelli, et anche ne sono trovati molti fra questi che sono falsi e non vagliono cossa alchuna o pocha, et essendo chiara et certa sua Signoria (il duca) queste talle monete o vero Carlini non essere fabricati in la zecha del serenissimo Re Ferrando, anzi contra sua voglia e saputa... ha ordinato in tuto levare dicti Carlini si vechij comò novi, et che non se ne spenda più alcuno.» Grida di divieto e di spendizione «soto pena de perdere essi Carlini et de fiorini dece per caduno, che sera trovato contrafare.»

219. — 1463, marzo 28, Milano. — Il duca Francesco Sforza scrivendo al suo ambasciatore in Napoli, Antonio da Trezzo, dice " de questi denari che mandiamo là per la prestanza de quelle nostre gente darmi, per Facio Gallerano, nostro famiglio, gli serano mille ducati di la nostra ceccha, cioè dela stampa facta novamente, quali anno scolpita la effige nostra et perchè qui se spendono al precio deli ducati venetiani volimo che tu prò veda con la M. del Re che sì spendano per venetiani et per quello precio se spendano et coreno li venetiani „ [Potenze estere, Napoli, 1463. — Sambon, Incisori dei conii della moneta napoletana in “Riv. ital. numism., „ I, 1893, p. 76].

Da questo documento il Sambon dice risultare che fu Francesco Sforza il primo a porre sulle monete il proprio ritratto