Vocabolario italiano della lingua parlata (1893)/Z.

Z.

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V. GIUNTE E CORREZIONI.

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Z.


Z. Lettera consonante doppia. ed ultima dell'alfabeto italiano. Si pro- nunzia èèta, con suono or aspro or dolce, secondo che e determinato dalle regole della buona pronunzia, ed e di yen. fem. H Dall‘a alla zèta, vale Dal principio alla fine: x Gli rac- contò tutto dall’a alla zeta.»

Zabaione. a. m. Composto di rossi d'uovo, di rum, o vino di malaga o di madera, o simile, di zncchero e qual- che aroma, che si fa bollire in un vaso da cioccolata, sbattendo conti- nuamente col frulliuo; e quando è convenientemente condensato e spu- meggiante si versa. in bicchiere per sorbirlo a qnel modo.— Dall'illirico sabm‘a, Specie di bevanda.

Zàcchera. a. f. Quella mota che, passeggiando per vie fangose, rimane attaccata ai panni da piedi, specialm. alle gounelle delle donne: «Ha la zaechera alla sottaua: — S'ò fatta la zacchera. a

Zaccheròso. ad. Lordo di zacche- ra: u Ha il vestito tutto zaccheroso. a

Zafl‘àta. a. f. Fetore che esce im- provvisamente da qualche luogo ed nrta le narici: «Da quello stanzino vengono ogni tanto certc zafi'ate che mozzano i fiato. a

Zafi‘e. Voce indeclinabile, che si nsa per accennare l'atto di chi ta- glia di netto una cosa: x E zafi'e, con un solo colpo gli tagliò la testa.»

Zafieràno. a. m. Quei filetti di co- lore rosso, che si trovano iu una pianta detta Croco, i quali sono di acuto e grato odore, e che si ado- pperano come condimento, per dare odore a certe vivande- e anche per uso della medicina.||dia1lo come lo zaferano, dicesi di viso che sia molto giallo: x Poveretto! ha un viso giallo come lo zafi'erano. a — Dall'arab. ad. fardn.

Zafl‘lro. a. m. Pietra preziosa, che alle volte e di color porporino, ed alle volte di colore turchino. E più pregiata qnella che meno traspare, e che e. più simile al cielo sereno.- Da_l lat. sapphiflw, gr. oa’mqweipog.

Zafl'o. a. m. Legno intorno a cui è avvolta della stoppa per turare qual- che foro, e specialm. la cannella dei tiui_ e delle botti.— -Dal ted. zapfo.

Zagàglia. a. f. T. star. Lnngo ba- stone ferrato in cima, che serviva. è l’ arme in asta.— — Dal prov. arsagaya. i

Zagaglìàta. a. f. Colpo dato cou uua zagaglia.

Zagagliétta. dim. di Zagaglia; Pic- cola zagaglia.

Zàino. a. m. Sacchetto di pelle, per lo più col pelo dalla parte di fuori, che portauo addosso i pastori; e au- che Quello che portano addosso i sol- dati, e nel quale tengono tutta loro roba da vestire.— Dall‘ ant. ted.zaz‘na, Cesta.

Zampa. a. f. La gamba dci qua- drupedi, ed anche di altri animali: c Le zampe davanti, e le zampe di dictro d‘un cavallo:— Zampe delle pecore, dc’gatti: — Zampe di gallina.» |IE di quelle degl'insetti: «Zampe di mosca, di cicala, ec.nfl Significa anche La parte della zampa dal gi- nocchio in giù della vitella macellata: «Oggi vo‘mangìar un po’di zampa: - Zampa burrata.» IIE per ischerzo anche di gamba d'uomo o donna, che sia alquanto grossa e carnosa: c Ha nn par di zampe, che paion colonue. a I flCavar la castagna dal. fuoco con I la zampa del gatto. V. CASTAGNA. || l Leccar le zampe ad uno, modo dispre- giativo per Adularlo bassameute; on- de Leccazampe, dicesi per Adulatore.

Zampàta. a. f. Colpo dato con la ‘: zampa: «Gli diede una zampata, e | lo buttò in terra.» [p. 1344 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/1344 [p. 1345 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/1345 [p. 1346 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/1346 [p. 1347 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/1347 [p. 1348 modifica]ra znfla tra' mercatini. s Più coran- gzmento Baruiîa, Bnrabnfla. — Dai ted. 211 fon, Stiracchlnrc.

Zui‘o amento. a. m. L'atto dello zn- foiare.

Zui‘oisre. inlr. Sonare io anfoio; ma e di raro nso. || Detto di serpenti, Fischisre, Sibilare. Pari. p. Zuro- LATO.

llifolo. a. m. Strnmento msiîcaie, o fanciuliesco, generalmente di bos- solo, con bnchî a modo di flanto; ma che si suona per via di nna zampo- gnetia: c Vanno cantando per il bor- go e sonando li znfoli. s “Fan co- me gli sufols' i montagna. lo stcago che il più comune Fare eome i pi!- feri di montagna. V. PIFPBIO.

Zugo. a. m. Persona sempliee e ba- lordn; non molto oomnne.

Zup s a. f. Pane intinto nei vino, o in artro li nore: s Fa ia anp anel- l’aleatico:— ar la anp a ne roso- lio. s "Far la ruppe ne paniere, dl- cesi proverbislm. per Far cosa vana e senza pro: s Dice nn roverbio Chl fa l'aitrni mestiere fa a anppa nel paniere. s Il Eran-e una zuppa s un pan molle, dicesi familiarm. di cose o persone, tra le cui qualità, indole non slavi aicnna diflercnaa, Essere nna medesima cosa; ed ha sempre cattivo senso: s Padre e iiglinoli son tntti una anpps e nn pan molle. a li Zuppa, Minestra di pane fatta per lo più nei brodo: s Mi pisee più la an pa che lamincstradi panca“! cr are modesto invito a pranzo, ano dirai: «Venga a mangiare nna anppa da noi.suZuppo. suoi dirai familiarm. anche per lmpiccio, Imhroxlio, da cui nno non sappia come uscire: s Bono entrato In nna bella anppai s-Dai ted. nppe.

Zuppsrc. lr. Lo stesso che insur- parc.” in". imbeveral dei ii uieo n cni nna cosa e posta: c le: questo pane neil'aqua, c lascialo zuppa- re. s P011. p. UPPA'I‘O.

Zuppetis. di». di anpa.

Zuppettina. dine c— .diZup etia.

Zuppiers. a. f. Vaso di maio ca o d'altro. cor accinto, assai fondo, e di forma circo are o ovaie più o meno allnngat da versani la minestra per portarla n tavola.

Zuppina. dia. e una. di anpa: c La sera mangia una anppina soia, e in a lenza. I w z uppo. . nanp a . il uppo, e per maggiore eflìcacra Molla o Fra- dieio seppe, vale Tanto bagnato da parere anppato nell'acqua; ma più comuem. dicesi Fr s'cs'o Iuaao. lurisrc. inlr. Lo stesso, ma meno cornnnr che Ruaaarcuietto dei fan- einlli. 15m. p. Zunuu‘o.

Zuzzerullòne-òna. s. m. e f. Ragazzo o Ragazza assai cresciuta della persona, ma che ha sempre del bambinesco e dello sciocco. Voce popolare di spregio: «Guarda quello zuzzerullone, che non si vergogna di fare il chiasso tutto il giorno con quei bambini.» — Forse da zurlare.

Fine.