Vite importuna, al viver mio rubella
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IV
LA VITE IMPORTUNA
Vite importuna, al viver mio rubella,
quanto m’offende il tuo malnato stelo,
mentre col verdeggiante ombroso velo
il mio bel Sol m’ascondi, invida e fella!
Lo tuo frondoso crin laceri e svella
del piú freddo aquilon l’orrido gelo;
tuoni da l’alte nubi irato il cielo
e versi sul tuo capo empia procella.
Ma teco forse a torto ora mi sdegno;
chi sa che Clori, al mio martír costante,
non apprenda pietá da quel tuo legno?
che, mentre tu con tante braccia e tante
stretta t’annodi intorno al tuo sostegno,
impari anch’essa ad abbracciar l’amante?