Viaggio sentimentale di Yorick (Laterza, 1920)/LXVI. Il Bourbonnois
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Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
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LXVI
IL BOURBONNOIS
Eppure la mia fantasia s’era già lusingata d’immagini allegre! e oh quanto l’anima mia s’aspettava di tumultuar nella gioia in quel viaggio, e in que’ giorni della vendemmia, e per quelle piagge amenissime della Francia! Ma!... quivi appunto il dolore mi aprí la sua porta; e ogni gaia speranza m’abbandonò. In ciascheduna di quelle scene di giubilo m’appariva nel fondo la pensosa Maria sedente all’ombra del pioppo: ed io già toccava Lione, né avea per anche potuto coprirla d’un velo.
Cara sensibilità! tu se’ l’inesauribile fonte degl’incanti della voluttà e degli spasimi dell’angoscia! tu incateni il tuo martire sovra un letto di paglia, e tu stessa lo sublimi teco oltre al cielo. Eterna fonte de’ nostri affetti! Or si ch’io ti cerco, or si tutta la tua
divinità dentro il mio petto esulta1.
l’alma in sé si ristringe, e inorridita
l’annientamento suo guarda e s’arretra.
Vana pompa di frasi!2 bensí quando un generoso piacere, e un affanno generoso mi viene di fuori, allora, allora emana tutto da te, o grande Sensorio dell’universo! da te che diffondi la tua vibrazione, quand’anche un unico crine ci caschi dal capo, e la propaghi nelle piú remote solitudini del creato. Tócco da te, Eugenio schiude un po’ le cortine sotto le quali io giaccio languendo, ascolta la storia de’ miei patimenti, e intanto i suoi nervi tremano dolorando; ma egli n’accusa l’intemperie della stagione. Tu spiri sovente una scintilla del tuo calore all’aspro alpigiano, mentre trascorre su per le rupi agghiacciate, e s’abbatte in un agnello straziato dal dente del lupo. Vedilo, con la testa appoggiata al vincastro, inchinarsi pietosamente verso l’agnello. — Ah, foss’io giunto un poco piú presto! — L’agnello spira nel suo sangue, e il cuore compassionevole del pastore gronda sangue!
Pace sia teco, generoso pastore: tu ora te ne vai contristato; ma la gioia te ne renderà il merito; poiché la tua capanna è beata, e beato chi l’abita teco, e beati gli agnelli che ti belano attorno.