Viaggio sentimentale di Yorick (Laterza, 1920)/III-IV-V. Il frate

III-IV-V. Il frate

../II. Calais ../VI. La désobligeante IncludiIntestazione 2 maggio 2022 75% Da definire

Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
III-IV-V. Il frate
II. Calais VI. La désobligeante

[p. 8 modifica]

III

IL FRATE

CALAIS

Com’io finiva la parola, un povero frate di san Francesco entrò in camera a questuare pel suo convento. Nessuno vuol essere virtuoso a beneplacito delle contingenze; oppure uno è generoso come un altro è potente: sgd non, quoad hanc — e sia che può — da che non si può logicamente discorrere sul flusso e riflusso de’ nostri umori, il quale, a quanto io so, obbedirà alle medesime cause influenti nelle maree; ipotesi che ci tornerebbe spesso a men biasimo: e, per dir di me solo, son certo che in piú incontri mi loderei assaissimo del mio prossimo, se dicesse che io me la intendo con la luna, e mi governo con essa (e non avrei colpa in ciò né vergogna), anziché col mio proprio atto e consenso (e ogni colpa e vergogna sarebbe mia).

Ma sia che può. Dal punto che io posai l’occhio sul frate, io aveva prestabilito di non dargli un unico soldo: e consentaneamente mi riposi la borsa dentro al taschino, lo abbottonai, mi misi alquanto in sussiego, e me gli feci incontro con gravità; e temo d’averlo guardato in guisa da non dargli molta fiducia. L’immagine di lui mi torna or agli occhi, e vedo ch’ei meritava ben altre accoglienze.

Il frate, com’io giudicai dal calvo della sua tonsura e da’ pochi crini bianchi, che soli gli rimanevano diradati intorno alle tempie, poteva avere da settantanni. Se non che le sue pupille spiravano di un cotal fuoco, rattemprato, a quanto pareva, piú dalla gentilezza che dall’età, che tu gliene avresti dato appena sessanta. Il vero è forse fra’ due. Certo egli n’aveva sessantacinque; e tutto insieme il suo aspetto, quantunque paresse che qualche cosa vi avesse solcate le rughe anzi tempo, torna bene col conto. [p. 9 modifica]

Era una testa di quelle dipinte spesso da Guido: dolce, pallida, penetrante, disinvolta da tutte le trivialissime idee della crassa e paga ignoranza, china sempre con gli occhi a terra: guardava diritto, ma come per mirare a cosa di là dal mondo. Come mai uno di quell’ordine conseguisse sí fatta testa, sappialo il cielo, che di lassú la lasciò cascare fra le spalle di un frate! Ma avria quadrato a un bramino; e, s’io l’avessi incontrata sulle pianure dell’Indostano, l’avrei venerata.

Il rimanente della sua figura può darsi, e da chiunque, in due tratti: era e non era elegante; tuttavia secondava il carattere e l’espressione: svelto, esile, di statura un po’ piú che ordinaria, sebbene quel piú si smarrisse per l’inclinazione della persona, ma era l’atteggiamento della supplicazione; e quale mi sta ora davanti al pensiero, ci guadagna piú che non perde.

Inoltratosi tre passi nella mia stanza, ristette; e, ponendosi la palma sinistra sul petto (tenea nella destra un bastoncello bianco con che camminava), quand’io gli fui presso, mi s’introdusse con la storiella delle necessità del suo convento e della povertà del suo ordine, e con grazia sí schietta, e con tal atto di preghiera negli sguardi ed in tutta la persona Io era ammaliato, non essendone stato commosso.

Ragione migliore si è ch’io aveva prestabilito di non dargli neppure un soldo.

IV

IL FRATE

CALAIS

— Ben è vero — diss’io, rispondendo all’alzata d’occhi con che conchiuse la sua domanda — ben è vero; e Dio non abbandoni mai chi non ha altro rifugio fuorché la carità del mondo, la quale temo non abbia assai capitale che basti a tante grandi pretese e perpetue. — [p. 10 modifica]

Mentr’io proferiva le parole «grandi pretese», ei lasciò correre l’occhio sopra la manica della sua tonaca. Sentii tutto il significato di quel richiamo.

— Lo so — diss’io, — una ruvida vesta, e ad ogni terz’anno, con una magra dieta, non è gran cosa. E appunto rincresce alla vera pietà, che, potendosi sí poca cosa guadagnar con poco sudore e con pochissima industria sopra la terra, il vostro ordine brami piuttosto di procacciarsela instando per quel capitale, che è l’unico avere del zoppo, del cieco, del decrepito e dell’infermo. Lo schiavo, che coricandosi va piú e piú sempre numerando i giorni delle sue tribolazioni, si strugge anch’egli per la sua parte; e se voi, anziché di san Francesco, foste nell’ordine del Riscatto1, povero com’io pur sono — continuai accennando la mia valigia, — la vi sarebbe di lietissimo animo aperta per la redenzione dell’infelice.—

Il frate mi s’inchinò.

— Ma piú d’ogni altro — io soggiunsi — l’infelice della nostra patria ha certamente i primi diritti; ed io ne ho lasciati a migliaia nella miseria su per le spiagge ov’io nacqui. —

Il frate crollò affettuosamente il capo, volendo dire: — Purtroppo! la miseria è in tutti gli angoli della terra, come nel nostro convento.

— Ma noi distinguiamo — diss’io, posando la mano su la manica della sua tonaca, in risposta al richiamo, — noi distinguiamo, mio buon padre, que’ tanti che bramerebbero di sostentarsi col solo pane del proprio sudore, da tanti che si vogliono sempre satollar dell’altrui; e non hanno per istituto di vita, fuorché di passarsela nel non fare e nel non saper nulla «per l’amore di Dio». —

Il povero francescano non aprí labbro: le guance gli sfavillarono d’una striscia di fuoco2, che non potè rimanervi, e [p. 11 modifica] in un minimo punto di tempo svani: avresti detto che tutti i risentimenti della natura si fossero esauriti in quel vecchio; non ne mostrò; ma, lasciando cadere il suo bastoncello fra le due braccia, si strinse con rassegnazione le palme una sovra l’altra sul petto, e si ritirò.

V

IL FRATE

CALAIS

Mi palpitò il cuore nel punto che egli serrava la porta. — Freddure! — diss’io, affettando di non curarmene; — freddure! — e lo ridissi tre volte, ma senza pro: ed ogni sillaba discortese da me pronunziata mi ripiombava su l’anima. — Or sia che tu avessi diritto di non esaudire quel povero francescano; non era ella forse pena bastante a confonderlo, senza la giunta d’amare parole? — E considerava i suoi crini canuti; e mi pareva che quella figura sua liberale rientrasse, e m’interrogasse cortesemente che ingiuria m’avesse mai fatto, e perché mai l’avessi trattato a quel modo. Avrei dato venti lire per un avvocato. Ti sei portato pur male! — dissi a me stesso; — ma esco appena a fare i miei viaggi; imparerò modi migliori andando innanzi. —

Note

  1. Ordine regolare agostiniano, istituito a’ tempi delle crociate per redimere con l’elemosine de’ fedeli gli schiavi dalle mani de’ barbari [F.].
  2. Il testo: «a hectic of a moment»-, ora «hectic» presso tutti gli autori citati da’ vocabolari inglesi significa «stato d’etisia», «calore morboso», «febbre etica»: però si è tradotto congetturando [F.].