Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/7. Corso della Cettina fra' precipizj; sue Cateratte

7. Corso della Cettina fra' precipizj; sue Cateratte

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7. Corso della Cettina fra' precipizj; sue Cateratte
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§. 7. Corso della Cettina fra’ precipizj; sue Cateratte.

Da Trigl sino a Duare precipita la Cettina di balza in balza scorrendo sedici buone miglia per un alveo quasi sempre scavato a piombo nelle profonde viscere della montagna. Ella incontra un tratto di campagna sotto Novasella, che sarebbe men orrido del resto, se le acque abbandonate all’impeto loro non lo tenessero pressochè sempre allagato. Un breve miglio lontano dalla Rocca di Duare (importantissimo posto, che trae seco il destino di tutto il paese aggiacente al mare da Almissa sino a Narenta), la Cettina fa una cascata magnifica detta Velika Gubaviza dagli abitanti, per distinguerla da una minore, ch’è un po’ più sotto. Io ò voluto andar a vederla di buon mattino, e vi discesi da Duare, dove avea passato la notte accolto con ospitale cordialità dal Signor Furiosi, Gentiluomo d’Almissa, che n’è il Sopraintendente, i di cui valorosi Antenati ne agevolarono la conquista sopra il Turco.

Per arrivare ad un luogo, d’onde potessi osservarla vantaggiosamente, mi fu d’uopo abbandonarmi sovente colle gambe addietro, e più spesso saltare da un masso all’altro. Lasciatevi pur dire de’ precipizj del monte Pilato negli Svizzeri; non è possibile, che ve ne siano di più impraticabili. Si veggono ciò non pertanto colà i Pastori carichi d’otri pieni d’acqua arrampicarsi con sorprendente destrezza dalla profondità di quegli abissi sino alle sommità piane de’ monti, ove ànno le loro greggie, che patiscono la sete. Io non [p. 85 modifica]vorrei assicurare, che alcuno di essi non rovini dall’alto al basso talvolta, e dia un buon pranzo agli Avoltoj: ma questo caso non viene frequentemente. Gli Avoltoj delle contrade vicine alle foci della Cettina sono terribili animali, che ànno dodici piedi di largo dalla punta d’un’ala all’altra, e che co’ loro unghioni levano di peso e portano al nido gli agnelli, e talvolta le pecore, i montoni, o i fanciulli de’ Pastori; io ne ò veduto uno, e misurato colle mie mani le di lui ali1

La riva destra del Fiume, che alzavasi a piombo sino alle nuvole sopra il mio capo, allorchè io mi trovai a portata di ben vedere di prospetto la caduta, à intorno a quattrocento piedi d’altezza; la sinistra, pella quale io era disceso, è così ripida, che senza le ineguaglianze delle roccie prominenti, onde si à qualche punto d’appoggio, non sarebbe possibile il calarvisi.

L’alveo non à forse ottanta piè di larghezza in quel luogo; profonda angustia, che combinandosi coll’orrore di molti massi minaccevolmente pendenti basterebbe per opprimere qualunque anima lieta. L’acqua del Fiume non precipita però da così enorme altezza; ma il salto, che fa cadendo, è per qualche modo paragonabile a quello del Velino presso Terni nell’Umbria. Non è però alla Valle di Pepigne, ch’è anche nell’orrido deliziosa, per alcun riguardo somigliante questo [p. 86 modifica]selvaggio ed alpestre precipizio sotto Duare. Colà potrebbe aver dimora un uomo abitualmente melanconico, e che avesse cara la propria mestizia; ma nell’orrore romoroso della Cettina sepolta fra profondissimi dirupi, non potrebbe stare che un disperato, nemico della luce, degli uomini, di se medesimo. Le acque, che piombano da più di cencinquanta piedi d’altezza, fannovi un rimbombo cupo e maestoso, ch’è reso ancora più grave dall’Eco, che lo ripete fra quelle ripide, e nude sponde marmoree. Varj massi rovesciati, che impacciano il cammino al Fiume caduto dall’alto, rompono i flutti, e rendonli ancora più orgogliosi, e mugghianti. Le spume loro ripercosse violentemente si sminuzzano in istille candide, e sollevansi a nugoli successivi, cui l’aria agitata va spingendo pell’umido Vallone, ove di raro penetrano a diradarli i raggi del Sole. Quando questi nugoli s’alzano direttamente verso il Cielo gli abitanti aspettano lo scirocco, che non manca di sopravvenire. Due gran pilastri sono piantati come a guardia laddove cade il Fiume nell’alveo inferiore; l’uno di essi è attaccato di fianco alla sponda dirupata, ed à la sommità coperta di terra ove allignano alberi, ed erbe; l’altro è di marmo, ignudo, isolato. Mentre il mio compagno disegnava questo pezzo magnifico (Tav. XI.), io lo descrissi a mio grand’agio, e non trascurai d’esaminare le materie, che compongono quell’alte rive scoscese. Vi trovai una spezie d’Oolito molto osservabile, i di cui granelli sono connessi da un forte cemento spatoso, propagantesi a foggia di reticella, e una bella pasta di Breccia, pezzata di bianco, angolosa, e vergata di vivacissimo rosso, che sarebbe atta a qualunque Opera nobile. I Morlacchi, che mi servivano di scorta, mi sembrarono più riflessivi degli altri, ch’io avea conosciuti sino a quel giorno. Eglino [p. Tav. XI modifica]Tav. XI. [p. 87 modifica]esaminavano con molta attenzione i progressi del lavoro, cui stava facendo il mio Disegnatore; e tanto erano lungi dal mostrare stupore o disprezzo, come usano di fare i nostri contadini, perchè io raccogliessi le pietre, che anzi davano a divedere un’onesta curiosità d’esaminarle anch’essi. Lusingò non poco il mio selvaggio amor proprio la sorpresa di quegli uomini nati, e indurati alla fatica pella mia agilità nell’arrampicarmi, e nello scendermi fra le balze; io mi sentii dire con estrema compiacenza da uno di essi esclamando: Gospodine, ti nissi Lanzmanin, tissi Vlàh! „Signore, tu non se’ un Italiano-poltrone, tu se’ un Morlacco!“ Vi confesso che sono stato più sensibile a questo epifonema, di quello potrò mai esserlo agli Elogj per lo più non sinceri degli uomini del gran Mondo. Il mio buon Morlacco erasi sfiatato nel seguirmi fra quelle balze, e parlava ben di cuore.

Poco più di mezzo miglio sotto la Velika Gubaviza, ricade il Fiume da un’altezza di venti piedi, poco più, poco meno, e forma la Mala Gubaviza, o sia la picciola cascata. Questa è un colpo d’occhio meno magnifico ma più teatrale. Il Fiume cade fra dirupati massi appiè del monte; egli spandesi poscia pella valle spaziosa fiancheggiata da colli selvosi, e dominata dalla montagna di Duare. L’ossatura di questa non è marmorea, benchè ne sia marmorea la cima; nello scendere al Fiume io vi osservai molte varietà di terre marine, ora più, ora meno indurate: la dominante è l’Argilla cenerognola, priva di sabbia2. Dal piè del mon[p. 88 modifica]te di Duare corre un Vallone alpestre da Tramontana al Mezzogiorno, sino alle rive del mare sette miglia lontano, e conserva riconoscibili vestigi d’alveo di fiume abbandonato, e forse interrotto dal rovesciamento di qualche gran falda di montagna, che à deviato le acque. Esaminando l’indole di que’ ciglioni smantellati si potrebbe trovar possibile, che da nuove rovine dovessero nascere nuovi intoppi, e deviamenti alla Cettina.

  1. Non è da meravigliarsi della gigantesca statura degli Avoltoj di queste Contrade, e tenere il fatto per difficilmente credibile; gli Avoltoj delle Montagne Svizzere sono della razza medesima, e non solo portano in aria capretti, agnelli, camozzi, e fanciulli, ma (se a’ Viaggiatori debbasi prestar fede) fanno talvolta il medesimo brutto scherzo agli uomini adulti.
  2. Argilla humido cærulescens, ustione rufescens. Linn. 52.9.
         Argilla vitrescens, rudis. Wall.
         Argilla rudis sabulo destituta. Woltersdorff.