Viaggio in Dalmazia/Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi/1. Delle vere sorgenti del fiume Kerka

1. Delle vere sorgenti del fiume Kerka

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1. Delle vere sorgenti del fiume Kerka
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§. 1. Delle vere sorgenti del fiume Kerka.

Uno di quelli, ch’io ò più diligentemente seguito si è il Tizio degli antichi, oggidì detto Kerka, o [p. 108 modifica]Karka dai Nazionali; egli fu, come sapete, a’ tempi Romani il confine, che divideva la Liburnia dalla Dalmazia. Le di lui sorgenti sono segnate nelle Carte molto più addentro, che le non si trovano veramente. Anche i più esatti Corografi della Dalmazia ànno confuso coll’alveo della Kerka un torrente, che vi precipita dall’alto, e conduce le acque eventuali d’un mediocremente esteso tratto di monti aspri, conosciuto dagli abitanti sotto ’l nome di Hersovaz. La giogana di Hersovaz congiunge le radici della Montagna Dinara con quelle di Gnat, e divide le campagne bagnate dalla Cettina, ch’è il Tiluro de’ Geografi, dalle ampie Valli irrigate dal Tizio.

Questo Fiume non à d’uopo d’accessioni per iscorrere con decoro; ed è già bello, e formato un trar di mano fuori della caverna, d’onde scaturisce.

L’alveo superiore del torrente eventuale, che vi conduce le acque montane, à trenta piedi di larghezza, ma non corre per lungo tratto prima d’arrivare a Topolye1. Egli porta seco quantità di terra calcarea, e però molto disposta a rapprendersi, formando tartari, ed incrostazioni. Il tofo della Kerka fabbricato da queste acque superiori è una bella spezie di Fitotipolito, ora più, ora meno compatto, in ragione del maggiore, o minor declivio dell’acque, che lo formano, e racchiude le impressioni di varie piante palustri, fluviatili, e ripensi2. Questa sorte di tartarizzazione, oltre all’es[p. 109 modifica]sere curiosa è anche utile, perchè opportunissima alla costruzione di muraglie, e volte, agevolmente lavorabile, resistente all’azione dell’aria, e poco pesante. Il corso del torrente superiore alle propriamente dette origini della Kerka non è costante, quindi l’alta cateratta, d’ond’egli precipita, trovavasi totalmente arida, allora che noi vi fummo verso la metà d’Agosto. Dal livello del letto superiore a quello della caverna, da cui esce perenne la Kerka, v’avrà una differenza perpendicolare d’intorno a 100 piedi. Nel tempo, che vi discende il torrente ingrossato, deve colà formarsi uno spettacolo magnifico. Il ciglione, da cui l’acque precipitano, è tutto di tofo, cui servono di base le lunghe barbe della gramigna, e il musco. Egli curvasi, formando come una volta, sotto di cui v’ànno molti antri freschissimi, e difesi dal sole perfettamente, ne’ quali s’entra per anguste aperture. Le falde del monte, che servono di sponde alla Kerka in quel luogo, sono tutte capovolte, e mostrano stravagantissime confusioni nelle loro stratificazioni. Elleno sono ripide, e talvolta perpendicolari; l’impasto del marmo è il biancastro comune. Vi s’incontra qualche pezzo errante di lava durissima variolata, che dà molte scintille battuta coll’acciarino, di colore fra l’avvinato e ’l cenerognolo. Trovasi colà ripetuto il fenomeno, che mi colpì allora quando cavalcammo da Spalatro a Clissa sulle falde della Montagna, e vidimo da lontano i lembi d’alcuni strati scoperti, che sembravano descrivere archi di cerchio coll’estremità volte all’insù. A Topolye è ancora più complicata la faccenda; imperocchè non un sol ordine d’Archi, ma due se ne veggono descritti l’un dopo l’altro su la medesima base, e l’estremità loro interne riunisconsi a foggia di tetto acuminato, e cornuto alla Chinese. Il resto del monte è tutto scon[p. 110 modifica]nesso, disequilibrato; e rovinoso, com’è scoglioso, e ineguale l’alveo della Cascata. Per di sotto a questa da un’oscura caverna esce con grande abbondanza d’acqua la Kerka. Io mi posi in capo d’entrarvi; e quindi messomi in uno zopolo (spezie di barchetta cavata in un tronco d’albero, come le canoe de’ Selvaggi Americani), e provveduto di scheggie di pino accese tentai di navigare sotterra, in compagnia dell’egregio giovanetto Sig: Jacopo Hervey. Non fu del tutto vano il tentativo, quantunque grande impegno fosse il difendersi dalle protuberanze tartarose della volta, e il cozzare coll’impeto dell’acqua contraria; ma le nostre fiaccole si spegnevano pella quantità di gocciole, che cadono colà dalle rupi superiori filtrandosi, e lo zopolo affrontando il fiume laddove con molto romore scende per angusto, e decive canale, se n’empiva più del bisogno. Si dovette replicatamente ritrocedere: ma con uno zopolo riparato saremmo certamente andati più oltre, e forse avremmo potuto passeggiare su le rive sotterranee del fiume. È da ricordarsi, che i monti di Topolye sono della stessa catena, calcareo-marmorea, che quelli di Jerebiza, da’ quali esce con opposta direzione la Cettina. A un tiro di sasso dalla bocca della Caverna, d’onde vien fuori la Kerka, v’ànno i Mulini. Le ruote delle macine sono orizzontali, e i raggi loro fatti a foggia di cucchiaj. Questa maniera di ruote, ch’è buona pe’ luoghi, ne’ quali si può radunare poc’acqua, e l’alzarla esigerebbe molto dispendio, trovasi nel Libro delle Macchine di Fausto Veranzio da Sebenico, Vescovo Canadiense.

  1. Topolye à la denominazione da’ pioppi, che vi sono comuni. Il pioppo chiamasi Tòpola in Illirico.
  2. Stalactites vegetabilia incrustans Linn. Syst. nat.
    Porus aquæ crustaceus circa alia corpora concretus, Wall.
    Gli scheletri delle piante marciscono dopo la incrostazione, e ne restano soltanto le impressioni nel tofo.