Viaggio in Dalmazia/De' Costumi de' Morlacchi/6. Amicizie, e Inimicizie
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§. 6. Amicizie, e Inimicizie.
L’amicizia, così soggetta anche per minimi motivi a cangiamento fra noi, è costantissima fra i Morlacchi. Eglino ne ànno fatto quasi un punto di Religione, e questo sacro vincolo stringesi appiè degli Altari. Il Rituale Slavonico à una particolare benedizione per congiungere solennemente due amici, o due amiche alla presenza di tutto il popolo. Io mi sono trovato presente all’unione di due fanciulle, che si facevano Posestre nella Chiesa di Perussich. La contentezza, che trapelava dagli occhi loro, dopo d’avere stretto quel sacro legame, provava agli astanti quanta delicatezza di sentimento possa allignare nell’anime non formate, o, per meglio dire, non corrotte dalla società, che noi chiamiamo colta. Gli amici così solennemente uniti chiamansi Pobratimi, le donne Posestrime, ch’è quanto a dire mezzo-fratelli, e mezzo-sorelle. Le amicizie fra uomo, e donna non si stringono a’ giorni nostri con tanta solennità: ma forse in più antiche, e innocenti età s’è usato di farlo1.
Da queste amicizie, e semi-fratellanze consacrate de’ Morlacchi, e delle altre Nazioni, ch’ebbero la medesima origine, sembra sieno derivati i fratelli giurati, che fra la nostra plebaglia sono frequenti, e in molti luoghi ancora fuori d’Italia. La differenza, che passa fra questi nostri, e i Pobratimi di Morlacchia, si è non solamente che vi manca la ceremonia del Rituale, ma ancora che nelle contrade Slavoniche ogni sorte d’uomini per vantaggio reciproco, nelle nostre i facinorosi, e prepotenti sogliono più che gli altri congiungersi, e affratellarsi per danno, e inquietudine delle popolazioni. I doveri degli amici così legati sono d’assistersi l’un l’altro in qualunque bisogno, o pericolo, il vendicare i torti fatti al compagno, ec. Eglino usano di spingere l’entusiasmo dell’amicizia sino all’azzardare, e perdere la vita pel Pobratime, nè di tali sagrifizi sono rari gli esempj, quantunque non si faccia tanto romore per questi amici selvaggi come pegli antichi Piladi. Se accadesse, che fra’ Pobratimi si mettesse la discordia, tutto il paese vicino ne parlerebbe come d’una novità scandalosa; ed accade pur qualche volta a’ dì nostri, con afflizione de’ vecchiardi Morlacchi, i quali danno la colpa alla mescolanza cogl’Italiani della depravazione de’ loro compatriotti. Il vino, e i liquori forti, de’ quali la Nazione incomincia a far abuso quotidiano sul nostro esempio, vi produce discordie, e tragedie, come fra noi.
Se le amicizie de’ Morlacchi non peranche corrotti sono forti, e sacre, le inimicizie loro sono poi per lo più inestinguibili, o almeno molto difficilmente si spengono. Esse passano di Padre in Figlio; e le Madri non mancano di ricordare a’ teneri fanciulli il dovere che avranno di vendicar il genitore, se per mala ventura fosse stato ucciso, e di mostrar loro sovente la camicia insanguinata, o le armi del morto. La vendetta è così immedesimata nell’anima di questa Nazione, che tutti i Missionarj del Mondo non basterebbono a sradicarnela. Il Morlacco è naturalmente portato a far del bene a’ suoi simili; egli è gratissimo anche a’ più tenui benefizj: ma guai a chi gli fa del male, o lo ingiuria! vendetta, e Giustizia corrispondono fra quella gente alla medesima idea, ch’è veramente la primitiva; e corre un trito proverbio, alla di cui autorità purtroppo deferiscono: Kò ne se osveti, onse ne posveti: „ Chi non si vendica, non si santifica. „ È notabile cosa, che in lingua Illirica Osveta significhi egualmente vendetta, e santificazione; e così il verbo derivato Osvetiti. Le inimicizie antiche delle famiglie, e le vendette personali fanno scorrere il sangue dopo molti, e molti anni; e in Albania, per quanto mi vien detto, sono ancora più atroci gli effetti loro, e più difficilmente riconciliabili gli animi esacerbati. L’uomo del più dolce carattere è in quelle contrade capace della più barbara vendetta, credendo sempre di far il proprio dovere nell’eseguirla, e preferendo questa pazza chimera di falso onore alla violazione delle più sacre leggi, ed alle pene, che va ad incontrare con risoluzione pensata.
Pell’ordinario l’uccisore d’un Morlacco, che abbia parentado forte, è in necessità d’andarsene profugo di paese in paese, nascondendosi pel corso di parecchi anni. S’egli è stato assai destro, o assai fortunato per isfuggire alle ricerche de’ suoi persecutori, e si trova d’aver ammassato qualche denaro, cerca d’ottenere il perdono, e la pace, dopo un ragionevole tempo; per trattare delle condizioni di essa dimanda, ed ottiene un salvocondotto, che gli viene fedelmente mantenuto sulla parola. Egli trova de’ mediatori, che in un determinato giorno uniscono i due parentadi nemici. Il reo, dopo alcuni preliminari, è introdotto nel luogo dell’assemblea strascinandosi per terra a quattro zampe, e tenendo appeso al collo l’archibugio, pistolla, o coltello, con cui eseguì l’omicidio. Mentr’egli stà in così umile positura, si recita da uno, o da più parenti l’elogio del morto, che spesso riaccende gli animi alla vendetta, e mette a un brutto rischio l’uomo quadrupede. È di rito in qualche luogo, che gli uomini del partito offeso minacciando gli mettano alla gola armi da fuoco, o da taglio, e dopo molta resistenza consentano finalmente a ricevere in denaro il prezzo del sangue sparso. Queste paci sogliono costare assai fra gli Albanesi; fra i Morlacchi alcuna volta s’accomodano senza molto dispendio, e in ogni luogo poi si conchiudono con una buona corpacciata a spese del reo.
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Dozivgliega viila Posestrima
S’Velebite vissoke planine:
Zloga siio, Kragliu Radoslave;
Eto na te dvanajest delija.
Pism. od Radosi.
Ma una fata Posestrima chiamollo
Dell’Alpi Bebie dall’eccelsa vetta:
Re Radoslavo, in tua mal’ora siedi.
Ecco sopra di te dodici armati.
Canz. di Radosi.