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collo l’archibugio, pistolla, o coltello, con cui eseguì l’omicidio. Mentr’egli stà in così umile positura, si recita da uno, o da più parenti l’elogio del morto, che spesso riaccende gli animi alla vendetta, e mette a un brutto rischio l’uomo quadrupede. È di rito in qualche luogo, che gli uomini del partito offeso minacciando gli mettano alla gola armi da fuoco, o da taglio, e dopo molta resistenza consentano finalmente a ricevere in denaro il prezzo del sangue sparso. Queste paci sogliono costare assai fra gli Albanesi; fra i Morlacchi alcuna volta s’accomodano senza molto dispendio, e in ogni luogo poi si conchiudono con una buona corpacciata a spese del reo.
§. 7. Talenti, ed Arti.
La svegliatezza d’ingegno, e un certo spirito naturale d’intraprendenza rendono i Morlacchi atti a riuscire in ogni sorte d’impiego. Nel mestiere dell’armi, quando siano ben diretti, prestano un ottimo servigio, e sul finire del passato secolo furono adoperati utilmente per Granatieri dal valoroso generale Delfino, che conquistò un importante tratto di paese soggetto alla Porta, spezialmente servendosi di queste truppe in varj usi. Riescono a meraviglia nella direzione degli affari mercantili, ed anche adulti imparano agevolmente a leggere, e scrivere, e conteggiare. Dicesi, che nel principio di questo secolo i Morlacchi Pastori usavano molto occuparsi nella lettura d’un grosso libro di Dottrina Cristiana, Morale, e Storico, compilato da un certo P. Divcovich, e stampato più volte in Venezia nel loro carattere Cirilliano Bosnese, ch’è in qualche parte differente dal Russo. Accadeva sovente, che il Parroco più pio che dotto, raccontando dall’Altare qualche fatto della Scrittura, lo storpiasse, o ne alterasse le circostanze, ne’ quali