Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano/Capo XIII

Capo XIII. Da Varese a Lugano per Porto di Morcotte

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Capo XII Capo XIV
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CAPO XIII.

Da Varese a Lugano per Porto di Marcotte.


Chi dalle Isole Borromee vuol andare a Lugano per vedere i tre Laghi, ha più strade. Si può andare in barca a Luino, e di là per comoda via, malgrado la considerevole salita a Ponte di Tresa, ove s’imbarca, o monta in vettura, se ivi la trova. Si può con più breve navigazione andare a Laveno, daddove si va a Varese, e di là a Porto di Morcotte, ove s’imbarca. Se vuolsi anche evitare il [p. 150 modifica]lago, si va per la Valcuvia e la Valgana al mentovato Ponte di Tresa.

La via da Varese a Porto è assai più breve e comoda per chi non teme il traverso di otto miglia di lago. Da Varese partendo per Biumo, popolato sobborgo, e percorrendo delle ineguali ma ben coltivate campagne, si discende per una ripida costa, non senza ragione detta Costa mala; si tragitta l’Olona, ch’è poco più d’un ruscello, ove colle acque sue irriga de’ bei prati; viensi sotto la chiesa di S. Fermo, e di là, costeggiando il monte, a Induno, da dove si sale a Frascarolo, di cui parleremo. La via di Porto passa in mezzo a Induno, e conduce ad Arcisate, in cui altri ravvisano Ara Caesaris, ed altri Ara Isarcorum. In un colle posto sopra Arcisate, detto il Sepolcro de’ Romani, furono trovate molte urne, armi antiche e monete. I monti da ambo i lati son calcarei, e sen ricava molta calce. A Bisuschio (Bisustum), bella delizia de’ sigg. Cicogna, il palazzo è ammirevole per le antiche pitture a fresco degli scolari de’ Campi. Il giardino è veramente inglese, fatto tale dalla natura secondata dall’arte. Il monte è calcare, ma al basso ha qualche strato di bianca argilla. I massi enormi di granito e di porfido che trovansi lungo la via, son pur essi testimonio dell’antica esistenza, e del distruggimento [p. 151 modifica]della cresta granitosa e porfiritica di que’ monti. Si ha in faccia S. Elia, il bel borgo di Vigiù, e la cava del sasso arenoso, di cui il palazzo Cicogna mostra non potersi interamente fidare, poichè le colonne dopo tre secoli si sono perpendicolarmente divise, e convenne cangiarle. Indi si passa sotto Besano, e s’arriva a Porto, che da Varese dista sette miglia. Sopra Besano evvi una miniera di piombo.

La chiesa di S. Giovanni di Besano dicesi fondata dalla Regina Teodolinda. Di Vigiù, che vedesi in alto alla destra, alcuni derivano il nome da Vicus Julii; e qualche fondamento di tal etimologia trovano nel vicino Stabio, che probabilmente ora una stazione (Stabulum) della cavalleria di Giulio Cesare. Presso Stabio vi sono alcune sorgenti d’acqua epatica fredda, la quale, secondo l’analisi fattane, è perfettamente satura d’aria epatica (gas idrogeno solforato), e contiene picciola dose di sal marino calcare. Potrebbono quelle vene riunirsi in una sola; ma, poichè vengono per via sotterranea dal nord-ovest, presso la chiesa di S. Pedrino, ove sono a poca profondità, converrebbe colà fare uno stabilimento per le acque e pe’ fanghi, che per la vicinanza gioverebbe a Milano, a Como e a Varese. In un angolo esterno della chiesa summentovata v’è un’urna con [p. 152 modifica]bella iscrizione di C. Virio Vero e con elegantissimo fregio in bianco marmo, la quale starebbe meglio in più sicuro luogo1. Grosso borgo popolato e ricco è Vigiù, non tanto per la coltivazione quanto pe’ lavori in [p. 153 modifica]marmo e in altri sassi. Il curioso colassù salendo vedrà alcune cave del mentovato sasso arenario, da cui molto sen trae per edifizj e per ornati. V’è pur non lungi una cava di calcedonio, di cui non si fa altr’uso che di pestarlo, e ridurlo in arena, sostituendol così all’arena di quarzo che manca, per segare i marmi, ai quali ivi si dà altresì il primo pulimento con altra dura pietra arenosa e ferrigna, detta roda. Ne’ vicini villaggi di Saltrio, Arso e Besascio hannovi cave di marmo variegato rosso con corpi marini, generalmente del genere delle came. Vi sono pure delle lenticolari e grosse ammoniti, e si è trovato sopra Tramona in mezzo al calcare un serpente o anguilla acchiocciolata di sostanza selciosa, che può servire d’argomento all’opinione di chi sostiene che i corpi selciosi tondeggianti in mezzo al calcare debbansi a un vôto lasciato da animali ivi intormentitisi e distrutti, o vero da frutti, occupato poi da filtrazioni selciose. Questi corpi tondeggianti sono qui frequenti. Presso Saltrio v’è pur un sasso biancastro di fino impasto, e durevole: fra il primo e ’l secondo v’è del marmo majolica simile a quello di Gavirate, e n’è probabilmente una continuazione: e presso al terzo v’ha della manganese, nello scoglio di calcedonio che incontrasi sulla strada da Besascio a Clivio; e vedesi specialmente presso [p. 154 modifica]la così detta Fontana di Mercurio1. V’ha degli scarpellini in copia ne’ mentovati paesi, ma ve n’ha molto più in Vigiù, ove marmi d’ogni maniera si lavorano con grandissima maestria.

Mentre la strada discende al lago verso il nord, vedesi una valle che manda le sue acque al sud. Siccome molto grande non è qui il declivio verso il lago, è stato fatto il progetto di scavare presso a Porto un canale, e sin qui protraendolo all’occidente del monticello su cui è la chiesuola di S. Giovanni, far sì che le acque sovrabbondanti del lago di Lugano, anzichè scaricarsi tutte nel lago Maggiore per la Tresa, di cui parleremo, portinsi in parte nel letto dell’Olona, e sostengansi ad [p. 155 modifica]innaffiare le già mentovate brughiere. Se l’altezza del cavo, che dovrebbe farsi, sia combinabile per la spesa co’ vantaggi che sen ritrarrebbono, noi nol giudicheremo. Alcuni opinano che meglio converrebbe un cavo sotterraneo. Certo è che difficilmente tal canale sarebbe navigabile, essendo il lago di Lugano circa 124 piedi più alto del lago Maggiore.

A sinistra s’ha il Deserto, dianzi l’Eremo de’ Carmelitani scalzi, ora ricovero autunnale delle pecore a lana fina introdottesi in que’ monti. A destra v’è la chiesa di S. Giorgio, ove visse romito il B. Manfredi, e nel monte vi sono indizi di carbon fossile in due luoghi, cioè in alto fra sottili strati di scisto marnoso, e abbasso di scisto calcare bituminoso presso Riva. V’è una miniera di pirite aurifera in alto, e di piombo al basso. Il nocciolo del monte è di scisto argilloso, ma il cappello è calcare.

A Porto, che dicesi Porto di Morcò per distinguerlo da altro Porto sul lago Maggiore, cercasi la barca per Lugano, e prendesi la direzione alla punta, su cui sta la terra di Morcò o Morcotte, e sovra questa il Vico, che dicesi patria di certo Papa Aniceto. Si va quindi direttamente a Lugano, lasciando a destra Brusinsizio, il seno ove stanno Riva e Codilago, di cui parleremo, Melano, Maroggia, Biscione, Campione, o ’l ramo di [p. 156 modifica]Porlezza. Si ha a sinistra Melide, e bellissima scena teatrale si gode quando si giugne in faccia di Lugano. Ne’ vicini monti il ch. Lomanon credè vedere delle lave; ma poi si conobbe non altro essere che trappo.

Costeggiando fra Melano e Maroggia, veggonsi in alto delle aperture cavernose, ov’ è tradizione che altre volte alcuni scellerati impunemente abitassero. L’alta vetta dicesi Monte Generoso, o Geroso, ove gli erborizzatori fanno già da molti secoli ampia raccolta d’erbe farmaceutiche2 [p. 157 modifica]Que' sassi in alto son tutti calcari; e qui osservisi che un altissimo strato calcare ignudo a quella elevazione corona tutti i monti posti al sud, dal lago Maggiore sino all'estremità del lago di Lecco: e frequenti in esso son le caverne, come vedremo. Il calcare però posa sul granitoso, porfiritico, o scistoso; e sotto questo v'è sovente l'argilla. Il colle posto fra Maroggia e Campione è porfiritico, mancandoli superiormente la parte calcare. Sarebbe mai questa precipitata nel lago che ivi ha sì poco fondo?

Sopra Campione in alto nel tenere d'Arogno vedonsi numerosi strati di carbon fossile d'ottima qualità, di cui s'è intrapreso, ma, per mancanza di mezzi, non continuato lo scavo. Lo strato più alto è di oltre mezzo metro: ma è probabile che gli strati bituminosi pervengano sin ove il calcare confina col porfido, e che ivi sieno più grossi. Molta è l'estensione loro dal nord al sud. Il porfido è qui talora internamente nero e vitreo, come quello di Grantola, di cui si parlerà.

[p. 158 modifica]Di porfido, che altri crede meglio detto granito-porfido, è tutto il monte che sta fra Morcotte e Melide. Questo paese è la patria del cel. architetto Fontana, che tante prove del suo ingegno ha date in Roma. Il piano di Melide è un fenomeno un po' raro, poichè nè v'è al di sopra un torrente o fiume che vi porti quanto strascina dal monte, nè v'è opposto angolo rientrante, con cui spiegherebbesi la punta formata da quella forza d'acque che scavò il lago. Questo tra Melide e Biscione ha pochissimo fondo; sicchè fuvvi progetto di formarvi un ponte. Forse l'eruzione subitanea delle acque uscite dal monte sopra Campione nel 1528, in tanta copia che temer fece d'un diluvio quegli abitanti, avvenuta pur era al disopra di Melide ne’ secoli più remoti. Bonaventura Castiglioni, che di quella eruzione parla come testimonio di vista, argomenta difatti che altre simili eruzioni abbiano formato il lago di Lugano, che dinanzi non era che una lacuna sino al declinare dell'impero romano; poichè niuno scrittore antico ne fa menzione prima di Gregorio Turonese nel secolo vi, quantunque rammemorato si trovi da Plinio il lago di Pusiano (che però a' suoi tempi dovea formare un lago solo con quei d'Alserio e d'Oggiono) sotto nome di Eupylis: argomenta inoltre che il lago di Lugano nutrito sia per di [p. 159 modifica]sotto dalle acque contenute nel seno de' monti, giacchè quelle che apertamente v'entrano pel torrente Agno, e per altri burroni, bastar non possono a supplire alla svaporazione, e all'emissario della Tresa. Nè ci sembra senza fondamento il suo pensiere. Scoppiarono le acque dal sen de' monti anche nello scorso secolo (nel 1711) verso la Tresa, di cui chiusero il letto. Forse la formazione del lago di Lugano devesi a quella terribile inondazione che nel secolo vi, come leggesi nella Cronaca di Fra Iacopo da Acqui (MS. nella Bib. Ambrosiana), svelse, strascinò e seppellì immense selve, che sepolte ancora trovansi, e formano lignite in varj paesi della Lombardia.

Campione, o Campilione è stato sino al 1797 un feudo imperiale libero de’ Monaci Cistercensi di s. Ambrogio Maggiore di Milano. Questo, benchè picciol paese, ha data all'Italia una sorprendente quantità d'architetti e scultori rammentati dal P. Ab. Fumagalli in una nota alla dissertazione, in cui dimostra come gli ulivi fossero in questo feudo anticamente coltivati3 assai più che ora nol sono, sebbene molte piante tuttavia ve n'abbia. A questo paesuccio pur dobbiamo le più vetuste Carte scritte sotto i Re Longobardi, Francesci, Germani e Italiani, [p. 160 modifica]che il mentovato illustre amico mio ha copiate e illustrate, e a me lasciolle morendo, perchè a gloria sua e del paese nostro le pubblicassi, siccome ho fatto4. Vedesi da queste che nell'ottavo e nono secolo già noti erano quasi tutti i paesi che stanno in vicinanza del lago, ivi detto Luanas, o Luanasco. Non solo Campione, ma tutti questi contorni somministrano all'Italia ed all'Europa artisti, ed operai per tutto ciò che risguarda gli edifizj, tanto per costruirli, quanto per ornarli. Da Campione una via conduce a Vall'Intelvi, e al Lago di Como. Dallo stesso paese, pel lago venendo al sud, vedonsi abbasso Melano e Biscione, e in alto Arogno e Rovio, ai quali luoghi ora si ascende per una strada carreggiabile, fatta a spese d'un particolare Arognate, che volle impiegare così per la sua patria le ricchezze acquistate in America. La strada è tagliata in duro sasso argilloso, che a luogo a luogo mostra filoni di ferro.

Lugano supera tutti gli altri paesi del suo Cantone, così a questo riguardo, come per la ampiezza, la bellezza e la ricchezza del luogo. L'amatore delle belle arti vi ammirerà i bei bassi rilievi alla porta della chiesa maggiore, e la grandiosa pittura del Luino [p. 161 modifica]rappresentante in varj quadri tutta la passione di G. C. nella chiesa de’ PP. Riformati, che qualche buon quadro hanno pure nel chiostro, cioè una B. V. col Bambino, un s. Giovanni Battista sulla porta del refettorio, e in questo una cena imitata in gran parte da quella di Lionardo. Da Lugano vuolsi fare strada carrozzabile per andare al S. Gottardo, e nell'interno della Svizzera.

Da Varese a Porto di Morcò |||
 Posta 1.


Note

  1. A Ligornetto, paesuccio sotto la fontana di Mercurio, che tuttavia gli somministra l’acqua, v’era la seguente iscrizione, ora smarritasi. Oldelli Diz. degli uomini illustri del Canton Ticino. Pag. 73.

    MERCVRIO
    V. S. L. M.
    C. CAPPELLINUS

    SORA2
    Quel calcedonio ha talora belle dendriti di manganese (Postilla dell’autore).
    1. L’epigrafe, che il Grutero pone a Senaco, il Muratori a Milano e il Donati a Cremona, dice così:
      vivus . fecit . caius . virivs . vervs . (ex tribu) ovffentina . (domo) mediolano . vi . vir . ivnior . pontifex . et . decvrio . item . manibvs . filiorum . svorum . caio . virio . verano . et . viriae . cai . filiae . verae . qvi . vixervnt . annos . qvinus . demos .
      Chi dilettasi delle patrie memorie vedrà con piacere qui ricordata una delle più illustri ed antiche famiglie della provincia. Caio Virio Vero cittadino romano fu Magistrato municipale, indi Pontefice, poi Decurione, ciò che vuol dir Senatore, e ascritto al grado, all’ordine amplissimo, nobilissimo, santissimo, come diceasi, del Municipio o della Colonia. In esso non ammetteansi che le persone per cento mila nummi di censo, o per ampio commercio, o per arti belle o per sommi meriti più ragguardevoli. Viria Vera sua figlia, che qui vediam morta col fratello Verano di quindici anni, è forse la stessa che in marmo di Monza appare sposa di Caio Giulio Primigenio, il quale volle anch’egli onorarla nel proprio epitaffio. Potremmo accennare Caio Virio Birrone quartumviro in Milano, Caio Virio Terenziano Seviro in Como, Caio Virio Sabino veterano e custode anch’esso in Como dell’armeria della xiv legione Marcia Vittrice, e Viria Marcella e Viria Candida ed altri; ma ciò basta, ci pare, per ravvisar l’importanza del marmo accennato (Nota tratta dell’esemplare postillato dal sig. dott. Gio. Labus).
    2. Quest’epigrafe si ha così nel Grutero, (52. 3) che l’ebbe dal Pighio. Forse nel marmo leggeasi Caius capellivs o capellinivs, tale per lo più essendo la desinenza de’ nomi romani. Le sigle votuns . solvit . Libens . Merito . son comunissime, nè han mestieri di spiegazione (Nota tratta dall’esemplare postillato dal sig. dott. Gio. Labus)
  2. Ecco una nota delle specie più rimarchevoli osservate nel monte Generoso.
    Anemone narcissiflora. Draba stellaris.
                       apiifolio. Arabis alpina.
    Dentaria digitata. Lamark Veronica apylla.
                     pinnata Lam..                  bellidioides.
    Cineraria aurantiaca. Orchis pallens.
                      integrifolia.              nigra.
                      campestris. Helianthemum obscurum.
    Betula ovata. Astrantia maior.
    Potentilla Hohenvartii.                   minor.
                     Devest. Trifolium alpinum.
                      aurea. Phyteuma Scheutzeri.
    Ligusticum peloponense.                    Halleri. Villars.
    Hemerocalis liliastrum. Agrostema flos jovis.
    Viola Lactea. Phleum alpinum.
               biflora. Veratrum nigrum.
    Scorzonera humilis. Cnicus ochroleucus.
    Corydalis lutea. Hieracium villosum.
    Ranunculus platanifolius.                     amplexicaule.
                           Thora.                     montanum.
    Achillea magna.                          Scopoli.
    Achillea Clevennae. Festuca flavescens. Villars.
    Gentiana purpurea. Hieracium montanum.
                      verna.                             Wild.
                      lutea. Sabularia alpina.
    Draba alpina. Primula suaveolens. Bertoloni.
  3. Atti della Soc. Patr. Tom. II. pag. 362.
  4. Codice Diplomatico Santambrosiano. Milano, presso Agnello Nobile, 1800, in 4º.