Versi sciolti dell'abate Carlo Innocenzio Frugoni/9
Questo testo è completo. |
◄ | 8 | 10 | ► |
A MONSIGNOR
MARAZZANI VESCOVO ecc.
Per la Canonizzazione di S.FRANCESCO REGIS.
Per queste vie del periglioso esiglio
Notte d’umano error, di là dal Sole,
Di là da i cerchi eterni entro l’immenso
5Giorno di vita, che le menti elette
Sollieva, ed empie di beato lume,
Oggi levarsi, oggi veder concesso
Fosse lassù quell’adorabil’Alma,
Che de l’invitta Francia inclito pregio
10D’Evangelica luce, infili che visse
Infaticabilmente ampio tesoro
Per gl’inaccessi andò diserti gioghi
Del Vivarese, e dei Velay spargendo!
Certo vedrebbe quello Spirto ardente,
15Che dal supremo onor de’ sacri incensi
Su l’are sante il Vaticano illustra,
Da i gloriosi scanni, ove contento
De l’Indiche conquiste alto rifulge
Saverio, grande infra i guerrier dei Cielo,
20Volger quaggiù ver l’onorata Parma
Sguardi di gioja, e di pietate accesi.
Vedrebbel di lassù degnar tra mille
Quest’almo Tempio, che a Lui bianchi veli,
E sazie d’oro, e d’ostro a i Muri appende
25Seriche tele, e in lucidi cristalli
Da le festive volte a Lui risveglia
Tremoli raggi di votive faci,
Candido d’api iblee pregiato dono;
E sel vedrebbe, qual chi in vera calma
30Torbido d’alterezza Andro non pave,
A le splendide lodi intender lieto,
Che a Lui dotta eloquenza in auree prose
Comparte, ed orna, e fa di petto in petto
Gravide gir di maraviglia, e piene
35D’utile esemplo trionfar da l’alto.
Ma in qual’atto soave, in qual sembiante
Sopra ogni immaginar destro, e sereno
Non sel vedrebbe, anche al concorde canto,
Che a Lui tempriam su le dilette cetre,
35Noi celebrato stuol d’eletti Cigni,
Intento starsi, ed ammirar se stesso
D’altre immagini altere, e d’altri modi
Di favellar divinamente adorno?
E forse colassù cara non giunge
40La bella Poesia, nè, dove regna
Svelato il primo Vero, in pregio tieni?
Amansi in Cielo i carmi: I carmi in Cielo
Trovan grazia, e favor. Essi son quella
Perenne lingua de’ superni Cori,
45Che senza triegua tra le fedi aurate
Cantan l’immenso Dio, Signor de gli Astri,
Dominator de i Mari, e de le Terre,
Dal centro, ove in sua gloria immobil siede,
Tutto movente con l’eterno ciglio,
50Largo di premio a i giusti, e su i protervi
Agitator del fulmine tremendo.
Nè certo agl’Inni nostri in Cielo nate,
E cresciute tra i sacri estri felici
Mancan fulgide penne, o vengon meno
55Calde di bell’ardir giuste speranze,
Onde, salito lo stellante Olimpo,
Per mezzo le canore alate schiere
Passar securi, e a Te fermarsi avanti,
Diva, Adorabil Alma, a cui già piacque
60Sì pura, e lieve, e sì del Mondo schiva,
E di sì viva caritate invitta
Ebbra apparir nel tuo corporeo velo,
Ch’ or cener fatto tra gli algenti marmi,
Gran nome dando a sconosciuta arena;
65De lo straniero pellegrin frequente
I voti, e i doni in Lalovesco accoglie.
Come sperar non puon d’esserti cari,
Se d’essi su vigile studio, e cura,
Non Greche, o Lazie favolose vene,
70Guaste d’orgoglio, e vanità sonanti,
Di guerrier sangue, o d’amor folli infuse,
Ma per Te quelle ricercar celesti
Fonti ammirande, onde di Dio sol pieni
Solo a Dio lungo 1’Idumeo Giordano,
75Lungo 1’obbediente onda Eritrea
Trasser su l’Arpa d’or cantici eccelsi
II Vate d’Jesse, e il Vincitor d’Egitto?
Non questi al Nome tuo cercò, nè questi
Ne la pubblica luce uscir consiglia
80L’Amor de’ Tuoi, che pur gli Altari, e i Rostri
Fè per Te gareggiar di pompa, e d’arte.
Come al tiepido Sol d’un vago Aprile,
Non provocati da Cultore attento,
Nascon spontanei fiori, e veder fansi
85A le Ninfe, a i Pastori, a l’aure, al campo
Per natural schietta beltà leggiadri:
Liberi, e pronti, e sol dischiusi, e desti
Da volontario d’onorarti ardore,
Al lampeggiar del tuo novello Culto
90Nacquer’essi da Noi, da Noi si fero
Sonar nel Tempio, e su le impresse carte
Da noi son mossi, se non è soverchio
Superba speme, a far di Te parole
Con questa, e con quant’altre età verranno.
95Nè soverchio superba è questa speme,
Ne certo vana: Imperocchè, qual’erra,
E spira dentro le incorrotte stille
Di balsamo Sabeo dal tempo intatta
Di vivifico odor aura gioconda,
100Serpe per essi, e signoreggia, e splende
In essi, e seco pur gli eterna ed erge
Cara a le genti, ed arbitra de gli anni,
De l’auree tue Virtù l’amabil luce.
E quando al nostro buon lavor, cui solo
105Basti, o Spirto immortal, fusse pur’uopo
D’altro ornamento, onde più a Te piacesse
E più insieme piacesse a i secol tardi,
Non abbiam forse, chi maggior gli acquisti
Presso Te pregio, e i tuoi desiri adempia?
110Queste tue lodi in quel solenne giorno
Quando in orrevol cerchio a Te fur date,
Qual per sangue vetusto, e qual per cento
Doti di saggio cor, di nobil alma,
Sacro insigne Pastor, non ebber fausto
115Giudice, e Spettator? Divo, tu sai,
Che questi estremi accenti a Te memoria
Fan del sublime Marazzani egregio,
Viva stella del Taro, onor di Trebbia,
Che di gemmate bende il crin velato,
120Poiché feo tutto ingentilir d’affetti,
Fiorir d’opre, e costumi, e sul buon calle
Placidi gir tra suoi divini esempli
Noi, suo diletto, avventuroso gregge,
Perche a i miglior suoi di nulla negletto,
125Nulla non degno del suo chiaro Nome,
Nulla restasse disadorno, e voto
De lo splendor de’ suoi pensieri augusti,
Queste, sua Sede, Pontificie Mura,
Di trista, e lunga assai vecchiezza carche,
130Corretti i danni, e lo squallor deterso
Rifolgorar fè su le nostre ciglia
In così novo maestoso aspetto,
Che la fedel sua Parma indarno in esse
Esse cerca, e non trova, e se veggendo
135Per esse in parte rabbellir cotanto.
Questi, o buon Divo, che quaggiù par nato
A pulir tutte le men colte cose,
A i carmi nostri, che il silenzio, e l’ombra
Privata ornai più tollerar non sanno,
140Riluca in fronte, e d’onor pieni aggiunga
I suoi Terreni a i Tuoi Celesti auspicj.