Versi sciolti dell'abate Carlo Innocenzio Frugoni/4
Questo testo è completo. |
◄ | 3 | 5 | ► |
ALL’INCOMPARABILE PRELATO MONSIG.
CAMMILLO MARAZZANI
VESCOVO DI PARMA & c.
Loda le Virtù e le azioni di lui, e gli raccomanda
Dove altronde splendor, dove conforto
Altronde in questa Età, Signore, avranno?
Non io, dirollo pur, non io le fonti,
5Che il liberal tuo signoril talento,
Emulando i migliori, apre, e diffonde
Su i non vulgari ingegni, unqua trovai
Scarse di buon favor, di grazia vote.
Però sai Tu, Signor, quaggiù che sei?
10Raro sei del Ciel Dono a noi concesso,
E tutto certo sei Celeste cosa,
Te divin senno, Te divino regge
Mentre noi reggi, di prudenza lume;
Teco è consiglio, e antiveder felice,
15E dolce di parlar divina copia,
E divin’uso di pensar diritto,
Penetrator de le riposte menti,
Che ne’ giudizj suoi saggio non erra.
Teco è beata di tranquillo petto
20Degna d’Eroe, degna di Te fermezza,
A i lieti tempi, ed a gli avversi invitta;
E tutto è Teco de le vere, eccelse
Virtudi a Dio dilette il divin Coro;
Quindi a tutti svelata, e in alto posta
25Del bell’animo tuo la grande immago,
Ancorché taccia de i severi Editti
L’imperioso suon, fassi Ella a tutti
Viva, e soave in un censura, e legge.
Non Te forse, Signor, (soffri, che il dica,
30E ragion renda al ver ) Te non conobbe,
Te non guardò, come tra noi Tu fussi
Celeste cosa, chi ne i dubbj tempi
A l’agitata da i discordi voti
Santa Nave di Pier, da l’aura mosso,
35Che fervida movea da Monti eterni,
Novo, Supremo Te Nocchier propose?
Signor, Tu sei sì di Te stesso adorno,
Che se non anco sul sacrato crine
Ti splende, qual dovria, di tanti pregi
40Il giusto guiderdon, non però meno
Te il Mondo onora, nè il valor tuo tace,
Anzi più questa tua grand’Alma ammira,
Che magnanima, e forte, e di se paga
La miglior sua mercede in se chiudendo
45Più meritar, che conseguir desia.
Ben ha, Signor, ben ha di che più altero
Girsen per Te, sebben si chiaro, e terso,
Sì per richezze, e titoli sublime
Si d’opre illustri, e sì d’Eroi fecondo
50L’alto de’ Marazzani antico Sangue.
Qual è del Mondo omai parte, che ignori
Il Nome tuo? Te, come volle il fato
De l’Italiche cose, e come volle
Col variar de i dì, de le vicende
55Tessuta in Ciel l’universal catena,
Te lungo Parma Condottiero egregio
D’eletta Greggia, la Germana in armi
Infaticabil Gente, a Marte cara,
Te il prode Sardo, Te l’accorto Ibero,
60Te il culto Gallo vide; e qual non venne
A Te da tante sì di Ciel discoste,
Genti, e di genio, e di pensar diverse
Nata da i Merti tuoi lode concorde?
Piacesti a tutti. Ah se lassù mai sorda
65Non è l’alta Bontate a i giusti prieghi,
Te al Popol tuo, Te al nostro ben, Te a quella,
Incontro a cui non prevarran d’abisso
Le nere porte, Te pietosa serbi,
Te, Signor, viver faccia i dì, che visse
70De l’intatta su i flutti Arca notante
Il santo Fabbro, e, se sia d’uopo scemi
Parte dei nostri giorni, e a i tuoi l’aggiunga
Vivi, eccelso Signor, vivi, e quand’ami
Di respirar da le tue gravi cure,
75Queste, che t’offro, d’un tuo sguardo degna
Non ignobili Rime, e le bell’arti
Languenti, e meste, e me, cui forse Apollo
Diè gentil cetra, a l’Ombra tua raccoglia.