Versi sciolti dell'abate Carlo Innocenzio Frugoni/14

A Carlo Barattieri

../13 ../15 IncludiIntestazione 23 agosto 2021 75% Da definire

13 15
[p. cvi modifica]

AL SIG. CO: CARLO BARATTIERI


Riavutosi dalla Febbre, e intervenuto alla prima Recita del Dramma intitolato li Fratelli riconosciuti.

QUella, che ti facea, parte per ira,
     E parte per timor batter sovente
     La man fu l’anca, e maledir tua sorte
     Febbre importuna, pur qual nebbia al Sole
     5Si ruppe, e si disperse, e Dio fa dove
     Seco portò la pallidezza, e il gelo,
     E l’aspra sete, gl’inquieti moti,
     E le nemiche del soave Tonno
     Affannose vigilie. Ita pur folle
     10Le vene a contristar di sozzo avaro.
     Che ingiusto Possessor ripon fotterra
     Il cumulato argento, inutil malfa,
     O a sparger foco ne l’ignobil sangue
     Di chi, ricco de i doni di Fortuna
     15Lascia languir su le superbe foglie
     L’arti mendiche. Ma per mio contento
     Bastimi, Amico Barattieri, ch’ella
     Più teco non soggiorni. Avrai pur ora
     Ritinta in rosso, e del cresciuto, e mesto

[p. cvii modifica]

     Pel ripulita l’una, e l’altra guancia?
     Il primo lume a gli occhi, il vigor primo
     Sarà tornato a le ginocchia? ed altro
     A regal mensa gusterai, che ingrate
     Polveri, ed acque, che per torto vetro
     A goccia a goccia lagrimaro, e prezzo
     Trasser da i vani speciosi nomi,
     E da la nostra in van credula speme?
Te pur vide il Teatro avide orecchie
     Porgere al canto, che sì vario, e dolce
     Da le canore emole bocche uscia.
     Dimmi, dov’eri allor, non ti parea
     Che ineffabil dolcezza, quasi fiume
     Repente l’alma t’inondasse, e i sensi?
     E se pur qualche non ben vinto avanzo
     Di febbre ancora ti scorrea le fibre,
     Non lo vinse il piacer, che ratto corse
     Tutti a dettar tuoi spiriti vitali,
     E limpidi, e vivaci li condusse
     Di vena in vena, e gli ordinò nel core?
     Certo quello fu il dittamo, che indarno
     Ne l’arte fua cerca Galen, ne’l trova:
     Quello il balsamo fù, che ti disciolse

[p. cviii modifica]

 Dal tuo languore, e a sanità ti rese.
     Finchè pronto tu l’hai, fanne buon’uso,
     E la tua vita ne provvedi, come
     Cauta formica, finchè il tempo è destro,
     Sotto l’ardente sol l’Aja scorrendo
     Quanto più può de la recisa Messe
     Tragge col morso, e de la rea stagione
     Memore, accresce il custodito acervo.
     Goditi queste notti al Genio sacre,
     E contra i foschi dì, che seco puote
     Trar l’avvenire, e il variar del Fato,
     D’incessante diletto empiti il seno,
     E ne imprimi la Mente. È dolce cosa
     Ne i tristi eventi rammentare i lieti,
     E distogliendo da i pensier funesti
     L’afflitto cor quasi ingannar sua pena,
     E se qualche ridente alba t’invita
     A respirar le prime aure del giorno
     Per genial passeggio, a me t’invia,
     Che come soglio, t’offrirò rifioro
     D’odorosa bevanda alto spumante
     Su belle tazze, che il Cinese industre
     Con arte ignota al Lazio orna, e colora.