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(CVIII.)

 Dal tuo languore, e a sanità ti rese.
     Finchè pronto tu l’hai, fanne buon’uso,
     E la tua vita ne provvedi, come
     Cauta formica, finchè il tempo è destro,
     Sotto l’ardente sol l’Aja scorrendo
     Quanto più può de la recisa Messe
     Tragge col morso, e de la rea stagione
     Memore, accresce il custodito acervo.
     Goditi queste notti al Genio sacre,
     E contra i foschi dì, che seco puote
     Trar l’avvenire, e il variar del Fato,
     D’incessante diletto empiti il seno,
     E ne imprimi la Mente. È dolce cosa
     Ne i tristi eventi rammentare i lieti,
     E distogliendo da i pensier funesti
     L’afflitto cor quasi ingannar sua pena,
     E se qualche ridente alba t’invita
     A respirar le prime aure del giorno
     Per genial passeggio, a me t’invia,
     Che come soglio, t’offrirò rifioro
     D’odorosa bevanda alto spumante
     Su belle tazze, che il Cinese industre
     Con arte ignota al Lazio orna, e colora.