Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/Storia contemporanea
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STORIA CONTEMPORANEA.
Nel marzo andato, un asino di spia,
Fissato il chiodo in certa paternale
Buscata a conto di poltroneria,
Fu rinchiuso per matto allo spedale.
Dopo se’ mesi e più di frenesia,
Ripreso lume e svaporato il male,
Tornò di schiena al solito mestiere
Per questa noia di mangiare e bere.
Si butta a girellar per la città,
S’imbuca ne’ Caffè, nell’Osterie,
E sente tutti di qua e di là,
— Saette a’ birri, saette alle spie,
Popolo, Italia, Unione, Libertà,
Morte a Tedeschi, — ed altre porcherie;
Porcherie per orecchi come i suoi
Quasi puliti dal trentuno in poi.
Corpo di Giuda! che faccenda è questa?
Dicea tra sè quel povero soffione;
O io vagello sempre colla testa,
O qui vanno i dementi a processione.
Basta, meglio così: così alla lesta,
Senza ficcarmi o star qui di piantone,
Vado, m’affaccio sulla via maestra,
E sbrigo il fatto mio dalla finestra.
Entra in casa, spalanca la vetrata
Con lì pronta la carta e il calamaio,
E un’ora sana non era passata
Che già n’avea bollati un centinaio.
Contento per quel dì della retata,
Chiappa le scale e trotta arzillo e gaio,
De’ tanti Commissari al più vicino,
E là, te gli spiattella il taccuino.
Con una gran risata il Commissario,
Lette tre righe, lo guardò nel muso,
E disse: bravo il sor Referendario!
La fa l’obbligo suo secondo l’uso:
Si vede proprio che ha perso il Lunario,
E che ne’ Pazzerelli è stato chiuso.
La non sa, Signor mio, che Su’ Altezza
Ora al Buonsenso ha sciolta la cavezza?
— Su’ Altezza? al Buonsenso? E non corbello!
Al Buonsenso...? non era un crimenlese?
Ma qui c’è da riperdere il cervello!
O dunque adesso chi mi fa le spese? —
So io dimolto? gli rispose quello;
Che fo l’oste alle birbe del paese?
Animo, venga qua, la si consoli,
La metterò di guardia a’ borsaioli.