Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/Il Mementomo
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IL MEMENTOMO.
Se ti dà l’animo
D’andar pei Chiostri
Contando i tumuli
Degli avi nostri,
Vedrai l’immagine
Di quattro o sei,
Chiusi per grazia
Ne’ Mausolei.
Oggi c’insacca
La carne a macca:
In laide maschere
Fidia si stracca.
Largo ai pettegoli
Nani pomposi
Che si scialacquano
L’apoteosi.
Non crepa un asino
Che sia padrone
D’andare al diavolo
Senza iscrizione:
Dietro l’avello
Di Macchiavello
Dorme lo scheletro
Di Stenterello.
Commercio libero:
Suoni il quattrino,
E poi s’avvallano
Chiesa e Casino.
Si cola il merito
A tutto staccio;
Galloni e Panteon
Sei crazie il braccio.
Scappa di Domo
Un pover’omo
Che senta i brividi
Di galantomo.
O mangiamoccoli,
Che a fare un Santo
Date ad intendere
Di starci tanto!
E poi nell’aula
Devota al salmo
L’infamia sdraiasi
Di palmo in palmo!
Ah l’aspersorio
Per un mortorio
Slarga al postribolo
Anco il ciborio!
La bara, dicono,
Ci porta al vero:
Oh sì, fidatevi
D’un Cimitero!
Un giorno i posteri
Con labbra pie
Biasciando il lastrico
Delle bugie,
Diranno: oh gli avi
Com’eran bravi!
Che spose ingenue,
Che babbi savi!
Un dotto, transeat;
Ma un’Eccellenza
Tapparlo a povero,
Certo, è indecenza!
Ribolla in lurida
Fogna plebea
Del basso popolo
La fricassea;
Spalanca, o Morte,
Vetrate e porte:
Aria a un cadavere
Che andava a Corte.
Così la postuma
Boria si placa:
E molti, a immagine
Della lumaca,
Dietro si lasciano
Sul pavimento
Impura striscia,
Che pare argento.
Ecco gli eroi
Fatti per voi,
Che a suon di chiacchiere
Gabbate il poi.
Ma dall’elogio
Chi t’assicura,
O nato a vivere
Senza impostura?
Morto, e al biografo
Cascato in mano,
Nell’asma funebre
D’un ciarlatano
Menti costretto,
E a tuo dispetto
Imbrogli il pubblico
Dal cataletto.
Perdio, la lapida
Mi fe spavento!
Vo’ fare un lascito
Nel testamento
D’andar tra’ cavoli
Senza il qui giace.
Lasciate il prossimo
Marcire in pace,
O parolai,
O Epigrafai,
O vendi-lacrime,
Sciupa-solai.