Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/Al Padre Bernardo da Siena

Al Padre Bernardo da Siena

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Alla Memoria dell'amico Carlo Falugi Frammento 1

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AL PADRE BERNARDO DA SIENA.


Non disse Cristo al suo primo convento:
     Andate, e predicate al mondo ciance:
     Ma diede lor verace fondamento.
                              Dante, Parad., XXIX.



Al Secol tolto nell’età più bella,
     E unito al Cielo in vincolo d’amore
     Nel sacro asilo di romita cella;

Fra gl’inni penitenti e lo squallore,
     Da questa terra misera non hai
     Sdegnosamente allontanato il core.

Ma ripensando agli infiniti guai
     Che ti lasciasti a tergo, e fatto pio
     Del nostro mal, peregrinando vai

Fido e diletto Apostolo d’Iddio,
     Che mal s’appaga del Pastor che giace
     Lento all’ombre, e l’Ovil lascia in oblio.

Di quella Mente interprete verace
     Che dettò l’evangelica parola,
     Sublime pegno di beata pace;

Come effluvio di rosa e di viola
     Dalle tue labbra il nettare divino
     Spira soave, e l’anima consola.

Partesi, per udirti, in sul mattino
     Dalla capanna sua la vecchìarella
     Per lungo e malagevole cammino:

Poi torna a casa a dar di le novella
     Ai piccoli nipoti, e ne rammenta
     Gli atti, le vesti, il volto, e la favella.

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S’asside al focolar tutta contenta,
     Vigilando la vita che le avanza,
     E le miserie sue par che non senta:

Chè d’altro gaudio e di più lieta stanza,
     Abbandonando questo triste esiglio,
     Dalle parole tue prende speranza.

La giovinetta, cui tinge in vermiglio
     Un primo amor la gota pudibonda,
     Tacita ascolta serenando il ciglio:

Chè tu le annunzi i dì quando, feconda
     Di bella prole, con materna cura
     La famigliola sua farà gioconda:

E ne sospira, e a Dio volge secura
     Il secreto pensiero e gli occhi belli,
     Specchi dell’alma innamorata e pura.

Tu ridesti a virtude e rinnovelli
     I giovanili petti, e gli richiami
     Agli amplessi d’amici e di fratelli.

Chè il Signor di santissimi legami
     Volle contento il suo popol diletto,
     Perchè s’unisca giubilando e s’ami.

Per occulta virtù, che dall’aspetto
     Di bella verità prende argomento,
     Tu n’avvicini al Ben dell’intelletto.

E in estasi di pace e di contento
     L’anima lieta s’abbandona, e riede
     Teco all’Amor che mosse il firmamento.

Per te gentil desio sorger si vede
     E d’onorati studi e d’atti onesti,
     Di virtù sante e d’incorrotta fede.

Celeste Verità, che i brevi e mesti
     Giorni di vita esalti e rassereni
     Quando al guardo mortal ti manifesti;

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E godi al raggio dell’Eterno, e tieni
     L’alto segreto dalla man del Nume
     Degli arcani superni e dei terreni;

Avvalorato del tuo santo lume
     Questi che svolge all’avida pupilla
     Delle attonite genti il tuo volume,

Tolto ai cari silenzi e alla tranquilla
     Aura del chiostro, tornerà sovente
     A destar fiamme della tua favilla.

E la terra commossa e riverente
     Il suo Profeta esalterà, che porgo
     Nuovo conforto al core ed alla mente

Che omai dal fango si sviluppa e sorge.