Venti vite d'artisti/Donatello
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Donatello.
Ciertamente che questa età si poteva gloriare havendo tre huominj sì grandj come furno i dua e quali si è parlato, Lorenzo di Bartoluccio, et Pippo di ser Brunelescho, et Donato, altrimenti Donatello, del quale noj parliamo al presente, al quale non è stato nell’arte della schultura secondo il iuditio universale chi habbi posto il piede innanzi, nè forse fu anchora inferiore a quegli [antichi] (1) se ben si chonsidera l’opera sua. Donatello dette addunque opera alla schultura cominciandosi insino da’ primi anni a lavorare, et ebbe grand’amore all’arte, perchè essendo più avaro dell’onore che dell’oro haveva più volto l’animo a fare qualchosa che stassi (2) bene che gli havessi a rechare fama, che al guadagnio. Ebbe da natura di fare le sue figure (3) che pareva che si voglino muovere et che non manchassi loro se non il fiato, et quelle che figurando anchora che stesino ferme parevan vive et che non manchassi loro se non il fiato. Fu huomo molto liberale et piacievole et fecie molte opere. Et prima quando era giovane quelle 4 figure di terra che sono sopra il chornicione di sopra alla sagrestia vechia e alla nuova di san Lorenzo, et la porta di bronzo che è (4) nella sagrestia vechia, con que’ tondi di mezo rilievo e altre figure che sono nella volta. Fecie anchora in detta chiesa 2 pergami di bronzo. Fecie 2 figure di marmo quando era giovane, una delle quali è posta in quel pilastro della facciata di santa Maria del Fiore che è fra la porta del mezo e quella di verso il champanile, et l’altra è in quel pilastro alla fine di detta facciata che guarda verso la via del Chocomero, le quali con la vivacità loro si fanno conosciere dall’altre. Fecie la figura di santo Giovanni Vangielista a sedere posta a lato alla porta del mezzo di detta chiesa nella facciata dinanzi. Fecie in detta chiesa l’ornamento dell’organo vechio, le figure (5) del quale se bene sono abbozzate appaiono di terra miracolose. Fecie 3 figure di marmo al naturale, le quali sono nel champanile di santa Maria del Fiore, cioè Habram chon Isach che è nella facciata di verso la chanonica, et quelle 2 del mezzo nella facciata dinanzi, cioè quel giovane e quel vechio zuchone che gli è allato, al quale par che non manchi se non il favelare. Della qual cosa s’acorse anchora egli, inperò che, secondo che si ritrasse da un suo garzone che stava secho mentre che egli le facieva, e’ dicieva continuamente: Favella, favella. Diciesi6 che la ritrasse di naturale et che quel vechio è Giovanni di Barduccio Chericini et il giovane Francesco Soderini, i quali erono dua suoj amicj, chon i quali egli pratichava chontinuamente. Fecie quella santa Maria Maddalena che è in san Giovanni opera miracolosa. Fecie quel tabernacolo di marmo, il quale è nella facciata d’Orsanmichele dirinpetto alla chiesa di san Michele, nel qual sono quel Christo con santo Tommaso di bronzo, fatte dipoi di mano d’Andrea del Varochio suo disciepolo, il quale è tenuta chosa bellisima et cosa perfetissima. Fecie la figura di santo Marcho in uno de pilastri di detta chiesa, la quale è posata et situata chon tanta gratia et ha una aria tanto veneranda, che Michelagniolo usava dire che non aveva maj visto chi avessi più aria d’uomo da bene che quella figura, et che se san Marcho era chosì egli era da chredergli ciò che dicieva. Fecie ancora la figura di san Giorgio in detta chiesa, la quale appare continuamente in moto, con uno san Giorgio che ammaza il drago di basso rilievo a’ piedi, opera miracolosa. Fecie la figura di Iudetta che taglia la testa a Heloferna di bronzo che è al presente nella logia in piaza, e la figura di Davitt giovane di bronzo che è nel cortile del duca, opera maravigliosa et della quale si dicie da maestri di detta arte non ci esser cosa più perfetta e alla quale si potessi mancho apporre. Uno vaso...... con molti ornamenti et figure nella casa de Medici et uno altro simile nell’orto de’ Pazi, che fanno fonte, cosa bella. Fecie uno santo Giovanni di marmo giovane in casa Martegli, il quale par proprio di charne, et nella chiesa di santa Croce nella cappella de’ Chavalcanti quella mitria col tabernacolo et co’ suoi adornamenti di macignio. Fecie quel san Lodovico di bronzo, il quale è sopra la porta di detta chiesa, il quale dicono essere la men (7) bella figura che egli faciessi mai: et essendogli un giorno detto da uno amicho suo per qual chagione egli haveva fatto una figura tanto goffa et fuor della maniera sua, rispose: Non credeva haver fatto mai figura che stessi meglio et più simile al vero di quella. Et ridendosene quello amico suo soggiunse: Io avevo a fare uno che rinutia, e uno il quale dicono che rinutiò a uno reame per farsi frate. Chi credi tu addunque che egli fusse? Fecie anchora, come noi diciemo di sopra, il chrocifisso che è a meza detta chiesa. Fecie la figura della dovitia che è posta in sulla colonna di Merchato vechio, et molte altre cose che sono per le chase private. Diciesi che fecie il sepulchro di papa Ianni che è in santo Giovanni, eccietto che quella figura che à quel calicie in mano che rapresenta la fede, la qual dicono esser di mano di Michelozo, ma per molti non si chrede che questa sia sua opera. Fecie ancora a Napoli il collo con la testa di cavallo opera maravigliosa per fornirlo et farvi su la inmagine del re Alfonso, ma non lo finì. Poi fecie nella opera del duomo di Siena una figura di bronzo di santo Giovanni Batista, ma per non essere pagato a suo modo la lasciò inperfetta nel braccio mancho. Fecie ancora in Siena il modello d’una porta, ma dipoi lo roppe et vennesene a Firenze. Intesesi da uno Bernardo di messer Paper schultore suo amico che lo vedde che era cosa bellisima et che Donato lo spezò confortato da lui elidendogli che non volessi consentire che i Sanesi avessino una cosa sì bella. Fecie in Prato il pergamo dove si mostra la cintola co’ sua ornamenti. Fecie in Padova il cavallo et la inmagine di bronzo del capitano Gattamelata fuori della chiesa di santo Antonio et non (8) havendo mentre che egli lo facieva da’ Vinitiani i danari che gli bisogniavano gli ispichò una mattina il collo, per il che minacciato da’ Vinitiani diciendogli: Che direstu se noi tagliasimo la testa a te? Rispose: Nonnulla se voi sapessj e appicarònela come farei io a lui. La quali parola intesa da loro gli dettono danari et egli lo condusse a perfetione. Fecie in Padova in detta chiesa del dosale dello altare una pietra di marmo cholle Marie, cosa eccielentisima, et intorno al coro cierti quadri (9) ancora che furno forniti dal Villano suo disciepolo. Fecie molte altre cose per la Italia che non ci è n’è notizia, ma è una maniera la sua et ànno le figure sue una cierta vivacità et una cierta pronteza che chiunque à punto pratica (10) nell’arte la conoscie di subito.