Veggio spumante, ed assalir gli scogli

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Veggio spumante, ed assalir gli scogli Intestazione 21 gennaio 2024 75% Da definire

Poichè nel corso della fuga amara Che ostro celeste vi ricopra i crini
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni morali di Gabriello Chiabrera
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XXXI

AL SIG. AGOSTINO MASCARDI

Che il Peccatore non ha schermo,
salvo il pentimento.

Veggio spumante, ed assalir gli scogli
     Nereo, che freme, e per gli aerei campi
     Squarciare orride nubi ardor di lampi
     E fieri d’Austro rimugghiare orgogli.

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40Che fia, se dopo tanto aver sofferto,
     Dio scioglie il freno all’immortal possanza?
     Onde conforto? ed onde avrà speranza
     Il secol rio d’iniquità coperto?
Indarno al minacciar del Cielo avverso
     45Fare in terra contrasto alma s’affida:
     La sciocca Torre di Babelle il grida;
     Nè meno il grida Faraon sommerso.
Sotto i colpi superni umana gente
     Elmo non terga, e non si tempri usbergo;
     50Usbergo è pianto, e flagellarsi il tergo,
     Che abbatte Dio se il peccator si pente.
Non vaneggia mia lingua, altri ripensi
     Infra gli Assirj al predicar di Giona.
     Avea già Lui, che dall’Olimpo tuona,
     55Tutta carca la man di fuochi immensi.
In nembi d’ira sua sembianza avvolta
     Nulla non promettea, salvo che scempio;
     Ninive fatta a’ scellerati esempio,
     Omai fra sue ruine era sepolta.
60Ma quando d’umiltà preso consiglio,
     Trasse sospir sulla trascorsa etate,
     In quel momento il mar della pietate
     Depose i tuoni, e fe’ sereno il ciglio.
Io così canto, or chi farà mia scusa?
     65Ah che tal cetra piglierassi a scherno,
     Mascardi, io ben mel so, Pindo moderno,
     Che di ciò parli, non alberga Musa.