Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVIII/Vicende ecclesiastiche e religiose
Questo testo è completo. |
◄ | Secolo XVIII - Opere pubbliche — Strade — Boschi | Secolo XVIII - Avvenimenti varî | ► |
VICENDE ECCLESIASTICHE E RELIGIOSE
Beni delle Parrocchie di Varenna e Perledo
Dai dati del nuovo censimento e dell’estimo generale si rileva l’entità dei beni posseduti dalle due parrocchie di Varenna e Perledo, beni che erano, per privilegio allora in vigore, esenti da imposte.
Beni della Parrocchia di Varenna
Pertiche | tavole | Estimo in | scudi, | lire, | soldi | |
in Varenna | 37 | 7 | 78 | 5 | 7 | |
in Lierna | 24 | 12 | 136 | 1 | 2 | |
Totale | 61 | 19 | 215 | 1 | 1 |
Beni della Parrocchia di Perledo
Pertiche | tavole | Estimo in | scudi, | lire, | soldi |
83 | 4 | 330 | 1 |
Costruzioni e acquisti per le Chiese di Varenna
Nell’anno 1712 Giorgio Serponti acquistò a Venezia per conto di Alfonso Mornico un messale romano per la chiesa parrocchiale di Varenna che venne pagato L. 31:10.
Nel 1720 i Varennesi indirizzarono alla Curia Arcivescovile la seguente supplica:
«Havendo Mons. Corneliano nell’ultima sua visita fatta in Varenna ordinato che si cercasse o si comprasse un sito per fabbricare una sagrestia necessaria per l’oratorio di S. Marta, il popolo di Varenna desidererebbe per maggior honore di Dio dar principio all’opra Santa e trovandosi un sepolcro quale per essere annesso e connesso a detto oratorio egli rende grandissima umidità con detrimento o disdoro non ordinario del medesimo, vorrebbe, mediante il consenso già dato graziosamente da compadroni distruggere detto sepolcro per ivi fabbricarvi la sagrestia e dovendo per tale effetto amovere gran quantità di terra, li poveri affaticherebbero per sua divozione ne’ giorni festivi»1. La strada di Fiume Latte (fot. Adamoli)
La supplica è del 3 Marzo 1720. Non sappiamo quale fosse il sepolcro da levarsi, però osserviamo che probabilmente doveva trattarsi di una tomba di casa Scotti, perchè anche oggi nella sacristía di Santa Marta è infissa una lapide tombale di casa Scotti.
Nel 1739 alli 9 di agosto venne steso il contratto per la costruzione dell’altare della Madonna del Rosario: «Si obbligano li sottoscritti di far l’altare nella veneranda chiesa parrocchiale di S. Giorgio del borgo di Varenna secondo il disegno e notazione fatta e sottoscritta dal reverendo signor Curato di Varenna e dalli signori Sindaci della medesima chiesa e Comunità, nel prezzo di lire mille monete di Milano, e detti marmi la comunità li farà condurre dalla bottega alla chiesa a spese della comunità e doverà essere in opera li 24 del mese di aprile prossimo dell’anno 1740 et in fede, Giovanni Conca, Antonio Daniello, Francesco Antonio Conca, Giuseppe Conca»2.
Nel libro dei battesimi dell’anno 1752, conservato nell’archivio parrocchiale di Varenna, alla data del 9 novembre si legge la seguente annotazione fatta dal curato di allora, Don Carlo Giuseppe Valsecchi: «Si fa memoria come nel giorno suddetto è stata donata la reliquia di S. Giorgio consistente in un piccolo pessetto d’ossa legato in argento dal N. signor Don Antonio Tenca, come anche un quadretto di S. Antonio con cornice inverniciata». In un’altra annotazione del 1757 si legge: «Memoria come il quadro di S. Giorgio con cornice dorata quale presentemente 6 posto sopra l’altare maggiore sotto la finestra del coro è stato donato alla chiesa da casa Mornico». Ed in un’altra del 1759: «memoria come li due quadri simili con cornice dorata di S. Antonio e di S. Francesco da Paola sono stati da me Parroco, acquistati e donati alla Chiesa».
Nel 1732 viene costruito un altare di marmo nell’oratorio di Santa Marta dai fratelli Pietro Antonio, Giorgio e Giuseppe Conca, per la somma di lire 460.
Nel 1774 vennero acquistati e donati dalla casa Stampa per la somma di lire 140 otto quadri rappresentanti la storia del casto Giuseppe ed altri soggetti.
Da molti anni la chiesa di Varenna era senza pulpito, e non avendo essa i fondi necessari per costruirne uno nuovo, nel 1776 i deputati del comune, Antonio Maria Venini e Francesco Campioni inoltrarono una supplica al Governo di Milano, perchè fossero passati alla Parrocchia i frutti dei fitti maturati dei beni posseduti dall’Oratorio del Monastero, e della Confraternita di Santa Marta, pel valore complessivo di lire 1100. La supplica venne accolta, e così la chiesa di San Giorgio potè far costruire il pulpito.
Nello stesso anno venne fatto un contratto con Francesco Comerio di Malnate fonditore di campane «il quale si obbliga ad accrescere il concerto delle campane che si ritrovano al presente nel campanile, mediante rubbi 70 circa di metallo nuovo di ottima qualità, massime rosette, il tutto da prestarli, a rifondere le due campane vecchie cioè quella rotta e altra quasi rotta, il tutto per lire 3700. Che sia obbligato a dare le campane che concertano con quelle che rimane nel campanile». Di più si spendono lire 700 per pagare Giov. Battista Abiati maestro falegname per la riparazione al castello delle campane.
Con istromento 2 ottobre 1775, Giovanni Battista Adamo e la vedova del fu Giovanni Antonio Conca, si «obbligano a fare un’opera consistente in un altare ed ancona nella cappella della B. V. del S. Rosario a seconda del disegno, di più si obbligano di accrescere ornati d’intaglio, cioè di un gruppetto di Cherubini, le due Romanate, e un gruppetto de’ medesimi nel specie della ancona, cioè nel specchio del finimento di detta ancona e questi di pietra di Vigiù, ed altro gruppetto di testine nel finimento della custodia di marmo di Carrara nelle pietre da commettersi e impeliciature dovranno essere secondo la nota essendosi rimesse come sopra alli signori Adamo e vedova il mutarle, sempre che sia inteso il Rev. Parroco. Il prezzo fissato ed accordato di detta opera è di lire 2200».
L’altare venne ultimato nel 1777, ma costò 3000 lire circa, e nel 1786 i fabbricieri Giovanni Pirelli e Carlo Greppi, si rivolgono invano al Governo, per cercare di addossare alla cassa comunale la somma di lire 600, residuo debito ancora verso i costruttori dell’altare.
Nel 1794 si fa acquisto di un baldacchino in occasione della visita pastorale e si spendono lire 700.
L’anno dopo si spendono lire 752 per la riparazione dell’organo della chiesa. A proposito dell’organo, nel 1773 era stata portata una lagnanza davanti al Tribunale di giustizia, contro Brenta, deputato all’estimo di Varenna, il quale «senza il previo permesso del tribunale accordò un certo Melezzi di Menaggio per suonare l’organo di detta comunità di Varenna, con l’annuo salario di zecchini quattro, ad esclusione di un certo Ongania di Regolo, il quale era in attual esercizio e che per molti anni addietro aveva suonato il detto organo per sole trenta lire all’anno, soggetto che può stare alla pari col Melezzi che in caso di contrarietà del lago non può essere a compiere il suo dovere come è occorso»3.
Nell’anno 1777 venne fatto nella Chiesa Prepositurale di Perlcdo un nuovo Altare Maggiore, con pallio, e il vecchio Altare venne posto nell’Oratorio della B. V. detto del Portone.
Nella primavera del 1746, il Cardinale Pozzobonelli fece una visita pastorale a Varenna e Perledo. Di questa visita ricordiamo qui una diligente descrizione dell’antico oratorio di Gitana del titolo dell’Annunciata che è detto vetustissimo e di cui si danno le esatte misure. Dal Coro alla porta misura 18 braccia di lunghezza e 14 e mezzo di larghezza, la sua forma consta di una semplice travatura a punta fino al tetto sostenuta allo stesso modo da travi trasversali. Vi si parla di un’antica tavola rappresentante il vescovo San Martino, ed un’altra di San Rocco che porta la data del 1573.
Altra tavola antichissima è quella rappresentante la Vergine col Bimbo. Segue la descrizione dell’oratorio dedicato a Maria Nascente, l’attuale chiesa parrocchiale di Gitana. Curioso in questo atto è l’accenno alla leggenda ripetuta più volte, della regina Teodolinda come fondatrice della chiesa di Gitana. Panorama del lago visto da Bologna (fotogr. Adamoli)
Segue poi una lunga lista di benefattori della Chiesa. Infine vi è l’atto di costituzione del consorzio della Compagnia detta del Suffragio delle anime del Purgatorio che in quell’anno si formava in Perledo. L’atto di visita porta la data del 31 marzo 17464.
Con antica determinazione di S. Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, tutti i fondi lavorativi dalla Carale di Pino, fino al ponte di Olivedo, votati nell’estimo di Varenna dovevano pagare al Curato un sesino per ogni pertica risultandone così la somma di lire tredici, (Da una memoria senza data esistente nell’archivio parrocchiale di Varenna)5.
Con decreto autentico dei deputati ed estimati del luogo di Varenna, nel 1763 vennero autorizzati i fratelli don Lello, Alessandro e don Carlo Mornico, a costruire sotto il portico pretorio di detta comunità un nuovo sepolcro di famiglia, avendone ottenuta la licenza dalla Curia arcivescovile di Milano.
Nel registro dei battesimi dell’anno 1754 conservato nell’archivio parrocchiale di Varenna, alla data del 24 aprile, troviamo la seguente annotazione del curato di allora Carlo Giuseppe Valsecchi: «Il giorno 24, giorno di San Giorgio si cantò solennemente la Messa con tonicelle ove ometto alcune cerimonie solite da farsi in questa parrocchiale prima e mentre si canta la messa». Quest’annotazione è importante, perchè conferma quanto ci ha tramandato la tradizione, e che cioè nelle funzioni religiose e particolarmente durante la Messa, non ostante tutti i divieti fossero rimaste in vigore alcune cerimonie dell’antico rito patriarchino. Altra annotazione troviamo nello stesso registro sotto 11 giorno 25 aprile: «Il 25 giorno di San Marco s’andò processionalmente alla prepositura di Perledo perchè così è di uso e si ritornò parimenti alla parrocchiale terminando la medesima. Nell’andare si benedì la campagna al chiesuolo di Olivedo». Questo chiesuolo esiste tutt’ora, ed è quello che si trova all’inizio della strada che da Varenna sale a Vezio.
In Varenna, come in altri paesi, capitavano frequentemente in quei tempi sacerdoti vaganti, che senza recapiti e senza mezzi, s’installavano in paese con grave scapito del clero locale e della religione. Si legge, a questo proposito, con interesse questa lettera scritta dal parroco di Varenna Francesco Maglia il 10 settembre 1782 all’Economo dei Benefici presso il Governo: «Ieri sera ho ricevuto il pregiatissimo foglio di V. S. Ill.a e M. R. dal quale intendo che dall’E. R. cui professo tutta l’adesione, obbedienza ed omaggio è ella stata incombenzata d’intendere da me se dimorino in questa parrocchia preti forestieri per quindi richiamarli a verificare personalmente la loro patria, l’età ecc., secondo gli ordini superiori. Su riscontro le dico che al presente nessun prete forestiero dimora in questa parrocchia. - È vero che nello scorso inverno ha qui soggiornato un certo signor prete Carlo Rota bergamasco, mandato qui dal fattore di Lecco del signor conte Angelo Serponti per capellano della casa, e che da me fu tollerato per motivo della stagione e della malattia che soffrì appena quasi qui giunto, in vista della dimissoria del suo vescovo riconosciuto poi nell’arcivescovado di Milano. Ma quando poi si riebbe gli dissi che dovesse pensare a munirsi dei necessari recapiti ed approvazione dei superiori si ecclesiastici che laici. Si è partito insalutato ospite con poca soddisfazione di chi lo ha mandato ed assistito nei suoi bisogni nè più è ritornato e dicesi che sia andato verso Roma, anzi in di lui luogo è subentrato già da qualche tempo un altro sacerdote della casa di Lierna. - Ma a dirla schietta come la sento e come è in realtà questo si spesso cambiarsi dei sacerdoti nuovi riesce di poca soddisfazione, anzi di scandalo al popolo e di sempre nuovo fastidio al povero curato al quale ne basterebbe uno, e sarebbe di meglio anche per il popolo, uno che fosse stabile e di quella abilità e buona volontà di lavorare nella vigna del Signore che vorrebbero fossero tutti i sacerdoti nelle parrocchie il regio governo, e però mi raccomando caldamente a Lei, se mai vi fosse luogo di ottenere un qualche assegno per un sacerdote confessore, non ne avendo alcuno nelle parrocchie, ed essendovi più benefici malamente adempiuti.
Il noto sacerdote signor Ignazio Scotti di cui le scrissi nell’ultimo mio con qualche alterazione si perchè provocato dal suo mal procedere non credendosi altro ripiego, ma meno però del vero, egli è da più settimane assente e pure si è assunto l’obbligo di adempiere ad una messa quotidiana all’altare del Rosario. Ma nè a me nè al popolo mio molto importa che sia assente, anzi meno disturbo. - Di ciò è informato monsignor Vicario, e pure non si vede provvidenza e quel che è più bello atteso ai suoi mali diporti non ha mai potuto ottenersi dal vescovo di Como la dimissione, ed il curato bisogna che taccia, che dissimuli e faccia contro la coscienza e gli ordini stessi dell’arcivescovado non potendo dir sua ragione neanche col secondo sacerdote, cioè col prete Panizza che pur patisce della crisi, essendo stato per più tempo già anni sono e incarcerato e prima sospeso dal suo vescovo. A dirla in corto essenzialmente rispetto ai sacerdoti non però del luogo si verifica il proverbio che Varena nullius plebis, nullius ritus, nullius cantus, nullius legis, perchè vennero e vengono e dimorano senza i loro recapiti, come più lor piace e senza la debita dipendenza e soggezzione....» 6.
Nel febbraio dell’anno 1795, cinque capi di casa soggetti alla parrocchia di Varenna, presentarono un ricorso alla Curia di Milano per essere da quella staccati ed aggregati a quella di Lierna, perchè più vicini a questa. La Curia non accolse il ricorso. Nella lettera da essa scritta al magistrato Politico Camerale per informarloFonte/commento: 526 sulle ragioni che l’avevano indotta a non adottare l’invocato provvedimento, sono contenute le seguenti notizie: «Dalle prese informazioni rileva la Curia arcivescovile d’essere Varenna distante da Lierna quattro miglia ed altrettanto estendersi il suo territorio, nel quale distretto si vedono lungo la riviera tre piccole case di massari, le quali non formano corpo, ma sono l’una dall’altra distante un buon quarto d’ora, nominate la Gonzaga, la Pianca, il Bellotto, ed un’altra situata sul monte detto il Vedrignano, lontano dalle altre quasi mezz’ora, le quali tutte formano la popolazione d’anime ventuna. Tutte quante cassine piccole, sebbene siano più vicine a Lierna che a Varenna, la strada però che conduce alla chiesa parrocchiale di Lierna, massime nell’inverno dev’essere più incomoda e difficile di quella che conduce a Varenna d’un clima assai più dolce e più presto libera da’ ghiacci e dalle nevi, è strada tutta comoda e bene aggiustata per chicchessia. La Valchera poi da cui viene intersecata è sempre asciutta e secca, non correndovi mai acqua, se non in occasioni di grandi temporali nell’estate che presto manca, nè ci sono altre acque che ci diano incomodo.
Li soli abitanti dalle Cassine del Vedrignano suddetto li quali devono discendere dal monte potrebbero addurre il motivo di quel tratto di strada disastrosa e pericolosa per li trasporti, ma devono battere l’istessa strada anche andando a Lierna. Vero è che li cadaveri si trasportano per barca, ma questo si costuma per maggior comodo e la spesa sarà quasi eguale o quando i venti li impedissero la strada è sempre libera e senza pericoli e così ancora deve dirsi riguardo ai bambini per il santo battesimo»7.
Nell’anno 1766 vengono rinnovate le campane della chiesa parrocchiale di San Martino di Perledo.
Un benefico lascito ebbe il comune di Perledo da Elisabetta Venini maritata Conca, la quale con testamento 17 ottobre 1772, rogato da Antonio Maria Lazzari, lasciò un legato di lire 7500, da consegnarsi dai suoi eredi, dopo la morte di Carlo Conca suo marito, alla confraternita del SS. Sacramento, perchè i frutti fossero così impiegati: lire 40 per provvedere olio per l’Illuminazione del SS. Sacramento, ed il restante per acquistare stare cinque di frumento fatto in pane, stare nove di riso e stare sei di sale, da dispensarsi a tutte le famiglie di Monte Varenna.
Nel 1785 venne rifatta la facciata della chiesa parrocchiale di San Martino, e dal valente pittore Francesco Bellati vennero dipinti per la stessa chiesa due grandi quadri rappresentanti la vita di San Martino.
Nel maggio dell’anno 1786 fu soppressa la confraternita di Santa Marta di Varenna di cui l’ultimo priore fu Giovanni Pirelli.
L’8 marzo 1787 gli abitanti della terra di Gitana inviano una supplica all’autorità perchè venga accordato d’istituire in Gitana una nuova parrocchia. Per il momento non ottennero nulla e solo nel 1862 fu eretta la nuova parrocchia di Gitana.
Il 3 luglio 1798, secondo le leggi repubblicane hanno luogo i consigli per l’elezione del parroco. Pubblichiamo qui il relativo atto:
Libertà — Eguaglianza
In nome della Repubblica Cisalpina una ed indivisibile
Varenna, 15 Messidoro anno VI Repubblicano
Atto della tenuta del comizi di tutti i cittadini attivi del Comune di Varenna per procedere all’elezione del loro Parroco.
«Si incominciò alle ore dieci a rivedere alla Porta della Chiesa Parrocchiale i certificati di cittadinanza attiva degli abitanti di Varenna, e se ne formò un elenco per l’appello nominale.
Quindi entrato nel Presbiterio il cittadino Stefano Ticozzi delegato del Commissario del Potere Esecutivo, il cittadino Porro, ispettore di Polizia Generale, i deputati all’Estimo, Sindaco, Console e Deputato del Personale di Varenna; il delegato Ticozzi fece lettura ad alta ed intelligibil voce del paragrafo 3 della legge sul clero, 13 vendemmiale, dopo aver dichiarato che si dava principio all’atto. Lesse poi progressivamente il proclama del ministro dell’Interno 7 Primale sull’esenzione della suddetta legge, avviso dello stesso ministero dell’Interno della vacanza della parrocchia di Varenna, lettere dell’Amministrazione Centrale della montagna al Cancelliere del Censo del Distretto IV colla quale gli partecipa che il solo cittadino Vassalli si e presentato per essere parroco di Varenna, la lettera del Ministro dell’Interno alla stessa amministrazione Centrale che gli fa noto aver accordata la carta d’eleggibilità alla Parrocchia di Varenna al solo cittadino Vassalli, l’avviso de’ deputati all’Estimo per la convocazione de’ Comizi delli 6 messidoro e la nota degli eleggibili ed i certificati del console, d’aver sul giorno 4 pubblicati il suddetto avviso e la nota degli eleggibili.
Poscia si passò per appello nominale a ricevere le schedule de’ votanti, i di cui certificati di cittadinanza attiva erano stati riconosciuti alla porta della chiesa. Terminata la presentazione delle schedule si passò a farne lo spoglio e si ritrovarono favorevoli N. 108 esclusivi N. 2.
Poscia dal Deputato all’Estimo cittadino Bernardo Venini fu proclamato ad alta voce che restava eletto a pluralità di voti comparati il cittadino Giov. Vassalli Parroco attuale di Casino.
Dimandati infine i Deputati all’Estimo, Sindaco e console a ratificare colle loro firme il presente atto sottoscrissero di proprio pugno:
Lelio Montico | deputato | all’Estimo | di Varenna |
Bernardo Venini | » | » | » |
Antonio Calvasina | » | » | » |
Domenico Cavallo | » | all’Estimo | personale |
Giorgio Brenta, Sindaco. Carlo Vitali, Console»8. |
Note
- ↑ Archivio Arcivescovile Milano. Pievi locali. Varenna.
- ↑ Archivio Arcivescovile Milano. Pievi lacuali. Varenna.
- ↑ A. S. M. Trib. di giustizia - Pretori - Mandello - Cari. 136.
- ↑ Archivio della Curia Arcivescovile. Pievi Lacuali. Regione X.
- ↑ Questa nota che riguarda San Carlo venne trovata unita a carte del XVIII secolo.
- ↑ A. S. M. Culto. Cari. 1399.
- ↑ A. S. M. Culto, cartella 1399.
- ↑ A. S. M. Chiese. Comune. Bellano. 616.