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Con decreto autentico dei deputati ed estimati del luogo di Varenna, nel 1763 vennero autorizzati i fratelli don Lello, Alessandro e don Carlo Mornico, a costruire sotto il portico pretorio di detta comunità un nuovo sepolcro di famiglia, avendone ottenuta la licenza dalla Curia arcivescovile di Milano.


Nel registro dei battesimi dell’anno 1754 conservato nell’archivio parrocchiale di Varenna, alla data del 24 aprile, troviamo la seguente annotazione del curato di allora Carlo Giuseppe Valsecchi: «Il giorno 24, giorno di San Giorgio si cantò solennemente la Messa con tonicelle ove ometto alcune cerimonie solite da farsi in questa parrocchiale prima e mentre si canta la messa». Quest’annotazione è importante, perchè conferma quanto ci ha tramandato la tradizione, e che cioè nelle funzioni religiose e particolarmente durante la Messa, non ostante tutti i divieti fossero rimaste in vigore alcune cerimonie dell’antico rito patriarchino. Altra annotazione troviamo nello stesso registro sotto 11 giorno 25 aprile: «Il 25 giorno di San Marco s’andò processionalmente alla prepositura di Perledo perchè così è di uso e si ritornò parimenti alla parrocchiale terminando la medesima. Nell’andare si benedì la campagna al chiesuolo di Olivedo». Questo chiesuolo esiste tutt’ora, ed è quello che si trova all’inizio della strada che da Varenna sale a Vezio.

In Varenna, come in altri paesi, capitavano frequentemente in quei tempi sacerdoti vaganti, che senza recapiti e senza mezzi, s’installavano in paese con grave scapito del clero locale e della religione. Si legge, a questo proposito, con interesse questa lettera scritta dal parroco di Varenna Francesco Maglia il 10 settembre 1782 all’Economo dei Benefici presso il Governo: «Ieri sera ho ricevuto il pregiatissimo foglio di V. S. Ill.a e M. R. dal quale intendo che dall’E. R. cui professo tutta l’adesione, obbedienza ed omaggio è ella stata incombenzata d’intendere da me se dimorino in questa parrocchia preti forestieri per quindi richiamarli a verificare personalmente la loro patria, l’età ecc., secondo gli ordini superiori. Su riscontro le dico che al presente nessun prete forestiero dimora in questa parrocchia. - È vero che nello scorso inverno ha qui soggiornato un certo signor prete Carlo Rota bergamasco, mandato qui dal fattore di Lecco del signor conte Angelo Serponti per capellano della casa, e che da me fu tollerato per motivo della stagione e della malattia che soffrì appena quasi qui giunto, in vista della dimissoria del suo vescovo riconosciuto poi nell’arcivescovado di Milano. Ma quando poi si riebbe gli dissi che dovesse pensare a munirsi dei necessari recapiti ed approvazione dei superiori si ecclesiastici che laici. Si è partito insalutato ospite con poca soddisfazione di chi lo ha mandato ed assistito nei suoi bisogni nè più è ritornato e dicesi che sia andato verso Roma, anzi in di lui luogo è subentrato già da qualche tempo un altro sacerdote della casa di Lierna. - Ma a dirla schietta