Varenna e Monte di Varenna/Appendice/La torre di Vezio
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LA TORRE DI VEZIO
Sull’origine di questa torre non abbiamo assolutamente notizie.
Vezio è nome romano. Tra le antiche famiglie romane che portavano questo nome, ve ne erano anche nel Comasco. A Magliaso vicino ad Agno vi è una chiesa dedicata a San Lucio Vezio Macario i di cui resti che si venerano in questa chiesa vennero estratti dalle catacombe di San Callisto. Il nome di Vezio subì anche questi mutamenti: Vetium, Vescio, Vegio.
A Monza fin dal 1311 tra i consiglieri del comune si trovano: Anomatius de Vegio, Crescibene de Vezio e Quiffredino de Vegio.1. Trovasi ancora un Vezio sul lago di Lugano.
Paolo Giovio che stampò il suo Lario a Venezia nel 1559 e che venne tradotto in italiano da Becci senese, ci dice che «gli Isolani edificarono nella nuova habitatione due roche, una dalla parte destra del Lario, l’altra nello elevato forte et giogo del monte sopracta con gli edifici, et dà il sguardo di tutto il lago».
Tomaso Porchacchi nel suo libro: La nobiltà di Como 1569, riproduce le parole del Giovio per quanto riguarda la nostra torre. Ma, a dir vero, la prima di queste torri non ci consta che venisse fabbricata dagli Isolani. Come diremo appresso, la fabbrica di una torre venne iniziata in Varenna nel 1452. Riguardo la seconda, ossia alla torre di Vezio, noi riteniamo che debba esser molto antica e forse anteriore alla venuta degli Isolani in Varenna. Questa località doveva essere un antico castelliere. E’ un punto forte considerato in sè; e nei tempi antichi, cioè quando non esisteva la strada mulattiera Esino-Perledo-Varenna, era anche un punto di passaggio obbligato. E’ logico quindi che sia Castello di Vezio (fotogr. Adamoli)stato sempre un punto fortificato. Anche Francesco Bombognini, nel suo Antiquario della diocesi di Como, parla di due Castelli costruiti dagli Isolani approdati a Varenna. Egli così si esprime: «Avendo poi i Comaschi distrutta l’Isola Comacina, quei di Varenna accolsero i dispersi isolani che qui si stabilirono e fabbricarono due castelli».
Uno dei primi documenti che ci parli di Vezio è dell’anno 1368.
L’atto steso in pergamena è conservato presso l’archivio parrocchiale di Perledo. Esso è rogato dal notaio Iacobo Tenca di Varenna, il 28 maggio 1368 nella chiesa di Sant’Antonio di Vezio, alla presenza del preposto della chiesa di San Martino di Perledo, prete Cresino de Manticis, del prete Giovanni de Zobio di Isola, beneficiale della chiesa di San Giorgio di Varenna, e del prete Bertramo de Cella, beneficiale della chiesa di San Giovanni di Varenna. L’atto già da noi citato a pagina 41 parla di una donazione di un pezzo di terra che Ferollus de Balbieno fa alla chiesa di Sant’Antonio di Vezio.
L’ordine col quale sono trascritti i testimoni nell’atto, ci fa pensare che in quel tempo le chiese di Varenna dovevano essere subordinate a quella del Monte di Varenna, in quanto che il prete di S. Martino è chiamato Preposto, mentre gli altri due sono solamente beneficiali.
Interessanti per i rapporti tra il feudatario ed il paese è il seguente Capitolo dell’anno 1472Fonte/commento: 527 concordati fra gli uomini e comune di Varenna ed il magnifico e prestantissimo Lorenzo da Pesaro feudatario:
XI I castelli ossia le rocche di Varenna siano lasciati alla custodia e potestà del Comune ed uomini di Varenna. Si fa osservare che il castello fu ed è proprietà della comune ed uomini di Varenna. L’Illustrissimo signor nostro, il signor Duca di Milano, nè i di lui antecessori non ebbero mai pretese, ne mai si intromisero per averne la custodia e solo somministrarono al Comune le munizioni necessarie quando occorrevano per la difesa2.
In una minuta esistente nell’archivio prepositurale della chiesa di San Martino di Perledo, senza data, ma probabilmente del secolo XVII, troviamo la seguente annotazione: «turrim appellata de Vetio fuisse edificata in bonis parrocchialis Sancti Georgi de Varena constat instrumento rogatum per Ser Georgium Serpontem a. 1553 die 20 Januari Turrim illa fuisse aedificata a primis fundatoribus et incolis Varenae illis temporibus expulsi ab antiquo civitate insulae constat historia Iovis historiographus comensis».
Nello stesso strumento del notaio Giorgio Serponti troviamo che il parroco di Varenna Pompeo de Ascanis dà in affitto per sette anni a Pietro de Tarelli figlio del q. Bartolomeo Zuccaroli abitante in Vezio una pezza di terra in territorio di Varenna «ubi dicitur ad turrim» affitta il solo terreno, ma non la torre, è detto nello strumento, il che prova che nell’anno 1553 la torre era proprietà della chiesa di Varenna.
Nella predetta minuta dell’archivio di Perledo troviamo un altra importante annotazione: «Anno 1598 dum lis de dicta turri penderet inter Eccell. Ducem Herculem Sfondratum et homines Valissassinae; fuit formatus processus per dominum Tabernam tunc Vicarium Generalem Status Mediolani in hac parte delegatimi ab Exccell.mo Senatu. In quo processo..... servitores Montis Varenae examinati........ aut dictam et plures alij negabant, de quibus omnibus edocti et instructi sunt D. Bartolomeus Tenca et d. Camilius Furnius ambo Seniores burgi Varenae...» Però nel manoscritto di Paride Torriani che è del 1571 parrebbe che la torre fosse ancor ben conservata. Infatti in esso si legge: E’ questo Vetio luogo molto fruttifero et fecondo de boni vini, gli siede avanti la terra una chiesuola de Santo Antonio, et sopra una collinetta vi è fondata una bella fortezza al qual sta a cavagliere de la bella terra di Varena; nel mezzo della fortezza vi è una bella alta et forte torre la qual scopre molte miglia intorno per il lago di Como et altre valli et monti». E dell’altra fortezza, cioè quella di Varenna, il Torriani, dice: «Ripassata di novo la valle di Oliveto si ritrova al basso, appresso al lago una bella fortezza.....».
Nel secolo XVII la torre di Vezio era di proprietà della parrocchia di San Giorgio di Varenna. In un antico libro dove sono descritti tutti i beni di questa parrocchiale si legge: «..... cioè la casa atachata alla dieta chiesa di San Giorgio dove fa residentia il curato di Il paese di Vezio e la Torredicta chiesia con un orto lì atachato, con un ronco èt una tore con un vignolo». In margine è scritto: «l’istromento è stato consegnato da me P. Oratio Varese curato dell’Eccellentissimo Cardinale Monti arcivescovo il 18 maggio 1647». Sulla torre si vede ancora adesso lo stemma della famiglia Sfondrati.
In un frammento di atto del 25 maggio 1684 sottoscritto in Milano da Trivulzio, Mariano, Morone e Serponti a proposito della rocca di Vezio si legge quanto segue: ...... «.. et dall’altra parte circondato da monte con una torre in cima corrispondente ad altre duplicate torri del medesimo borgo per una difesa, fabbricate a proprie spese dai medesimi abitanti in tempi delle passate ed antiche guerre civili...»3.
Nell’archivio parrocchiale di Varenna, nel libro delle entrate della chiesa per gli anni 1562-1576 vi è la seguente nota:
«Nota dei beni della chiesia di San Giorgio nel borgo di Varena quale è in persona del Reverendo p. Frencesco Secho Curato di detta Chiesia di San Giorgio. Prima una casa contiqua a detta Chiesia di San Giorgio di Varena la quale casa si è con canepa intermediata corte et portico scalla esterna. Saleta cantinata camera et solario con corte sopra et con uno orto overo zardino con una peza di tera vidata e olivata con il sasso et la torre sopra con una selva lì attaccata quale roncho et selva sie in tutto pertiche quindeci alti quali ronchi e selve et casa li coherentia da una parte messer Nicolò Maza, con parte Messer I Antonio Thenca, da l’altra Mess. Tencha et Martino Tarello comparte Pietro Taruselo».
Anton Giuseppe Della Torre Rezzonico di Como che visse nel XVIII secolo, autore delle disquisizioni Pliniane, ha lasciato inedita, come si è già ripetutamente detto, una Descriptio Larii Lacus, da noi vista presso il compianto Cav. Don Santo Monti. In essa, relativamente alle fortezze di Varenna si legge quanto segue:
«Nella tavola Ortelio sta scritto che Varena à sopra Vescio la cui rocca distrutta colle selve sottoposte aveva l’aspetto di una frana. Vi sorge ancora una torre quadrata resto non piccolo dell’antica costruzione». La seconda torre o fortezza venne costruita come si è detto, negli anni 1451 e 1452, là dove oggi è la villa Boselli e di questa costruzione si è lungamente discorso in un apposito articolo pubblicato nel Periodico della società Storico-Comense4.
L’Avvocato Venini5 nel suo opuscolo su Varenna ricorda che anticamente il paese era munito di mura e di porte e che le sue fortificazioni erano legate con la sovrapposta torre di Vezio. Ancora oggi si possono riconoscere le vestigia di tali muraglioni.
L’esistenza di questi muraglioni è provata da un atto del 1597, 16 maggio, rogato dal notaio Martino Sambuga nel quale si legge:
«........ nominative de fondo uno turris appellata la Torre di Vezio prope Vetlum muris circondata cum petia silve cum diversis arboribus castanearum anexa dicte turri a parte versus dictum locum Vetii et Olivedum ac petia vinea partim campive et partim brugate et buschive que petia silve et vinee sic terminatur videlicet; ab una parte ecclesiae Sancti Georgi de Varena, ab aliis Partibus Petri Tarelli dicti Rigini de dicto loco Vetii Valsassine ducatus Mediolani et que petie terre vinee et silve sunt mensure ut infra videlicet; Incipiendo ad ianuam per quam ingreditur in dictam turrim et descendo versus dictam ecclesiam Sancti Georgi de Varena versus tamen Flumen lac per brachia octuaginta quinque. A parte vero parietis existentis versus Olivedo incipiendo ad ianuam per quam ingreditur in dictam vineam campivam et descendendo semper per dictam parietem seu murum usque ad finem ipsius parietis versus dictam ecclesiam per brachia centum decem, eundo deinde per rectam lineam usque ad aliam parietem seu murum Castello di Vezio (fotogr. Adamoli)existentem versum dictum Flumen lac recta linea non comprenditur in dicta mensura dictorum brachiorum centum decem6.
Ab angulo vero turretti, seu turrioni existentis versus locum Vetii et eundo usque ad confinia dicti Tarelli per brachia vigenti unum7».
Nell’anno 1600 insorge una lite fra il parroco di Varenna e il Duca di Monte Marciano avendo questi occupata la torre di Vezio, mentre il parroco vantava diritti su di essa da centinaia di anni. In un atto del Rev. Giov Battista Andreani notaio apostolico, del 3 novembre 1600 vi è una descritione interessante sulla torre di Vezio:
«Insieme con me nodaro infrascritto e con il Rev. Sig. Romerio Pizzalli curato di Tremenico è venuto alla visita pastorale della torre sopra Varenna et suoi luoghi attinenti, et si è trovato sopra il sasso che signoreggia Varenna et il lago una cinta di muro alta con i suoi merli spessi, in forma poco men che quadra, et in ciascuno dei quattro cantoni si alzano le mura in guisa di torre quadra che di altezza supera tutte le altre. La lunghezza del sito dentro a questa cinta è brazia 40. La larghezza brazia 29.
Et ogni cosa è discoperta fuorchè in una delle dette torri angolari dove è tanto coperto quanto potrebbe capire tre persone al più. In questa cinta si entra per una porta che guarda Varena inanzi alla quale porta vi è una piazza ridotta in campo o vigna, che è di larghezza brazia 24 et poco più lunga, sotto la qual nel calar verso Varena vi è un altro campo assai minore nel quale sono quattro piante d’olive. Fuori della detta cinta vi sono due ali di mura congiunte con la medesima cinta che per sassi e balze vanno discendendo verso la terra di Varena presso uno dei quali ali di muro vi sono li detti campi et presso l’altra dove la caduta del sasso è più precipitosa et iscoscesa, vi sono alcune piante di olive al numero di sette».
Segue un interrogatorio del curato di Varenna del quale riproduciamo questo passo: «Interrogato con che occasione ha lasciato il possesso della torre di Vezio risponde: Al tempo che viveva mons. arc. Visconti il signor Duca mi disse che pretendeva per virtù dei suoi previlegi che la detta torre fosse sua, atteso che come esso signore diceva che la mia chiesa n’era stata in possesso sempre, ma se pretendeva lui in contrario facesse opera con li signori superiori miei, acciocchè io fossi scaricato che per quello che toccava a me, come li detti signori superiori miei mi havessero data licenza et havessero inteso il lungo possesso, come sopra io non mi sarei opposto. Così il detto signore diede commissione al q. messer Giorgio Serponti allora nodaro in Varenna che facesse un memoriale con esponer il fatto al detto mons. Visconti; ma del detto memoriale non si fece altro; se non che passati alcuni giorni il detto signor Duca mi chiamò a Bellagio e mi mostrò li detti suoi privilegi, et io gli dissi che io non m’intendeva, ma che doveva scrivere a Roma al signor Cardinale suo fratello, al quale credo che habbi scritto se bene non so che cosa sii venuto in risposta, ma dall’hora in qua ha sempre goduto8.
Da quanto precede si vede chiaramente come il castello fosse già smantellato nei primissimi anni del XVII secolo. Il Duca di Monte Marciano tenne per sè la torre; dopo pochi anni, nel 1619 la dette in affitto a Giov. Antonio Forno del q. Giuseppe e nell’atto è così descritta: «nominative de turri discoperta sita et existente in territorio Varenae cum menijs seu muris circum.....»
Nel 1631 l’investitura della torre è data a Giovanni Antonio de Tarelli f. q. Ambrogio. Nel 1656 la torre è affittata ad Antonio Tarelli.
Il professore Bodo Abcard nella sua opera illustrata: Die Burgen Italiens, riproduce la merlatura del castello di Vezio, come uno dei più tipici esemplari, col castello di Cly in Valle d’Aosta, di merlatura quadrata.
Il poeta Parlaschino ha dettato le seguenti iscrizioni sulla torre di Vezio:
Super sacram Varenatii turrim |
Alia
D.O.M.
Varenna fame, peste et bello graviter afflicta mdcxxxv sacram hanc Turrim a fundamentis erexit. Que tandem fastigia decorata.
Anno domini mdcxxxv.
Secondo queste due iscrizioni la torre non solamente sarebbe stata riattata. ma addirittura riedificata nel 1635. Noi non abbiamo trovato altre conferme di questa notizia e perciò la diamo per quello che vale.
La torre di Vezio ora proprietà della Contessa Crivelli Serbelloni, in una posizione pittoresca quanto mai, offre uno dei più bei panorami del lago, ed è stata recentemente compresa fra i monumenti nazionali.
NOTA - Porgiamo i più sentiti ringraziamenti al signor Sovraintendente e agli Ufficiali dell’Archivio di Stato di Milano che tanto si sono prodigati per rendere agevole la ricerca dei documenti.
Note
- ↑ Monumenta Germanica Historica, Lectio Sectio quarto, tomo IV p. 440, 1311, Legatio Civitatis Modoetia. Edizione Bonaini di Pisa.
- ↑ A. S. M. Cod. diplomatico.
- ↑ Carta in archivio Serponti.
- ↑ Vittorio Adami - La fortezza di Varenna - Periodico Società Storica Comense. Vol. XXVI, 101-102
- ↑ Il Lario dei nostri antenati - Como - Carlo Franchi 1877.
- ↑ Sui due muri che scendevano dalla torre fino a Varenna accenna anche la guida «Sul medio e alto lago di Como» (Milano 1845) dalla quale risulta che ancora nell’anno 1845 si vedevano i due bracci «I quali venivano a proteggere il paese presente».
- ↑ Archivio Serbelloni.
- ↑ Archivio Serbelloni-Crivelli.