Varenna e Monte di Varenna/Appendice
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APPENDICE
MANIFESTAZIONI ARTISTICHE
Un Brentani Giovanni Pietro dipinse il trittico che si trova ora nella chiesa di San Giorgio, e che rappresenta la Vergine assisa sopra un trono con ricco panneggio d’oro a fiorami rossi, che con una mano porge un frutto al Bambino, il quale, ritto sulle ginocchia materne, con la destra alzata benedice. Alla destra della Vergine sta San Pietro Martire col coltello confitto nel capo che gronda sangue; alla sinistra San Giorgio. Ai lati chiudono i tre quadri descritti quattro tavolette: San Lorenzo, San Giovanni Battista, Santo Stefano e una Santa Martire. Alla sommità altre tre tavolette: nel mezzo la Crocifissione, a destra l’angelo Gabriele, a sinistra la Vergine Annunciata. Il Brentani, artista locale, dal disegno scorretto ed inesperto, rientra ancora nell’orbita dell’arte giottesca dell’Italia Superiore, per il lusso decorativo delle armi e delle stoffe; non manca però di un certo spirito d’osservazione.
Il trittico porta la scritta: MCCCCLVIII. Scolares sancti Petri Martiris de Varena feccrunt fieri hoc opus. Giov. Petrus de Brentano pinsit. de mense Aprilis. Come si arguisce da questa iscrizione, il lavoro era stato ordinato al nostro pittore dagli ascritti alla scuola di San Pietro Martire di Varenna, ed è questo l’unico cenno che noi troviamo di tale confraternita1.
Questo trittico fu trasferito pochi anni or sono dall’oratorio di Santa Marta alla Chiesa Parrocchiale, e messo nella prima Cappella a destra, come consacrazione a San Giorgio, e vi fu costruito un altare votivo su disegno del Prof. Polvara, in marmo bianco.
Nella chiesa parrocchiale vi è da notare anche un bel pulpito intarsiato a figure, ed un bel confessionale in stile barocco. Così pure abbiamo un bel barocco all’Altare Maggiore e all’altare della Madonna del Rosario.
Nell’oratorio di San Giovanni Battista in Varenna vi è un gran dipinto ben conservato del 1400, rappresentante il Redentore che occupa tutta l’abside. Essa è spaziosa quanto la navata, ma ora è da questa divisa essendo convertita in sacristia.
Nello stesso oratorio abbiamo una pala d’altare del pittore comasco Sigismondo De Magistris del 15332, che rappresenta il battesimo di Cristo. Trittico del Brentari (fotogr. Adamoli)
Questo pittore De Magistris lasciò altre pregevoli opere ad Albosaggia, a Montagna in Valtellina e a San Miro sopra Sorico. La sua opera risente della scuola del Boltraffio ed il paesaggio ha dei pregi di realismo, come lo dimostra quella typa latifoglia propria dei bassipiani lacuali.
Notevole nella chiesa di San GiorgioFonte/commento: 527 è una ricca pala di altare in legno con intagli dorati proveniente dalla chiesa del Monastero.Pala d’altare del pittore Sigismondo De Magistris (fotogr. Adamoli)
Le figure dipinte sui lati della tavola rappresentano Santa Caterina, Santa Lucia, Santa Maria Maddalena e Santa Apollonia. Sotto il basamento sono raffigurati i 12 apostoli con in mezzo il Salvatore. Il dipinto porta la data del 1594.
Nell’archivio parrocchiale della chiesa di San Giorgio vi è un antico quadro di fine fattura rappresentante la Madonna col Bambino.
Nello stesso archivio, in attesa di collocamento, sono depositate 8 tavolette grandi e 6 piccole dipinte da mano ignota probabilmente dell’epoca del trittico del Brentano col quale presenta molte affinità di tecnica.
Ognuna rappresenta un santo e così abbiamo S. Ambrogio, S. Stefano, S. Giovanni Battista, S. Lorenzo, S. Nicola da Bari, S. Giorgio, S. Alberto,Madonna col Bambino nell’archivio parrocchiale di Varenna (fotogr. Adamoli) S. Girolamo, Santa Caterina, Santa Agnese, S. Antonio, S. Benedetto e due ignoti.
Il Malaguzzi Valeri parlando degli ostensori del XVI secolo osserva che il tipo dell’ostensorio lombardo a poco a poco si semplificò, ispirandosi alla nuova e fredda architettura classica, e cita come caso tipico «il modesto ostensorio della parrocchiale di Varenna ha un coronamento tolto ai tiburi delle chiese bramantesche disseminate nella campagna lombarda»3.
La parrocchiale di Varenna possiede pure una pregevole croce del XVI secolo attribuita dal Malaguzzi Valeri all’insigne orafo comasco Giovanni Pietro Lierni4.
Di notevole nella chiesa di S. Martino di Perledo vi sono i vetri colorati sulla mezzaluna della porta d’ingresso, con un S. Martino a cavallo, i confessionali a ricchi intagli e statuette, il bellissimo battistero. Pregievole è pure il quadro rappresentante la Madonna col bimbo che dà l’anello a Santa Caterina: Da notarsi pure due quadri del pittore Giovanni Bellati. La fabbriceria della parrocchiale possiede pure un ostensorio di pregiato valore artistico.
Roberto Rusca nel suo libro «Il Rusco ovvero descrizione del contado e vescovado di Como» edito a Piacenza nel 1629, al libro IV° scrive: «La prepositurale di Primaluna ha sotto di sè 24 chiese parrocchiali con quella di Perledo sopra Varena ne li monti, già fatta da una reina dei Longobardi in questi giorni gettata a terra per rifarne un’altra di nuova architettura e bellezza». Di qui si vede che la chiesa antica doveva risalire a molti secoli indietro e che l’attuale chiesa fu restaurata nei primi anni del XVII° secolo come lo dimostra l’iscrizione posta sopra l’arco della porta maggiore nell’interno del tempio e che riporteremo a suo luogo.
Pure notevole è la pala dell’altare dell’oratorio di Vezio. Il professore Malaguzzi Valeri ritiene trattarsi di copia di un’opera di Andrea Solario che trovasi nel museo del Louvre a Parigi col titolo: La Vierge au coussin vert.
Il lavoro pittorico è di una grande finezza specie nella Vergine col Bambino; e nella lunetta che sovrasta il trittico. Disgraziatamente non ne conosciamo l’autore.
Nella «Parola Amica» bollettino dei vicariati di Bellano - Perledo - Varenna, al N.° 33 (Marzo 1927) è stato pubblicato da Don Luigi Polvara già coadiutore a Varenna un interessante articolo sul trittico dell’oratorio di Sant’Antonio di Vezio dal quale togliamo i seguenti appunti:
«Il trittico ha sfondo unico per le tre tavole. Dalla sinistra, dove alquanto rivolto alla Vergine sta meditando Sant’Antonio, il paesaggio brullo con rocce nere va man mano degradando verso destra in un’arsa pianura giallognola con qualche piantina rachitica, spoglia e rossastra; una cerva anima il quadro.
Sant’Antonio nel rozzo saio d’eremita è coperto da un oscuro mantello; la lunga barba bianca e dello stesso colore i pochi capelli disposti a corona; leggermente curvo s’appoggia al bastone con le due mani, di cui la destra scuote un campanello simbolo della vigilanza cristiana. Compie lo sfondo un goffo diavoletto e un eremita incappucciato, che precedono su di un viottolo montano che per la mancanza di prospettiva, pare precipiti. Alla destra di chi guarda, S. Ambrogio avvolto in un ricco piviale rosso con disegni oscuri, veste un lungo camice; sulla bella testa porta mitra gemmata; con le due mani coperte di guanti bianchi tiene ritto il pastorale. Manca il simbolico staffile. È in contemplazione della Vergine che, assisa in trono, (il cui panneggio bianco a forti ombre nasconde molta parte del paesaggio) in dolce atto d’amore allatta il Bambino. Ai piedi un uccellino becca due ciliegie»5.
Scrive ancora l’autore che il pregio maggiore sta nella cornice che è uno splendido lavoro del rinascimento. Due bellissime lesene, l’unaAffresco sulla casa di Pietro Calvasina (fotogr. Adamoli) dall’altra diversa, sormontate da una faccia di giovinetto che ne forma il capitello, sostengono un’elegante architrave; e lesene ed architrave sullo sfondo di color turchino portano, in rilievo dorato, varii puttini ninfe, fiori, frutta combinate ed allacciate con fregi e volute d’ottimo gusto. Le tre tavole sono fra loro separate da due svelte e graziose colonnine dorate che si congiungono ad esso con l’architrave.
Nell’antica chiesetta di Gittana vi sono nel soffitto antichi affreschi che rappresentano la natività, la Presentazione di Maria al Tempio, l’Annunciazione e l’incontro di Maria con Santa Elisabetta. Affresco sulla casa di Silvio InvernizziAffresco del 1584 sulla casa Sala
Nella stessa chiesa l’altar maggiore, costruito con varie qualità di marmi è bello e antico. Pure interessante è il tabernacolo in marmo pur esso antico e un’antica tavoletta rappresentante San Rocco e che porta la data del 1573.
Sui muri esterni di questa chiesa sono immurati frammenti di antiche e rozze sculture medioevali delle quali una rappresenta Gesù in Croce.
Sulla parete esterna, verso strada, della casa di Pietro Calvasina in Varenna in via Umberto I° n° 31, si ammira un affresco recante la data Affresco nella casa Stengherdel 1483 di un’arte ingenua e primitiva rappresentante la Madonna con S. Giorgio e San Sebastiano. Un affresco simile e di fattura anche eguale, trovasi nella parete esterna verso strada della casa di Silvio Invernizzi in via Umberto I° n° 20.6
Altro affresco che porta la data del 1584 trovasi sulla parete esterna della casa di proprietà Sala in via dell’Orbo. Esso rappresenta la madonna col bimbo in grembo avente uno sfondo di un bel portico della rinascenza, in basso vi è un San Giovannino coll’agnellino che protende una mano verso la Madonna.
Ancora un affresco si trova nella casa Stengher in via dell’Oste, esso rappresenta la Madonna in trono col Bambino avente ai lati inginocchiati Santa Caterina e un altro santo. Anch’esso appare del XVI secolo.
Nella casa Scanagatta, vicino al piccolo seno detto il Melzotto, su di una parete interna, vi è un antico affresco del secolo XVI raffigurante la Madonna col bambino. La Madonna è seduta col bambino in grembo e tiene in una mano una colombella. Nella stessa casa Scanagatta vi è un altro dipinto rappresentante la Madonna ma è molto sbiadito.
Nella casa del custode della villa dei Cipressi, In questi ultimi anni venne trovata la testa di una Madonna poco pregevole. Nell’antica casa Serponti, ora di Pietro Venini in Varenna vi è un affresco rappresentante un’altra Madonna con Santi con la leggenda:
Questa hopera
A. F. F. Giovanna
Maria Serponti
F. G. Battista Ser.
per sua divozione
1612 Luglio
Un altro dipinto d’argomento sacro è nella casa di Conca Bernardo in fondo alla piazza dove vi è un portico che scende all’albergo, di fianco alla chiesa di San Giovannni. Dalla casa Rainoldi già Tenca venne asportato un affresco: una testa di Cristo d’arte Luinesca7.
Al monte di Varenna abbiamo i seguenti dipinti: esternamente, sul molino detto El grotto del Pepot (Ongania Giuseppe fu Domenico) è dipinta una immagine della Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino che sgrana il rosario con la mano sinistra. È opera di un pittore discreto del 1855.
Un’altra immagine un po’ corrosa dal tempo raffigurante la Madonna degli Angeli, è dipinta sulla casa di Fumeo Agnese fu Pietro nel centro di Perledo.
Nella casa di Fumeo Pietro vicina all’asllo infantile, nell’interno, sul muro d’una camera, è dipinto un crocifisso discreto del 1500. Interessante è anche sapere che si usava avere allora delle stanze tutte dipinte. Infatti da un testamento lasciato da Francesco de Campione nel 9 giugno 1721 risulta che gli eredi Giuseppe e Giovanni fratelli di Campione hanno ereditato «illam stantiam domus mea habitationis sitam Varenae contiguam domi habitationis dicti Bernardi totam picturis effigiatam appellatam la stanza della Madona titolo amaris.....».
Nello stesso testamento lascia al fratello Giuseppe un quadro rappresentante la Beata Vergine Maria ed un altro rappresentante S. Giovanni Battista8.
Negli elenchi dei numerosi artisti comacini che lavorarono in diverse città italiane non abbiamo trovato alcun artista di Varenna; solo il Merzario nella sua opera i Maestri Comacini ricorda che verso la fine del 1400 distinguevasi in Siena come capomastro di costruzioni un Martino di Giorgio di Varenna. Doveva essere persona assai abile perchè ebbe larga parte nell’edificazione del palazzo Piccolomini divenuto poi Collegio Tolomei e quindi palazzo del Governo, e uno degli edifici più vasti e caratteristici di Siena. Il Merzario poi con pochissimo fondamento vorrebbe identificare il nostro Martino di Giorgio di Varenna col famoso Giorgio Martini celebre ingegnere e architetto senese del XV secolo.
Passando ora agli artisti che illustrarono Varenna citeremo il pittore Müller che dipinse due magnifici acquarelli rappresentanti Varenna.
La villa Capoana (oggi villa Burghières) ha un soffitto dipinto dal pittore Appiani. Anche la villa Broglio ha degli affreschi dell’Appiani, avendo Giuseppe Venini allora padrone della villa Broglio sposato una sorella dell’Appiani. Questo Venini fu l’ideatore dei forni crematori di Milano prima del Gorini.
Emma Bellati Marciandi figlia del generale Giuseppe Marciandi piemontese e consorte del fu tenente generale Emilio Bellati, appassionata dilettante di pittura, allieva del pittore Lemmi di Firenze, espose all’esposizione di Torino due quadri uno rappresentante gli scogli di Balbianello e l’altro la punta di Varenna. Espose pure a Firenze due quadretti rappresentanti interni di Varenna ed ottenne il diploma d’onore.
Dipinse in Varenna Prayer, pittore tedesco. Alcuni suoi quadri vennero lasciati dal Preposto Gorio di Perledo al Municipio di Como.
Lo «Studio» una rivista d’arte inglese, ha dedicato un suo articolo a Walter West, un grande figurista inglese ma che si rivelò anche grande paesista. Eseguì vari quadri in Italia, prendendo a soggetto vedute del lago di Como e segnatamente di Varenna9.
Un altro quadro di Varenna venne dipinto dal pittore Alberto Muzii ed è riprodotto dall’Illustrazione Italiana 1892 (N° 42).
La signora Edith Gaddum inglese che da 17 anni viene a Varenna, ha dipinto molti quadri fra i quali notevole uno che rappresenta il così detto Melsott, dove vi era un antico porto, altri rappresentanti il giardino della villa Monastero, la veduta del lago dalla terrazza Invernizzi, e vecchie strade di Varenna. Varenna. — Acquarello del pittore Müller Vezio e Lago di Como — Acquarello del pittore Müller Una processione in Varenna del pittore Giovanni Carpaneto
Altra signora inglese pittrice che ha dipinto molti quadri di Varenna è Miss Bridgit Kear.
Un altro quadro interessante Varenna è quello del pittore Carpaneto Giovanni di Torino dipinto negli anni 1890-91 rappresentante una processione in Varenna. Vi figurano tre macchiette caratteristiche dai seguenti soprannomi: El Menich del Dezza, el Canin, el Cechun.
Il noto pittore Grubicy ci ha lasciato una veduta di Varenna vista da Fiume Latte e che porta la data del 1889.
Abbiamo già ricordato i quadretti di soggetto varennese del d’Azeglio conservati all’Esposizione permanente di Belle Arti in Torino.
Note
- ↑ Santo Monti. Storia ed arte nella provincia ed aulica diocesi di Como, pag. 286; Malaguzzi Valeri, Emporium, Novembre 1904; Taramelli, Emporium 1899, pag. 394; Allgemeiner, Lexicon der Bildenden Münster, Leipzig, 1910, Von Prof. Hubric.
- ↑ Nel dipinto vi è la seguente leggenda: 1533. Sigismunds de Como pixit. Per il De Magistri v. Malaguzzi Valeri, Taramelli, e Santo Monti, cit. a p. 365
- ↑ Malaguzzi Valeri. La corte di Ludovico il Moro. Gli artisti lombardi, pag. 283.
- ↑ Malaguzzi Valeri, op. cit. pag. 302. Santo Monti. Storia ed arte nella provincia ed antica diocesi di Como. pag. 170
- ↑ Di questa pregevole tavola di Vezio ci duole di non potere riportare qui la fotografia.
- ↑ Secondo il Malaguzzi Valeri queste due pitture risentono l’influenza della scuola naturalista veronese. Op. cit.
- ↑ Tracce di affreschi si sono rinvenute in altri vari locali e cantine tra cui la figura di una madonna su di una parete nella casa di Don Antonio Venini.
- ↑ A. d. M. Senato. Fidecommessi. B. 147, fascicolo Campioni.
- ↑ The Studio, 15 aprile 1913, Vol. 58, n. 241, London.