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La parrocchiale di Varenna possiede pure una pregevole croce del XVI secolo attribuita dal Malaguzzi Valeri all’insigne orafo comasco Giovanni Pietro Lierni1.

Di notevole nella chiesa di S. Martino di Perledo vi sono i vetri colorati sulla mezzaluna della porta d’ingresso, con un S. Martino a cavallo, i confessionali a ricchi intagli e statuette, il bellissimo battistero. Pregievole è pure il quadro rappresentante la Madonna col bimbo che dà l’anello a Santa Caterina: Da notarsi pure due quadri del pittore Giovanni Bellati. La fabbriceria della parrocchiale possiede pure un ostensorio di pregiato valore artistico.

Roberto Rusca nel suo libro «Il Rusco ovvero descrizione del contado e vescovado di Como» edito a Piacenza nel 1629, al libro IV° scrive: «La prepositurale di Primaluna ha sotto di sè 24 chiese parrocchiali con quella di Perledo sopra Varena ne li monti, già fatta da una reina dei Longobardi in questi giorni gettata a terra per rifarne un’altra di nuova architettura e bellezza». Di qui si vede che la chiesa antica doveva risalire a molti secoli indietro e che l’attuale chiesa fu restaurata nei primi anni del XVII° secolo come lo dimostra l’iscrizione posta sopra l’arco della porta maggiore nell’interno del tempio e che riporteremo a suo luogo.

Pure notevole è la pala dell’altare dell’oratorio di Vezio. Il professore Malaguzzi Valeri ritiene trattarsi di copia di un’opera di Andrea Solario che trovasi nel museo del Louvre a Parigi col titolo: La Vierge au coussin vert.

Il lavoro pittorico è di una grande finezza specie nella Vergine col Bambino; e nella lunetta che sovrasta il trittico. Disgraziatamente non ne conosciamo l’autore.

Nella «Parola Amica» bollettino dei vicariati di Bellano - Perledo - Varenna, al N.° 33 (Marzo 1927) è stato pubblicato da Don Luigi Polvara già coadiutore a Varenna un interessante articolo sul trittico dell’oratorio di Sant’Antonio di Vezio dal quale togliamo i seguenti appunti:

«Il trittico ha sfondo unico per le tre tavole. Dalla sinistra, dove alquanto rivolto alla Vergine sta meditando Sant’Antonio, il paesaggio brullo con rocce nere va man mano degradando verso destra in un’arsa pianura giallognola con qualche piantina rachitica, spoglia e rossastra; una cerva anima il quadro.

Sant’Antonio nel rozzo saio d’eremita è coperto da un oscuro mantello; la lunga barba bianca e dello stesso colore i pochi capelli disposti a corona; leggermente curvo s’appoggia al bastone con le due mani, di cui la destra scuote un campanello simbolo della vigilanza cristiana. Compie lo sfondo un goffo diavoletto e un eremita incappucciato,

  1. Malaguzzi Valeri, op. cit. pag. 302. Santo Monti. Storia ed arte nella provincia ed antica diocesi di Como. pag. 170

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