Vaghi rai di ciglia ardenti
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XXIII
Vaneggia.
Vaghi rai di ciglia ardenti,
Più lucenti,
Che del Sol non sono i rai;
Vinti alfin dalla pietate,
5Mi mirate,
Vaghi rai, che tanto amai.
Mi mirate, raggi ardenti,
Più lucenti,
Che del Sol non sono i rai;
10E dal cor traete fuore
Il dolore,
E l’angoscia de’ miei guai.
Vaghi raggi, or che ’l vedete,
Che scorgete
15Nel profondo del mio seno?
Ivi sol per voi si vede
Pura fede,
Pura fiamma, ond’egli è pieno.
Già tra pianti, tra sospiri,
20Tra martíri
L’arder mio tanto affermai;
E voi pur lasciaste al vento
Ogni accento,
Vaghi rai, che tanto amai.
25Ora è vano ogni martíro,
Se io sospiro,
Il seren vostro turbate;
L’arder mio non pur credete,
Ma ’l vedete
30Vinti al fin dalla pietate.
O per me gioconda luce,
Che m’adduce
Del mio cor la pace intera;
Sia tranquilla in suo cammino
35Sul mattino,
Sia tranquilla in sulla sera.
Infra i dì sereni e belli
Ei s’appelli
Il più bel di ciascun mese:
40Ogni musa a dargli vanto
Di bel canto,
Ad ognor gli sia cortese.
E voi priego, raggi ardenti,
Più lucenti,
45Che del Sol non sono i rai:
Di più foco, ov’ei ritorni,
Siate adorni,
Vaghi rai, che tanto amai.