Un imperiale inedito della zecca di Pavia
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UN IMPERIALE INEDITO
DELLA ZECCA DI PAVIA
Deve parer strano che alla singolare diligenza del compianto commendatore Camillo Brambilla, esperto in ogni ramo della numismatica, ma datosi di preferenza allo studio delle monete di Pavia, sia sfuggita una monetina riguardante il periodo che il dotto scrittore dichiara importante nella storia numismatica pavese, siccome quello in cui la zecca della nostra città fu definitivamente chiusa1. E ripeto che deve sembrar strano non solo per le diligenti ricerche cui era uso il Brambilla e la nota sua esattezza, ma perchè la monetina di cui vogliamo dire non è rara a trovarsi; nella modestissima raccolta di chi scrive ne esistono quattro ed altre tre nella raccolta Bonetta, certo non troppo facili a leggersi prese isolatamente, forse per la strettezza del dischetto che ha in tutte impedito di far apparire intero il conio, ma che avvicinate tra loro, danno, tanto per il diritto, quanto pel rovescio, le epigrafi intere. Trattasi di un imperiale battuto in Pavia da Francesco Sforza dopo che ebbe il ducato di Milano. Forse il dotto scrittore, che seppe scovare dall’Archivio, civico pavese la lettera ducale del 19 aprile 1452 diretta al Referendario locale ed alla città di Pavia, circa al lavoro ed al corso delle monete, fu tratto a dimenticare remissione degli imperiali dal non trovarsi cenno di essi nella detta lettera ducale, mentre il silenzio è facilmente giustificabile dallo scopo del documento, il quale mirava soltanto a togliere certi abusi q prescriveva come dovessero per lo innanzi lavorarsi i grossi da due soldi ed i sesini.
Il commendatore Brambilla nella egregia sua opera: Monete di Pavia, raccolte ed ordinatamente dichiarate2, divide le monete battute in Pavia da Francesco Sforza in due distinte serie; l'una pel tempo in cui lo Sforza fu conte di Pavia, mentre Milano si reggeva a repubblica, l’altra data dal 26 febbraio 1450, in cui lo Sforza pose fine alla repubblica milanese ed assunse le insegne di Duca3.
Alla prima serie assegna il ducato d’oro di cui al n. 7 della Tavola supplementare seconda; il grosso da due soldi, di cui al n. 12 della Tavola IX; altro grosso da due soldi, di cui al n. 8 della Tavola supplementare seconda; altre monete di mistura di cui ai n. 13 della Tavola IX^ 9 e io della seconda Tavola supplementare; un sesino (equivalente a sei imperiali o mezzo soldo), di cui al n. 14 della Tavola IX, e finalmente i tre imperiali di cui ai n. 1, 2 e 3 della Tavola X, i quali portano tutti nel diritto la leggenda COMES FRANCISCVS (o FRANCISCO o FRANCISCHVS), intorno ad una croce fiorita, accantonata talora da punti o bisanti, e sul rovescio la testina nimbata di vescovo e in giro: + • S • SIRVS • PAPIE •
Del secondo periodo, decorso dal 26 febbr. 1450, il Brambilla riporta soltanto il fiorino o ducato d’oro (due varietà) di cui ai n. 4 della Tavola X, ed 11 della supplementare seconda; e il soldo (n. 5 della Tavola X). Si noti, in relazione a quanto dicemmo più sopra, che anche di questo soldo non è cenno nella citata lettera ducale 19 aprile 1452, ciò che dimostra non essere state battute soltanto le monete in essa accennate.
Alle due monete adunque accennate e distinte dal Brambilla noi diciamo doversi aggiungere il denaro od imperiale indubbiamente battuto nella zecca di Pavia e dopo la data del 26 febbraio 1450. A persuaderci di questi due fatti basta la descrizione della moneta e la sua rassomiglianza coi conii degli imperiali emessi nel primo periodo e con quello della monetina descritta dal Brambilla al n. 6 della Tavola II supplementare, conservata nel museo civico di Milano, appartenente al brevissimo periodo repubblicano avutosi in Pavia dopo la morte di Filippo Maria Visconti, e che giustamente il Brambilla dice "battuta al tipo milanese, a somiglianza cioè degli imperiali. „
Ecco la descrizione della monetina da aggiungere:
D/ — + F • S • DVX • MLI • PPIE Q C • AC • C • D •
- Nel campo croce fiorita ed ornata.
R/ – + • S • SIRVS • PAPIE
- Nel campo testina nimbata di vescovo.
Le quattro monetine pesano circa gr. 0.500, ossia un po’ più degli imperiali del primo periodo di Francesco Sforza (gr. 0.400 a 0.460).
- Pavia, aprile 1893.