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l88 m. mariani

Forse il dotto scrittore, che seppe scovare dall’Archivio, civico pavese la lettera ducale del 19 aprile 1452 diretta al Referendario locale ed alla città di Pavia, circa al lavoro ed al corso delle monete, fu tratto a dimenticare remissione degli imperiali dal non trovarsi cenno di essi nella detta lettera ducale, mentre il silenzio è facilmente giustificabile dallo scopo del documento, il quale mirava soltanto a togliere certi abusi q prescriveva come dovessero per lo innanzi lavorarsi i grossi da due soldi ed i sesini.

Il commendatore Brambilla nella egregia sua opera: Monete di Pavia, raccolte ed ordinatamente dichiarate1, divide le monete battute in Pavia da Francesco Sforza in due distinte serie; l'una pel tempo in cui lo Sforza fu conte di Pavia, mentre Milano si reggeva a repubblica, l’altra data dal 26 febbraio 1450, in cui lo Sforza pose fine alla repubblica milanese ed assunse le insegne di Duca2.

Alla prima serie assegna il ducato d’oro di cui al n. 7 della Tavola supplementare seconda; il grosso da due soldi, di cui al n. 12 della Tavola IX; altro grosso da due soldi, di cui al n. 8 della Tavola supplementare seconda; altre monete di mistura di cui ai n. 13 della Tavola IX^ 9 e io della seconda Tavola supplementare; un sesino (equivalente a sei imperiali o mezzo soldo), di cui al n. 14 della Tavola IX, e finalmente i tre imperiali di cui ai n. 1, 2 e 3 della Tavola X, i quali portano tutti nel diritto la leggenda COMES FRANCISCVS (o FRANCISCO o FRANCISCHVS), intorno ad una croce fiorita, accantonata talora da punti o bisanti, e sul rovescio la testina nimbata di vescovo e in giro: + • S • SIRVS • PAPIE •

  1. Pavia, Fratelli Fusi, 1883.
  2. V. opera citata, pag. 458.