Tristia
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
X
TRISTIA
Messer Giannozzo, come un’ombra passa
la figura del mondo; e noi siani vólti
verso quell’ora, che, sonando, squassa
non pure il nostro, ma l’ardir di molli;
e poco approda su la fronte lassa
portar rami di lauro in Ascra còlti:
sotto poca erba in un’angusta cassa
pur quei fregi superbi andrai! sepolti.
Né, come il fior che cade a mattutino,
sotto la falce del villan mietuto,
le corone dei re si salveranno.
Messer mio caro, un rigido destino
preme ogni cosa. Ond’io pensoso e muto
guardo al nulla che resta e ai dì che vanno.