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e or libero e schiumoso scoscende fra le rupi, ora è costretto a sdrucciolare per doccie e mettere in moto le ruote d’un solitario molino e d’una stridente fucina. Proseguendo la via per entro l’angusta gola si giunge alla stretta ove si scorgono ancora le impressioni d’una mano incavata nel vivo macigno, donde quella bocca fu detta la Mano di S. Vigilio, in pia ricordanza del Pastore Tridentino, che per di là passando guadagnò alla Fede la Valle di Rendena. Varcato quel passo si apre allo improvviso uno spazioso e ridente orizzonte, e sviando a mancina in pochi minuti si giunge al villaggio di Sopramonte, da dove non è discosto un monticello detto della Croce, che elevasi nel centro del bacino di Piazzamana, e di là si presenta una vista piacevolissima. Da un lato ai tuoi piedi scorgi Baselga, e Vigolo-Baselga che spicca su d’una rupe in sembianza di vecchio castello, in fondo apparisce il laghetto di Terlago lungo 800 pertiche, avvallato fra le due pendici di Gazza e Bondone, alla cui sponda stà il villaggio dello stesso nome abbellito di signorili caseggiati. Di fronte si eleva la dirotta montagna di Gazza a larghe spalle e d’ossatura gigantesca, alle falde della quale si appoggiano Covelo, Ciago, Fraveggio, e più elevato Margone. Volgendoti a mattina si presenta Sopramonte coll’estesa e varia campagna, la villa ospitale del barone Turco Turcati, il monte Vasone ammantato di morbide praterie, di aprichi pascoli, di nereggianti boschi di conifere che fanno pittoresco contrasto coll’azzurro sovrastante, col verde circonvicino. Sul fianco destro lungo la rapida via che porta agli estremi gioghi e alle spaziose praterie di Bondone sporge la solitaria chiesetta di S. Anna.

Verso sera si sfonda al di là del bacino di Trento la valle di Pinè, le alture di Povo, di Martignano, e l’occhio spazia desideroso pel vasto orizzonte circo-