Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore/L'illustre passato di Trento
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Al viaggiatore | Panorama del bacino di Trento | ► |
L’ILLUSTRE PASSATO DI TRENTO
So bene che a pochi viaggiatori gradisce il parlare di cose antiche, e che piuttosto si piacciono di descrizioni e illustrazioni, perchè intendono di visitare quello che offre il presente, non quello che produsse il passato. Ma chi è disposto a conoscere da vicino la città di Trento, non può esser compreso di quel pieno interesse che si associa a questa terra, in antico colonia romana, senza riflettere per poco a qualche storica reminiscenza.
Chi si sofferma sul ponte marmoreo di belle e robuste forme che traversa l’Adige, poco discosto dalla stazione della via ferrata, dopo soddisfatto il desiderio di stendere lo sguardo sul teatro che gli si apre davanti, non può a meno di osservare a mano destra un’antichissima chiesetta, sdruscita per gli anni e quasi cadente, venerando testimonio di numerose generazioni passate. Non discosto da quel tempietto sorge Dos Trento “macigno rotondo in sembianza di torre, nudo e dirupato alla estremità dei fianchi, angusto come un fungo più al pedale che alla sommità. L’Adige che gli scorre dappresso accresce decoro alla sua naturale fortezza, castello singolare del mondo, eretto un dì a freno dei Barbari, chiave della provincia.” Così Cassiodoro accenna a questa rupe, e alla rôcca sovraposta, di cui ora rimangono poche vestigia. Distrutto quel castello, i adoperarono nel secolo duodecimo i rottami di pietre ed altre reliquie di quelle rovine per murare l’antica chiesa di S. Apollinare, quale è appunto quel tempietto che accennammo poco sopra.
Che Trento fosse assegnato alla tribù papiria ne assicurano le lapidi, e irrefragabili monumenti; che poi fosse Colonia romana lo fa presentire la sua situazione, lo indicano le due primitive vie romane, che calavano nella Venezia, lo prova il nome italico dato alla legione III, qui istituita in quel tempo, e come dalle iscrizioni si può raccogliere, qui era permanente chi ne avea il comando.
Furono istituiti in Trento varii ordini sacerdotali, e Flamini Diali e Augustali, e Sodali di Augusto e Seviri, abbiamo superbi fregi di griffoni, colonnette canalate ed altri ornamenti che si veggono a S. Apollinare di romana provenienza, per ultimo fu qui eretto un tempio dedicato alla Divinità della Dea Roma, e di Augusto, e il nome di Augusto dato in antico a una contrada della città.
Se consideriamo la massiccia torre a fianco di castel vecchio, che tutta domina la valle, avanzo romano e forse del secolo di Augusto, se osserviamo la torre che pesca nell’Adige ( tor Verde), la quale per la sua architettura mostra d’essere retaggio d’una età più remota; se le antichissime mura, e le reliquie di grandiosi massi di bugnato che quà e là nella città si veggono, se tutto insieme consideriamo, ci appare più chiaro, come tutta la valle tridentina e tutti i monti che in sè la comprendono e si protraggono ai fianchi, presero il nome da questa città. L’essere poi tal nome imposto a tanta estensione di valli e di monti mostra non solo l'età altissima di questa città, ma è prova altresì ch'essa mai non lo cangiò, e quindi non fa meraviglia se era noto agli storici di tutti i luoghi ove penetrò piede romano. Gli storici, attenendosi agli indizii più prossimi, ammettono che la città di Trento possa contare più che ventiquattro secoli. La sua situazione fra la Chiusa veronese e le bocche della Germania, i propugnacoli che la guardavano, la nobilissima condizione di romana Colonia, in cui pare che fosse a riprese confirmata, la estensione del suo territorio dall’una all’altra delle due Chiuse, e dalle gole dell’Ausuganea fino alle rive settentrionali del Benaco, la continua presenza d’una legione romana, la postura strategica, che apriva il passo nel cuore delle Alpi, in quanto che fino dal nascere di Aquileia e dopo la costruzione della via romana che da Aquileia conduceva nella via Claudia Augusta, e attraversando la Rezia dall’Adriatico e dal Po fino al Danubio schiudeva il varco principale a tutti gli eserciti romani stanziati in Italia, sul Danubio e nell’alta Germania, apprezzati tutti questi vantaggi chiaro si scopre in qual conto dovesse esser tenuta la gran valle meridionale dell’Adige.
L’essere poi Trento città circondata da mura e in parte dall’Adige fiume navigabile, che agevolava la comunicazione di queste valli col veronese, l’essersi prestata per lungo tempo qual fortezza e magazzino di tutti i viveri che si spedivano agli eserciti scompartiti sul Danubio, nella Vindelicia e nell’alta Germania, tutte queste combinazioni doveano concorrere a costituirla centro d’azione, emporio delle derrate, e convegno di cospicue Cariche civili e militari. Pressoché libera nella sua condizione, in quanto all’intrinsico governo, e soggetta alla sola Roma in quanto allo Stato civile, sempre più sviluppò ed accrebbe il proprio benessere, di modo da non meravigliarsene se quantunque posta fra monti si distingueva per numerosa popolazione, per buon numero di personaggi gentilizii -, quali erano i Cassj, Cornelj, Furj, Giulj, Nonj, Sertorj, e Valerj, nobilissime stirpi del Romano Imperio, che in essa abitavano, se salì a ragguardevole altezza per coltura nella lingua e nelle arti, per numero dei Magistrati e Sacerdozj, per la sua divisione in tre ordini e nelle tre curie giudiziali, e se esercitando tale primato fra l’Alpi già in que’ tempi potè segnalarsi per uomini d’arme e donare Storici all’Italia, e Magistrati alle provincie e a Roma.
Tali sono i fasti che mandò la storia ai posteri, e che abbiamo raccolti nelle pagine d’un illustre nostro concittadino, dotto antiquario e già benemerito nostro podestà, il conte Benedetto Giovanelli.