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Gli storici, attenendosi agli indizii più prossimi, ammettono che la città di Trento possa contare più che ventiquattro secoli. La sua situazione fra la Chiusa veronese e le bocche della Germania, i propugnacoli che la guardavano, la nobilissima condizione di romana Colonia, in cui pare che fosse a riprese confirmata, la estensione del suo territorio dall’una all’altra delle due Chiuse, e dalle gole dell’Ausuganea fino alle rive settentrionali del Benaco, la continua presenza d’una legione romana, la postura strategica, che apriva il passo nel cuore delle Alpi, in quanto che fino dal nascere di Aquileia e dopo la costruzione della via romana che da Aquileia conduceva nella via Claudia Augusta, e attraversando la Rezia dall’Adriatico e dal Po fino al Danubio schiudeva il varco principale a tutti gli eserciti romani stanziati in Italia, sul Danubio e nell’alta Germania, apprezzati tutti questi vantaggi chiaro si scopre in qual conto dovesse esser tenuta la gran valle meridionale dell’Adige.

L’essere poi Trento città circondata da mura e in parte dall’Adige fiume navigabile, che agevolava la comunicazione di queste valli col veronese, l’essersi prestata per lungo tempo qual fortezza e magazzino di tutti i viveri che si spedivano agli eserciti scompartiti sul Danubio, nella Vindelicia e nell’alta Germania, tutte queste combinazioni doveano concorrere a costituirla centro d’azione, emporio delle derrate, e convegno di cospicue Cariche civili e militari. Pressoché libera nella sua condizione, in quanto all’intrinsico governo, e soggetta alla sola Roma in quanto allo Stato civile, sempre più sviluppò ed accrebbe il proprio benessere, di modo da non meravigliarsene se quantunque posta fra monti si distingueva per numerosa popolazione, per buon numero di personaggi gentilizii -, quali erano i Cassj, Cornelj, Furj, Giulj, Nonj, Sertorj,