Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 84
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Delle corti de i principi. Cap. LXXXIV.
Non si può negare, quello che la esperienza dimostra, che molti gustando troppo de gli agi et commodità domestiche, si danno ad una vita quieta, per non dire otiosa, vivendo delle sue entrate ordinarie, non partendosi mai dalla patria, et poco curandosi di acquistare honore, ne fama tra gli huomini. Il che quando si facesse per altezza d’animo, disprezzatore delle cose terrene, et per fuggire quanto più si può i lacci, et gli intrichi del mondo, et per meglio attendere al negotio importantissimo della propria salute, non saria cosa degna di riprensione. Ma egli si vede il più delle volte ciò avvenire, per una cotal languidezza di cuore, et per non voler sopportare fatica, ne disagio alcuno, onde questi tali, ne anco nella istessa patria, si danno ad impresa alcuna honorata, ma sotto coperta di amar la quiete, et la ritiratezza consumano inutilmente gli anni megliori della vita.
Per tanto non mi pare che siano assolutamente da biasimare, quei padri di famiglia, massime nobili, che eleggono di mandare alcun figliuolo fuori di casa in Corte di Principe seculare, overo Ecclesiastico. Il veder varii paesi, Città, et costumi, il conversar con huomini di valore, et nobilmente allevati, il trattar negotii gravi, et passar per diversi accidenti della vita humana, parte esperimentandoli in se medesimo, et parte vedendoli in altrui, sono cose per lequali chi non è d’intelletto obtuso, et incapace affatto, acquista molta cognitione, et esperienza laquale è la madre della prudenza, et di quà avviene che i più vecchi, sogliono anchora esser più prudenti, per haver nel lungo spatio della vita veduto et esperimentato molte cose.
Sono le Corti per natura, come tanti seminarii, da far huomini valorosi nella guerra, et nella pace, nella città et fuori, ne i maneggi, et negotii di stato, ne i consigli, ne i governi publici, nella economia et reggimento domestico, et in molte altre cose tali lodevoli, et buone, quivi l’esempio de gli altri, lo stimolo dell’honore, il bisogno istesso, et la necessità fà gli huomini industriosi, et solleciti, et tali che in casa propria sariano stati inglorii, et di niun valore, riescono nelle Corti huomini segnalati, et di grande honore, et ornamento della patria, et alle famiglie loro. Aggiongi che le Corti massimamente ecclesiastiche chi le considera nella propria natura loro, sono come imagine di Monasterii, et religioni, si vive sotto l’obedienza d’un signore et capo, sotto l’istesso tetto, et bene spesso alla istessa mensa ciascuno hà il suo offitio et hà campo di esercitare il suo talento, sono come schuole della gentilezza, della affabilità, et d’ogni buona creanza, sono ricetto de poveri virtuosi, quivi si affinano i giuditii, quivi sono preparati i premii alle virtù et fatiche, et di la escono di tempo in tempo huomini già provati, à fine di mandarli in varie parti per benefitio publico, come rivi ch’escono da un fonte. Per queste et altre ragioni, che facilmente si potriano in questo proposito addurre, io non ardisco dissuadere totalmente al nostro padre di famiglia il mandar alcuno de i suoi figliuoli fuori di casa, ò in corte lontana, ò nella patria medesima se vi è principe et corte, essendo anco honesto che il Principe sia servito da suoi cittadini, anzi come è detto la Corte doveria essere come una scuola, et una educatione publica, dove il principe allevasse ogni maniera d’huomini necessarii per la Città et stato, et per il suo Regno, percioche niuno nasce maestro, ma ci vuole disciplina, et esercitatione, et non deve il savio Principe pensare à provedere à i luoghi, et offitii in su’l punto dell’istesso bisogno, il che si fà con disvantaggio, et pericolo, ma si devono haver sempre suggetti d’ogni maniera preparati per persone servire, non altrimenti che si faccia l’artefice de’ suoi istrumenti, et però conviene allevarne molti, di molte conditioni, ilche s’è vero dalla parte del Principe, come certo pare che sia, sarà anchor vero che à i padri di famiglia si appertiene, dare al Principe de i proprii figliuoli come materia della quale egli possa fabricare istrumenti idonei al suo privato, et al publico servitio. Ma come che le cose sudette siano dette probabilmente tuttavia dall’altro lato chi vuol considerare le cose non speculativamente ma secondo la prattica, et secondo quello che si vede più communemente avvenire, non ha dubbio, che la vita delle corti è cosa piena di molti pericoli, et di molte occasioni di peccato, et un mare tempestoso, dove à tutte l’hore si sta per far naufragio, essendo ogni cosa piena d’insidie di invidie, et di simulationi, et essendo la gratia de i Principi sostenuta da un debol filo, che per ogni piccolo accidente si rompe, delle quali cose io non voglio parlare più à lungo, acciò alcuno non dicesse, che io fo offitio più di mordace, che di prudente.