Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 76

Libro III - Capitolo 76

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CHE A I CAVALIERI GRANDEMENTE SI APPERTIENE ESSER TIMORATI DI DIO.

Egli è, s’io non m’inganno, cosa degna di consideratione à chi legge il santo Evangelio, et le historie ecclesiastiche, et spetialmente quelle che si chiamano Martirologii, dove brevemente sono registrate le morti, ò per meglio dire i trionfi de i fortissimi martiri di Giesù Christo, quanto gran numero vi si ritrovi di soldati, et di Cavalieri. Et quanto allo Evangelio, crediamo noi forse che sia cosa fatta à caso, et non più presto per particular dispositione de lo Spirito santo, che di tre Centurioni, overo Capitani che dir vogliamo, vi si faccia da gli Evangelisti honoratissima mentione? Il primo de i quali riputandosi indegno di ricevere nella casa sua l’autor della vita, meritò che di lui si dicesse dal Salvatore quel gran testimonio, In verità, vi dico, non ho ritrovato tanta fede in Israele. Le cui parole sono state cosi ammirate da la santa Chiesa, et tanto desidera che ciascuno de suoi fideli imiti quella grande humiltà, et fede del Centurione, che ci ha insegnato à dirle, sempre che prendendo la santissima Eucharistia riceviamo il Rè della gloria in questo nostro basso hospitio. Il secondo Centurione stando al piede della Croce, mentre l’agnello immaculato si coceva nel fuoco della sua ardentissima carità, et della sua acerbissima passione, lo confessò, essendo egli gentile, per vero figliuolo di Dio, quando li scribi, et farisei, et sommi Pontefici, et Sacerdoti, lo negavano, lo schernivano, et lo riputavano huomo iniquo, et scelerato. Del terzo, che fu il buon Cornelio, si ragiona lungamente ne gli atti Apostolici scritti da Luca Evangelista, le cui orationi et elemosine furono cosi accette à Dio, che gli mandò un Angelo, ilquale visibilmente apparendogli, gli notificò che Iddio lo haveva esaudito, et lo ammonì che mandasse à chiamar san Pietro, ilquale mosso da particulare et misteriosa visione vi andò, et predicando Pietro l’Evangelio à Cornelio, et à suoi domestici quivi presenti, cadde sopra di loro lo Spirito santo, facendo quelli istessi mirabili effetti, che fece da principio sopra i santi Apostoli, et primi credenti, onde il buon Pietro, senza più dimora battezzò Cornelio, et gli altri suoi, talche un Capitano, et soldati, furono le primitie della gentilità, venuta al battesimo, dopo l’Ascensione di Christo nostro Signore. Ma passando alle historie Ecclesiastiche non si può credere quanto numero di santi, et di martiri, siano usciti dalla professione militare, non dico solo à uno, à due, à tre, ma le legioni intiere, come fu à tempi di Marco Antonio, quella nobilissima legione, che poi fu chiamata fulminatrice, percioche in un grandissimo bisogno, impetrò con le sue orationi da Dio pioggia tale, che ricreava mirabilmente la sete dello esercito de’ Romani, et contra gli inimici faceva effetto di acqua bogliente, et di folgori. Come fu anchora quell’altra de i soldati Thebei, à tempo di Massimiano Imperatore chiarissima non solo per la santità, come la prima, ma anchora per la effusione del sangue, sparso per la confessione del nome di Christo, infiammata spetialmente da i conforti del fortissimo martire Mauritio. Non sia adunque alcuno che si dia ad intendere che la religione, la devotione, le orationi et lo spirito christiano, sia cosa da monaci, et da chierici solamente, et non da Cavalieri, ecco tutti questi erano soldati, et soldati d’Imperatori pagani, persecutori de christiani, et nondimeno con gente infidele, erano fideli, et sotto il cingolo militare dello Imperatore terreno militavano principalmente all’Imperator celeste. Et perch’ è usanza de lo Spirito santo adoperar gli istrumenti humani secondo una certa dispositione, che in essi si ritrova, et con la sua gratia dar perfettione alla natura, di quà si vede, chi ben considera, che appunto de i soldati, et Cavalieri che sono di cuor generoso, robusti di corpo, et cupidi di gloria, et di honore, et per questo disprezzatori della morte, di questi dico è proprio amare con maggiore amore Iddio, applicando lo Spirito santo quel fervore del sangue, et quella fortezza militare, et volgendolo ad amar Iddio, forte et ferventemente, et à far per suo amore opere grandi, et heroiche, quale è il martirio. Et se i soldati sono, come detto habbiamo, difensori della libertà della patria, et delle leggi, et della religone, chi è che non intenda per se medesimo, che à i soldati si appertiene principalmete non far violenze, nè ingiustitie, anzi ad essere i primi osservatori delle leggi humane, et divine?