Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 77

Libro III - Capitolo 77

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Della disciplina militare publica, et della privata cura paterna. Cap. LXXVII.

Quanta cura, et diligenza usassero gli antichi Romani, et molte altre nationi nella disciplina militare, si legge anchora nelle historie Latine, et Greche, et si conosce da molte constitutioni de gli Imperatori, che hoggi tuttavia si vedono ne i volumi, et Codichi di ragione, non si può dir à bastanza con quanto studio si esercitassero i soldati novelli, chiamati con voce Latina Tironi, come si avvezzassero ad ogni maniera di fatica, come fossero sobrii nel mangiare, come obedienti à i suoi Capitani, et come severamente [p. 175r modifica]si castigasse la licenza de i soldati, la quale disciplina è poco meno che perduta à i nostri tempi, mancando cosi in questa come in molte altre cose la providenza, et educatione publica, essendo per il più i nostri soldati gente collettitia, et rammassata tumultuariamente ne i bisogni, tal che gli eserciti per ordinario sono una ragunanza d’huomini licentiosi, condotti dall’avidità delle prede, difficili à lasciarsi reggere da’ suoi Capitani, i quali per questa cagione sono quasi forzati à dissimular con loro, et tolerar molte cose in modo tale, che bene spesso avviene, che più gravi sono i proprii amici, et difensori, che gli inimici istessi. Ma lasciando questa parte à chi tocca, et continuando il nostro solito stile, ricordo una et più volte al nostro padre di famiglia, che ogni edifitio di qual si voglia professione, à cui egli deliberi applicare il figliuolo, ha da havere per fondamento il timor di Dio, et talmente havrà da essere buon soldato, che sia principalmete buon christiano, et per congiungere queste due cose insieme, le quali, come si mostrò di sopra, ottimamente si compatiscono, sia soldato, et Cavaliere christiano. Adunque tutto quello che si è detto di sopra della buona et christiana educatione, si presuppone in questo casi etiandio de lo studio delle lettere latine, e di humanità, che sono, come à suo luogo si è detto ornamento grande d’un gentil’huomo, et disviamento honesto, et lodevole in ogni età, da gli inhonesti trattenimenti, et in particulare apportano utilità a i soldati, per la cognitione delle historie, et per molti altri buoni effetti, et in spetie la cognitione delle scienze matematiche è riputata molto necessaria in coloro, che vogliono far professione di guerra, et pretendono andar innanzi ne i gradi più honorati, et è studio molto proportionato à i giovanetti. Ma ritornando alla bontà dalla vita è cosa certa che tutti nel santo battesimo habbiamo fatto solenne professione di essere soldati di Christo, alla cui militia siamo stati ascritti, et del cui segno siamo stati segnati nel sacramento della confirmatione, come altrove si disse, periclhe ogni christiano è obligato à combatter legitimamente contra i vitii, et peccati, et à mettere anchora la propria vita, quando fosse bisogno per l’honor di Dio, et della sua santa fede, ma i soldati et Cavalieri, per particular ragione de lo stato loro hanno obligo di esser difensori della santa Chiesa, et de suoi fideli, contra gli inimici del nome christiano, et contra quelli che sotto falso nome di fede, sono oppugnatori della vera fede, come gli heretici, et scismatici, oltra di questo devono i Cavalieri essere protettori della giustitia, rifrenando gli iniqui, et sollevando i buoni et particularmente prestando aiuto alle vedove, à i pupilli, et à gli orfani,, et [p. 175v modifica]finalmente il Cavaliere non ha mai da offendere alcuno ingiustamente con la sua spada, i quali oblighi ci dichiara la santa Chiesa madre nostra, nelle sue sacre, et misteriose cerimonie, quando benedice per le mani Episcopali gli Imperatori, i Rè, et i novelli Cavalieri, dando loro la spada benedetta in mano. Per tanto niuna cosa è più mostruosa, et horribile, che il veder i soldati, et Cavalieri christiani violar le Chiese, profanar i vivi tempii di Dio, che sono le vergini sacre, et commettere mille maniere d’ingiustitia, di rapine, et di barbara crudeltà, et libidine, di che molte vecchie historie son piene per non entrar hora à parlare de i nostri tempi, et tanto più sono astretti à questi oblighi i Cavalieri regulari, che hanno voti, et professioni, secondo i varii instituti delle loro religioni. Adunque il nostro padre di famiglia allievi il figliuolo talmente che sia un vero Cavaliere, cioè giusto, et religioso, di che niuna cosa più bella, et tanto più bella, quanto più rara; lo ammonisca anchora à servar somma fede al suo principe, si che per quanto oro ha il mondo, non macchi giamai il candore della sua lealtà. È anchora da avvertire molto alle prattiche, poi che anchor la militia è una maniera di studio, et vi sono molti che si cingono la spada, et sono indegni dell’honorato nome di Cavaliere, gente otiosa, rissosa, inquieta, piena di vitii, insopportabile nel tempo della pace, timida nella guerra. La dove il vero forte, et valoroso, quale si desidera che sia il nostro figliuolo di famiglia, fuori delle fattioni è dolce, mansueto, affabile, non contentioso, non vantatore, non pare che sempre spiri sangue et morte, come alcuni vanissimi Trasoni fanno, ma come è detto fuori del fatto è modestissimo, et nella battaglia ardente, et coraggioso. Et non consiste la vera fortezza in una certa pazza bravura, et in uno ardire temerario, ma ci vuol giuditio, et prudenza et vuol essere adoperata per giusto fine, et con i debiti modi, si come quelli che scrivono delle virtù morali, hanno trattato à pieno, onde molti s’ingannano, et par loro esser forti, quando più presto sono audaci, et brigosi, non discernendo il vero valore dal falso, ne il vitio dalla virtù. Sopra tutto sia il nostro Cavaliere nimicissimo della bestemmia, et di questo faccia à gloria di Dio aperta professione, et procuri quanto può di estirpare questo maledetto abuso, che deturpa in molti la nobiltà della Cavalleria. Della qual materia, degna di ogni amplificatione et copia di parole, per detestarla, non dirò altro havendone ragionato di sopra nel suo proprio luogo.