Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 69

Libro III - Capitolo 69

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Della cura publica circa la disciplina de gli studii generali. Cap. LXIX.

Temo di parere forse pù ardito, che à me non si conviene, s’io ricordo à coloro che hanno potestà, et reggimento publico, à pensare di alcun rimedio opportuno, per rifrenar la troppa licenza scolaresca in alcuni studii. Certo vi pensarono gli antichi Imperatori, percioche questo non è mal novo, essendo la giovanezza la medesima sempre, se da buona disciplina non è regolata. Narra santo Agostino nel quinto libro delle sue confessioni molto copiosamente la impudenza et sfrenata audacia de gli scholari nello studio di Cartagine, dove egli già divenuto maestro leggeva publicamente, et scrive che facevano cose ingiuriose con grande sfacciataggine degne d’esser castigate dalla severità delle leggi, se non che la mala consuetudine era avvocata, et difensora della licenza; per il che Agostino deliberò partirsi di là et venir à Roma, dove intendeva che i giovani studiavano più quietamente, essendo tenuti a freno con migliore, et più ordinata disciplina, il che forse come si può conietturare, era frutto d’una notabile legge di Valentiniano Imperatore et suoi Consorti, scritta ad Olibrio nobilissimo Senatore et Prefetto della Città, laquale anchora si conserva registrata da Theodosio Imperatore nel suo Codice, dove [p. 170r modifica]fra le altre cose, dicono gli Imperatori che quelli che hanno desiderio d’imparare non habbiano famigliarità con genti infami, et di vita inhonesta la compagnia de i quali affermano esser vicina à gli istessi peccati. Di più ammoniscono gli scolari, che non vadano à i spettacoli, et à i conviti, et finalmente danno potestà al magistrato, che i discoli, et licentiosi, et che non vivono conforme alla dignità, et gravità delle arti liberali, siano publicamente battuti, et scacciati con infamia dalla Città. Da i quali ordini si può comprendere qual modestia et bontà di vita ricercassero quei Principi ne i giovani studenti. Onde non senza cagione à questi nostri tempi, il sacro Concilio di Trento vuole, che le Università. et studii generali siano con molta diligenza visitati, et tutto quello che hà bisogno di correttione , et di riforma, si emendi, et riordini da coloro à i quali s’appertiene per augumento della religione, et disciplina ecclesiastica. Della qual materia tanto ci basti haver ragionato, quasi per via di incidenti, et digressione.